Kulsho ha scritto:Continuiamo con l'off topic?
Ma certo...
continuiamo!
Prima o poi staccherò i messaggi sul Tristano di Furt e li trasferirò nella sezione "discografia".
Oggi però non ne ho voglia!
Alcuni punti del cast del del bellissimo Tristan di Furt sono debolucci (ma lui avrebbe voluto la Moedl come Isolde mi pare e la Klose come Braengane, come avrebbe preferito i Wiener o addirittura l'orchestra della rai piuttosto che la Philarmonia...)
Vedi Kulsho, noi (o perlomeno io) non discutiamo la Flagstad nei singoli suoni, ma proprio nell'approccio che riservava a Wagner.
E non solo lei.
Quello della Flagstad è il Wagner "super-eroico" coltivato nel ventennio inter-bellico, il ventennio del magniloquio, quando Wagner smise di essere "avanguardia" e miraggio delle "èlites" (come era stato fino alla prima guerra mondiale) per diventare una sorta di celebrazione del Colossal operistico per le masse.
I personaggi smisero di essere "umani più che umani" (come apparivano nelle edizioni acustiche a 78 giri e come ripresero a essere dopo la seconda guerra, nella Neue Bayrueht) per diventare barili di superomismo decotto: tronfi Siegfried sessantenni con la pancera, Bruennhildi ciclopiche con l'elmo e le alucce, Wotan barbuti e maestosi come fumetti di Conan il Barbaro...
Questo era il Wagner degli anni '30, che alcuni si ostinano a considerare una sorta di ...età dell'oro.
Poi... è ovvio... anche nelle epoche peggiori (e questa, per me, lo fu, specie in riferimento a Wagner) puoi trovare qualche grandissimo artista.
Io, ad esempio, di fronte alla Bruennhilde di Frieda Leider mi inginocchio, anche se era - a sua volta - una super-donna.
Mi inginocchio di fronte a Lotte Lehmann in Sieglinde. Mi stra-inginocchio di fronte alla Ortrud della Klose o agli eroi giovanili di Lorenz e Svanholm.
E, ovviamente, mi inginocchio di fronte a Furtwaengler, che era un genio... a prescindere dallo spirito del suo tempo (che pure sposò).
Ma si tratta di individui immensi che emergono dalla tristezza di un'epoca che - a mio giudizio - aveva smarrito il senso stesso dell'epica Wagneriana.
Di quell'estetica magniloquente e ipertrofica, la Flagstad fu figlia (e nonna... contemporaneamente): paciosa, inerte, paga della sua inerzia, ella calpestò programmaticamente tutto quello che dovrebbe rendere grande la nostra vergine di Irlanda: la sua rivolta, l'ardore autodistruttivo della passione, la consapevolezza del peccato, l'aspirazione alla morte, 'urlo della colpa, la sublimazione nell'annientamento.
E anche vocalmente un canto monocromo e monotono come il suo tradisce, a mio parere, ciò che caratterizza il linguaggio wagneriano.
Tutto questo, naturlamente, IMHO.
quali sarebbero questi Tristani irreprensibili sotto l'aspetto vocale?
Se parliamo di Isolde, io non ho dubbi: da un lato Martha Moedl (quella con Karajan del 1952... e solo quella) e dall'altro Margareth Price con Kleiber.
Queste sono le mie preferite della discografia "storica".
La Nilsson? Sinceramente la considero (in questo ruolo) anche peggio della Flagstad. Amo però la sua Bruennhilde.
Quanto alle interpreti moderne, davvero non ti piacciono la Meier e la Stemme?
Io le trovo entrambe fantastiche.
Attendo tue repliche.
Salutoni
Mat