Felipe Pedrell (nato nel 1841) è noto soprattutto per il suo contributo come ricercatore delle radici storiche della musica spagnola e per il recupero etnomusicologico di ritmi e armonie arcaiche desunte dalla tradizione popolare.
E' sul suo cammino che poi si sarebbero mossi gli Albeniz e i De Falla.
Eppure ben pochi considerano la sua grande opera "Los Pireneus" - monumento musicale della Renaixença catalana - comoposta nel 1891 (quindi in pieno wagnerismo) ed eseguita a Barcellona nel 1902 ...in traduzione italiana!
E dire che il libretto (che infatti è superbo) porta la firma addirittura di Victor Balaguer, uno dei maggiori poeti e scrittori politici della sua epoca.
La vicenda narrata è grandiosa.
Descrive, su un arco temporale di settant'anni, la resistenza eroica e disperata delle regioni del sud della Francia e dei Pirenei alle pressioni di Parigi e del Papato, determinati a schiacchiarne l'autonomia.
Nell'opera trovano spazio le tragedie dei Catari e degli Albigesi, l'orrore di Montsegur (rocca che visitai tanti anni fa e nella quale alcuni riconoscono il Monsalvato di wagneriana memoria) fino alla vittoria degli Almogaver sulle truppe di Carlo d'Angiò.
In pratica un salto di ottant'anni, distribuito su tre atti (ecco perché trilogia): il primo è ambientato nel 1218 nel fasto del Castello di Foix, dove sotto la protezione della contessa si sono rifugiati cavalieri e trovatori.
E' in questo quadro che un cardinale inviato dal papa lancia la famosa scomunica su tutti i Pirenei.
Il quadro successivo si svolge invece nel 1245, nell'abbazia di Bolbona, e si concentra sul magnifico personaggio del conte di Foix, che assiste impotente alla rovina della Provenza e dei Pirenei. Il Rogo dei Catari sulla spianata davanti a Montsegur segna la fine di ogni speranza di riscatto.
Ecco qualche immagine di Montsegur... vi assicuro! Uno dei più incredibili siti da visitare: si resta senza fiato.
Ma nel terzo atto, che ha luogo nel 1285 (il giorno di Palissar), la corsa di Pietro III d'Aragona contro la Francia scatena la speranza per i Pirenei nuovamente liberi.
I tre quadri sono preceduti da un prologo allegorico, cantato da un bardo, che col suo pianto per la Patria ricorda le origini celtiche di quella cultura.
L'opera è sensibilissima alle novità drammaturgiche e musicali tedesche e russe; l'afflato storico è degno di Mussorgskji, in compenso l'arditezza armonica e orchestrale dimostrano un ascolto attento di Wagner e delle avanguardie tedesche.
Fra i momenti più spettacolari la grande giostra cavalleresca - con le danze della Moresca - del primo atto, in cui Pedrell recupera stilemi, ritmi e sonorità della spagna medievale e naturalmente la grande battaglia del terzo atto.
Anche il melodismo, immediato, avvolgente, pucciniano ante litteram, conquista al primo ascolto.
Alcune arie sono diventate famose in sala da concerto, come "Ai Tolosa" del Baritono, il canto sulla morte di Giovanna per mezzosoprano e soprattutto la nostalgicissima Cançó de l'estel per soprano.
Davvero non capisco perché non riprendere quest'opera in grande stile...
Fra l'altro contiene alcune parti favolose, che piacerebbero a molti grandi artisti: Il Conte di Foix è un personaggio superbo, che piacerebbe a un Villazon; Ermessinda è una parte per grandi dive; Raggio di Luna (creato dalla nostra Parsi Pettinella) farebbe la gioia dei maggiori contralti di oggi.
Con un regista adeguato, un cast importante e la giusta risonanza pubblicitaria, un'opera del genere potrebbe diventare il contraltare spagnolo dei grandi affreschi storici francesi e russi.
Su Youtube non ho trovato quasi niente da sottoporvi.
Solo due versioni (molto molto diverse) della struggente aria di Lisa.
La prima è, stranamente, cantata da Cristina Weindinger che, negli anni 80 e 90, era la variante tedesca del drammatico d'agilità, praticamente una Gruberova dei poveri.
La seconda è cantata, con grande dolcezza, da una cantante che di solito non fa parlare molto di sé: Ofelia Sala, che però qui dà prova della sua migliore sensibilità.
Buon ascolto e salutoni,
Mat