da stecca » mer 12 dic 2012, 10:39
Forse talvolta occorre, come diceva qualcuno più importante di me, tornare bambini per recuperare la magia del Teatro, io bambino non sono certo più ma non ho mai bazzicato Wagner e non avevo mai, lo ammetto e mi sottopongo al crucifige dei benpensanti, ascoltato interamente Lohengrin, quindi ero un pò come un bambino che debutta e ascolta e vede senza pre-condizionamenti da sapienza vera o presunta. All'ultimo momento una cara amica mi ha proposto di accompagnarla nel suo palco e mi sono cimentato convinto di faticare a reggere le previste 4 ore e 50 di albaradan.
Ebbene: erano anni che non uscivo così elettrizzato ed emozionato non solo dalla Scala, sede abituale della mia meglio gioventù, ma in generale da uno spettacolo e tento di dire col senno e non col sonno del giorno dopo perchè.
Voci spettacolari di quelle che ci fanno venire la pelle d'oca e di cui sovente, io per primo, tra melomani discettiamo ? Direi proprio di no, anzi, volendo fare i consueti vocializzi a proposito del quintetto base, le due voci gravi, una soprattutto, erano assai scadenti, e le due donzellette poco più che mediocri, se non peggio. Regia sensazionale e innovativa, ricca di idee e pathos ? Qui forse peggio ancora, e quanto ai costumi definirli vetusti quando non francamente brutti appare quasi doveroso. Direzione storica capace da sola di mettere una pietra tombale sul prima e sul dopo ? Neppure, il direttore capo accompagna con sapienza e giusta sonorità il canto di cui dispone, ma, eccettuato il preludio davvero magico, il resto è ottimo mestiere ma nulla più. A questo punto l'esito memorabile (ma non solo per me ci tengo a precisare, ho incontrato amici entusiasti ai vari intervalli, e uno che mi ha confessato che sono anni che si rompe le palle ad accompagnare la moglie alla scala tranne stasera...) come si spiega ? Presto detto perchè le ragioni sono due. La prima si spiega con Wagner giacchè, cospargedomi dunque il capo di cenere per il mio passato operistico, Lohengrin è di una bellezza stratosferica dalla prima nota all'ultima, la storia semplicemente insuperabile, e le due cose insieme paiono miracol mostrare ad ogni piè. Non lo sapevo colpa mia, qualche tempo fa andai a vedere un GIulietta e Romeo di Gounod che pure non conoscevo e lo trovai tremendo, quindi non sempre i debutti conducono ad ugual sospiro. La seconda si spiega per il protagonista. Non sto neppure a valutare come canti (potremmo anche dire in sintesi maluccio) o la sua voce in se (bruttarella e neppure troppo sonora), ma gli è che chissenefrega. Nessuna interpretazione lirica cui fino ad oggi avevo assistito io mi ha rilvelato una tale identità piena, totale ed assoluta con il personaggio di scena. Ieri sera alla Scala non c'era un tenore, più o meno bravo, che interpretava Lohengrin, c'era l'eroe del gral in persona arrivato con il cigno che neppure si vedeva e che con quell'invisibile cigno si è alla fine dissolto nel suo finale singulto. Prima di ieri avevo sentito live Jonas Kaufmann in uno scarserrimo Requiem e quanto avevo solo ascoltato o visto sul tubazzo nel repertorio italico e financo francese mi aveva lasciato assai freddo. Ieri sera, non so se sia sempre così nel suo wagner, ho ritrovato il piacere di incontrare uno di quegli Artisti che da soli rendono ragione del fatto che un discreto numero di persone si imbelletti per essere puntuale alle 19 di un feriale giorno milanese modificando il ritmo dela propria giornata e indipendentemete da tutto e da tutti. Chi può non perderselo ci vada a tutti i costi, anche in piedi e scomodi passerà una serata memorabile, come memorabile e non trovo altro aggettivo, è stato ieri sera il sig. Kaufmann/Lohengrin