Cari amici Francesco e Matteo, l'idea di partenza di un direttore è sempre quella di un suono; ci può essere il suono filigranato di Scherchen, il suono dolce e trasparente di Walter, il suono drammatico ed analitico di Klemperer. Quello di Karajan lo definirei luminoso, mediterraneo; ma non vi trovo in premessa nulla di edonistico. Con questo suono si costruiscono cattedrali diverse; ma non c'è grande direttore (ed è difficile definire Karajan un direttore meno che grande) che si fermi alla dimensione del puro suono.Brahms. Dobbiamo avere conoscenti diversi ed abbiamo letto cose diverse, dal momento che tutti, ma proprio tutti, i critici, gli storici e gli appassionati che conosco hanno sempre considerato Karajan un grandissimo interprete di Brahms. Io sono stato molto amico, un vero amico intimo, di Fedele D'Amico; e sul Brahms di Karajan l'illustre critico (su questo penso si possa essere tutti d'accordo, il più grande critico e storico della musica nel secondo dopoguerra in Italia) ha sempre speso parole di grande elogio. Per quanto riguarda la rappresentazione del proprio tempo. E' evidente che Karajan lo rappresenta nella sua prospettiva; in questo senso e solo in questo senso è esaustivo. Ha un angolo di visuale che è suo e al contempo non può che appartenere al suo tempo, con luci ed ombre, come ho detto; ma da questo punto di vista ne è una delle forme ideali purissime. A mio parere la più pura; ma questo appunto è solo un mio parere, che non esclude prospettive storiche diverse. Non sarei mai così grossolano da pensare che una sola figura riassuma tutti gli aspetti di un'epoca. Infine, la melassa. Per favore, non è nemmeno il caso di parlarne.
Ciao
Marco Ninci