Il Trovatore (Verdi)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Re: Trovatore

Messaggioda MatMarazzi » gio 14 giu 2012, 14:15




:) Ammetto di essere un po' inquieto! ;)

Salutoni,
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Re: Trovatore

Messaggioda Enrico » gio 14 giu 2012, 15:08

Non si capisce molto dalle foto (qualcosa nella scena, nei colori, nelle acconciature, nei costumi, mi ricorda un po' il Don Giovanni di Aix). Sembrerebbero foto degli ultimi atti, anche se in alcune ci sono troppi personaggi riuniti insieme.
Anche dalle interviste e dai frammenti di video delle prove si capisce poco (sembra però di riconoscere una Azucena dall'aspetto "cossottiano").
Quando vedrete ci racconterete.
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Re: Trovatore

Messaggioda Maugham » gio 14 giu 2012, 16:54

Lo trasmetteranno in HD domani sera in diretta su Mezzo.
Guardate questo link
Qual'è l'unico paese dove non si riceve?
http://www.mezzo.tv/recevoir-mezzo

Perfino in Kazahkistan -luogo celebre per le sue tradizioni operistiche- lo vedono.
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Re: Trovatore

Messaggioda VGobbi » sab 16 giu 2012, 21:25

Maugham ha scritto:Lo trasmetteranno in HD domani sera in diretta su Mezzo.
Guardate questo link
Qual'è l'unico paese dove non si riceve?
http://www.mezzo.tv/recevoir-mezzo

Perfino in Kazahkistan -luogo celebre per le sue tradizioni operistiche- lo vedono.
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Davvero!!!
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Re: Trovatore

Messaggioda doncarlos » lun 18 giu 2012, 11:05

Ho avuto il video di questo Trov. Quindi non l'ho "visto a teatro" e magari verrò bacchettato per aver postato in questo forum. Comunque...

Mi ha parzialmente deluso. Mi ha deluso Minkowski, non tanto perché non abbia diretto magnificamente (quando si dimentica del solfeggio) ma perché da lui mi aspettavo un Trovatore molto più filologico. Qua le cabalette sono state ripetute a pappagallo, senza una variazione una, tranne che alla chiusa di quella della prima aria di Leonora, ma qui è un oppure previsto da Verdi, quindi... E poi, le puntature: o le fai tutte o non le fai, quindi perché l'orrido Reb del soprano nel terzetto del I atto o ancora il Do alla chiusa del duetto con il Conte, e altre, pure tradizionali, no? Si può essere "filologici" anche riscostruendo o evocando modi d'esecuzione posteriori alla nascita dell'opera (cfr. il Rigoletto di Kubelik), ma con più consistenza.
Cantanti: secondo me hanno (globalmente) confermato molti dei dubbi espressi anticipatamente, con qualche distinguo. Benissimo la Brunet, a posto in tutta l'estensione e ottima dicitrice. In continuo calando la Poplavskaya, con un' aria del IV veramente orrida (che faccia il Reb previsto da Verdi non mi cale più di tanto), con tutti i segni d'espressione spianati [questo era già successo nell'aria del I. La forchetta crescendo/decrescendo di "dolci s'udiro e flebili" e poi di nuovo nella seconda parte, è stata bellamente ignorata. Sapete (lapidatemi pure!) a chi ho sentito fare benissimo questa forchetta: a Rita Orlandi Malaspina!] e agilità (nella cabaletta) pasticciatissime. Spesso e volentieri poi è andata per conto suo. Dydik (che ho visto nel Giocatore e mi ha aveva estremamente colpito) è veramente una scelta inspiegabile, almeno per me, che ho sempre pensato a Kraus come Manrico ideale. Veramente troppo baritonale e privo di squillo (non dite "corelleggiante", perché Corelli aveva scoperto nella sua voce scura dei filoni d'argento). Però non male il IV atto. Di Hendricks (che già aveva mugghiato la parte di Gérard nello Chénier di Bregenz) un bel tacer...

Dmitri Tchcerniakov: mi aveva folgorato con l'Onegin, deluso con il Don Giovanni di Aix. Qua direi che siamo a mezza strada. L'idea di presentare l'opera come uno psicodramma, agito dai cinque personaggi principali con Ferrando come psicoterapeuta (il coro non si vede, e le parti secondarie sono riassegnate ai protagonisti) è geniale, così come lo è la scena fissa, un salone di una villa decadente. La mano di Tcherniakov è rigorosissima nel muovere gli attori (tutti molto convinti, direi, tranne la Poplavskaya - cui la parrucca nera, tra l'altro, dà un'aria grifagna) e, direi anche, molto attenta e, il più delle volte, coronata da successo, nel risolvere le frizioni tra la sua impostazione e la trama originaria. Non tutto è oro colato: se Azucena e il Conte sono potentemente disegnati, lei con la sua voluttà suicidiaria mal dissimulata, e lui con l'atteggiamento costantemente scettico che copre una vena di violenza, Manrico e Leonora sono un po' più nebulosi. Ma mentre scrivo, mi rendo conto che Tcherniakov mi ha fatto vedere questi personaggi sotto una luce nuova (o vecchia: non sono poi così in realtà anche in origine?). Non sempre il discorso teatrale, condotto - ovvio - con mano superba è chiarissimo, tant'è vero che c'è il bisogno di qualche didascalia illustrativa. Ma questo "dramma della memoria" ti rimane certamente impresso: uno spettacolo da rivedere.

Saluti a tutti

Maurizio
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Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda mattioli » dom 24 giu 2012, 19:48

Scusate se mi permetto di aprire un thread, concesso e non dato che si dica così. E’ che sono appena uscito dal Trovatore di Bruxelles Minkowski-Cerniakov e: a) ho un’ora e 22 minuti di Thalys avendo già letto tutti i giornali; b) credo che Operadisc sia il posto giusto per parlare di queste cose; c) so che il GM e il Divino faranno anche loro il pellegrinaggio della Monnaie, quindi voglio togliermi il gusto e lo spassetto di anticipare lo spettacolo :twisted: .
Cerniakov parte dal presupposto che tutta la drammaturgia del Trovatore sia costituita da racconti: quel che effettivamente succede, in scena, è molto meno (e, in un certo senso, molto meno importante) di quel che è successo fuori dalla scena. I critici italiani, teneri, di solito si fermano al concetto di flash-back, perché hanno imparato una parola straniera e sono felici di usarla. Non hanno capito che Il trovatore è la trasposizione operistica del feuilleton ottocentesco, in cui l’azione si interrompe sul più bello (Manrico che duella con il Conte, Manrico che irrompe nel convento, Manrico che parte per la pianura dove fiammeggia l’orrenda Pira) e il seguito alla prossima puntata. Né che a Verdi interessava, in quest’opera, costruire appunto una drammaturgia dove fosse possibile raccontare più azioni in contemporanea (vedi il terz’atto, dove il primo quadro si svolge insieme al secondo), secondo un meccanismo narrativo che poi il cinema renderà possibile e che Verdi anticipa clamorosamente. Ma mi fermo qui perché queste sono opinioni mie, dunque ininfluenti.
Quel che interessa (beh, forse) è lo spettacolo di Cerniakov. Tutto si svolge in una stanza di una villona tardottocentesca un po’ labirintica e delabrée, dove Azucena ha riunito le altre quattro prime parti del Trovatore per fare finalmente chiarezza sulle oscure vicende che hanno intrecciato le loro vite in un passato neanche tanto remoto. Lei, naturalmente, non è la solita invasata con gli occhi perennemente strabuzzati tipo Cossotto, ma una signora elegante, donna di mondo, che propone agli altri un gioco di ruolo per risolvere finalmente gli enigmi del passato. E poi via, siamo tutti gente ragionevole, vedrete che è la volta buona per sapere quel che è successo davvero e metterci finalmente il cuore in pace.
Ovvio che non ci sia spazio né per i suiveurs di Manrico e Leonora (quindi le loro battute se le spartiscono gli altri, e Misha Didyk riesce a essere pessimo anche cantando le poche frasi di Ruiz del IV atto!), né tantomeno per il coro, che canta in buca anche se i suoi primi interventi, nella ballata di Ferrando, sono eseguiti da Manrico e dal Conte facendo temere il peggio.
Ovviamente tutti i personaggi sono perfettamente caratterizzati: Azucena, lo si è detto, signora bene che poi viene presa al laccio delle sue stesse macchinazioni come una marchesa di Merteuil vestita da Gloria Swanson; Leonora dapprima intimidita dal gioco poi sempre più coinvolta fino allo sfascio della sua personalità di signora-bene (quando entra, in stivali e occhiali da sole, griffatissima, sembra la Santanché); Manrico tamarro in giacca pitonata e stivali; Ferrando come vecchio petulante e rompiscatole con riporto, tale e quale (ma con più capelli) un vecchietto sdentato che frequenta i vari siti operistici internettiani dicendo violente sciocchezze. E poi naturalmente c’è il Conte, che diventa il vero protagonista: dapprima si fa beffe dell’idea di Azucena, poi via via si rivela quello psicopatico che è, fino a sequestrare tutti e trasformare definitivamente il gioco in realtà.
Tutti ovviamente recitano benissimo e lo spettacolo è rigoroso con le sue premesse. All’inizio un po’ spiazzante, poi sempre più coinvolgente in un crescendo di tensione che ricorda certo Hitchcock. Molti momenti memorabili: Azucena che racconta tutta la sua triste istoria coprendosi di biogiotteria pataccosa da brava zingara; Leonora e Manrico che ballano un lento abbracciati mentre in primo piano il Conte canta la sua aria; il Conte psicopatico che spara al vecchietto sdentato alla fine della Pira per sfogare la frustrazione; Leonora che canta la grande aria del IV atto dando le spalle al pubblico e abbracciando la parete dietro la quale è prigioniero Manrico come Alida Valli durante la fucilazione di lui in Senso, eccetera eccetera. Finisce che sono sempre più stravolti tutti, in un delirio parossistico di violenza. Per me, un ritratto di famiglia in un inferno assolutamente memorabile e, ripeto, del tutto rigoroso. Inquietante come dev’essere Il trovatore. Ma non so se si potrebbe fare in Italia e come lo prenderebbe parte del pubblico, magari i soliti pochi ma cattivi della minoranza rumorosa. I belgi della domenica pomeriggio, in ogni caso, non hanno fatto una piega. Del resto, sono abituati a ben altro.
Direzione di Minkowski fantastica, un Verdi tutto e solo nervi, non un grammo di grasso. Basta ascoltare la cabaletta del Conte: ecco, Verdi è questo (ah, e ovviamente integrale con tutti i da capo, ça va sans dire). Purtroppo tutti, a parte Giovanni Furlanetto che fa Ferrando e si dimentica una battuta, cantano male. Leonora e Manrico, poi, malissimo. Amen. Però era Il trovatore. E non è poco. Scusate l’intrusione e la prolissità.

PS. mi accorgo di avere postato due volte. Ma non so come si elimina il doppione... :oops:
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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda pbagnoli » lun 25 giu 2012, 5:54

Il doppione te l'ha eliminato il Bagnolo.
Quanto al Trovatore, che ho visto un po' a spizzichi e bocconi su un video di qualità non eccelsa, ho avuto anch'io sensazioni analoghe alle tue: grandissima direzione di Minkovski, uno che ha sempre il polso della situazione di tutto quello che dirige; e grandissimo spettacolo di un autentico genio della comunicazione.
Sul canto, penso che sia necessario fare una profonda riflessione.
Un po' di tempo fa rimasi coinvolto emotivamente dal Notturno di Simone Kermes. Pur consapevole che:
a) era un esperimento, difficilmente riproducibile nella realtà di un teatro (ma ci sono i dischi apposta, no?)
b) in quanto esperimento, era perfettibile e da considerare come tale
tutto ciò premesso, mi arrischiai a dire che finalmente avevo intravisto un nuovo possibile paradigma esecutivo verdiano...
Apriti cielo!
Fui sbertucciato pubblicamente su altre piazze da gente tipo - appunto - il già citato vecchietto alopecico (NdR: non che io sia messo meglio quanto a chiome : Chessygrin : ) e i suoi degni amichetti!
Naturalmente avevo ragione io : Chessygrin : : Chessygrin : : Chessygrin :
Se si vuole superare il problema legato a un repertorio ormai stra-frequentato da una sola tipologia esecutiva, bisogna crearne una nuova. Lo troviamo accettabile sia per quanto riguarda la direzione - ed ecco perché mettiamo un Minkovski sul podio - che per la regia; perché non dovremmo trovarlo giusto per il canto?
Possibile ostinarsi a non capire che mettendo come Manrico l'ennesimo emulo mal riuscito di Corelli, non solo non supereremo l'impasse di un ruolo che ha ben altre caratteristiche (che Corelli non fece vedere solo grazie all'onnipotenza del proprio strumento vocale), ma riusciremo solo e sempre a far rimpiangere l'originale?
E lo stesso discorso vale per tutti gli altri ruoli!
Mah!
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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda mattioli » lun 25 giu 2012, 7:37

D'accordissimo. Ma la risposta non può essere Didyk, appunto perché cerca di fare il Manrico "tradizionale" con la vociona. E non è proprio in grado (fra parentesi per vociomani: Pira in tono, con da capo, senza oteco e senza allarmiiiiiiiiiiii). Miao
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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda beckmesser » lun 25 giu 2012, 14:31

Io ho visto la recita di venerdì scorso, e devo dire che l’effetto è stato spiazzante ed esaltante allo stesso tempo. Spiazzante perché Trovatore, a differenza di tante altre opere verdiane, era ancora sostanzialmente vergine dal punto di vista del teatro di regia. Anzi, in verità, era quasi vergine da qualsiasi tentativo di regia tout court… Al vedere la scena di questo allestimento, subito veniva da chiedersi come diavolo avrebbe fatto Cerniakov ad ambientare la vicenda del Trovatore nel salotto di una casa contemporanea… Voglio dire: Macbeth, al di là della sua ambientazione specifica, è una storia di potere che può facilmente essere trasportata in qualsiasi contesto. Ma Trovatore? Come detto, per Cerniakov questa è la storia di un gruppo di persone che cercano di riannodare le fila del proprio passato. Azucena raduna tutti in questa casa, e propone dei giochi di ruolo per rivivere una storia successa tempo prima. Questa è la prima soluzione tecnica: tutte le parti della storia che più sarebbero apparse anacronistiche nel nuovo contesto (il racconto di Ferrando, Tacea la notte placida, parte del finale primo, ecc.) sono in realtà “copioni” distribuiti da Azucena e recitati dagli altri personaggi, che rievocano una storia più vecchia. Di questa storia vengono forniti alcuni elementi; non tutti, ma poco importa: non è la vecchia storia che interessa a Cerniakov, bensì le dinamiche che si scatenano nel cercare di rievocarla. Nei primi due atti il gioco funziona bene, ma l’accumularsi della tensione ed il rinascere di vecchi rancori portano al dramma. All’inizio del terz’atto il Conte, pistola alla mano, prende il controllo della vicenda ed è lui ora a costringere gli altri a recitare i ruoli che lui vuole, in una crescita parossistica di tensione che porta all’epilogo finale. Fra i molti momenti memorabili, oltre a quelli citati, per me uno è strepitoso. All’inizio dell’opera, dopo che tutti i personaggi sono arrivati, Azucena chiude a chiave l’unica porta di accesso alla casa, che resterà del tutto isolata (e che sembrerà “partecipare” alla vicenda, ogni azione dei personaggi lasciando una traccia visibile); al quart’atto, dopo due ore di claustrofobica segregazione, quando Leonora si offre ad un Conte ormai folle in cambio della libertà di Manrico (offerta che verrà consumata in loco sotto gli occhi di quest’ultimo), il Conte con la chiave di Azucena riapre quella porta, e un fascio di luce bianca di taglio invade la stanza. Quella luce di taglio resterà fino alla fine, emblema visibile della possibilità per tutti di uscire e tornare nel mondo esterno: ma nessuno fuggirà, tutti ormai inchiodati a quel copione che deve arrivare all’epilogo tragico. Chi detesta il concetto stesso di teatro di regia farà bene a stare alla larga da questo allestimento, che rappresenta uno degli esempi più estremi in questo senso (soprattutto per via, come detto, dell’opera a cui è applicato). Chi invece è disposto a seguire un’impostazione di questo genere, avrà di che divertirsi…

La parte musicale si regge su Minkowsky: ormai ho finito lo stupore davanti alla versatilità di quel direttore. Al primo approccio con Verdi azzecca una lettura rivelatrice: rigorosissima dal punto di vista musicale, eppure aliena da qualsiasi rigidità da esperimento musicologico. Solo Muti alla Scala aveva rivelato quanto potenziale è nascosto in una scrittura orchestrale apparentemente elementare; Minkowsky va anche oltre in questo senso, con una maggiore versatilità ritmica ed un completo ripensamento degli equilibri sonori interni.

Il cast porta la zeppa di un protagonista impossibile; c’è poco da girarci attorno: Didyk è così fuori-parte, così fuori-vocalità, così fuori-tutto da sembrare quasi parodistico. Anche il Conte di Hendics ha grossi problemi vocali, ma almeno l’approccio al personaggio mi è sembrato più azzeccato. La Poplovskaja ha ormai un registro acuto talmente dissestato che almeno un terzo della parte è off-limits; il risultato è alterno: solo nel IV atto è riuscita ad infilare in rapida successione un “D’amor sull’ali rosee” penoso, un “Miserere” interessante e una cabaletta di cui per la prima volta, grazie a lei (malgrado i do acuti terribili) e a Minkowsky, ho capito l’utilità … Bravissimo Furlanetto: anche in questo caso, grazie a lui, a Cerniakov e a Minkowsky (cos’era l’accompagnamento al racconto iniziale!!!) il personaggio ha cambiato faccia, anzi ne ha acquistata una… Personalmente ho poi trovata fantastica la Brunet: qualche tensione nei brani più tesi (soprattutto il “Perigliarti ancor languente”), ma le dinamiche trattenute e la maestria ritmica del suo “stride la vampa” e, soprattutto, della scena finale, aprono veramente nuovi orizzonti.

Decisamente, uno spettacolo che non si dimentica…

Saluti,

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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda Tucidide » lun 25 giu 2012, 15:31

Perbacco! :shock:
A leggere i resoconti di Mattioli e Beck la regia di questo Trovatore appare straordinariamente complessa e ricca di sottintesi, e non la solita banale genialata da intellettualoide che strizza l'occhiolino al pubblico radical-chic con un "'o famo strano?" di verdoniana memoria.
Ecco, a leggere questi resoconti si capisce un po' di più rispetto ad altri resoconti, più sbrigativi e stroncatori. Grazie ad entrambi! : Thumbup :

Una domanda: secondo voi, quanto ha pesato, nella scelta di Cherniakov di narrare in quel modo la vicenda, il fatto che la trama del Trovatore sia ritenuta, dai melomani e non solo, una delle più intricate, farraginose e inverosimili del melodramma? L'idea che Azucena proponga ai protagonisti di rivivere il proprio passato per far luce su quel che è successo potrebbe essere, in un certo senso, proiezione dei dubbi che ogni melomane si è posto almeno una volta nella vita, quando è venuto a conoscenza di questa oscura trama?

Altra domanda: i pesanti interventi nella distribuzione delle parti (mi chiedo: chi fa Ruiz prima della Pira? Manrico stesso? Che si fa le domande e si risponde da solo? :shock: :shock: ) e la scomparsa scenica del coro non sono un po' troppo audaci? In particolare, il coro in buca ha un significato particolare, o semplicemente era d'impaccio a Cherniakov, il quale però, disgraziatamente, non è che potesse eliminarlo sic et simpliciter, e allora ha deciso di piazzarlo in buca (per la serie "cantate qui, basta che non rompiate le palle alla mia visione")?
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda doncarlos » lun 25 giu 2012, 17:52

Veramente c'era già un thread, dal nome generico di Trovatore, dove io e altri avevamo postato (si dice così?). Non si porebbero riunificare?

Ecco, a leggere questi resoconti si capisce un po' di più rispetto ad altri resoconti, più sbrigativi e stroncatori. Grazie ad entrambi!



Quali sarebbero questi resoconti? Dove più sbrigativi e dove più stroncatorii? Sarebbe interessante saperlo.

Quanto alla solita tiritera contro i "vociomani", be' sono onorato di considerarmi tale, in compagnia di Verdi e Rossini! Non dassi grande opera senza canto almeno di livello professionistico.

Saluti a tutti
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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda beckmesser » lun 25 giu 2012, 18:39

Tucidide ha scritto:A leggere i resoconti di Mattioli e Beck la regia di questo Trovatore appare straordinariamente complessa e ricca di sottintesi, e non la solita banale genialata da intellettualoide che strizza l'occhiolino al pubblico radical-chic con un "'o famo strano?" di verdoniana memoria.


Beh, tante cose si possono discutere di Cerniakov ma non, credo, il fatto che alla base delle sue regie ci sia sempre un approccio approfondito e meditato. Poi ovviamente si possono e si devono valutare i risultati, ma non è un regista da “famolo strano”…

Tucidide ha scritto:Una domanda: secondo voi, quanto ha pesato, nella scelta di Cherniakov di narrare in quel modo la vicenda, il fatto che la trama del Trovatore sia ritenuta, dai melomani e non solo, una delle più intricate, farraginose e inverosimili del melodramma? L'idea che Azucena proponga ai protagonisti di rivivere il proprio passato per far luce su quel che è successo potrebbe essere, in un certo senso, proiezione dei dubbi che ogni melomane si è posto almeno una volta nella vita, quando è venuto a conoscenza di questa oscura trama?


Personalmente, non credo, anche perché la storia che viene revocata è solo in parte quella originale del Trovatore. In realtà, Cerniakov racconta proprio un’altra storia. Un’altra storia che tuttavia tocca le stesse tematiche di quella originale e che aiuta a meglio illuminare alcuni aspetti di ciò che Verdi e Cammarano hanno voluto fare. Naturalmente, è una regia che si concentra più su alcuni aspetti che su altri; certe parti della vicenda sono più approfonditi di altri ma, almeno per me, la valutazione è semplice: mai alla fine di uno dei Trovatori che avevo visto in precedenza mi ero trovato a riflettere sulla regia; gli unici parametri di valutazione potevano essere quanto folcloristici erano stati gli zingari e quanto ordinate le file di armigeri che entravano a destra, si davano pacche sulle spalle, e uscivano a sinistra. Mai mi ero posto il problema di cosa quegli strani personaggi avevano fatto per un paio d’ore, se non cantare più o meno bene: alla fine, i personaggi del Trovatore erano sempre ricondotti a meri archetipi vocali. Qui le cose erano diverse. Poi (e lo dico senza ironia alcuna) capisco perfettamente chi non è interessato a queste operazioni e si aspetta che il regista racconti esattamente ciò che si è sempre raccontato: ha tutto il diritto di cercare e sostenere quell’approccio, purché non mi si rompa le scatole con motivazioni tipo “il rispetto della volontà dell’autore”… Primo perché qual era la volontà dell’autore sul punto non lo sappiamo. Secondo perché, anche se la sapessimo, non mi importerebbe punto (almeno al momento di valutare una realizzazione concreta): qualsiasi opera d’arte, una volta creata, entra nella disponibilità di chi ne usufruisce e può acquistare tutti i significati che ogni epoca decide di assegnarle (anzi, un’opera d’arte è tanto più grande quanto più è in grado di assumere significati diversi a seconda delle epoche), e non vedo perché ciò che vale per Eschilo o Shakespeare non debba valere per Verdi. L’approfondimento della volontà dell’autore è cosa interessante per lo studioso, non per l’interprete…

Tucidide ha scritto:Altra domanda: i pesanti interventi nella distribuzione delle parti (mi chiedo: chi fa Ruiz prima della Pira? Manrico stesso? Che si fa le domande e si risponde da solo? ) e la scomparsa scenica del coro non sono un po' troppo audaci? In particolare, il coro in buca ha un significato particolare, o semplicemente era d'impaccio a Cherniakov, il quale però, disgraziatamente, non è che potesse eliminarlo sic et simpliciter, e allora ha deciso di piazzarlo in buca (per la serie "cantate qui, basta che non rompiate le palle alla mia visione")?


All’inizio questo approccio mi aveva effettivamente irritato (per inciso, le frasi di Ruiz prima della Pira se ricordo bene le dice Azucena…), anche perché di solito sono abbastanza rigido sul rispetto del testo. Però, alla fine, siamo poi sicuri che riassegnare qualche frase di un comprimario ad altri personaggi sia più grave di tutte le manipolazioni che la “tradizione” ha sovrapposto al Trovatore di Verdi? Voglio dire: siamo davvero sicuri che sia più grave far cantare ad Azucena le frasi di Ines che imporre a Manrico di cantare un’idiozia tipo “Son io dal ciel disceso o in ciel son io con te?” (che, per inciso, in questo allestimento Manrico NON ha cantato)… Onestamente, non credo, e nemmeno credo sia stata una scappatoia del regista: davanti ad una riscrittura così drastica della drammaturgia dell’opera, mi ha anzi stupito che siano bastati cambiamenti così leggeri a garantire la coerenza dell’insieme…

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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda Tucidide » lun 25 giu 2012, 18:50

doncarlos ha scritto:Quali sarebbero questi resoconti? Dove più sbrigativi e dove più stroncatorii? Sarebbe interessante saperlo.

Cose lette in giro qua e là per il web.

Quanto alla solita tiritera contro i "vociomani", be' sono onorato di considerarmi tale, in compagnia di Verdi e Rossini! Non dassi grande opera senza canto almeno di livello professionistico.

Ah, non dirlo a me! Io un Trovatore così, con una compagnia di canto quasi totalmente deficitaria, non andrei mai a vederlo.
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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda pbagnoli » lun 25 giu 2012, 21:10

beckmesser ha scritto: Poi (e lo dico senza ironia alcuna) capisco perfettamente chi non è interessato a queste operazioni e si aspetta che il regista racconti esattamente ciò che si è sempre raccontato: ha tutto il diritto di cercare e sostenere quell’approccio, purché non mi si rompa le scatole con motivazioni tipo “il rispetto della volontà dell’autore”… Primo perché qual era la volontà dell’autore sul punto non lo sappiamo. Secondo perché, anche se la sapessimo, non mi importerebbe punto (almeno al momento di valutare una realizzazione concreta): qualsiasi opera d’arte, una volta creata, entra nella disponibilità di chi ne usufruisce e può acquistare tutti i significati che ogni epoca decide di assegnarle (anzi, un’opera d’arte è tanto più grande quanto più è in grado di assumere significati diversi a seconda delle epoche), e non vedo perché ciò che vale per Eschilo o Shakespeare non debba valere per Verdi. L’approfondimento della volontà dell’autore è cosa interessante per lo studioso, non per l’interprete…

Quoto volentieri questa bella frase di Beck, perché rispecchia perfettamente il mio pensiero: la libertà dell'interprete è cosa non solo importante, ma addirittura indispensabile se vogliamo che l'arte dell'esecuzione progredisca. E ciò che oggi accettiamo come "classico", fu spesso innovativo e rivoluzionario quando si produsse: la Callas è l'esempio che faccio più spesso.
E con ciò, rispondo volentieri anche a Doncarlos, che ha fatto un discorso che speravo ormai superato: nessuno di noi, qui, ce l'ha pregiudizialmente contro i vociomani, anche perché chiunque di noi è vociomane. L'amante dell'opera è, di per se stesso, vociomane. Alberto Mattioli, che ci ha riferito per primo di questo Trovatore, è vociomane. Tutti siamo vociomani, e felicemente orgogliosi di esserlo!
Ciò che rifiutiamo, come sai, sono altre cose: l'idea che ci sia un solo modo di cantare e di eseguire; l'idea che il teatro sia un orpello inutile al canto; l'idea che l'arte esecutiva debba cristallizzarsi; l'idea che qualcuno si senta depositario della volontà dell'autore; l'idea che la tecnica sia un fine e non uno dei tanti mezzi espressivi a disposizione dell'esecutore.
Queste però sono da sempre le nostre tematiche: speravo ormai che, dopo tutti questi anni, fossero ben chiare a chi ci legge.
Pazienza! Cercheremo di spiegarci meglio!
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Re: Trovatore - Bruxelles 2012

Messaggioda VGobbi » lun 25 giu 2012, 22:20

Questo Trovatore non e' possibile vederlo in tv? :oops:
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