Herbert von Karajan

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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda MatMarazzi » gio 02 set 2010, 17:25

Luca ha scritto:quale è la condotta che rende un cantante d'opera storico?


Eh... non è facile rispondere, luca.
La storicità impone una compresenza fra la bravura ma anche la visibilità di un artista.
Se la Silja avesse cantato la Kostelnicka o la Lulu solo nella vasca da bagno (o in qualche teatrino di provincia) non sarebbe certo diventata storica, anche se era bravissima. Nella "storicità" della sua Kostelnikca intervengono anche le centinaia di recite al Met come al Liceu, a Parigi come al Covent Garden, alla Scala come alla Monnaie di Bruxelles, a Glyndebourne come a Vienna. E ben due (dico due) incisioni ufficiali, una delle quali le ha valso il Grammy Award, ossia il più importante riconoscimento discografico al mondo.

Potrei rispondere (cercando di cavarmela) che la grandezza di un'interpretazione non è sinonimo della sua celebrità.
Ma è anche vero che la parte "extra-artistica" di una carriera può anche incidere sul contenuto strettamente artistico. L'artista "mito" può permettersi scelte più ambiziose... Se la Gruberova non fosse stata una "Star" chi l'avrebbe mai chiamata a cantare Elisabetta I e Norma?

Forse invece che alla qualifica di "storico" dovremmo limitarci a quello di "artisticamente grande".
E allora in questo caso diventa facile distinguere fra la Gioconda (favolosa) della Scotto e l'imbarazzante Enzo Grimaldo (inguardabile e inascoltabile, ma molto più "mito" di lei) che si ritrovò al suo fianco a San Francisco.

Non credo che questa risposta possa bastarti, ma ci ho provato! :)

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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Tucidide » ven 03 set 2010, 0:11

MatMarazzi ha scritto:Forse invece che alla qualifica di "storico" dovremmo limitarci a quello di "artisticamente grande".
E allora in questo caso diventa facile distinguere fra la Gioconda (favolosa) della Scotto e l'imbarazzante Enzo Grimaldo (inguardabile e inascoltabile, ma molto più "mito" di lei) che si ritrovò al suo fianco a San Francisco.

Il problema però è sempre lo stesso. Mancando parametri oggettivi, o meglio, mancando un consenso su di essi, è difficile stabilire con questi criteri la grandezza artistica.
Il dato oggettivo è sempre o quasi numerico. E' arido, meccanico, ma da lì non si scappa. La popolarità è un dato oggettivo. Si può fare una statistica, valutare il numero di dischi venduti, il numero di recite in questo o quel teatro, il numero di ruoli cantati e di recite per ciascuno di essi, persino la frequenza di articoli su riviste, giornali, siti internet.
Basta questo per definire un cantante grande? Certamente no. Ma non si può prescindere da ciò, così come non si può, specialmente adesso, prescindere dalle vendite di un libro o dagli incassi ai botteghini per un film. Poi, c'è anche altro. Ma quello è importante. Diversamente, si ottiene una critica distaccata dalla realtà.
Personalmente, ritengo che un metodo coerente per valutare un cantante sia misurarne la fortuna, il cosiddetto Fortleben. Non è nemmeno detto che occorra molto tempo per valutare su questa base. Di un cantante mitico e mitizzato come Pavarotti, ferma restando la sua fama planetaria, non si ricordano molti dei tanti ruoli che ha affrontato: si cita sempre il suo Rodolfo con Karajan, il suo Duca, il suo Riccardo e il suo Fernando, il suo Edgardo. Su molto altro, ivi compreso Enzo Grimaldo, si sollevano dubbi e mugugni anche dai pavarottiani.
La Gencer non ha inciso nemmeno un disco, la Olivero un pugno. Ma di loro si ricordano tante cose, storicamente importanti, documentate o meno dal disco.
Di Blake e Merritt sono rimaste nella storia le imprese rossiniane, seppure non immortalate dal disco ufficiale.
Della Ricciarelli sopravvivono diversi fan, attratti non solo dal ricordo della sua splendida voce (che splendida lo era davvero), ma anche dal suo personaggio e dal suo essere diva ruspante e televisionara. Ma il suo lascito discografico non è oggetto di culto come un'incisione pirata della Sultana.

Torno un secondo a parlare di Karajan.
Io non sono convinto che, nello scegliere la Freni per Desdemona, Elisabetta e Aida, HvK avesse in mente una liricizzazione del personaggio. Secondo me, Karajan era convinto, stante il suo ego piccolissimo :) di poter far cantare tutto a tutti: "tanto, ci sono io sotto! Voi cantate, e non preoccupatevi. Ci penso io a dosare l'orchestra, i pesi sonori e i colori strumentali!"
Potenzialmente, avrebbe potuto far cantare Aida alla Varady come alla Tomowa Sintow, alla Behrens come alla Bumbry. Scelse la Freni perché allora per lui la Freni era il massimo. Se ne era innamorato artisticamente. La Freni era comunque una musicista di ottimo livello, non faceva ammattire alle prove e la voce, beh, bella era bella! Si racconta che durante le prove di una Carmen in cui la Mirella era Micaela, Karajan depose la bacchetta durante la sua aria e si mise ad ascoltarla. Se è vero, è un episodio che dice molto. Non credo che Karajan volesse liricizzare Aida.
Semplicemente, era convinto che bastasse essere buoni musicisti e cantar bene per risolvere qualunque ruolo, purché.. ci fosse lui sul podio! :) Diciamo, quasi una scommessa. "Scommettiamo che, con me sotto, anche la Freni può fare Aida?" Un po' come Sacchi, che diceva che in una squadra ben guidata e allenata non occorrono i fuoriclasse, bastano 11 giocatori applicati e concentrati, anche di medio livello. Poi, i trionfi li ottenne con i tre olandesi e Baresi, ma passi... sono dettagli! :D
Anche la Baltsa, usata un po' per tutto, da Octavian ad Amneris, da Carmen a Eboli, era un'artista favorita. Non penso che pensasse a lei perché volesse ricoluzionare il "suono" di Carmen, strappando la sigaraia ai vocioni sensuali. La Baltsa gli piaceva, e quindi la usava più che poteva.
Con i tenori, eccetto Vickers, cui comunque non chiese ruoli inauditi per la sua vocalità, non ebbe altrettanto affiatamento. Pavarotti deve a lui la sua prova artistica migliore in assoluto, quel Requiem alla Scala del '67, oltre che il Rodolfo discografico. Ma non si può dire che HvK stravedesse per lui. Carreras gli serviva più in assortimento con le voci femminili che aveva scelto che per reale merito musicale.
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda dottorcajus » ven 03 set 2010, 0:22

Limitandomi al passato che conosco posso affermare che l'opera dell'agente è stata sempre importante ed attiva nella promozione del proprio artista. Oggi vi sono mezzi e strumenti che consentono di svolgere al meglio la propria opera che, rivolgendosi ad una platea sempre molto distratta e pronta ad essere influenzata, riesce a costruire miti che non sempre sono tali. Qualcuno ha citato l'esempio Bocelli, artista divenuto famoso per forza ed ancora oggi scambiato per un tenore.

Intellettualmente ha ragione Luca quando espone la sua tesi sulla storicità del cantante.
Ma ha ragione anche Matteo. Pensiamo ad una Callas oggi ricordata e conosciuta anche da un pubblico non melomane grazie alle vicissitudini della sua vita privata, l'elemento che ne mantenuto vivo il ricordo per così tanto tempo. Pensiamo a un Domingo che forte della sua fama si può permettere e si è potuto permettere praticamente tutto. Perchè si diventi noti è per me un mistero ma certo è che la notorietà si mantiene e si amplia solo se si frequentano i luoghi che ne permettano la diffusione.

Oggi, proprio a causa della formazione della maggioranza del nuovo melomane, credo sia imprescindibile non utilizzare al meglio i media e la loro penetrante potenza. Personalmente non trovo niente di male in tutto ciò purchè non si tenti di ingannare il pubblico attraverso la diffusione di messaggi mistificatori della realtà (vedi es.Bocelli).

MatMarazzi ha scritto:Questa era la domanda.
Perché, negli anni della crisi, in cui l'Opera perdette il suo pubblico, la considerazione di cui aveva goduto prima, con un buco generazionale spaventoso, perchè furono proprio scelti i Pavarotti, i Domingo, i Carreras, le Freni, i Ghiaurov, le Cossotto, ecc... ecc... ecc...?
Cosa avevano di speciale da offire?


Concordo con la tua tesi ma ritengo che questa sia da sempre l'operazione lecitamente messa in atto dall'industria discografica e lo stesso fa anche oggi quando propone determinati artisti che, per coloro che gli ammirano, sono e saranno sempre rassicuranti. Non mi fraintendere perchè non voglio dire che il senso di sicurezza espresso da Pavarotti sia lo stesso di quello espresso da Kaufmann ma sostengo che l'industria tenda ad offrire il prodotto che piace al suo pubblico ed in questa buona accoglienza si trova l'effetto rassicurante. Certi ruoli discografici di Carreras, il Bruson anni settanta, non avevano certo un effetto rassicurante sul pubblico dell'epoca, stando almeno alle discussioni ed ai commenti che suscitavano nella mia associazione lirica dove io, all'epoca, ero il socio più giovane.
In poche parole credo che, come qualsiasi altra industria che basa la sua esistenza sulle vendite, quella discografica offre quello che pensa possa interessare al pubblico ed opera in tale direzione con tutti i mezzi a disposizione.
Fra i due periodo vi è però una grande differenza. Gli anni che citi vedono gli inizi della larga diffusione delle incisioni complete con il successivo avvento dei live e con un netto miglioramento delle registrazioni amatoriali. Da allora il disco ed il dvd hanno sempre più contribuito alla formazione del nuovo melomane e, di conseguenza, oggi l'industria discografica progetta e realizza dischi destinati ad un pubblico che su di essi si è formato.
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Luca » ven 03 set 2010, 7:58

1) Oggi, proprio a causa della formazione della maggioranza del nuovo melomane, credo sia imprescindibile non utilizzare al meglio i media e la loro penetrante potenza.
2) Personalmente non trovo niente di male in tutto ciò purchè non si tenti di ingannare il pubblico attraverso la diffusione di messaggi mistificatori della realtà (vedi es.Bocelli).
============================================
Interessante, Cajus questo punto! Vi si vede il sorgere di 2 aspetti importanti ed inquietanti che voglio commentare:
1) è giusto, ma solleva l'annoso problema sul quanto e come i media si pieghino a formare una cultura operistica (il che è dubbio...): quanto spazio si dedica e quali commenti intelligenti si fanno all'opera? Insomma c'è gente preparata? Per me, da quello che posso vedere in TV, no.
2) I messaggi mistificatori della realtà sono dovuti al primo punto e tali messaggi contribuiscono all'ignoranza e alla superficialità. Siamo sicuri che tutti i melomani abbiamo una coscienza storica adeguata? Quest'anno in uno spettacolo areniano ho visto gente impazzita a chiedere un bis ad un cantante per una famosa aria: ma prima di lui ci si ricorda chi e come si cantava questo brano?

Saluti, Luca.
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Tucidide » ven 03 set 2010, 9:34

dottorcajus ha scritto:Oggi vi sono mezzi e strumenti che consentono di svolgere al meglio la propria opera che, rivolgendosi ad una platea sempre molto distratta e pronta ad essere influenzata, riesce a costruire miti che non sempre sono tali. Qualcuno ha citato l'esempio Bocelli, artista divenuto famoso per forza ed ancora oggi scambiato per un tenore.

Per come la vedo io, Bocelli è scambiato per un tenore da chi NON è un melomane e NON ascolta l'opera, ma altri generi musicali. Chi segue un minimo il mondo della lirica (ma proprio un minimo, non occorre essere reali appassionati) sa benissimo che Bocelli non svolge carriera teatrale, non ha una formazione tecnica e musicale da tenore e che il suo genere è un altro.
Non penso ci siano reali rischi di falsare la realtà. Chi deve sapere, diciamo, sa. Chi si fa ingannare è chi poi, da questo inganno, non riceve alcun danno e non ne fa alcuno al mercato.

Luca ha scritto:Siamo sicuri che tutti i melomani abbiamo una coscienza storica adeguata? Quest'anno in uno spettacolo areniano ho visto gente impazzita a chiedere un bis ad un cantante per una famosa aria: ma prima di lui ci si ricorda chi e come si cantava questo brano?

Non so, caro Luca, se abbiano tutti una coscienza storica adeguata. Ma ti faccio una domanda provocatoria. Siamo sicuri che, storicamente, occorra una coscienza storica adeguata per essere appassionati d'opera?
A mio avviso, i generi performativi nascono proprio in nome della volatilità. Il teatro in musica esiste almeno dall'Antica Grecia (forse non si ripete a sufficienza che le tragedie greche erano... opere liriche :D ) e da allora fino a che Edison inventò il fonografo, gli aspetti testuale ed esecutivo furono sempre divisi anche nella ricezione. Da una parte c'era il testo, fatto di musica e parole, che poteva essere trasmesso, prima manoscritto poi a stampa, dall'altra l'aspetto performativo, volatile, destinato a rimanere unicamente nella memoria di chi vi aveva assistito, e morire insieme a lui, lasciando una pallida eco solo nelle testimonianze scritte. Questo è stato vero fino ai primi del '900.
Venendo all'opera propriamente detta, fino all'avvento dei dischi, il pubblico era per forza di cose ignaro della tradizione esecutiva delle opere in questione, o più in generale della storia della vocalità. Si poteva al massimo contare sui racconti di chi era più anziano e fidarsi di lui, o, sempre che se ne avesse la voglia, sfogliare vecchi giornali.
Prendiamo il caso mio. Senza i dischi, io avrei sentito parlare di Joan Sutherland solo da chi, più attempato di me, avesse avuto la fortuna di sentirla dal vivo. Sarei molto più ignorante di quanto (tanto) sia ora, con le centinaia di CD che ho a casa. E così erano TUTTI gli appassionati d'opera, anche i più sfegatati, fino agl'inizi del '900 - e anche dopo, ché il disco per un certo periodo fu appannaggio degli strati più abbienti della popolazione. Certo, si aveva l'occasione di ascoltare molti cantanti, ma sincronicamente. Non si aveva una visione diacronica della vocalità. Pensiamo poi anche al fatto che, essendo i trasporti difficili e costosi, si tendeva a rimanere all'interno di un raggio geograficamente limitato. Solo i più ricchi potevano permettersi, eventualmente, di andare a Londra per sentire che cosa si desse al Covent Garden.

Quindi mi chiedo: se fino a cent'anni fa i melomani non conoscevano nulla di quanto fosse successo a livello vocale prima di loro, perché lamentarsi che ADESSO non hanno una conoscenza storica adeguata? Siamo noi melomani viscerali che ascoltiamo i dischi, ma dobbiamo pensare che si tratta di un gusto documentario che non è nato contestualmente al genere, ma solo dopo, e non è dunque connaturato ad esso. Insomma, noi pensiamo che se uno è un appassionato d'opera, ascolti i dischi, ma dovremmo pensare che questa è un'evoluzione dell'essere melomani, non una cosa primigenia. Si può essere appassionati d'opera senza avere un CD solo a casa, e senza aver mai ascoltato una sola nota di Joan Sutherland e Carlo Bergonzi.

Mi rendo conto di come il mio discorso possa risultare un'apologia dell'ignoranza endemica, ma mi pare piuttosto una semplice presa di coscienza di un aspetto che sovente non viene tenuto in considerazione.
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda MatMarazzi » sab 04 set 2010, 15:21

dottorcajus ha scritto:Concordo con la tua tesi ma ritengo che questa sia da sempre l'operazione lecitamente messa in atto dall'industria discografica e lo stesso fa anche oggi quando propone determinati artisti che, per coloro che gli ammirano, sono e saranno sempre rassicuranti. Non mi fraintendere perchè non voglio dire che il senso di sicurezza espresso da Pavarotti sia lo stesso di quello espresso da Kaufmann ma sostengo che l'industria tenda ad offrire il prodotto che piace al suo pubblico ed in questa buona accoglienza si trova l'effetto rassicurante.


Caro Roberto,
In un certo senso hai ragione: e tuttavia - almeno così pare a me - ci sono epoche in cui la sperimentazione è più insistita, e altre in cui lo è meno.
Non sto dicendo che negli anni 70 o negli anni 30 non fosse possibile anche un po' di rischio; né che negli anni 50 o oggi si propongano solo cose audaci e rivoluzionarie.
Le due componenti (esperimento e rassicurazione) coesistono in ogni epoca; a variare - se così posso esprimermi - è la "percentuale" dell'uno e dell'altra.
Possiamo guardare nei dettagli, ma ho da anni la sensazione (che a me pare in qualche misura confermata dal dato storico) che nei periodi di crisi la rassicurazione prevalga anche vistosamente sull'esperimento.

Hai ragione a rimarcare il fatto che Bruson e Carreras destassero anche ai loro anni perplessità e scontri fra appassionati. Se è per questo li causavano anche Domingo e la Freni (e persino il "mito" Pavarotti era oggetto di ironie e battute da parte degli "esperti").
Il fatto però è che le contestazioni che questi artisti destavano erano "vecchie" (e persino rassicuranti) quanto loro stessi.
Se uno aveva odiato, vent'anni prima, il canto di Di Stefano, odiava Carreras per le stesse ragioni.
Se uno aveva coltivato il mito del Rigoletto "aperto" e rivoluzionario di Gobbi, faceva spallucce su Bruson, tutto legati e velluti.
In pratica - anche io ero un bambinetto melomane circondato di antichi loggionisti - non c'era una sola discussione nei vecchi circoli musicali che non si fosse già sentita vent'anni prima.
Erano "vecchie" battaglie che i nostri "vecchi" appassionati combattevano sui suoni "vecchi" di tutti questi divi! :)
Io ricordo benissimo che i vecchietti degli anni '70 e '80 si scannavano su Carreras e Kraus, ma se facevo sentire loro Fischer Dieskau e Vickers cessava ogni discussione. Quegli artisti erano talmente lontani dal loro confortevole universo, che non trovavano niente di buono o cattivo da dire.

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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Riccardo » sab 04 set 2010, 17:05

MatMarazzi ha scritto:Erano "vecchie" battaglie che i nostri "vecchi" appassionati combattevano sui suoni "vecchi" di tutti questi divi! :)
Io ricordo benissimo che i vecchietti degli anni '70 e '80 si scannavano su Carreras e Kraus, ma se facevo sentire loro Fischer Dieskau e Vickers cessava ogni discussione. Quegli artisti erano talmente lontani dal loro confortevole universo, che non trovavano niente di buono o cattivo da dire.

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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Rodrigo » dom 05 set 2010, 20:15

MatMarazzi ha scritto:Se vuoi possiamo riaprire il thread sugli anni 70 e io ti spiegherò dettagliatamente perché considero Domingo un modesto Ernani, la Freni una modesta Elvira, Bruson un modesto Carlo e Ghiaurov un modesto Silva. E già con loro quattro avremo praticamente coperto due terzi di quei famosi vent'anni di discografia verdiana.


Confesso che sari molto curioso di leggere le tue opinioni su quell'Ernani. Su Bruson e Ghiaurov io andrei un po' più su rispetto ad una valutazione di "modestia". Sugli altri... condivido!
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Triboulet » ven 24 ago 2012, 19:36

Alt alt! MatMarazzi da altro thread:

Quanto a karajan, se posso... ti suggerirei di non essere così severo sulle sue ingenuità (anche se ammetto che il video che hai postato è molto divertente) !
L'ingenuità, il narcisismo sono elementi (poco simpatici, ne convengo) che contribuiscono con tutti gli altri a costruire una personalità.
Di essa sono soltanto epifenomeni, difficili da giudicare separatamente...

Senza questi aspetti (anche infantili, anche penosi) Karajan non sarebbe stato quello che conosciamo, nè avrebbe avuto la capacità di penetrare certi aspetti segreti di certa musica che a direttori più profondi e intellettuali sono sfuggiti.
Ci sono, nei suoi Meistersinger, nella sua Ariadne, persino nella Turandot... alcuni squarci di rarefazione emozionale, certi trasognamenti primitivi, ancestrali che né Furtwaengler, nè Klemperer, nè Celibidache sarebbero stati capaci di cogliere.
E' la particolarità della sua personalità, o persino - se vuoi - il suo candore, che permetteva a Karajan di notarli.
E, a quel punto, la sua tecnica direttoriale fuori da ogni confronto (mi spiace per Celi) gli permetteva anche di tradurli, col risultato che molti anfratti di certe musiche solo lui ha potuto svelarceli.

Certo... l'altra faccia della medaglia è che talora (penso proprio alla Carmen o alla Bohème, nelle quali - mi scuserà Marco Vizzardelli - Karajan non mi piace per niente) questa sensibilità potesse tradursi in superficialità troppo infantile.


Il discorso mi interessa moltissimo. Ti offro un contributo sottotitolato, dal minuto 1.58.10 per i 2 successivi...



Aldilà delle divergenze che i due supermaestri avevano sulla musica di Beethoven, è interessante come Richter sottolinei proprio quanto Karajan fosse "superficiale" (lo dice esplicitamente) e "vanitoso" (la storia della session fotografica)... e mi colpisce anche quando parla di Malher e del suo "Canto della terra", come definisca meravigliosa l'interpretazione di Karajan (che di certo gli stava sulle balle)... come immagino ad un artista come Richter potesse stare sulle balle lo stesso Mahler, così programmaticamente edonista ed ipertrofico, ai limiti della retorica. Eppure mi sono ricordato dei poemetti del "Flauto Cinese" da cui è tratta la sinfonia, come pure del ciclio del "Corno magico del fanciullo"...in alcune composizioni di Mahler c'è in pratica una marcata dimensione ingenuo-favolistica... dovessi aver ragione tu?!? (tanto per cambiare :lol: ) approfondiamo...
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda MatMarazzi » sab 25 ago 2012, 22:50

Triboulet ha scritto: Ti offro un contributo sottotitolato


Be' che dire... fantastico! :)
Non avevo mai visto questo documentario e l'ho trovato favoloso!
Che razza di personalità quel Richter, accidenti! :)
Peccato che cada anche lui (come tanti della sua generazione: Toscanini non era solo) nella banalizzazione della sua stessa creatività, quando afferma che l'interprete non è altri che colui che sa leggere bene le note.
Il discorso su Karajan effettivamente concorda con l'immagine che ci siamo fatti di lui, anche se (come hai sottolineato anche tu) gioca un po' anche una diversa concezione beethoveniana.
In tutti i casi davvero questo video è uno stimolo interessantissimo.
Grazie Trib.

come immagino ad un artista come Richter potesse stare sulle balle lo stesso Mahler, così programmaticamente edonista ed ipertrofico, ai limiti della retorica. Eppure mi sono ricordato dei poemetti del "Flauto Cinese" da cui è tratta la sinfonia, come pure del ciclio del "Corno magico del fanciullo"...in alcune composizioni di Mahler c'è in pratica una marcata dimensione ingenuo-favolistica...


Non sono io, di sicuro, il tipo giusto per parlare di Mahler.
Ho nei suoi confronti scarsa simpatia e anche scarsa dimestichezza.
E tuttavia penso che nel suo caso il discorso possa essere più complesso: la dimensione onirica e fantastica c'è, è parte centrale del suo fascino e dell'amore che gli è riservato. Ma c'è tanto altro.
Quello che persino io sento in Mahler (e non sento nelle direzioni di Karajan) è una prospettiva altamente, soffertamente, modernamente intellettualistica, in cui lo scherzo e l'irrazionale, se mai ci sono, sono strumentali.
I suoi Lieder potrebbero essere un bell'argomento di confronto.

Salutoni e ancora grazie,
Mat
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Alberich » dom 20 gen 2013, 16:45

Ripartiamo di qui...Rattle si merita una discussione tutta per Rattle!

Mi piacerebbero i vostri commenti sul Tristano di Karajan. Sarà sacrilegio, ma trovo che sia una registrazione con molti difetti.
Il primo è Vickers: Mat, se non erro, lo considera fuori parte come Canio - troppo eroe tragico per fare il pagliaccio itinerante. Ma Tristan? E' davvero quel verboso signore? Per me no, ma mi pare che non lo sia neanche per Karajan. Abbiamo una storia, raccontata dall'orchestra, fatta di sfumature e impressioni, in cui i personaggi fluttuano senza una direzione, dall'altra un signore che si carica sulle spalle il destino del mondo, eroe tragico e lacerato. Ma Tristano non è Peter Grimes, non c'è un rapporto dialettico tra lui e gli altri, c'è una totale estraneità alle relazioni con gli altri protagonisti. Da un lato la mia impressione è che le due poetiche siano opposte, dal'altro ad entrambi manca quella che forse è la caratteristica principe di Tristano (e di molti dei tenori protagonisti di Wagner), l'estraneità dal mondo e da quello che esiste attorno a sè.
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Luca » dom 20 gen 2013, 16:50

Abbiamo una storia, raccontata dall'orchestra, fatta di sfumature e impressioni, in cui i personaggi fluttuano senza una direzione,
===============================================================
Questo, a mio avviso, è uno dei difetti di molte registrazioni dell'ultimo Karajan non solo in Wagner (es. Turandot).

Saluti, Luca.
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda DottorMalatesta » dom 20 gen 2013, 19:50

Sarebbe anche interessante capire se e come il TuI sia diverso (nel suono, nell´interpretazione) dal Ring in studio che, se non vado errato, è piú o meno degli stessi anni.
Ancor piú interessante paragonare il TuI in studio con il live da Bayreuth con Vinay e la Mödl. È qualche anno che non ascolto i due TuI di Karajan e mi servirebbe un ripasso per non parlare a vanvera.
Personalmente peró trovo Vickers grandioso: il senso di austero sfinimento, di annientamento, di aridità interiore (complice anche il timbro acidulo e secco), di trascinarsi stancamente, di “lasciarsi vivere” che fa avvertire al III atto è davvero potente. E poi un senso della parola, una scolpitura della frase uniche! Altro che Domingo! (per inciso, il primo numero di Die Zeit dedica ampio spazio a Wagner. Sapete come viene etichettato il Wagner di Domingo? Unverständlich, incomprensibile!!! :mrgreen: ). Certo Vickers non è un vichingo, non è un supereroe abbattuto, eroe non lo è mai stato (qui dissento dall´amico Alberich ;-)), è un Tristan perdente in partenza, malato di mal di vivere fin dalle prime battute dell´opera. Ma perché, Tristan non dovrebbe essere cosí?
Ciao!
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda Alberich » dom 20 gen 2013, 20:42

DottorMalatesta ha scritto:Personalmente peró trovo Vickers grandioso: il senso di austero sfinimento, di annientamento, di aridità interiore (complice anche il timbro acidulo e secco)

Ma Tristano è questa cosa qui? Personalmente non dubito che Vickers faccia trasparire grandiosamente tutto ciò: ma è questo Tristano? A mio parere no. Ed è qui che Vickers toppa. A suo modo è la stessa critica che muovo al suo Siegmund, che, comunque, rimane forse il migliore tra quelli che ho sentito.

DottorMalatesta ha scritto:E poi un senso della parola, una scolpitura della frase uniche! Altro che Domingo! (per inciso, il primo numero di Die Zeit dedica ampio spazio a Wagner. Sapete come viene etichettato il Wagner di Domingo? Unverständlich, incomprensibile!!! :mrgreen: ). Certo Vickers non è un vichingo, non è un supereroe abbattuto, eroe non lo è mai stato (qui dissento dall´amico Alberich ;-)), è un Tristan perdente in partenza, malato di mal di vivere fin dalle prime battute dell´opera. Ma perché, Tristan non dovrebbe essere cosí?
Ciao!
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Non penso che Tristan debba essere un "Eroe", è un eroe tragico, è un superuomo del dolore, non un eroe in generale...ma forse mi sono espresso male.
Sull'ultima domanda, secondo me perchè la specificità di Tristano non è il fatto di far sapere al mondo che ha perso in partenza - e men che meno è un malato di vivere : Doctor : E' quella, al massimo, di partecipare alla sconfitta dal primo momento, ma senza senza saperlo, senza dichiararlo. Tristano è lì, per tutto il primo atto non ha idea di cosa sia succedendo, nel secondo vive nel connubio con Isotta e nel terzo torna ad avere una identità parallela rispetto a quella degli altri. Se sei troppo consapevole dei tuoi mali, non sarai mai un Tristano credibile, non ai miei occhi almeno. Visto che citi il mal di vivere, ecco...per me non è un depresso, al massimo soffre di una leggera forma di autismo (qui, ammetto, seguo le note di regia di Chereau)

Ciao a te!

p.s. giusto per essere chiari, quando la gente mi chiede "Ma allora a te che cantanti ti piacciono?" io rispondo immancabilmente Hans Hotter e Jon Vickers...
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Re: Herbert von Karajan

Messaggioda DottorMalatesta » dom 20 gen 2013, 21:40

Alberich ha scritto:p.s. giusto per essere chiari, quando la gente mi chiede "Ma allora a te che cantanti ti piacciono?" io rispondo immancabilmente Hans Hotter e Jon Vickers...


Beh... almeno su questo siamo d'accordo!
;-)
Ciao!
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DottorMalatesta
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