Wotan e la ruota che gira

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Maugham » mar 24 mar 2009, 12:12

MatMarazzi ha scritto: Perfino il Ring – che a molti sembra solo una cosmogonia mitica – ha un suo precisissimo ancoraggio nella Storia: il Crepuscolo infatti si svolge già in epoca storica, l’età di Attila (che infatti nel NiebelungenLied da cui è tratto il Ring era un personaggio centrale), quindi il 5° secolo dopo Cristo.


Una piccola precisazione da cavilloso. :wink:
Il nibelungelied è solo una fonte del Ring. Senza dubbio è inserita tra le cinque principali, ma ultima in ordine di importanza.
Quattro quinti del Ring partono da altre fonti. L'Edda antica (Saemund Edda), quella di Snorre, la Volsungasaga e la Wilkinasaga.
Le prime tre le ho lette (ed.Sansoni). L'ultima non l'ho mai trovata e la cerco da anni.....
Sono letture pallosissime come quasi tutta la poesia scaldica.
Addirittura nel Mein Leben dice -vado a mente- che "mai avrebbe pensato di fare di Siegfried l'eroe di un dramma finchè gli fosse stato noto soltanto attraverso il poema tedesco."
Semmai il Nieblungenlied lo si potrebbe citare -assieme all'Edda antica (Volospa-previsione dell'indovina-Norne)- esclusivamente come fonte del Crepuscolo.

Proprio negli anni in cui secondo alcuni era infoiato di cultura rivoluzionaria (gli anni in cui avrebbe voluto scrivere un Ring anti-capitalista e filo-operaio) cosa ha in effetti scritto Wagner?
Opere che trattano di trascendenza cristiana, di rinuncia al mondo, di salvezza nell’auto-annullamento.
Altro che minatori sfruttati e cattiverie di capitali... una santa che si immola per salvare un peccatore troppo amante della sensualità, una ragazza che sogna di graziare un maledetto da Dio, un cavaliere senza nome...


Matteo, le tue opinioni sono convincenti. L'ho scritto.
E ribadisco che la lettura sociologica del Ring ora -soprattutto alla luce della nostra attualità socio-economica- non potrebbe tenere neanche a Cuba.
Aggiungo che la tua teoria del neid -pur con forzature che non condivido- non fa una grinza.
Però c'è, secondo me, un "baco" nel tuo metodo di analisi.
Non puoi dire:

negli anni in cui secondo alcuni era infoiato di cultura rivoluzionaria


Wagner era -o si sentiva- rivoluzionario e ferocemente antiborghese.
Non è un'opinione. E' un dato di fatto.
Ha incendiato un teatro, mandato all'aria una carriera remunerativa e un matrimonio, era ricercato dalla polizia di mezza europa, gestiva tipografie clandestine, ha scelto un futuro di esule con le pezze al culo in nome di un socialismo utopico decenni prima del capitale di Marx.
Non lo dicono alcuni ideologici di parte. Lo dice lui e lo dicono i fatti. Ha scritto tomi impressionanti sulla materia.
Che poi fosse un rivoluzionario sui generis, che tendesse a fare di ogni rivoluzione e di ogni dottrina ad essa sottesa la "sua" rivoluzione e la "sua" filosofia, siamo d'accordo.
Come siamo d'accordo sul fatto che, in quanto artista, abbia usato cinicamente gli ideali rivoluzionari per promuovere la propria opera.
Ma non puoi mettere in secondo piano un dato nevralgico e centrale della vita di Wagner esclusivamente perchè non rientra nei percorsi del tua -per certi versi brillantissima- analisi.
Certo, Lohengrin, Tannhauser, Olandese....
Ma non dimenticare lo scatenamento creativo degli anni rivoluzionari e socialisti quando abbozzò il Ring.
Gesù di Nazareth, Wieland il fabbro, Barbarossa... sono tutti rivoluzionari spaccamondo che tutelano i diritti degli oppressi e fondano una nuova società basata su un liberismo anarchico e fiammeggiante.
Molte di queste idee sono finite nel nel Ring.
Può non piacerci, ma onestamente non possiamo negarlo.
Possiamo invece a livello critico osteggiare letture nibelungiche in tal senso.
Perchè non parlano più al nostro contemporaneo e sono, come ti ho detto a voce, ideologia giurassico-operistica. :D

Anche per me, ovviamente, vale l'IMHO.

ciao
Willie
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda MatMarazzi » ven 27 mar 2009, 11:45

Maugham ha scritto:Una piccola precisazione da cavilloso. :wink:


Carissimo, :)
ben vengano tutte le tue precisazioni da cavilloso: aiutano ad approfondire le cose anche quando - come in questo caso - sono un po' fuori tema! :D
Infatti nessuno aveva affermato che NibelungenLied fosse l'unico testo da cui Wagner era partito.
Ho citato quella fonte solo perché vi agisce Attila.
Quali che siano gli aggiustamenti e le contaminazioni operate da Wagner, l'unica cosa che mi premeva affermare (e che credo indiscutibile) è che il Crepuscolo ha una sua collocazione storica ben precisa: non è mitologia.
Comunque... che devo dire! Grazie come sempre. Sarebbe bello approfondire il rapporto (e la diversione) di Wagner con le sue fonti epiche.

Però c'è, secondo me, un "baco" nel tuo metodo di analisi.
Non puoi dire:
negli anni in cui secondo alcuni era infoiato di cultura rivoluzionaria

Wagner era -o si sentiva- rivoluzionario e ferocemente antiborghese.
Non è un'opinione. E' un dato di fatto.


Ho come l'impressione (e tu lo sai :wink: ) che il baco lavori un po' anche in te.
Un baco antico... :)
Lo dimostra proprio questa arbitraria e per nulla condivisibile equazione tra "anti-borghese" e (in pratica) "socialista" (quindi anti-capitalista, filo-operaista, ...rivoluzionario in senso sociale).
E' un'equazione che può essere vera per un Brecht, non un Wagner! :)
Io non ho mai negato che Wagner avesse impeti rivoluzionari (e "rivoluzionario" non vuol dire "socialista": oggi un vero rivoluzionario ad esempio ce l'avrebbe col '68 :) )! Nego invece che al Ring (come opera di Richard Wagner, non come rilettura registica) si possa dare un significato socialista o filo-mar(z)xiano.
E' una tesi che non è supportata da niente nella sua opera, anzi negata dai fatti.

Per Wagner non condividere gli assunti della propria società (almeno fino a che quella società non ha cominciato a foraggiarlo) non significava aderire alle semplificazioni e alle simpatiche utopie emerese dalle Internazionali.
E soprattutto è assurdo (ovviamente a mio modo di vedere) pensare di incuneare queste idee - come ha fatto una lunga tradizione critica "bacata" - nella sua opera, che tutto fa fuorché esprimerle.
L'opposizione di Wagner al mondo (ossia il suo impeto rivoluzionario) era fondato sulla negazione, non sull'impegno, nè sul progetto catartico di una nuova società.
Non era tanto la società a essere sbagliata per Wagner; è il mondo a essere sbagliato.
Non si cambia la società; ce ne si astrae, la si nega, ci si annienta.
L'utopia di Wagner non era volta all'"impegno" (come volevano i generosi balbettamenti delle prime riflessioni socialiste) ma al contrario (schopenauerianamente) al distacco e alla negazione.
Non c'è una sola opera di Wagner che finisca con una ricostruzione del mondo (nemmeno il Crepuscolo!); mentre tutte finiscono con un atto di Fede risolutorio e annientante. Vorrà pur dire qualcosa...


Certo, Lohengrin, Tannhauser, Olandese....
Ma non dimenticare lo scatenamento creativo degli anni rivoluzionari e socialisti quando abbozzò il Ring.
Gesù di Nazareth, Wieland il fabbro, Barbarossa...


A parte che terrei fuori Gesù di Nazareth dagli "spaccamondo" (e certamente non credo fosse questo l'aspetto che affascinava Wagner), mi chiedo come mai non siano venute fuori queste opere su Wieland, su Barbarossa, ecc...
Mentre è venuto fuori il Lohengrin, il Tannhauser, l'Olandese...
Strana cosa... meritevole di riflessione!
:) Lo so... te l'aspettavi questa boutade...

salutoni e cmq grazie di questi dibattiti ricchissimi e arricchentissimi.
Mat
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Tucidide » ven 27 mar 2009, 14:52

:arrow: Vi prego continuate! Questa è una delle discussioni più belle che abbia mai letto su un forum operistico, e non lo dico per piaggeria.
:arrow: Io sto alla finestra, perché la mia ignoranza sull'argomento (e non solo :oops: ) non conosce confini. Leggo e imparo.
:arrow: Su questo punto
MatMarazzi ha scritto:
Certo, Lohengrin, Tannhauser, Olandese....
Ma non dimenticare lo scatenamento creativo degli anni rivoluzionari e socialisti quando abbozzò il Ring.
Gesù di Nazareth, Wieland il fabbro, Barbarossa...


A parte che terrei fuori Gesù di Nazareth dagli "spaccamondo" (e certamente non credo fosse questo l'aspetto che affascinava Wagner), mi chiedo come mai non siano venute fuori queste opere su Wieland, su Barbarossa, ecc...

vorrei dire la mia.
In effetti Gesù, nei Vangeli, è un personaggio non univoco: una visione da "rivoluzionario spaccamondo" può starci, così come può starci avere dubbi in proposito. Di fatto, nel N.T. Gesù dice parole in un senso e nell'altro. Da una parte, annuncia di essere venuto per mettere il figlio contro il padre, per dividere le famiglie (Luca 12, 52-53) ma dall'altra tiene a precisare che nemmeno un yod (iota nel testo greco) della Legge sarà cambiato, poiché non è venuto per cambiarla, ma per compierla (Matteo 5, 17-19). Una rivoluzione, la sua, ma sempre ancorata alle leggi, alle consuetudini, al suo mondo, nel quale è nato e cresciuto.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Maugham » ven 27 mar 2009, 17:39

MatMarazzi ha scritto:
Carissimo, :)
ben vengano tutte le tue precisazioni da cavilloso: aiutano ad approfondire le cose anche quando - come in questo caso - sono un po' fuori tema! :D


Ogni tanto in me occhieggia un pedante... :oops: Che ci vuoi fare, Maugham è così...


Infatti nessuno aveva affermato che NibelungenLied fosse l'unico testo da cui Wagner era partito.


Infatti tu hai scritto "NiebelungenLied da cui è tratto il Ring "; perdonami, ma non sono riuscito a trattenrmi dallo scrivere che quattro quinti del Ring con il Cantare dei Nibelunghi non hanno nulla a che fare. So bene che tu lo sai, ma magari altri che ci leggono no. :)

Quali che siano gli aggiustamenti e le contaminazioni operate da Wagner, l'unica cosa che mi premeva affermare (e che credo indiscutibile) è che il Crepuscolo ha una sua collocazione storica ben precisa: non è mitologia.

Infatti non a caso nacque come opera autonoma quando ancora Wagner si dibatteva tra storia e mito, ovvero quale fosse il terreno a lui più consono per sviluppare la propria poetica. (ne scrivo dopo).

Ho come l'impressione (e tu lo sai :wink: ) che il baco lavori un po' anche in te.
Un baco antico... :)


Antichissimo, coltivato fin da bambino con le piadine fritte sotto le bandiere rosse.... :shock:
Pefino quando sento il finale di Sonnambula ho i brividi nella schiena...... :D
A parte gli scherzi, Mat, sinceramente non ho elementi per poter chiarire di che pasta fosse, come lo chiami tu, il suo "impeto rivoluzionario". Ho solo letto alcuni dei suoi scritti -che io ritengo "fatti"- e mi sembrava che in realtà tra lui e Bakunin non ci fosse poi questo abisso. Ma forse non sono in grado di leggere tra le righe. :wink:

Per Wagner non condividere gli assunti della propria società (almeno fino a che quella società non ha cominciato a foraggiarlo) non significava aderire alle semplificazioni e alle simpatiche utopie emerese dalle Internazionali.


Può darsi. Però vi ha aderito. Non solo, in nome di quelle che tu chiami simpatiche utopie ha messo in forse la propria carriera e la propria libertà personale. Che poi, già dal 1865, fossero acqua passata è dato così evidente da non meritare nemmeno una menzione di sfuggita.

A parte che terrei fuori Gesù di Nazareth dagli "spaccamondo" (e certamente non credo fosse questo l'aspetto che affascinava Wagner),


Mi dispiace Mat, ma se lo tieni fuori sbagli di grosso.
Il Gesù di Nazareth è proprio il tipico prodotto del pensiero socialista e rivoluzionario del Wagner dell'epoca. Periodo in cui, piaccia o meno, germogliò il Ring.
Un anarchico fatto e finito.
Senza una briciola di spiritualità e di trascendenza.
Dove non c'è legge, non c'è peccato. Il peccato contro la proprietà è determinato unicamente dalla legge della proprietà. L'uomo commette un crimine solo in quanto esiste la legge, non per il fatto in sè. Gesù libera la natura umana abrogando la legge che si mostra essa stessa peccaminosa per la sua limitazione.
E potrei andare avanti citando pezzi del discorso della Montagna che in bocca a Wagner anticipano le idee fondanti del Ring. Legge contrapposta a amore e via andare...
Perchè non è andato avanti? Lo dice lui stesso e per due buoni motivi:
a) la figura di Gesù era ormai parte della morale universale e troppo imbevuta di religiosità "ortodossa" da poter essere rivista in chiave radicale come tramite di idee rivoluzionarie. Meglio Siegfried.
b) nessun teatro avrebbe mai neanche lontanamente accettato di allestire un'opera che trattase tale argomento.
Ma l'abbozzo c'è, diviso in cinque atti e di splendida lettura. C'è anche un frammento di un tema musicale di Gesù sul lago di Galilea.

mi chiedo come mai non siano venute fuori queste opere su Wieland, su Barbarossa, ecc...
Mentre è venuto fuori il Lohengrin, il Tannhauser, l'Olandese...
Strana cosa... meritevole di riflessione!


Fai bene a chiedertelo anche se la risposta è semplice perchè ce la fornisce la cronologia e lo stesso Wagner.
Lohengrin, Tannahauser e Olandese sono opere precedenti alla buriana rivoluzionaria. L'ultima nota del Lohengrin la scrisse nel 1848.
Diciamo che Wagner impattò nelle idee rivoluzionarie a partire dal 1846 e attivamente dal 1849.
Da allora in poi ci fu un silenzio musicale nella vita di Wagner assolutamente senza precedenti.
Per quasi cinque anni non scrive una sola nota.
Si dedica alla stesura dei grandi saggi estetici e filosofici.
E in questo periodo abbiamo la fioritura dei celebri abbozzi non musicati o, come li chiamano i wagneriani più incalliti, "drammi senza musica".
Il pensiero anarchico-socialista l'aveva spronato -seppur temporaneamente- a nuovi orizzonti.
Federico I, Wieland e Gesù (ma anche Achille e Alessandro il Grande) non furono portati a termine perchè vampirizzati da Siegfried.
Praticamente -semplifico- l'eroe nordico ne riassumeva il portato senza quei vincoli "storici" dei colleghi.
Su Barbarossa, poi, è esplicito. Incastonato nel mito perde pregnanza; rappresentato come un semplice personaggio storico perde qualsiasi fascino agli occhi di Wagner.
Quegli anni sono quelli del grande dilemma tra storia e mito in cui Wagner si dibatteva.
E sono tutti "puri rivoluzionari sociali".
Poi il Ring, nel tempo, e con lui Siegfried ha preso altra strada.
Ma parte da lì.
Come sempre grazie per gli stimoli.
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Maugham » ven 27 mar 2009, 17:45

Tucidide ha scritto::arrow: Vi prego continuate! Questa è una delle discussioni più belle che abbia mai letto su un forum operistico, e non lo dico per piaggeria.


Accontentato! :D :D :D
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I temi del Ring

Messaggioda pbagnoli » ven 23 set 2011, 21:40

Ho trovato questointeressantissimo elenco dei leitmotive del Ring, eseguiti al pianoforte in comodi file midi.
L'elenco segue la schematizzazione di Teodoro Celli.
Che ne dite?
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda DottorMalatesta » gio 18 ott 2012, 13:51

DottorMalatesta ha scritto:

Dunque tu dici che Wagner "dietro le armature poneva un sogno di trascendenza universale (dal mondo! figuriamoci dalla ...società!) che si ispirava al nihilismo schopenaueriano, al proto-cristianesimo e alla metafisica delle religioni orientali". Innanzitutto: dove si ritroverebbero questi richiami al “proto-cristianesimo e alla metafisica delle religioni orientali” nel Ring??? :shock: :shock:
E a proposito dell’influenza di Schopenhauer. Il Ring è davvero intristo di nihilismo schopenhaueriano? :shock: :shock: :shock:

Uno sguardo alla storia (vado a memoria, magari scrivo c*****e!!!).

- 1849 Moti di Dresda: il giovane Wagner, fervente lettore e ammiratore di Proudhon (quello che diceva "la proprietà e furto") e Feuerbach (filosofo ateo materialista, quello che diceva “gli dei sono proiezione dell’uomo”), amico di Georg Herwegh (poeta tedesco che lo avvicinerà all'opera di Schopenhauer e grande amico di Marx) e Bakunine, partecipa alla rivoluzione di Dresda. Già in precedenza era stato un attivo partecipante al movimento della Vormarz che mirava al rinnovamento democratico della Germania ( meglio, della piccola Germania). Il giovane Wagner è quindi un vero e proprio rivoluzionario e democratico (sulla scia dei personaggi di cui sopra). Condannato a morte in contumacia, scrive (mi pare a Zurigo) una delle sue prime opere letterarie intitolata, appunto, Arte e Rivoluzione!!
- 1853: pubblica i libretti della Tetralogia e comincia a comporre il Rheingold
- 1854: comincia a comporre Walkiria; segue la composizione del Siegfried (che interrompe nel 1857 alla fine del secondo atto). Sempre nel 1854 legge "Il mondo come volontà e rappresentazione” di Schopenhauer e ne rimane folgorato.
- 1865: Va in scena il Tristan und Isolde.
- 1869 (!!!!): riprende il Siegfried (compone l'ultimo atto).
- Negli anni successivi completa il Ring, rappresentato (finalmente!) nel 1876.

Cosa appare, evidentissimo?
Il fatto che quasi tre quarti (!!!! :shock: :shock: :shock: ) del Ring (e l'intero libretto!!!) siano stati composti negli anni del Wagner rivoluzionario, anni in cui il compositore aspirava ad una rivoluzione che trasformasse la società, realizzando un mondo senza classi né privilegi (Wagner razzista sicuramente lo è stato così come antigiudaico era Marx, ma classista assolutamente no, con buona pace di Chamberlain, Gobineau, Winifred e zio Wolf!!!). La scoperta del pessimismo Schopenaueriano eventualmente può essere ricercato solo a partire dall'ultimo atto del Siegfried (quanto composto in precedenza era stato composto senza che Wagner conoscesse Schopenhauer!)!!! Quindi il Ring è tutto tranne che una costruzione filosofica omogenea!!! :shock: Tuttavia, si può dire che il Ring abbia in se (alcuni) aspetti del nihilismo schopenhaueriano (come scrive Mat)? Nel complesso direi di no (l'unica opera da principio alla fine totalmente intrisa di Schopenhauer è il Tristano!!!): in Schopenhauer manca del tutto l'idea della redenzione tramite l’amore (che risuona, potentissima, nel finale del Ring, "voce di speranza" come ebbe a dire Teodoro Celli, e la memoria corre allo splendido Furtwangler con una Flagstad in stato di grazia!!). Il finale del Ring è tutto tranne che pessimista, è un finale aperto, aperto ad un nuovo mondo, senza dei, senza semidei, senza Valkirie, senza giganti né elfi, è un mondo affidato ad una nuova umanità. Sarà in grado, questa nuova umanità, di abbandonare la tentazione dell’oro (che aveva portato alla distruzione il mondo precedente) e affidarsi al canto dell’amore???
In definitiva, mi sembra che la lettura data da Chereau sia in fondo rispettosissima di questa visione wagneriana. ;-) Con questo non voglio dire che sia uno spettacolo bello o che non sia invecchiato. Dico solo che IMHO è lo spettacolo più importante del secolo scorso perché ha rivoluzionato il nostro modo di guardare a Wagner (togliendo la sovrastruttura mitologica e mettendo a nudo la struttura (uso volutamente una terminologia marxista) fatta di rapporti di potere all’interno della società. E’ una lettura che sicuramente privilegia Feuerbach (e Marx)!!! E’ solo questo il Ring? Certo che no!!!
Solo che non si può dire che Wagner credesse nella mitologia nordica (lui, seguace di Feuerbach!!! :shock: :shock: :shock: ): parlando di dei e semidei voleva parlare d’altro!!!!!
Il Ring è opera talmente gigantesca che non esaurisce in una le possibilità di interpretazioni (ed è possibile che lo stesso Wagner abbia realizzato un’opera molto più ricca di significati rispetto alle sue intenzioni conscie!!!).
Tutto questo per dire che l’interpretazione di Wagner non finisce con Wieland né con Chereau. C’è un mondo ancora nuovo da scoprire!!!


Riporto la lenzuolata e... vado oltre!!!

Carissimi,
giungo un po´stremato alla fine di questo interessantissimo dibattito sul Ring (che dimostra, nel caso in cui non fosse chiaro, che Operadisc è il miglior forum di discussione sull´opera lirica della galassia!!!!).
Ho trovato davvero molto molto interessante la posizione di Mat e del mitico Maugham!!! Con dei quali, in fondo, condivido la visione al… 98% ;-)
Nopn si puó negare che nel Ring si senta l´eco di Schopenhauer (saró scemo, ma non fino a questo punto!!! ;-) ). Ma non si puó neanche ridurre tutto il Ring a bignamino di pessimismo schopenhaueriano. Rinuncia al desiderio, alla volontà di potenza, fin qui è Schopenhauer allo stato puro! Peraltro come ha scritto perfettamente Mat “Ciò che si attribuisce alla lettura di Schopenauer (ossia l’annullamento individuale come negazione del mondo, come atto di pura fede, come portato del Cristianesimo feudale) Wagner l’aveva già maturato pari pari all’epoca del Vascello. Quindi ben prima di leggere il Mondo; ben prima di scrivere il Tristano. In Schopenhauer non ha trovato un maestro, un ispiratore per pe le ultime opere, ma solo uno che la pensava come lui.”. Non mi puoi trovare piú d´accordo di cosí!!!
Wotan rinuncia alla volontá, si riduce a spettatore del suo destino e lo stesso fa Brunhilde (anch´ella voluptas agendi di un Wotan ormai paralizzato in quanto schiavo del proprio “peccato originale”, il desiderio di auto-affermazione) che decide… di rinunciare, sceglie l´autoimmolazione, l´autoannientamento, la rinuncia all´affermazione di sé come individuo.
Fin qui, tutto OK (credo, poi Mat al solito mi massacrerà!!).
Non vi è spirito rivoluzionario nel Ring? Secondo me bisogna intendersi… Voglio dire, la brama dell´oro, del possesso, dell´autoaffermazione come individuo non sono volontà di potenza? Che diavolo è sennó questa “volontà di potenza”???E non sono caratteristiche della neonata società borghese e capitalistica?
Certo la risposta puó essere o partecipare alle barricate e lottare per costruire una società senza classi e razze (lettura feuerbachiana, pre-marxista, etc…) oppure rinunciare al desiderio, alla voluptas agendi, rinunciare all´auto-affermazione (lettura schopenhaueriana, buddhista, orientaleggiante, cristiana….) (che, non è rivoluzione questa???). Vi diró che secondo me comunque ridurre la faccenda a una contrapposizione tra Feuerbach e Schopenhauer mi sembra molto tirare per i capelli Wagner (libero pensatore la cui visione del mondo non puó essere ricondotta in toto a nessuno di questi filosofi, e neppure al cristianesimo inteso come confessione religiosa!!!).
Peró vorrei mettere l´accento sul tema della redenzione per l´amore che risuona alla fine della Götterdämmerung. Qui è nascosto un indizio di quanto Wagner si distanzi dal pessimismo schopenhaueriano e dimostri di aver sviluppato una propria autonoma concezione. Ora, se non vado errato, l´unico altro momento dell´intera Tetralogia (16 ore di musica!!!!!!) in cui si ascolta questo tema è quanto Siegliende viene a sapere di portare in grembo Siegfried. E´ un tema legato alla nascita, al futuro, alla speranza!!! Come non vedere la speranza in un nuovo mondo, in una nuova umanità, libera dalla voluptas agendi, dalla brama di potere, dalla volontà di potenza che tanto hanno ammorbato il mondo retto da Schwarz e Lichtz-Alberich???
Mat scrive che non vede dove nel Ring sia presente l´amore come redenzione… In effetti, gli devo dar ragione, mi sembra che l´amore come redenzione non sia mai REALIZZATO nel Ring, ma sia sempre abbozzato, presentato come una possibilitá, come un compito da realizzare, come un qualcosa gravido di attesa (un qualcosa in potenza, non in atto, per dirla questa volta con Aristotele!!!! ;-) ). La prima volta che risuona è associato a Siegliende gravida, ad una futura madre (figura sublime, l´unico personaggio della Tetralogia realmente redento per amore, tutti gli altri o hanno rinunciato ad esso o l´hanno maledetto!!!!), e l´ultima… dopo che tutto è bruciato! Perché risuona anche alla fine di tutto? Forse è nostalgia per quanto avrebbe potuto essere (l´eden originario, l´unitá primigenia fonte di tutto ove ancora il peccato dell´individuo non era ancora presente) oppure è progetto per un futuro (ricreare il paradiso in terra, ricreare l´unitá tra feto e madre). In fin dei conti, come ho giá scritto, un finale aperto, aperto a visioni anche contrastanti…

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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Aspro » gio 18 ott 2012, 16:07

DottorMalatesta ha scritto:Mat scrive che non vede dove nel Ring sia presente l´amore come redenzione… In effetti, gli devo dar ragione, mi sembra che l´amore come redenzione non sia mai REALIZZATO nel Ring, ma sia sempre abbozzato, presentato come una possibilitá, come un compito da realizzare, come un qualcosa gravido di attesa


Io penso che la redenzione sia il filo conduttore della poetica Wagneriana, dall'Olandese in poi... che trova unico compimento nel Parsifal (un filosofo "amico" : Chessygrin : di Wagner lo accusò di essersi accasciato ai piedi della croce) nella redenzione mistica.
Il Ring è lo step immediatamente precedente, la redenzione è sul momento di realizzarsi ma manca quel qualcosa... ne ho scritto qualcosa anche sul thread di Parsifal.
La redenzione nell'opera Wagneriana comincia a compiersi, credo, quando Parsifal, avviluppato nelle spire della seduttrice primordiale, si risveglia da tale maleficio e si ricorda della ferita di Amfortas.
Sigfrido non riesce a liberarsi dal meleficio del sidro scaduto di Hagen, perchè ha solo la sua forza; fino al momento di "Amfortas! Die Wunde!" Parsifal è esattamente come lui la sua sfrontata giovane forza e la sua "follia" sono il suo scudoì, che pian poano si stava sbriciolando. Ma la redenzione l'eroe wagneriano non può ottenerla da solo, Parsifal viene salvato, non si salva da solo, persevera e completa il suo percorso salvifico succedendo ad Amfortas.
Syberberg nel suo strano film ha sottolineato questo momento cambiando l'attore di Parsifal con una attrice (che canta sempre con voce maschile); non so se condividere questa scelta, ma almeno essa sottolinea la crucialità di tale momento drammatico nell'opera wagneriana.
Credo sia questa dipendenza dell'eroe dal potere salvifico divino che abbia fatto arrabbiare l'amico filosofo. La volontà di potenza per Wagner penso equivalga alla negazione dell'amore; la volontà di potenza esclude (sempre a mio parere, lo sottolineo) la possibilità di redenzione perchè è ricerca di realizzazione ed in ultima analisi di salvezza con le sole proprie forze; è un percorso necessariamente egoistico che, alla fine rinuncia all'amore e chi lo ricerca finisce sempre nell'abisso più nero... e credo inoltre che sia questo il senso recondito delle parole di Erda nell'Oro del Reno. Solo Brünnhilde si sgancia alla fine da questo percorso (anche se la sua potrebbe essere una fine un pò nirvanica") ed apre la strada alla vera redenzione tramite Amore, rinnegando anelli, lance e qaunt'altro e ci si apre lo splendido (1 min circa) motivo finale della redenzione, che credo sia una sorta di "ponte" con Parsifal.
Parsifal la salvezza non la ottiene con il possesso fisico della Lancia e del Graal (come erroneamente credeva di poter fare Klingsor) ma attraverso la maturazione, la trasforarmazione e la transustantazione, tramite fede e amore; allo stesso modo, nessuno nel Ring avrebbe potuto salvare se stesso con il potere dell'Anello (per inciso, pare che a Mime sia stato insegnato come forgiare l'anello da tale Sauron, servo di Melkor). Il valore salvifico cristiano ha a mio pare enorme rilevanza alla fine del percorso wagneriano.
A volte mi viene da considerare Parsifal come la quinta e decisiva giornata del Ring.
Mmmhh... forse ho sparato qualche banalità di troppo.... :oops:
Saranno tutte le medicine che sto prendendo, maledetta idrope endolinfatica : Andry : !

"If I now fare no more to Valhalla fortress, do you know whiter I go? From the land of desire I depart, the land of illusoin I flee for ever; the open gates of eternal becoming I close behind me: to the desire free, illusion free holiest chosen land, the goal of world wandering, redeemd from rebirth, she who understands now departs. The blessed end of all things eternal, do you know how reached it? Deepest suffering of grieving love opened my eyes: I saw the world end."

Queste sarebbero dovute essere le ultime battute di Brünnhilde alla fine del Crepuscolo ma Wagner le ha infine cancellate.
Io credo lo abbia fatto perchè tali idee voleva svlogerle e portarle a compimento nel Parsifal.


Saluti

Aspro
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda DottorMalatesta » gio 18 ott 2012, 16:17

Aspro ha scritto:A volte mi viene da considerare Parsifal come la quinta e decisiva giornata del Ring.
Mmmhh... forse ho sparato qualche banalità di troppo.... :oops:


Caro collega,
un´affermazione come questa mi dará da pensare per settimane (altro che banalitá!!!!!!). : Thumbup :
Ma che mi dici del tema della "redenzione tramite l´amore" o come vuoi chiamarlo (i nomignoli affidati ai Leitmotiven sono sempre discutibili)? Come ti spieghi che risuona nel Ring SOLO quando Siegliende apprende di essere incinta? Secondo me l´unica chiave di lettura é correlare i due momenti... La maternitá, la speranza... IMHO l´unico personaggio veramente immune dal Neid é proprio Siegliende!!! Tutti gli altri (la stessa Brunhilde che alla fine fa la grande rinuncia che da origine alla palingenesi) non sono immuni dalla brama!!!

Ciao e grazie,
Malatesta
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Aspro » gio 18 ott 2012, 18:41

DottorMalatesta ha scritto:Ma che mi dici del tema della "redenzione tramite l´amore" o come vuoi chiamarlo (i nomignoli affidati ai Leitmotiven sono sempre discutibili)? Come ti spieghi che risuona nel Ring SOLO quando Siegliende apprende di essere incinta? Secondo me l´unica chiave di lettura é correlare i due momenti... La maternitá, la speranza... IMHO l´unico personaggio veramente immune dal Neid é proprio Siegliende!!!


Caro collega

Secondo a mmia con Sieglinde il tema della redenzione tramite l'Amore si sviluppa solo come speranza, potenzialità, sembra quasi convulso (in una situazione convulsa) e appare frustro ed incompiuto, non si sviluppa completamente come invece succedde nel finale del Crepuscolo (a proposito, se non l'hai fatto già, ascolta che subilme interpretazione ne da Rattle nel Crepuscolo di Aix 2009, è di una bellezza commovente, pieno di luminosa speranza; credo ci sia ancora su todopera). Il tema finale della Redenzione d'Amore, alla fine del Crepuscolo, brilla accecante, assoluto e solo ad illuminare tutto quello che si è lasciato dietro.
E come ho scitto prima (pensando anche alle battute recise di Brunildina) è più di un ponte verso Parsifal. Redeemed from rebirth....Deepest suffering of grieving love opened my eyes... Non ti sembrano i motivi base della rinascita di Parsifal attraverso sofferenza, compassione ed amore, che lo porteranno alla redenzione finale?

Saluti

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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda DottorMalatesta » ven 19 ott 2012, 13:24

Maugham ha scritto:Per farla breve conosciamo quattro finali del Crepuscolo che sono significativi:
a) il primo senza crepuscolo con la signoria degli Dei e la liberazione dei Nibelunghi con l'ascesa in una nuvola rosa (testuale) di Burnnhilde, Siegfried e Grane tra il tripudio di un umanità gioiosa.
b) il secondo, che è quello musicato ovvero con l'incendio del Walhalla e il rogo di Wotan e di tutti gli Dei. Gli dei dominatori, corrotti dalla potenza dell'oro tramontano dopo che lo stesso Soegfried è stato sacrificato perchè possa sorgere la nuova purezza di un'umanità libera dal potere dell'oro.
c) Il terzo, mai musicato, contiene nella scena dell'immolazione alcuni versi alla Feuerbach di cui sono interessanti gli ultimi dieci:
Non beni, non oro, nè pompa divina; non casa, non corte, nè lusso regale; nè il vincolo ingannevole di torbidi patti, nè la dura legge d'ipocriti costumi: felici nel piacere e nel dolore rende solo...l'amore.
d) E qui arriva il ribaltamento! Al momento della pubblicazione della versione pressocchè definitiva del Crepuscolo Wagner aggiunse, a mo' di appendice, questi versi che si proponeva di musicare poi o non ne ebbe tempo o voglia o non lo so.... Sentite cosa dice la Brunnhilde degli anni Settanta:
Se ora non vado più alla Rocca del Walhalla sapete dove vado? Lascio la casa del sogno, fuggo per sempre la casa dell'illusione; dell'eterno divenire le porte aperte chiudo dietro di me: alla sacra terra d'elezione senza illusione e sogni, meta del viaggio terreno, si avvia colei che sa. Dell'eternità la beata fine sapete come la ottenni? TATATAAAAA! Di un tristo amore il profondo dolore mi fece aprire gli occhi: vidi finire il mondo.
Sentite che profumo di Tristano?


Mi sembra opportuno riprendere quanto scritto da Maugham, perché a mio parere il finale del Crepuscolo ci permette di capire meglio la visione di Wagner.
Ora, il Crepuscolo termina col tema ascoltato in nuce solo al momento in cui Sieglinde scopre di essere incinta e al termine del Ring.
Ora, la conclusione luminosa (e assolutamente non cupa!!!) del Ring sembrerebbe adattarsi benissimo alle parole (non musicate) del finale c. Un´esaltazione dell´amore. Amore… Che si cela dietro questa parolina cosí usata ed abusata???
Certamente, la rinuncia di Brunhilde, elemento centralissimo (dal punto di vista drammaturgico e filosofico) della Götterdämmerung, è espressa mirabilmente nelle parole del finale d.
Brunhilde dice: “Di un tristo amore il profondo dolore mi fece aprire gli occhi”. Di fatto quello che afferma Brunhilde ricorda moltissimo il “Durch Mitleid wissend, der reine Tor”, sapiente grazie alla compassione (è Parsifal) (riprendo la suggestione di Aspro). Che è poi quanto diceva Didone nell´Eneide “Non ignara mali miseris succurere disco”. E, per inciso, puro-folle è anche Cristo (ricordate l´elogio della pazzia scritto da Erasmo da Rotterdam? Un´esaltazione della follia del cristianesimo, di un Dio che va a morire in croce, svuotando se stesso fino alla morte e alla morte di croce (come scrive San Paolo)!!!!). La compassione, intesa come Agape (amore inteso come comunione; è il mito attribuito da Platone ad Aristofane delle due metá che tendono al ricongiungimento). Qui l´amore non va inteso come solidarietá, come beneficienza (il riferimento al cristianesimo è IMHO estremamente discutibile, o, meglio, va interpretato correttamente; e comunque Wagner viveva in un paese luterano, che sottolineava la salvezza grazie alla fede, non grazie alle opere, come invece sottolineato dal cattolicesimo). L´agape va piuttosto intesa come rinuncia all´individualitá (del resto, appare evidente che Wagner non intendesse l´amore come atteggiamento caritatevole alla Madre Teresa di Calcutta), come tendenza alla riunione, al ricongiungimento!!! Cosa questo poi significhi in pratica è un altro discorso (non ne ho la minima idea!!! Qui siamo sul ponte che conduce alla metafisica).
L´individualitá, l´egoismo (inteso come nascita dell´ego, dell´individuo) è il vero peccato originale del Ring. Tra l´altro, riprendendo quanto espresso splendidamente da Mat a proposito di spaccatura e scissione, è significativo notare (finora nessuno lo ha fatto) che la prima azione che compie Siegfried dopo aver forgiato Notung é… spezzare l´incudine!!! Ancora un atto di scissione! Siegfried ancora non lo sa ma è peccatore!

Ciao,
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda DottorMalatesta » ven 19 ott 2012, 15:16

MatMarazzi ha scritto:[Il motivo per cui ho tanto apprezzato il tuo post è perché è arrivato il momento di chiarire che Tristano non è affatto un "inno all'amore".
Il Tristano è un inno al nichilismo schopenaueriano.

E' utile ricordare che proprio Schopenauer nel "Mondo come volontà e rappresentazione" specificò a chiarissime lettere che l'amore (fra uomo e donna) non permmette affatto di sfuggire alla cieca prigione della "volontà".
Anzi! L'amore, per Schopenauer, non è altro che un'ennesima schiavitù alla volontà. Questo è proprio l'errore in cui (nel dibattito filosofico di "o sink hernieder") casca Isolde, rimbrottata dal professor Tristano. :)

Wagner lo sapeva bene. Ecco perché, paradossalmente, è perfettamente coerente - secondo me - la mancanza di "carica erotica" nel duetto del Tristano.


E giá che ci sono quoto quanto detto da Mat a proposito del Tristan.
Opera schopenhaueriana come nessun´altra in Wagner. Perchè nel Tristan, a differenza che nel finale del crepuscolo, non si leva (neppure alla fine!) un canto di speranza, di comunione, di Agape. In Tristan und Isolde (quella maledetta "und"!!!)l'amore, schopenauerianamente (!!!), non è altro che schiavitù alla volontà. D´accordissimo. Qui peró si parla di Eros, non di Agape (amore di comunione, che prevede la rinuncia alla propria individualitá e l´approdo all´unitá primigenia (come il feto in grembo alla madre) o come, lo ripeto ancora, nel mito aristofanico riportato nel Simposio da Platone. Amore che risuona, potentissimo, nel finale della Götterdämmerung).
IMHO!
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Aspro » ven 19 ott 2012, 18:29

DottorMalatesta ha scritto:Qui peró si parla di Eros, non di Agape (amore di comunione, che prevede la rinuncia alla propria individualitá e l´approdo all´unitá primigenia (come il feto in grembo alla madre) o come, lo ripeto ancora, nel mito aristofanico riportato nel Simposio da Platone. Amore che risuona, potentissimo, nel finale della Götterdämmerung).


Assolutamente d'accordo. Come mi pare di aver scritto prima, ogni forma di egoismo e di primato della propria individualità significa per Wagner (almeno quello "maturo") rinuncia all'amore. L'eros del tristano è una fiamma che brucia tutto, anima e corpo, e lascia poco pià di un guscio vuoto, in un lento e voluttuoso disfacimento (processo mirabilmente dipinto da Wagner nota per nota), che finisce nel nulla; e nel nulla c'è solo il nulla. A me pare che tutti i protagonisti Wagneriani cerchino la redenzione e tutti passano attraverso le varie forme di primato dell'individualità egosimo e negazione dell'amore, quasi a caratterizzare i peccati capitali dell'umanità tra lussuria ed accidia (il cantore amante di Venere - che tra l'altro di cosa si lamenta?), superbia ed orgoglio (Lohengrin e Elsa). Wagner, in base ai suoi ideali, porta avanti il suo compito di artista nel mostrarci il cammino verso la redenzione, opera per opera fino alla summa del Ring. Wotan ed Alberich sono l'epitome del peccato originale, la superba ribellione all'Amore. Il grandioso finale del Crepuscolo anticipa il Parsifal, esprimendo in temi i primi (splendidi) vagiti di morte della materia e dell'idividualismo e rinascita nello Spirito e nell'Amore, che trovano pieno compimento nella quinta giornata (se mi passate l'azzardo). L'Agape del Parsifal credo che rappresenti inequivocabilmente la comunione cristiana - e qui penso più al cristianesimo delle origine che al cattolicesimo/luteranesimo - che riunisce l'uomo ed il creato al tutto costituito dalla Trinità: alla fin fine è proprio questo il concetto ultimo della comunione cristiana; anche perchè i riferimenti al Salvatore sono troppi per non essere presi in considerazione.

Saluti

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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda DottorMalatesta » ven 19 ott 2012, 19:26

Aspro ha scritto:Wotan ed Alberich sono l'epitome del peccato originale, la superba ribellione all'Amore.


L'Agape del Parsifal credo che rappresenti inequivocabilmente la comunione cristiana - e qui penso più al cristianesimo delle origine che al cattolicesimo/luteranesimo - che riunisce l'uomo ed il creato al tutto costituito dalla Trinità: alla fin fine è proprio questo il concetto ultimo della comunione cristiana; anche perchè i riferimenti al Salvatore sono troppi per non essere presi in considerazione.


Sai qual é il problema? E´che a continuare a chiamarlo Amore si fa casino. Secondo me é sempre meglio distinguere sempre tra Eros (connotato negativamente da Wagner) e Agape (connotato positivamente). Oppure chiamiamoli in altro modo, ma teniamoli distinti!!!
Per quanto riguarda i riferimenti a Cristo, concordo pienamente sul fatto che non siano di natura confessionale.
Come ricordava benissimo Maugham, in etá giovanile Wagner accomunava Gesú Cristo e... Barbarossa!!!!
Secondo me, il riferimento al Cristo va interpretato. Del resto non vi é nulla di piú lontano dal cristianesimo, religione mediterranea e orientale, delle fosche saghe nordiche. Eppure i punti di contatto ci sono...
Del resto, scusa, ma non pensi anche tu che il Tolkien del Signore degli Anelli non pensasse a Frodo come ad una figura Christi? (Frodo che porta su di se il peso dell´anello, Frodo che accetta di sacrificarsi per il bene del suo popolo...). E forse anche Siegfried (almeno nella concezione originaria) é figura Christi. In fin dei conti, nell´opera giovanile "I Wibelunghi: dalla leggenda alla storia" (1846), Wagner se non ricordo male parla di un Popolo redento dal sangue di Siegfrido (qui il riferimento a Cristo mi sembra evidente!).
Peró piú che un riferimento diretto al Cristo dei cristiani (!), mi sembra il riferimento ad mito dotato di forza di suggestione immensa, mito peró interpretato alla luce e in un contesto assolutamente diversi da quelli del cristianesimo/ebraismo...

Che dite?
Malatesta

P.S.: a proposito, saró banale, che ne pensate del rapporto Signore degli Anelli-Tetralogia? O, meglio ancora, del rapporto Guerre Stellari : Love : - Ring??? By the way, Luke Skywalker non é un´altra figura Christi????
A questo proposito mi ero imbattuto tempo addietro in un sito... intrigante:

http://www.guerrestellari.net/athenaeum ... _ring.html
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Re: Wotan e la ruota che gira

Messaggioda Aspro » sab 20 ott 2012, 9:59

DottorMalatesta ha scritto: ma non pensi anche tu che il Tolkien del Signore degli Anelli non pensasse a Frodo come ad una figura Christi? (Frodo che porta su di se il peso dell´anello, Frodo che accetta di sacrificarsi per il bene del suo popolo...).


Allora, secondo me le similitudini tra il Ring e i lavori di Tolkien ci sono di sicuro; per inciso l'etica di fondo di Tolkien è di chiara ispirazione cristiana, Eru corrisponde al Dio cristiano, i Valar, potenze angeliche alle virtù cardinali e teologali, Varda Elentari a Maria (almeno per gli efli) e Melkor il cattivone numero 1. Ma non definirei Frodo una figura Christi. Io ci vedo più Samvise in una figura di puro folle (ma con nessun riferimento alla figura di Cristo); Frodo è un saggio riconosciuto come tale, smaliziato, che alla fine cede completamente all'anello; non fosse stato per Gollum, chissà. E' Sam che non cede mai alla tentazione e per questo gli viene concesso di partire per Eldamar non per guarire dal cancro incurabile dell'anima come Frodo, ma per merito. Anzi ti dirò. ho molto rivalutato la figura Frodo nell'economia generale dell'universo tolkieniano, sicuramente importante ma non fondamentale.
Le analogie con le figure cardine del Ring le vedo più nell'episodio secondo me centrale della mitologia tolkeniana: lo scontro titanico tra Feanor e Melkor per i santi gioielli, i Silmarilli. Feanor potremmo assimilarlo a Wotan e Melkor ad Alberich interscambiandoli anche perchè facce di una stessa medaglia. Il primo è il più splendente, immenso e potente essere vivente ad essere mai nato (e che mai nascerà), il suo potere e tale da consentirgli di compartecipare al potere della creazione - in parte al di fuori dal canto primordiale diretto da Eru; i Silmarilli neanche i Valar possono crearli o distruggerli, tali pietre sono sante perchè a Feanor è stato da concessa la potenzialità di compartecipare della "Fiamma Imperitura" creatorice, esclusivo appannaggio di Eru e che solo Varda Elentari mi pare potesse custodire. Ma Feanor si insuperbisce della sua "luminosità (è sostanzialmente un beghelliano della prima ora : Chessygrin : :D ) e si allontata dall'Uno (Agape o Amore - a proposito mi piace scrivere Amore con la A maiuscola quando intendo questo significato) rinunciando all'Amore... cercare di esprimere la sua egoistica volontà di potenza ribellandosi all'Amore, fregandosene allegramente dei suoi simili e dei suoi stessi figli sarà la sua rovina; Manwe, il principe dei Valar piangerà la perdizione di Feanor come l'atto più terribile dell'azione di Melkor e quindi come l'opera più negativa che il male abbia perpetrato nella storia.
Melkor somiglia ad Alberich: male assoluto, perchè prima solo avido ed egoista ha abbandonato Dio rinunciando ad Amore ed ha desiderato impossessarsi da solo della Fiamma imperitura - prima durante il Canto, poi nei Silmarilli - ha rinunciato al perdono; alla fine poi infine Melkor è solo tristemente nichilistico ed in questo somiglia al Wotan della fine... i Silmarilli lui li può solo ammirare, il loro santo splendore brucia le sue carni, non ne gode e sono per lui fonte di rovina (la maledizione dell'oro del Reno mi sembra applicabile più ai Silmarilli che all'unico anello); quando le forze di Valinor circondano Thangorodrim egli non fugge ma rimane li, come svuotato ad attendere il suo inevitabile castigo, essere scagliato nel vuoto esterno; ma la minaccia è sempre presente, in agguato, perchè un giorno egli ritornerà. Feanor e Melkor sono entrambi rappresentazione del peccato originale cosiì come Wotan e Alberich.
Il vecchio mondo finisce in questo momento con la distruzione del Beleriand ed il Crepuscolo degli Elfi (massima rappresentazione del bene fra i figli di Eru) sulla terra; nella seconda e soprattutto nella terza era si vagheggierà il mito ed il sogno di questo mondo perduto ed irripetibile.
Un mondo nuovo fatto di uomini comuni, capaci però nella loro miseria anche di grandissima (er per via della loro miseria anche più alta) nobilità; una tale figura carica di compassione, pietà e sofferenza, che si fa cairco delle sofferenze altrui, io la ritroverei in Aragorn.
Sorry per la lungherrima digressione tolkeniana. :P
Io penso che la figura Christi Wagneriana sia solo ed unicamente Parsifal, neanche Amfortas (ovviamente) ed il suo papi. E anzi ti dirò, rifacendomi al mio discorso sul cristianesimo delle origini mi sentirei di paragonare (con i dovuti caveat) Parsifal a San Francesco come sequela Christi, che si fa carico con compassione e pietà delle sofferenze del mondo, rinunciando al mondo per unirsi anima e corpo all'Agape / Amore. Entrmabi hanno a lungo tribolato all'inizio, ma alla fine hanno raggiunto la luce nell'Unità.
Il Ring è la storia dell'umanità quale essa è nella rinuncia all'Unità in Amore, non c'è secondo me nessuno che incarni la figura della sequela Christi.

Saluti

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