Devo premettere che sono abbastanza d'accordo con Luca e Roberto: la Caballé non rientra fra le mie personali passioni.
E tuttavia trovo il tuo post sul suo rapporto con Strauss estremamente interessante.
stecca ha scritto:sulla sua "scuola" debbono collocarsi alcune, tra le più recenti esecutrici straussiane (Kiri Te Kanawa, Margaret Price, Ceryl Studer).
sulla Studer sono d'accordo con te e aggiungerei anche la Fleming.
Ma sulla Price e sulla Te kanawa non mi riconosco, specie la seconda è a mio parere del tutto legata allo strauss viennese del secondo dopoguerra.
Non trovi?
La musica straussiana recuperava in tal modo tutto quell'aspetto inquietante e d'abbandono che le precedenti esecutrici "di scuola tedesca" avevano sommerso sotto voci potenti, quanto di univoca espressività.
Sugli elogi allo strauss della Caballè si può essere d'accordo (credo che sia una questione di gusti, ma la tua analisi è estremamente condivisibile).
Ma io non mi spingerei fino ad accusare la secolare tradizione straussiana tedesca (nata per volontà dello stesso Strauss, che proprio alle declamatrici dedicò le sue opere) di pesantezza e di espressività univoca.
A mio modesto sentire basta una nota del caleidoscopico canto della Welitsch o della Goltz per far sembrare la Caballé in Salome semplicemente edonistica.
Il grande personaggio di M. Caballè rimane tuttavia Salomè, creazione personalissima ed affascinante,
Su questo sono d'accordo.
Credo che sia anche possibile non amare quel modo estetizzante e obbiettivamente compiaciuto di cantare la parte, però hai ragione sull'evidenza e sulla originalità dell'approdo.
Io vi riconosco tutte le nervature e gli abbandoni dello Jugendstil.
Nel 1976, nel pieno di una carriera ormai votata ai ruoli più drammatici del repertorio romantico, M. Caballè offrì al Metropolitan di N.York una stupefacente interpretazione di Arianna a Nasso, evidenziando la caratura protagonistica di Arianna, troppo spesso surclassata dai pirotecnici giochi d'artificio di Zerbinetta, a causa della malaugurata attitudine di affidare il ruolo della protagonista a voci granitiche, ma di scarsissima eleganza esecutiva.
Ancora una volta ti trovo un po' troppo severo con le tradizionali interpreti di Ariadne.
e poi non è vero che Ariadne si faccia surclassare da Zerbinetta...
Anzi non capita quasi mai.
Capita solo da noi perché il nostro pubblico (che di solito non sa nulla di Strauss) va in visibilio quando sente due colorature!
Credo che in tutto il resto del mondo la gente resti allibita a vedere che in Italia nessuno conosce "es gibt ein Reich" mentre tutti sanno chi è Zerbinetta.
E poi, abbi pazienza, ma la storia del disco rigurgita di Arianne grandiose: la Schwarkopf, per partire, che non è certo una voce monumentale, la Della Casa (idem come sopra), la Rysanek, la Normann...
"Strauss ha creato la voce di Salomè come uno strumento: l'emergere ed il rientrare dell'orchestra fa sentire come in un grande oceano con un senso di profondità e di grandiosità enorme. In Salomè si trova la perversità ignara, perché lei è ignara di essere perversa, e la dolcezza infinita di una persona che non sa è che è dolce, l'innocenza di una che pensa di non eserlo. Tutte le espressioni che Strauss dà a Salomè sono fatte apposta perchè l'ambiguità delle sue parole s'intrecci alla musica, per dare un senso di essere e non essere allo stesso tempo.
Sono parole molto belle e molto intelligenti.
Il punto è che Salome può effettivamente sposarsi (senza nulla togliere alle grandi titolari del ruolo) a un canto così voluttuoso e sfumato come quello della Caballè.
Grazie del bel post,
Matteo