Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda vivelaboheme » mer 01 ago 2012, 18:27

Trovo che la azzeccatissima citazione di un interprete quale Klemperer dia l'esatto esempio della differenza
Potrei, per altri versi, citare un Scherchen.
O, fra i viventi... proprio Claudio Abbado, che scava ininterrottamente in ciò che, volta a volta, riprende in mano (attualmente non sta dirigendo opera, ma il Beethoven continuamente scavato e ristudiato ne è un esempio)
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda DottorMalatesta » mer 01 ago 2012, 18:34

No, Dottor Malatesta nella vita si chiama Francesco. :-)
Ciao,
Francesco

Ma sono comunque devoto di San Marco... ;-)
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda vivelaboheme » mer 01 ago 2012, 18:48

E io, molto, di San Francesco!


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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda DottorMalatesta » ven 03 ago 2012, 21:31

Confido che Alberto Mattioli o qualche altro perfect wagnerite ci possa fare un resoconto completo di questo Olandese andato in scena a Bayreuth con Zombie e Psicopatici (cito dal quotidiano Repubblica, non mi sto riferendo a direttore o interpreti :mrgreen: ) che, a quanto pare, avrebbe inorridito persino la cancelliera tedesca?
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda mattioli » ven 03 ago 2012, 23:55

Beh, ma dammi il tempo di vederlo! Ci vado il 18...
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda DottorMalatesta » sab 04 ago 2012, 7:55

Of course!!!!
;-)
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda Enrico » dom 05 ago 2012, 16:01

Maugham ha scritto: Conisderata la pessima ricezione, i fruscii e gli scricchiolii, l'audio inscatolato per un po' ho pensato si trattasse dell'edizione Kna del 55.
E, tra me e me, ho pensato che la Rai, in estate, gratta il fondo del barile.
E invece era una diretta del 2012.


Ho sentito per caso solo gli ultimi minuti. Era, credo, l'unica diretta wagneriana programmata dalla Rai per quest'edizione del festival.
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda DottorMalatesta » dom 05 ago 2012, 22:17

Enrico ha scritto:Era, credo, l'unica diretta wagneriana programmata dalla Rai per quest'edizione del festival.


Ciao Enrico,
Confermo. Vabbè, ci rifaremo l'anno prossimo (speriamo!!!). Comunque, per fortuna che c'è radiotre!!!!
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda Ninci » gio 09 ago 2012, 19:18

Caro Marazzi, ti vorrei semplicemente, e soprattutto brevemente, dire che fra Barenboim e Klemperer non c'è nulla, ma proprio nulla, di comune. Klemperer incarna un'estetica antiromantica, ispirata alla "Nuova Oggettività"; questa estetica da Barenboim è lontana le mille miglia.
Ciao
Marco Ninci
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda DottorMalatesta » gio 09 ago 2012, 19:39

Ninci ha scritto:Caro Marazzi, ti vorrei semplicemente, e soprattutto brevemente, dire che fra Barenboim e Klemperer non c'è nulla, ma proprio nulla, di comune. Klemperer incarna un'estetica antiromantica, ispirata alla "Nuova Oggettività"; questa estetica da Barenboim è lontana le mille miglia.
Ciao
Marco Ninci



Ciao Marco,
secondo me un argomento come questo non può davvero essere liquidato in forma telegrafica. Nulla di male nel leggere sentenze apodittiche, ma cosa ti vieta di argomentare meglio le tue opinioni? Potrebbero anche essere condivisibili, ma così come le hai esposte non lasciano spazio alcuno né all'approfondimento né al confronto. Ti pare?
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda MatMarazzi » gio 09 ago 2012, 23:10

Ninci ha scritto:Caro Marazzi, ti vorrei semplicemente, e soprattutto brevemente, dire che fra Barenboim e Klemperer non c'è nulla, ma proprio nulla, di comune. Klemperer incarna un'estetica antiromantica, ispirata alla "Nuova Oggettività"; questa estetica da Barenboim è lontana le mille miglia.
Ciao
Marco Ninci


Caro Ninci,
che la Neue Sachlichkeit possa aver esercitato il suo fascino su un intellettuale inquieto e sperimentale come Klemperer non soltanto è molto interessante, ma può essere lo spunto di un'interessante conversazione in merito. Che per il suo testamento wagneriano abbia preteso una Senta come la Silja nè è una prova sufficiente.
E pertanto grazie di aver sollevato il problema.


E tuttavia non mi pare sostenibile che l'influenza di quell'estetica possa aver fatto di lui un antesignano del Wagner anti-epico e anti-romantico (quello sì) esploso negli anni '70, sulla scia di Boulez.
Quello di Klemperer, con tutte le sue particolarità, restava un Wagner intrinsecamente "grande". Mentre è proprio la "grandezza" che i Wagneriani della svolta hanno ridimensionato.
Al nostro Otto si può riconoscere una notevole compressione emotiva, severità, introspezione tragica... ma solo se lo confrontiamo ai suoi contemporanei.
Se invece il confronto è fatto con i direttori di oggi, i contemporanei di Baremboim, loro sì "anti-romantici", loro sì "oggettivisti", emergerà unicamente la sua appartenenza alla tradizione a cui essi si sono opposti.


Provo a sintetizzare il mio pensiero.
Il Wagner emerso negli anni 70 dalla lezione di Boulez (e non solo) possedeva caratteristiche tali da doversi considerare una cosa diversa rispetto a tutta la tradizione precedente.
Quest'ultima non era certo univoca, lo sappiamo, ma proprio la lezione di Boulez (e oggi di Rattle o Salonen) ci dimostra che un qualcosa di continuo, di condiviso c'era... ed è proprio quella continuità che essa ha interrotto.
Prima di Boulez, impossibile vedere Wagner, ascoltarlo o interpretarlo... senza averne accettato la dismisura, la vertigine, l'abisso.
Una sorta di "presunzione di grandezza" (che si traduce in una precisa serie di soluzioni tecniche, espressive, sonore).
Tanto Toscanini quanto Furtwangler, tanto Knappertsbusch quanto Boehm, tanto Walter quanto Karajan, pur con le loro incommensurabili differenze, condividevano questa presunzione di grandezza e la condividevano con tutto il pubblico, con tutta la critica, con tutta la musicologia ...pro o contro Wagner che fosse.
Se non ci fosse stato il Wagner "post 1970" non ci renderemmo nemmeno conto (come non se rendevano conto prima) che questa "presunzione" può essere anche in parte nell'orecchio di chi ascolta, e non esclusivamente o necessariamente nella musica di Wagner.
L'apparizione negli anni '70 di un Wagner "analitico" anti-romantico e anti-epico, ha dimostrato che la "grandezza" che ci sembrava "congenita" in Wagner era solo una lettura possibile.
...E che si può interpretare il teatro Wagneriano anche in un'ottica di anti-grandezza (ottica molto più prossima al relativismo che domina oggi la nostra civiltà).

Si è trattato (e si tratta) di una rivoluzione vera e propria: i nuovi fautori dell'anti-grandezza in Wagner hanno eretto uno steccato contro tutto "il prima"... che (come sempre in questi casi) si è accorpato - agli occhi di chi è venuto dopo - in un insieme omogeneo: il Wagner "della tradizione" o, se preferisci, il Wagner "grande".


Lo so anche io che è ingiusto valutare un interprete del passato in base a criteri impostisi successivamente.
Sarebbe sbagliato definire un Klemperer, un Karajan, un Bohm ...difensori tardoni della magniloquenza tradizionale (per quanto, se confrontati a Salonen, oggi potrebbero sembrarlo...)
E non è quello che ho fatto!
Ma questo non toglie che, in quanto esponente di un Wagner pre-1970, anche Klemperer funga da modello per quei direttori nostalgici della "grandezza" (come Baremboim) che OGGI si sono rivolti al passato.
Solo questo volevo dire, evidenziando una continuità (che c'è) fra Klemperer e Baremboim .

L'uno e l'altro hanno sposato una visione di Wagner informata alla "grandezza", lontanissima dall'oggettivismo di Boulez.
Solo che per Baremboim è stata una scelta (e una scelta conservatrice) mentre per Klemperer no!
Lui agiva prima che la spaccatura si operasse e, sessant'anni prima di Baremboim e dieci prima di Boulez, era tutto fuori che conservatore.
Tantomeno (non so se è il caso di ribadirlo) ritengo paragonabili la statura intellettuale dei due direttori o l'autorevolezza del loro contributo.
Dico solo che tra i modelli wagneriani di Baremboim, quelli a cui si è ispirato... non c'è di sicuro il suo caro amico Boulez; mentre Klemperer sì!
Eccome se c'è...


Comunque se ritenete interessante il discorso del "neo-oggettivismo" di Klemperer, io suggerirei di proseguirlo paragonando Klemperer ai Wagneriani della sua epoca e, comunque, pre-1970.
Solo in questo modo potremo afferrarne l'originalità che, alla luce delle letture più all'avanguardia di oggi, rischia di apparire meno significativa.
Intanto un ascolto...



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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda pbagnoli » ven 10 ago 2012, 14:33

MatMarazzi ha scritto:Caro Ninci,
che la Neue Sachlichkeit possa aver esercitato il suo fascino su un intellettuale inquieto e sperimentale come Klemperer non soltanto è molto interessante, ma può essere lo spunto di un'interessante conversazione in merito. Che per il suo testamento wagneriano abbia preteso una Senta come la Silja nè è una prova sufficiente.

Discorso interessante, quello della Silja.
A complicarlo, basti la considerazione che anche Sawallisch, intellettuale diversissimo da Klemperer, l'abbia voluta sia nel Tannhauser in sostituzione della De Los Angeles, sia - a sua volta, e ben prima di Klemperer (1960 contro 1968) - nell'Olandese Volante, di cui le fece affrontare la Ballata nella più acuta tonalità originale.
La Silja, quindi, antitesi del canto sopranile wagneriano come era stato sempre inteso (si pensi a Grob-Prandl, Flagstad, Nilsson, Rysanek e compagnia cantante) diventa quindi la Musa di due direttori fortemente caratterizzati, diversissimi per temperamento, premesse, intenzioni e esiti, e propone un nuovo modo espressivo trasversale che spacca i contatti con il mondo che l'ha preceduta.
Dopo di lei (la mia è solo una constatazione temporale, non stilistica) arrivano la Jones e la Ligendza
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Der Fliegende Hollaender (Bayreuth).

Messaggioda MatMarazzi » dom 12 ago 2012, 16:38

pbagnoli ha scritto:[anche Sawallisch, intellettuale diversissimo da Klemperer, l'abbia voluta sia nel Tannhauser in sostituzione della De Los Angeles, sia - a sua volta, e ben prima di Klemperer (1960 contro 1968) - nell'Olandese Volante, di cui le fece affrontare la Ballata nella più acuta tonalità originale.


Scusa Pietro, ma mentre Klemperer poteva avere chi voleva per l'incisione EMI (e d'altronde aveva già voluto la Silja a Londra per il Fidelio), Sawallisch a Bayreuth non decideva un bel niente.
Era un giovane direttore che, nel Festival, non poteva certo mettere becco con le scelte di Cast.
"Vuolsi così colà ove si puote ciò che si vuole"... ossia nell'ufficio di Wieland.
Ne è prova il fatto che a Monaco (dove Sawallisch impose per lunghe decadi il suo noioso kappelmaisterato) la Silja non fu più invitata, almeno finché non se ne andò lui.

Per quanto riguarda noi... bisogna ammettere che in quelle tre incisioni da Bayreuth (specie Olandese e Tannhauser) Silja e Sawallisch iniseme fanno faville!
Il Dich Teure Halle è talmente esplosivo di gioventù ed entusiasmo da restare allibiti! Da lei ce lo sia aspetta... ma da Sawallisch?

In questo duetto... si respira una gioventù che non sembra possibile...
Lei aveva 21 anni, l'Olandese (Franz Crass) ne aveva 30 e il direttore (Sawallisch) 38.
Ed è un'incisione miracolosa... nonostante le stonacchiature di lei alla fine (bellissime anche quelle...)



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