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beckmesser ha scritto:al limite si può contestare a Cerniakov di aver glissato su alcuni aspetti. Ridurre tutto il “Condotta ell’era in ceppi” ad una specie di chanson bohème da salotto per il fatto che la storia del bambino bruciato a Cerniakov, per i suoi fini, non interessa, può senza dubbio essere una semplificazione irritante, può essere magari giudicato troppo comodo, ma non è illogico, non è un controsenso, non è (almeno per me) una forzatura. Anche perché durante quella chanson bohème accadono fra gli altri personaggi cose estremamente interessanti…
DottorMalatesta ha scritto:Ma la fedeltà alla lettera del testo musicale è chiaramente tradita da altri aspetti macroscopici. Al di là del re bemolle del soprano alla fine del terzetto in conclusione del primo atto, mi riferisco soprattutto alla scelta di far cantare ai cantanti protagonisti parti assegnate al coro. Queste scelte musicali, al pari dell'intera concezione registica che fa del capolavoro verdiano uno psicodramma claustrofobico, di fatto indicano un tradimento della lettera dell'opera. Ma ne tradiscono anche lo spirito?
MatMarazzi ha scritto:Ti sbagli, Francesco.
La lettera non è affatto tradita, in base ai secolari principi con cui un'opera viene eseguita.
Intanto non è vero che le parti corali siano passate ai solisti: i solisti semmai si sono aggiunti al coro che però c'era eccome, e ha cantato tutto quello che verdi aveva destinato a lui.
Meno ancora convincente la tesi sul "tradimento" del passare alcune parti musicali da un personaggio all'altro.
E se ti scandalizza che Azucena faccia anche Ines, che mi dici di quando - contravvenendo a Wagner - Elisabeth canta anche Venus?
Insomma, non è vero che a Bruxelles la lettera del Trovatore è stata tradita; tutt'altro. Il testo era eseguito (in termini di note e parole) esattamente come è scritto, salvo una piccolissima correzione in una sola frase. Semmai Cerniakov si è limitato a sfruttare a fini drammaturgici una prassi consolidata da secoli.
Quanto al re bemolle... ma andiamo! Come si fa a giudicare "tradimento" una banalissima puntatura alla tonica che chiunque già nell'800 faceva!
DottorMalatesta ha scritto:Ciao Matteo,
piccolo giochetto di parole. Tu dici: "passare alcune parti musicali da un personaggio all'altro". In latino quel verbo, passare, verrebbe probabilmente tradotto con tradere , termine che ha la radice di tradire...
MatMarazzi ha scritto:Non vedo incoerenza fra il fatto di interpolare il re bemolle nel terzetto ed evitare il do non scritto della cabaletta.
Perché (coerentemente con la definizione di "variazione") è tanto lecito fare l'uno, quanto non fare l'altro!
mattioli ha scritto:E non lo posso spiegare se non con la circostanza che la Bartoli, esattamente come Cerniakov, interpreta la contemporaneità, sta dentro alla contemporaneità, legge il passato come se fosse presente. Altrimenti non si spiega perché la Bartoli venda dischi e Cerniakov sia scritturato. A meno di, ovviamente, evocare la pubblicità, le trame demo-pluto-massonico-giudaico-comuniste o la moda. Ma il complotto è la classica spiegazione di chi non ha spiegazioni.
...
Ma allora, e concludo scusandomi la lenzuolata, che serve la critica? Rispondo che oggi serve molto di più ed è anche molto più difficile. Perché deve a) aiutare il pubblico a distinguere il grano dal loglio, perché poeticamente, intellettualmente e soprattutto tecnicamente fra Cerniakov e Neuenfels c’è un abisso; b) aiutare il pubblico a capire se e quanto presente c’è nel passato (e ricordo che il 99% del repertorio operistico è appunto basato su titoli del passato). E questo è molto più difficile, ma anche più importante, che stabilire ciò che è bello o brutto, che poi di solito vuol dire stabilire se ciò che si vede e si sente è più o meno uguale a quello che si è sempre fatto.
P.S.: a quando il prossimo libro? Ormai sia la biografia su Pavarotti che "Anche stasera" li ho letti, riletti, ri-riletti, ri-ri-riletti, ri-ri-ri-riletti...
DottorMalatesta ha scritto:in fin dei conti il motivo per cui si preferisce il Trovatore di Cerniakov alla paccottiglia di uno Zeffirelli (di un Pier'alli, di un Ronconi, o di un qualunque altro dei soliti noti italioti, eccezion fatta per Damiano Michieletto) è che solo il primo racconta una storia agli uomini di oggi con un linguaggio in grado di convincere/avvincere/commuovere/far pensare (il secondo, al massimo, illustra/decora/edulcora/annacqua...).
teo.emme ha scritto:DottorMalatesta ha scritto:in fin dei conti il motivo per cui si preferisce il Trovatore di Cerniakov alla paccottiglia di uno Zeffirelli (di un Pier'alli, di un Ronconi, o di un qualunque altro dei soliti noti italioti, eccezion fatta per Damiano Michieletto) è che solo il primo racconta una storia agli uomini di oggi con un linguaggio in grado di convincere/avvincere/commuovere/far pensare (il secondo, al massimo, illustra/decora/edulcora/annacqua...).
Che palle...non ti sfiora mai il sospetto di non avere la verità in tasca?
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