Riccardo ha scritto:Ma questo non ha certo impedito che appena calate nella fossa le note e iniziate le prove partissero correttivi, tagli e adattamenti.
Ma non è così! Ric...
Ammesso e non concesso che Wagner possa aver operato qualche piccolo cambiamento alle prime prove del Parsifal, resta il fatto che una volta che i suoi appunti sono diventati "testo" (su cui egli mise la parola fine) e questo testo è stato pubblicato, nessun ulteriore cambiamento è più stato apportato!
E non perché lo volessero i suoi discepoli assatanati (mentre Wagner... invece sperava in puntature di soprani e varie altre alterazioni al suo testo, essendo "uomo di teatro"), ma perché non c'era ragione.
Un secolo e rotti di interpreti che si sono cimentati col Parsifal (esclusi quelli delle recite non autorizzate al Met) si sono rifatti esattamente a quella precisa partitura uscita da Bayreuth.
Poi l'avranno tagliata in sede di esecuzione, avranno effettuato raddoppi e alterazioni ritmiche, ma nulla di tutto questo è mai andato a intaccare il testo edito: non ha mai portato (in soldoni) ad alcuna versione alternativa.
Anche l'opera letteraria pensata nel modo più fisso e intoccabile del mondo è suscettibile di ritocchi, migliorie e revisioni
Ma che c'entra Ric!
Certo che Wagner operava ritocchi e migliorie a non finire! Se le composizioni delle sue opere duravano decenni era proprio a causa di questo!
Ma questo lo faceva lui: non i suoi interpreti posteriori.
Torniamo al punto... e il punto è: è possibile che un intervento di un interprete, posteriore alla pubblicazione di un'opera wagneriana e deviante rispetto alla partitura, si sia potuto inserire in una tradizione editoriale alternativa, tanto da portare a versioni differenti della stessa opera?
La risposta è no! Inutile cavillare...
Almeno per le opere tràdite a Bayreuth!
(E tra l'altro saprai bene che anche in letteratura i testi anche i più insospettabili sono tutt'altro che rigidi, visto che ci sono rempre aggiornamenti, revisioni, correzioni, modifiche e scelte che i revisori devono prendere nell'editare l'"originale" - aveva problemi da risolvere addirittura Contini nel fare l'edizione di Montale con il poeta ancora vivente!).
Ancora una volta mi pare che siamo fuori tema.
Che uno scrittore (o compositore) possa voler cambiare i propri testi anche la dopo la pubblicazione è possibile e per nulla in contrasto con quanto stiamo dicendo: anche Wagner l'ha fatto in un paio di casi.
Ma è anche possibile che non voglia!
E che dopo aver pubblicato un testo non abbia più effettuato cambiamenti.
E questo è esattamente il caso di Wagner
Il Ring, una volta pubblicato, non è più stato alterato da lui... E vuoi sapere una cosa interessante? Neanche dai suoi discepoli e (men che meno) dai successivi interpreti!
Il punto non è il travaglio creativo di Wagner: il dibattito verte sulla possibilità che la tradizione editoriale successiva alle pubblicazioni wagneriane possa aver ereditato errori ricavati da pratiche teatrali esterne al compositore!
Restiamo al punto, vuoi?
Lasciamo perdere, se ti va, l'amore per Wagner, i discepoli, la fissità, l'infallibilità di Wagner... non c'entrano!
E per quanto riguarda gli errori, credi davvero che Wagner non sbagliasse mai?
Per quanto mi riguarda, forse sbagliò anche a venire al mondo. Ma questo non cambia l'assunto.
Tanto più che non mi pare proprio che l'editore e il musicologo abbiano il compito di correggere gli "errori" degli artisti!
I revisori lo fanno (Rimskij per esempio era un revisore) ma non mi pare che Wagner sia mai stato corretto da qualcuno!
Forse perché anche i suoi innumerevoli e clamorosi errori sono diventati "testo".
Semmai la prospettiva ideologica di Wagner e, forse ancora di più, dei suoi discepoli fino ad oggi ha voluto passare quest'idea di fissità "letteraria" delle partiture e della sua opera. Ma questo non ha niente a che vedere con la sporca gestione del materiale d'orchestra, la quale impone sempre compromessi e aggiustamenti. Che il compositore si chiami Wagner e che abbia questa o quell'altra ossessione.
Niente da fare!
Continui a parlare d'altro!
La fissità editoriale di Wagner non è un atteggiamento brutto e cattivo da bidelli del Walhalla. E' un dato di fatto storico, che - mi par di capire - tu trovi antipatico!
Non di meno, i dati di fatto sono dati di fatto!
Inoltre la questione non riguarda solo lui, ma tantissimi compositori a lui coevi o successivi.
L'interprete novecentesco ha continuato a "interpretare" e usare tutte le libertà che le convenzioni gli assicuravano: solo che non c'è stato più bisogno di trasferire le sue libertà su spartito, come avveniva nei secoli precedenti.
Non vedo in tutto questo un complotto wagneriano!
Solo un cambiamento storico!
Basta vedere il casino che c'è anche con Strauss...tra tagli autorizzati o meno... Di Strauss stanno facendo ora l'edizione critica e di lavoro ce ne sarà anche lì.
Hai fatto bene a citare questo caso, che a mio parere è scandaloso.
La vicenda dei tagli (subiti o autorizzati da Strauss) riguarda la storia esecutiva, non la musicologia.
...tranne quella che deve giustificare il noleggio a pagamento di partiture uscite dai termini del diritto d'autore.
Salutoni,
Mat