Criticando il critico...

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » lun 22 ott 2012, 12:57

Sí, ma scusa, hai travisato il senso di quello che volevo dire (ammetto di non essermi spiegato a dovere).
Voglio dire, perchè EG assolve a pieni voti Michieletto e McVicar? Semplicemente... per quanto ha detto. Per la recitazione, per la cura del senso di narrazione del teatro. Hanno la statura interpretativa di un Cerniakov? A mio parere no, ma comunque la resa teatrale dei loro spettacoli é fortissima.
Poi, vivaddio, OD é un forum al plurale, una molteplicitá di voci e punti di vista (il che rappresenta un indubbio punto a suo favore!!). Hai ragione, nessuna bastonatura sistematica é stata fatta ai due che citavo, ma giustamente sono stati evidenziati pregi e limiti. E questa é vera critica.

Tu a proposito di EG scrivi

"E' solo quando arriva al giudizio che l'edificio vacilla e passa una sensazione - che Celletti non dava - di una qual certa fumosità arbitraria, di una mancanza di riferimenti stabili, o - come dice Ric - di "capricciosità" che molte volte può irritare il lettore."

Lo accusi di una mancanza di riferimenti stabili, di capricciositá, quando forse EG si limita a esprimere giudizi valutando la presenza o l´assenza di resa teatrale, cioé di interpretazione, non di mera esecuzione. E qui sta la netta superioritá di EG rispetto a Celletti. EG asistematico? Forse, ma... perché non vedere in questo un pregio anziché un limite? Se uno se ne stesse sempre rocciosamente ancorato alle proprie idee, giudizi, pregiudizi...

Ciao,
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 ott 2012, 13:28

DottorMalatesta ha scritto:Tu a proposito di EG scrivi
"E' solo quando arriva al giudizio che l'edificio vacilla e passa una sensazione - che Celletti non dava - di una qual certa fumosità arbitraria, di una mancanza di riferimenti stabili, o - come dice Ric - di "capricciosità" che molte volte può irritare il lettore."
Lo accusi di una mancanza di riferimenti stabili, di capricciositá, quando forse EG si limita a esprimere giudizi valutando la presenza o l´assenza di resa teatrale, cioé di interpretazione, non di mera esecuzione. E qui sta la netta superioritá di EG rispetto a Celletti. EG asistematico? Forse, ma... perché non vedere in questo un pregio anziché un limite? Se uno se ne stesse sempre rocciosamente ancorato alle proprie idee, giudizi, pregiudizi...


Purtroppo i pregiudizi più o meno inconsapevoli (non solo in male, ma anche in bene) ce li portiamo dietro tutti, anche Giudici.
A me però interessano di più i "giudizi".
E un giudizio non si formula se non su premesse teoriche che lo autorizzino (senza queste premesse non potremmo nemmeno dire che il dolce è dolce e il salato è salato).
Senza queste premesse (che non dico debbano essere per forza condivise, ma almeno rigorose e logicamente fondate) il giudizio si riduce a un "mi piace la torta di mele" e "a me invece no".
Spero che Operadisc non diventi mai un luogo dove il tenore dei dibattiti sia questo.

Salutoni,
Mat

ps
Poi, vivaddio, OD é un forum al plurale, una molteplicitá di voci e punti di vista (il che rappresenta un indubbio punto a suo favore!!).

Qui sei tu che hai travisato il mio pensiero.
La diversità dei punti di vista è una cosa (positivissima), ma il rigore che ognuno di noi mette nel sostenere i suoi punti di vista dovrebbe essere comune a tutti.
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » lun 22 ott 2012, 13:47

Scusa Mat, ma secondo me le premesse teoriche in EG ci sono, eccome (anche se magari riduttive): se un interprete avvince dal punto di vista narrativo-drammaturgico (e questo, come sostiene lui, con un´operazione di contestualizzazione storica) allora il giudizio che ne consegue sará positivo. Insomma, va dato atto a EG di aver impostato la sua impostazione critica sul dato eminentemente teatrale dello spettacolo operistico. Poco, mi dirai tu, molto, dico io (specie paragonato ad un Isotta!!!!). Che poi in fatto di profondità di analisi spesso sfiguri davanti alle disamine di un Mat o di un Maugham (solo per citare alcuni degli amici di OD) questo è un altro paio di maniche!!!
;-)
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 ott 2012, 14:04

DottorMalatesta ha scritto:Scusa Mat, ma secondo me le premesse teoriche in EG ci sono, eccome (anche se magari riduttive): se un interprete avvince dal punto di vista narrativo-drammaturgico (e questo, come sostiene lui, con un´operazione di contestualizzazione storica) allora il giudizio che ne consegue sará positivo. Insomma, va dato atto a EG di aver impostato la sua impostazione critica sul dato eminentemente teatrale dello spettacolo operistico. Poco, mi dirai tu, molto, dico io (specie paragonato ad un Isotta!!!!). Che poi in fatto di profondità di analisi spesso sfiguri davanti alle disamine di un Mat o di un Maugham (solo per citare alcuni degli amici di OD) questo è un altro paio di maniche!!!
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Uff... caro Doc, dici delle fatte cose... che mi costringono a risponderti ancora (povero il mio lavoro) :(
Non ho mai pensato, né scritto!!!!, che un Elvio Giudici (ossia uno dei critici operistici più importanti che l'Italia abbia partorito negli ultimi decenni) "sfiguri" di fronte ai modesti post che io o altri volonterosi di questo forum buttiamo giù per piacere di confronto.
Trovo anzi...abbastanza incredibile che tu te ne esca con simili affermazioni.
Sarebbe come se, quando dico che non mi piace Gigli, io pretendessi di cantare meglio di lui...

Quanto alle premesse teoriche di Giudici, esse non si limitano al dato teatrale (in questo caso sarebbe un critico di prosa, non operistico). Riguardano anche il canto e tanti aspetti strettamente musicali, ambiti nei quali ha sempre detto moltissimo.
Le sue premesse teoriche, sul fronte del canto, sono mutuate direttamente da Celletti, ma poi non applicate in modo altrettanto rigoroso.
E così da un lato si pretende che la "grammatica del canto è inderogabile", e che è unica "da Monteverdi a Berg" e che le tecniche esistenti sono solo due: quella giusta e quella sbagliata; dall'altro però non si ha il coraggio di accanirsi (come coerentemente faceva Celletti) su artisti titanici che quella fantomatica tecnica non hanno mai applicato.
Mancando di premesse solide, qualsiasi giudizio si riduce a un "si ma...".

Detto questo, per oggi non posso più rispondere! :(
Ti chiedo scusa in partenza, ma i sensi di colpa (per i ritardi pazzeschi che ho accumulato sul lavoro) hanno il sopravvento.
Visto che l'argomento appassiona molti amici forensi (segno che comunque parliamo di una grande personalità della critica musicale), spero di leggere stasera tanti altri commenti in merito.

Salutoni,
Mat

PS: Per inciso anche Celletti era molto più sensibile alle ragioni "teatrali" di quanto non sembri.
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » lun 22 ott 2012, 14:36

Vabbé, allora non dico piú niente neanch´io, e mi ritiro in piangente e meditabondo silenzio (e la mia assenza non si fará notare, considerando che dico... banalitá!!!) : Hurted :

:D

Malatesta

P.S.: comunque sulle premessi di EG e sulla sua presunta coerenza o incoerenza non sono d´accordo!!!!!
;-)
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 ott 2012, 14:58

DottorMalatesta ha scritto:(e la mia assenza non si fará notare, considerando che dico... banalitá!!!) : Hurted :


:|
Basta, mi arrendo...
:(

P.S.: comunque sulle premessi di EG e sulla sua presunta coerenza o incoerenza non sono d´accordo!!!!!


Bene, allora motivaci questo! :)
Giuro che stasera leggerò con vero piacere le tue idee.

Ciao,
Mat
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » lun 22 ott 2012, 15:30

Caro Mat, ti chiedo scusa se ti ho offeso (non intendevo minimamente farlo!!). Non sei tenuto a dedicarmi il tuo tempo prezioso, né ti chiedo di farlo! Assolutamente. Esprimevo solo alcuni pensieri…. E se hai voglia di dirmi come la pensi ne sarei davvero onorato, (ti considero, lo ripeto, un maestro!), ma se non ti va… non farlo!
Per quanto riguarda l´approccio alla critica della vocalità di Giudici, mi sembra evidente che abbia sempre dato prevalenza agli aspetti teatrali della voce. E di questo volevo solo fare un paio di esempi.
Nel recensire la seconda Tosca in studio della Callas (diretta da Pretre), EG arriva a dire che il do della lama è, tutto sommato, niente male. Ora, hai presente il do della lama della Callas in questa incisione???!!! E´ un urlo belluino!!!! Chiunque dotato di orecchio e attento alle sole ragioni vocali lo riconoscerebbe (e Celletti, non ricordo bene come recensí, ma immagino che probabilmente non fu tenero con la prestazione della Maria). Eppure dal punto di vista dell´urgenza del dramma, della situazione che vive Tosca nel rivivere quell´attimo anche quel grido straziato e sgraziato diventa espressivo, quindi vocalmente pessimo, teatralmente appropriato. Era del resto la grandezza della Callas, trasformare una voce spaccata in grande interpretazione. La recensione della Brunhilde della Behrens, o delle ultime interpretazioni della G. Jones seguono questa linea: d´accordo, dice Giudici, la voce è ridotta a brandelli, ma che personalitá!!!!
Altro esempio? Enzo Dara. Paragonato a molti altri Enzo Dara non aveva una vociona e spesso spesso (anzi spessissimo) tendeva a sconfinare nel parlare. E il Giudici? Lo assolve a pieni voti per il senso (unico!) della parola. Quindi ancora per il dato interpretativo.
Poi, d´accordo, EG ha delle idiosincrasie. Ma mi sembra siano sempre giustificate da criteri interpretativi: l´avversione per la Gencer, per Del Monaco, per Corena, per la Tebaldi. Ma in costoro riconosce la levatura tecnica del canto, la critica è rivolta all´interpretazione (e, voglio dire, certo che se paragonata alla Callas la Tosca della Renata è matronale!!! E l´Otello di Del Monaco paragonato a un Vickers è tribunalizio!!).
Che poi usi due pesi e due misure è possibile, probabile, sicuro, non so… Che poi l´EG vociologo sia discutibile, sará anche. Del resto, non penso si debba essere foniatri per poter giudicare se una voce è teatrale o meno. Io l´ho sempre letto con grande attenzione ai suoi commenti sull´interpretazione del canto. E indubbiamente il suo giudizio ha influito, e tanto, sulla mia formazione. Poi arriva il momento di dire bye-bye a Giudici, Celletti, & co. e di farsi una propria idea.

Con stima,
Malatesta
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda mattioli » lun 22 ott 2012, 16:43

non penso che Riccardo, né alcuno di noi, dicendo "più musicologi fra i critici" intendesse un qualsivoglia riconoscimento accademico.
Dio ne scampi!
Fra l'altro chi ha una minima idea di come sono distribuiti gli incarichi all'università (e di conseguenza... con quale livello di preparazione escono i giovani musicologi) ambisce a tutto fuorché a vederli anche su giornali, siti e riviste!
Oltretutto, come Ric ha osservato, i musicologi, sul fronte della storia interpretativa, sono ancora fermi all'ABC.
Non dico Celletti e Giudici, ma persino un normale appassionato d'opera e frequentatore di teatri possiede in questo campo nozioni molto più ferrate delle loro (e i generosi sforzi di Beghelli & C, ahimé, lo attestano).


Ohibò, ma allora non ci siamo intesi. O più probabilmente non mi sono spiegato io. Io contesto APPUNTO il fatto che sui media italiani si continui ad affidare la critica musicale ai musicologi, siano buoni, così così o cattivi. Perché intanto recensendo l'ennesima Bohème ci rispiegano per l'ennesima volta Bohème (il che potrebbe anche essere interessante se non fossero quasi sempre luoghi comuni) e poi perché mi sembra non abbiano gli strumenti per discutere non della partitura, ma della sua interpretazione. E quando dico strumenti intendo anche in senso proprio: non ci crederete, ma diverse firme che vanno per la minore sui giornali NON usano il dvd perché non lo possiedono... : PirateCap :
Matteo, è chiaro così? O vuoi che te lo traduca in geroglifici : Love : ?
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » mar 23 ott 2012, 12:02

DottorMalatesta ha scritto:Caro Mat, ti chiedo scusa se ti ho offeso (non intendevo minimamente farlo!!).


Non mi hai affatto offeso. Si stava solo discutendo. Almeno così mi pare.

Non sei tenuto a dedicarmi il tuo tempo prezioso, né ti chiedo di farlo!

Il mio tempo non è prezioso, non più che quello di tutti gli altri; solo che in questo periodo è poco.

Quanto agli esempi che fai, a me pare che confermino le mie tesi.
Comunque a ognuno le sue idee.

Venendo a Mattioli,
Matteo, è chiaro così? O vuoi che te lo traduca in geroglifici


Magari! :)
Comunque avevo capito benissimo e per giunta condivido.
Avevo solo aggiunto le mie personali perplessità di fronte a un'ipotetica critica "accademica" (almeno oggi come oggi).

Un salutone alla Spagna (se sei ancora là).
E naturalmente: olé
...come pare disse la Ricciarelli a un socio Wanderer che viveva a Tokyo e che la incontrò il giorno dopo il suo ...debutto in Carmen!!!!!
"Ma Katia... Carmen!!!"
E lei: "Olè!".

Mat
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda Tucidide » mar 23 ott 2012, 15:52

DottorMalatesta ha scritto:Nel recensire la seconda Tosca in studio della Callas (diretta da Pretre), EG arriva a dire che il do della lama è, tutto sommato, niente male. Ora, hai presente il do della lama della Callas in questa incisione???!!! E´ un urlo belluino!!!! Chiunque dotato di orecchio e attento alle sole ragioni vocali lo riconoscerebbe (e Celletti, non ricordo bene come recensí, ma immagino che probabilmente non fu tenero con la prestazione della Maria). Eppure dal punto di vista dell´urgenza del dramma, della situazione che vive Tosca nel rivivere quell´attimo anche quel grido straziato e sgraziato diventa espressivo, quindi vocalmente pessimo, teatralmente appropriato. Era del resto la grandezza della Callas, trasformare una voce spaccata in grande interpretazione. La recensione della Brunhilde della Behrens, o delle ultime interpretazioni della G. Jones seguono questa linea: d´accordo, dice Giudici, la voce è ridotta a brandelli, ma che personalitá!!!!

Conosco bene sia l'incisione sia la recensione di Giudici. Celletti, per la cronaca, si limita a dire: "la Callas è in condizioni vocali disastrose". La brevità, gran pregio. :roll:
Che dire? Beh, le osservazioni di Giudici su questa prova callasiana sono e potranno essere condivisibili, ma un certo senso di doppiopesismo è troppo duro da scansare. Quando parla di Villazon nel Roméo, Giudici tira fuori il solito discorsetto (buono un po' per tutti i cantanti che critica) della voce "spezzata in n tronconi" (n è un numero intero positivo, nel caso di Villazon credo sia 3) e gli basta quello per stroncarlo senza pietà. Lo stesso fa con la Gencer dagli anni sessanta in poi, coerentissimo nella stroncatura, solo incerto sul valore di n (a volte 2, a volte 3; non ricordo se qualche volta sia anche 4, ma non lo escludo). La Olivero non la sopporta mai, e lì gli faccio buona compagnia; tuttavia, negare che si sia al cospetto di una cantante epocale, dalla tecnica comunque solida e dalla fortissima personalità mi pare scorretto proprio da un punto di vista metodologico.
In questo, per carità, è in compagnia di quasi tutti i critici, sempre pronti a negare importanza ad un artista se non risponde al proprio gusto o se si ritiene di poter provare, dati alla mano, che la sua fama è usurpata.
E' proprio la contestualizzazione che io trovo carente in Giudici, insomma. Alla fine è pur sempre un appassionato che argomenta, nemmeno troppo bene, i suoi gusti. Se deve stroncare, eccolo a fare il Celletti: Villazon: canto sconnesso acuti nasali voce divisa in 3 6 8 45 67 (tombola!) tronconi linea acciottolata gutturalità eccetera.
Se invece deve incensare, eccolo a dipingere una sorta di cantante aureo, ideale, policleteo: voce magnificamente appoggiata in virtù di un eccellente controllo del fiato, che si apre in acuti di raggiante nitore e mantiene un colore morbidamente ambrato al centro e in basso, esaltando il magnifico colore naturale. Non sono bravo come Giudici nell'aggettivazione e nella costruzione dei periodi (ho notato, negli anni, che ama molto le relative con il pronome oggetto: "voce compatta che un eccellente controllo del fiato rende omogenea in tutta la tessitura"), ma il concetto è quello. E questo, si badi bene, vale per Bergonzi come per Corelli, per Kaufmann come per la Freni o la Bartoli! :shock: Tutti uguali! Tutti con eccellente appoggio proiezione sostegno controllo omogeneità abs esp e airbag di serie.
Comunque, confesso, Giudici è stato prima ancora di Celletti la mia bibbia durante i miei Bildungsjahre, e mi è stato assai utile. Agli inizi della mia melomania, decisi di comporre una discoteca di base, con una sola, massimo due edizioni per ogni opera. Per scegliere quale, mi affidai a Giudici (e alle possibilità delle mie tasche :mrgreen: ), e a distanza di anni, comunque, non critico quelle scelte.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » mar 23 ott 2012, 16:39

Sono d´accordo con te, Tucidide.
L´idea che mi sono fatta di Giudici è che, in fondo in fondo, non sia fondamentalmente un vociologo. E in effetti, come fai giustamente notare tu, quando deve elogiare o criticare un´interpretazione vocale lo fa con una terminologia che è quasi sempre la stessa!!!! Poi, viva la libertà (come canta Don Giovanni) di considerarlo “illeggibile, drammaticamente superato e persino nocivo (in rapporto alle regie d´opera)” ;-). Comunque non mi ha mai dato l´impressione che approvasse le “regie moderne” solo per un atteggiamento “radical chic” (atteggiamento ahimé alquanto diffuso!!!!) o da “bastian contrario”.
Per quanto mi riguarda ho sempre trovato il “Librone” una lettura interessante, piacevole, a tratti avvincente, e utile per orientarsi in una discografia talvolta sterminata.
Ciao,
Malatesta

P.S.: Va da sé che di sicuro comprerò anche… il Libricino!!!!
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » mar 23 ott 2012, 16:49

Tucidide ha scritto:E' proprio la contestualizzazione che io trovo carente in Giudici, insomma. Alla fine è pur sempre un appassionato che argomenta, nemmeno troppo bene, i suoi gusti. Se deve stroncare, eccolo a fare il Celletti: Villazon: canto sconnesso acuti nasali voce divisa in 3 6 8 45 67 (tombola!) tronconi linea acciottolata gutturalità eccetera.
Se invece deve incensare, eccolo a dipingere una sorta di cantante aureo, ideale, policleteo: voce magnificamente appoggiata in virtù di un eccellente controllo del fiato, che si apre in acuti di raggiante nitore e mantiene un colore morbidamente ambrato al centro e in basso, esaltando il magnifico colore naturale. Non sono bravo come Giudici nell'aggettivazione e nella costruzione dei periodi (ho notato, negli anni, che ama molto le relative con il pronome oggetto: "voce compatta che un eccellente controllo del fiato rende omogenea in tutta la tessitura"), ma il concetto è quello. E questo, si badi bene, vale per Bergonzi come per Corelli, per Kaufmann come per la Freni o la Bartoli! :shock: Tutti uguali! Tutti con eccellente appoggio proiezione sostegno controllo omogeneità abs esp e airbag di serie.


Complimenti Tuc, analisi condivisibilissima!
Ci sarebbe da dire anche sulle sue analisi registiche, che è poi ciò di cui si occuperà il libro, che talvolta si scontrano con la stessa disomogeneità metodologica ed entusiasmi istintivi.
Resta da dire, Tuc, che, allo stato delle cose in Italia, se non ci fosse un Giudici a scrivere un libro sulla regia d'opera, chi lo farebbe?
Resta da aggiungere che se non ci fosse stato lui, anche ai tempi di Musica, a porre l'accento su certi repertori e su certe tradizioni interpretative (e ti ricordo che ancora oggi c'è gente che conquista lauree in musicologia senza aver mai sentito una nota di Wagner), chi lo avrebbe fatto?
Pur con tutti i suoi limiti (compensati, è vero, da un entusiasmo contagioso e da una vasta e rara esperienza di teatro diretto), Giudici merita comunque un grazie, per quello che ha fatto e quello che continua a fare.
Il fatto poi di aver accettato di arricchire il nostro sito con una simile intervista, grande e piena di spunti, che peraltro è stata letta da moltissima gente, è un ulteriore motivo di ringraziamento.
Infine, proprio scorrendo l'intervista, a me è parso di notare non pochi riferimenti (non so quanto consapevoli, ma non importa) a thread e post del nostro forum, con qualche dettaglio che a me pare dimostrare (ma forse sbaglio) una lettura molto attenta.
Anche di questo, se è vero, siamo onoratissimi e lo ringraziamo.

Un salutone,
Mat
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda vivelaboheme » mer 24 ott 2012, 14:55

Resta da dire che Giudici è fra i pochi (Mattioli, Foletto, Salmoiraghi... e ho quasi finito) critici che vivano e "leggano" le rappresentazioni d'opera e ascoltino musica con la freschezza di chi comunque ha ancora il piacere della scoperta, non con l'avvilente "senso di dover dire" (bene, o male) delle maggioritarie "marchette" di tanta, anche illustre stampa. Quei pochi leggibili e pure bravi, e Giudici è fra questi, teniamoceli cari!

marco vizzardelli
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » mer 24 ott 2012, 14:57

Attento Marco!
Guai a dare del critico a Mattioli (potrebbe non prenderela bene... : CoolGun : )
;-)
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda vivelaboheme » mer 24 ott 2012, 15:05

Lo so. Mi perdonerà, spero, era solo per semplificare. "Operoinomane", come si è definito in "Anche Stasera", è molto più bello che "critico": infatti, grazie al cielo e per nostro diletto di lettori, Mattioli ascolta, vede e scrive da "operoinomane".

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