Mary Ellis e le centenarie di coloratura

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Mary Ellis e le centenarie di coloratura

Messaggioda MatMarazzi » dom 29 lug 2012, 14:10

Torno a parlare di Musical Classico.
E parto con un ascolto quantomeno buffo.
Il celeberrimo richiamo d'amore indiano del Musical Rose-Marie di Friml (creata nel 1924 all'Imperial di New York).



Inutile dire che sentire questo brano già di per sè così desueto e strappacore (che fece la gloria di Eddy Nelson e Jeannette McDonald) in bocca a una signora vittoriana cinquantenne che non c'entra nulla è irresistibilmente comico! :)
Chi ha postato il video poi ci ha messo del suo, infilando una fotografia della Dame (al minuto 0:32) da fare invidia a Laurel e Hardy.

Eppure non è così strano (come oggi potrebbe sembrare) che un soprano virtuoso e facile al sopracuto esegua questo brano.
La Sutherland non fu certo nè la prima, né l'ultima.
Solo su Youtube si trovano esempi a dir poco raccapriccianti di questo brano cantato da "sopranini" di varia estrazione.
Ve ne propongo due: Mado Robin e Roberta Peters.

La Robin (grande artista che però non seppe mai trovare ruoli che la valorizzassero davvero, contro-sopracuti a parte) fa "sbigattare" (come dicono dalle mie parti al posto di "ridere a crepapelle") col suo tono da casalinga borghese che canticchia melodie sdolcinate, sognando una vita da film tra un bucato e l'altro.
:)



Ma il vero capolavoro ce lo offre Roberta Peters.
Da non credere!!!!
Vi prego di apprezzare soprattutto la scenografia: con quel totem indiano preso direttamente da un cartone animato di Hanna e Barbera e quei monti canadesi disegnati sul fondo! :D
E lei nella classica posa da brava cantante d'opera di buona famiglia e sani principi anni 50...
Un capolavoro! :)




Ok, ok! dopo esserci ripresi da questo museo degli orrori, possiamo chiederci come mai tanti soprani di coloratura abbiano sentito il bisogno di cantare questa pagina.
Perché in effetti la cantante per cui fu scritta (la creatrice di Rose-Marie di Flim) era un soprano di coloratura a tutta prova, con alle spalle un'importante carriera al Metropolitan: Mary Ellis (nata nel 1898, alcuni dicono nel 1897 e morta ...104 anni dopo nel 2003).

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La Ellis rimase al Metropolitan quattro anni dal 1918 al 1921.
Prese parte alla creazione del Trittico, cantando Suor Genoveffa in Suor Angelica.
Negli anni seguenti lavorò a fianco dei massimi, come Chaliapine (fu Fyodor nel suo Boris) e Caruso.
A proposito di quest'ultimo, la Ellis divideva la scena con lui in quel tragico 11 dicembre 1920 in cui il grande tenore dovette interrompere l'Elisir a causa di un'emorragia alla gola.

E' qui al Met che la Ellis cantò il primo ruolo scritto appositamente per lei: la piccola Mityl dell'Uccello Blu di Wolff.
Non si tratta di una grande opera (che infatti, non credo sia più stata ripresa), ma le premesse erano buone. Il compositore Albert Wolff era uno stimatissimo direttore d'orchestra e il librettista nientemeno che l'autore del Pélleas, Maeterlinck.
E in tutti i casi la creazione era avvenuta al Met. Nel cast c'erano anche Florence Easton e Leon Rothier.
Via di mezzo fra Christmas Carol e l'Enfant e les Sortileges, quest'opera ha per protagonisti due fratellini che la notte di natale viaggiano in un mondo fantastico e allegorico alla ricerca di un uccello azzurro.
Va be... niente di che.
Però questo fu il primo della gloriosa serie dei "Ruoli Ellis".

Nel 1922 la nostra (appena venticinquenne) prese una decisione importante.
Lasciare il Met e trasferirsi a Broadway.
La scelta può sembrare strana, assurda persino, ma in fondo ha una sua logica.
La Ellis era un tipino inquieto, nervoso, dalle ambizioni artistiche molto forti.
Il mondo dell'opera (così com'era concepito al met) non le offriva tutte le soddisfazioni a cui aspirava, anche perché i ruoli normalmente distribuiti alle voci come la sua (da soprano leggero) erano scarsamente interessanti sul piano drammaturgico.
A Broadway fu subito valorizzata: ebbe trionfi in vari musical classici e soprattutto a lei venne affidata la creazione di Rose-Marie di Friml (altro transfugo del Met), uno dei più sensazionali e duraturi successi della vecchia Broadway.
E questo è il primo, grande, indiscutibile "ruolo Ellis" (non ha caso si tratta già di una "Maria", nome che ricorrerà in quasi tutti i ruoli scritti per lei)

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Contrariamente a quello che si potrebbe pensare - ascoltando le mature dive di cui sopra nel richiamo d'amore indiano -, l'opera non è affatto sentimentale e femminea: è un dramma realista di morte e sesso, a tinte fosche, fra le montagne canadesi, nelle cui locande (luogo di incontro fra cacciatori, prostitute, viandanti) si consumano contratti economici ed omicidi.
E' interessante notare che la parte della Ellis, benché scritta per una voce acuta come la sua, non è affatto angelicata e fragile come molti dei ruoli operistici. Il suo carattere è ardimentoso, non privo di cinismo e di rabbia, anche nei confronti del padre o del marito che non ama. Cresciuta nella povertà, a fianco di contrabbandieri e poliziotti, ha una sana ed esplicita durezza, oscillante fra amarezza e sfida.
Non è un caso che quando fecero la versione cinematografica del musical (notare bene... era un film muto!) interpellarono la giovane Joan Crowford.
Insomma, la parte di Rose-Marie fonde le caratteristiche di un canto "acuto e leggero" con una personalità drammatica forte, energica e intelligente. Non vi viene da pensare a Natalie Dessay?
Fra l'altro la Dessay le assomiglia pure fisicamente: con quel viso bello e scavato e gli occhi azzurri perforanti.

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E' curioso poi che la Dessay dichiari oggi di aver sempre vissuto male il dover scegliere fra il canto e il teatro...
Se fosse stata una diva di Broadway negli anni della Ellis questo problema non lo avrebbe avuto.
Il mestiere della Ellis era di cantante-attrice (ossia interprete d'opera) il ché significa che poteva cantare-recitare, ma anche solo catare (cosa che faceva coi suoi tour di concerti) e anche solo recitare.
Pensate che in tutta la sua permanenza a Broadway (dal 1922 al 1930) Rose-Marie fu l'unico musical in cui si produsse. Per il resto fece solo commedie in prosa!
Ed era talmente incisiva la sua recitazione che anche a Londra (dove si trasferì nel 1930) continuò ad alternare l'attività di cantante con quella di attrice (a teatro, al cinema e persino in TV.. fino agli anni '90).
E come attrice non si limitava certo a ruoli leggeri e di poco conto... dopo la seconda guerra mondiale (e a Londra, ossia nel tempio mondiale del teatro, magari a fianco di un Lawrence Olivier) raccolse trionfi come Milly della Versione di Browning di Rattigan o Volumnia del Coriolano di Shakespeare.


Torniamo ora alle sue creazioni "musicali".
Emigrata in Inghilterra, la Ellis impostò una feconda collaborazione con uno dei maggiori artisti dell'epoca, il cantante-compositore-attore-drammaturgo Ivor Novello, che per lei scrisse tre dei suoi musical più celebri: Glamorous Night (1935), The Dancing Years (1939) e Arc de Triomphe (1943).

Tutte e tre le parti concepite su di lei evidenziano non solo lo splendore della vocalità, che Novello sfruttò per linee melodiche alte e strumentali e talvolta virtuose, ma anche il carisma attorale e la forza di personalità.
Da notare che tutti e tre i personaggi descrivono una star dell'opera o dell'operetta, sicuramente per valorizzare quel qualcosa di "classico" e antico insito nel suo canto operistico, rispetto alle nuove tendenze pop che si stavano impossessando del Musical.

In "The dancing Years" (musical singolare, dalle venature tragiche) la Ellis era Maria Ziegler, vedette dell'Opera, che si innamora di un compositore, il quale però, per una precedente promessa, non la sposerà. Molti anni dopo, in una Vienna che sente la cappa d'orrore del Nazismo (il musical è del 1939), i due si rincontreranno in un finale degno di Eugenio Onieguin.
Lei ora è sposata, lui è solo. All'uomo basta uno sguardo al bambino di lei per capire che è suo figlio.

Ecco un estratto dalla prima esecuzione. La parte del compositore fu sostenuta dalla stesso Novello!


La protagonista di Arco di Trionfo è ancora una volta una cantante d'opera, Marie Forêt, che rinuncia a tutto per la carriera, salvo poi ritrovarsi sola al momento del ritiro (che consisterà in una trionfale recita di Giovanna d'Arco).

Tengo per ultimo "Glamorous Night" (anche se è stato il primo frutto della loro collaborazione) perché si tratta del Musical più sensazionale, il maggiore successo della Ellis, tanto che ne fu tratto un film.

Lei è sempre una cantante celebre, ma in questo caso di origini ungheresi, anzi... proprio gitane. Il suo nome Militza Hajos ricorda quello della famosissima Miliza Korjus, altro soprano di coloratura dell'epoca dalle varie concessioni pop.
La vicenda è pazzesca: la cantante è infatti al centro di trame politiche internazionali; ha una relazione col re di Krasnia, il quale è oggetto di un complotto per un colpo di stato. I rivoltosi tenteranno di assassinare anche lei per ben due volte (la seconda facendo saltare e affondare la nave da crociera sulla quale aveva tentato di fuggire (il naufragio è a vista! Immagino cosa tirerebbe fuori un Mc Vicar) :)
In tutte queste situazioni, Militza è seguita da un suo ammiratore: un giovane ingegnere Anthony Allen (la parte di Ivor Novello) che ovviamente è innamorato di lei.
Alla fine la donna sarà aiutata dalla resistenza contro-rivoluzionaria, che farà di lei un simbolo, tanto che, sventato il colpo di stato, il popole pretenderà le sue nozze col re. Anthony ritorna in patria e vede, al telegiornale, il matrimonio tra la donna della sua vita e il sovrano di Krasnja.

Ecco un frammento del film.



Dopo Rose-Marie, dopo Militza Hajos, Maria Ziegler e Marie Foret (i "ruoli Ellis") ci manca l'ultimo.
E si tratta di un caso... davvero eccezionale!


Dopo la guerra (nel 1953) il Globe di Londra annunciò un nuovo Musical in grande stile.
"After the ball" è infatti tratto da uno dei più grandi capolavori del teatro inglese: "Il Ventaglio di Lady Windermere" di Oscar Wilde. Parole e musica furono affidati al grande Noel Coward.
E sapete chi fu chiamata a incarnare la protagonista, Mrs Erlynne, una delle più moderne figure di donna e più toccanti figure di madre? Ovviamente la nostra Mary Ellis!

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Però, in questo caso, le cose non andarono molto bene! :)
Diversi anni fa parlando della Colbran e del "quid" che unisce i personaggi scritti per lei, Beckmesser aprì un interessantissimo interrogativo, a proposito di Ermione.
Cosa succede se un cantante non è all'altezza di un ruolo scritto per lui?
O, meglio detto, se il compositore - volendo scrivere in omaggio al "quid" di un artista - finisce per trascendere le possibilità dello stesso artista?

Pensate al caso di Casta Diva e di Giuditta Pasta...
Bellini sapeva bene che la Pasta era la cantante che volava, infinita, sulle ali della melodia... sempre più in alto...
...Tanto in alto che, alle prove di Norma, la poveretta non riuscì a sostenere le acrobazie di "Casta Diva" e Bellini fu costretto ad abbassargliela seduta stante di un tono! :)

Bene, una cosa simile successe con la Ellis, la cui voce (nel 1953 aveva 56 anni) non poteva più sostenere gli slanci che Coward (ricordandosi come cantava prima della guerra) le aveva dedicato.
Con furore del compositore, si dovettero tagliare due dei grandi pezzi musicali che aveva scritto per lei.

Fu un dramma (e fu la fine della Ellis come cantante) ma questo non toglie che Mrs Erlynne debba figurare fra i grandi ruoli "Ellis", anzi come il più grande dei 5, anche se lei non era più in grado di eseguirlo.
Infatti come gli altri 4 personaggi, richiede una vocalità da soprano di coloratura (sia pure "invecchiato"), in cui il legato argenteo, la filatura, la leggerezza sull'acuto esprimono sì una vocazione nostalgica e aristocratica ma senza rinunciare a quella sostanza volitiva, diretta, intelligente, da donna coi piedi per terra e che solo la vita ha costretto a compromessi.

Quando il Peackock Theatre riprese After the Ball nel 1999 per il centenario di Coward, la parte fu affidata a Marie McLaughin, allora al suo zenith vocale e artistico.


Ok, chiudiamo il discorso Ellis e scusate per la consueta logorrea...
Ma voglio almeno chiedermi perché, invece di annunciare dei Puritani e dei Racconti di Hoffman che non farà mai, invece di dichiarare ai giornali che vuole passare alla prosa (che suona tanto di ripiego), invece di logorarsi con Traviate e Manon che ormai non le appartengono più nemmeno anagraficamente... la Dessay non incide un bel CD "omaggio a Mary Ellis"?
Perché non butta un occhio a Glamouros Night e non lo propone allo Chatelet?
Perché non si fa allestire "After the Ball" (come l'aveva voluto Noel Coward e magari con la regia del suo amico Pelly), in qualcuno dei maggiori teatri del mondo?
Sarebbe così insensato?



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Re: Mary Ellis e le centenarie di coloratura

Messaggioda DottorMalatesta » dom 29 lug 2012, 15:27

"Traviata, Manon, Puritani, After the Ball... Alla Dessay fate fare qualunque cosa, purche ci sia lei!!!!", risponde il fan della Diva!!!!
;-)

P.S.: questa notte come riuscire a prendere sonno con l'orrida imago della grande Joan in mente???!!!
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Re: Mary Ellis e le centenarie di coloratura

Messaggioda pbagnoli » dom 29 lug 2012, 17:07

Adoro i musicals e i grandi artisti che vi si sono dedicati, ma questa proprio non la conoscevo!
Un altro tassello. Anzi, di più: qualcosa che mi aiuta a superare questi giorni per me così difficili...
Sarò retorico, ma non me ne importa niente: la musica è un balsamo per l'anima.
Anche questi songs.
Grazie davvero per avermeli fatti conoscere!!!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Mary Ellis e le centenarie di coloratura

Messaggioda MatMarazzi » mer 01 ago 2012, 17:07

Visto che ti sono piaciuti, Pietro, ho travato un'altra interpretazione di "my dearest dear" che, nella sua malinconia, mi pare deliziosa.

La cantante, qui cinquantenne e... si sente, è una che fece un gran parlare di sè negli anni '80.
Cantò nella Tragedie de Carmen di Peter Brook. Inoltre incise e cantò per tutti i principali direttori del periodo.
Oggi però sono in pochi che la ricordano.

E' la canadese Donna Brown.
E questo è il link.



Insomma... sarò fissato ma ogni volta che sento questo e altri songs di Novello, penso a quanto sarebbe fantastica la Dessay di oggi.
Quella di "claire de lune"



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Re: Mary Ellis e le centenarie di coloratura

Messaggioda Triboulet » sab 11 ago 2012, 12:23

Tutto terribilmente interessante :shock: Marazzi direttore artistico della Scala subito!

Mi accorgo sempre più che il mondo della musica è costellato di personaggi che hanno saputo scegliere, reinventarsi, ritagliarsi un repertorio anche di nicchia e diventare grandi, enormi. E mi accorgo sempre più di quanto invece le scelte sbagliate (dettate dalla moda, dalla cocciutaggine, dalla poca avvedutezza, dalla presunzione, da un primadonnismo antiquato ecc.) abbiano portato allo sfascio carriere che avrebbero potuto tranquillamente proseguire su altri binari. Quì facciamo continuamente esempi.
La Dessay, ho paura di ritrovarmela tra 10 anni a cantare ancora Sonnambula, Lucia e Manon, e magari debuttare Otello (atteggiamento comune a molte grandissime primedonne del passato, peraltro). Sarebbe un gran peccato.
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Re: Mary Ellis e le centenarie di coloratura

Messaggioda MatMarazzi » dom 12 ago 2012, 12:33

Triboulet ha scritto:Mi accorgo sempre più che il mondo della musica è costellato di personaggi che hanno saputo scegliere, reinventarsi, ritagliarsi un repertorio anche di nicchia e diventare grandi, enormi.


Esatto!
E quando uno è grande nel repertorio giusto il pubblico se ne accorge sempre; e può diventare una leggenda anche in repertori per nulla famosi!
Chi avrebbe scommesso, negli anni 70, che dieci anni topo tenori come Blake e Merritt sarebbero diventati due stars idolatrate cantando solo ruoli sconosciuti di Rossini, senza nessuno Puccini e Verdi nel baule?
Un sacco di tenori verdiani e pucciniani della loro generazione avrebbero dato un braccio per la loro fama.
E chi avrebbe scommesso, negli anni 80, che la Silja - allora considerata finita - sarebbe ritornata a essere una leggenda in tutto il mondo per altri vent'anni con la Kostelnicka e Emilia Marty?
Quante Aide e Mimi avrebbero rinunciato ai loro "titoloni" per una simile carriera?
E la Gencer è diventata un mito con le sue Tosche e Butterfly giovanili o con le riscoperte di Maria Stuarda e Devereux?


La tesi che il pubblico vuole solo il grande repertorio è infantile e sbagliata.
Il pubblico vuole solo le grandi personalià... e le vuole nel repertorio che le valorizzi!

La Dessay, ho paura di ritrovarmela tra 10 anni a cantare ancora Sonnambula, Lucia e Manon, e magari debuttare Otello (atteggiamento comune a molte grandissime primedonne del passato, peraltro). Sarebbe un gran peccato.


O peggio ancora. si lascerà convincere di aver perso la voce dal momento che non può più fare le Lucia e Violette fantastiche che ci ha dato al momento giusto.
E si ritirerà o passerà alla prosa.
Come se qualcuno avesse detto a Helen Mirren che, non avendo più il fisico per fare Giulietta, avrebbe fatto meglio a ritirarsi a quarant'anni.


Salutoni,
Mat

PS
Marazzi direttore artistico della Scala subito!

Cavolo... se penso agli 800.000 euro! :)
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