beckmesser ha scritto:Maugham ha scritto:Accidenti se a Grimes gliene frega di essere come gli altri... non fa altro che invidiarli. Sbraita la sua indipendenza ma vorrebbe....
Per come io vedo il Grimes, il punto è esattamente questo. Che l'opera sia incentrata sul conflitto fra un “diverso” (qualunque sia la ragione della diversità, poco importa) e la società in cui vive mi sembra evidente, ma non è questo conflitto il punto centrale. Che esista un conflitto fra un individuo e la società in cui vive è una situazione abbastanza normale, che può evolvere in diversi modi: il “diverso” può evolversi in senso eccezionale (che so, diventa un artista...), criminale (che so, diventa un serial killer...), medico (che so, diventa un disadattato).
Non ci siamo capiti, Beck. Parliamo di cose diverse.
Io non ho detto che il comun denominatore fra Don Giovanni, Medea, Falstaff e Grimes (cito sempre queste quattro, ma ce ne sarebbero altre) sia l'individuo "disadattato", i suoi drammi e le altre cose che hai descritto tu. Questo è un altro tema ancora che non riguarda, a mio parere, il Peter Grimes.
Quel che ho detto io è che in queste quattro opere è il conflitto in sé a costituire il nocciolo drammaturgico.
Provo a spiegarmi meglio.
In queste opere il dito non è puntato sul diverso in sè, e in fondo nemmeno sulle motivazioni della sua diversità (come invece avviene nella Traviata, nel Wozzeck o nel Cardillac), ma sulla lotta fra lui e la comunità.
Non è un caso, infatti, che né Don Giovanni, né Medea, né Falstaff, né Peter Grimes evolvano nelle modalità da te descritte : nessuno di loro diventa un artista, o un serial killer (a parte Medea, che lo era già
) o un medico.
E questo perché al centro del discorso non ci sono loro, ma la contrapposizione che ingaggiano con un gruppo, e precisamente:
1) la sfida che gli lanciano (e questo vale per Medea, per don Giovanni, per Falstaff e persino, come tenterò di dimostrarti, per Grimes)
2) e/o l'azione coercitiva che il gruppo esecita su di lui per annullarne la potenziale eversività.
Riassumendo, nell'accezione che tu proponi il tema è quello del "diverso": l'autore si mette dalla parte dell'escluso e del maledetto e ne soffre e ne descrive la tragedia.
Invece in ciò di cui parlavo io, il tema si limita alla tensione fra collettività - intesa come sintesi di individui - e l'individuo che in tale sintesi non può o non vuole riconoscersi.
Come vedi sono cose diverse.
La distinzione è importante, specie se parliamo di Grimes, e specie in rapporto alla tesi - suggerita da Maugham e da te difesa - che Grimes in reatlà "vorrebbe essere accettato dal Borgo", tesi che mi trova per niente concorde.
Inutile ribadire, prima di proseguire, che ora stiamo parlando del libretto dell'Opera e non di eventuali riletture registiche.
Tu scrivi:
Il problema di Grimes è un altro: lui non accetta di essere un “diverso”, lui vuole integrarsi nella società; vuole diventare un imprenditore di successo, sposare una donna del borgo, magari diventarne anche sindaco. E' questo voler uscire dal suo ruolo di “diverso” a scatenare la reazione del borgo.
Da quel che si desume (o che a me pare si desuma) dal libretto, Grimes non vuole affatto integrarsi al Borgo!
Per tutta l'opera non fa che esprimere il suo disprezzo per i valori che uniscono la comunità, la sua determinazione a non condividerne i rituali, il desiderio di starsene per conto proprio.
E' questo che crea il conflitto con la comunità, che si sente "disprezzata".
E allora cosa va cercando Grimes? Perché non può rimanersene isolato e basta?
Perché non può.
Perché comunque del borgo in minima parte ha bisogno: nel Borgo esiste il mercato del pesce, nel Borgo ci sono quelli che possono aggiustargli una vela e... procurargli un apprendista; sempre nel borgo (tanto per fare un esempio) ci sono quelli che possono aiutarlo a tirare a riva la barca.
E non ha solo "bisogno" del Borgo. Ne ha anche paura.
Perché il Borgo ha la forza di trascinarlo in tribunale con l'accusa di omicidio, di spargere intorno a lui voci di odio, veleni di paura ("ai bambini cattivi viene detto: ti venderemo a Peter Grimes").
In fondo è proprio questa la radice tragica di tutte le opere che si sviluppano sul conflitto fra individuo e collettività (sempre le stesse: Don Giovanni, Medea, ecc...)
In fondo basterebbe che l'individuo (non condividendo le convenzioni del gruppo) se ne stesse per i cavoli suoi.
Ma questo non è possibile: Medea, Don Giovanni, Falstaff e Grimes hanno cmq bisogno del gruppo.
E quel minimo di contatto basta a creare il corto-circuito: perché nell'attimo in cui sono costretti a relazionarsi alla comunità, gli individui si portano dietro i loro valori eversivi, che fanno tremare gli altri, perché la loro affermazione rischia di intaccare il collante etico e comportamentale che li unisce.
Identico è il caso di Grimes.
Egli disprezza la comunità, non desidera farne parte; aspira alla pace, alla solitudine. Ma del borgo ha bisogno; e il Borgo (che ricambia la sua ostilità) è in grado di nuocergli, anche solo sprofondandolo in un clima di "terrors and tragedies".
Ecco cosa cerca Grimes.
Non certo di diventare un imprenditore di successo!
E nemmeno sindaco!
I soldi (che spera di guadagnare pescando più degli atlri) sono solo un mezzo per chiudere la bocca ai
Borough Gossips: infatti essi capiscono solo "money, only to money".
E lui, che non ha mai cercato denaro (lo si capisce da come vive, lo si capisce dal fatto che nel suo sogno "il ricco è uguale al povero"), lui, dicevo, adesso decide di "mettere a secco il mare, sogna di fare una montagna di soldi, ma solo "per farli stare zitti.
Quel che cerca davveri non è "successo", non è affermazione, non è "accettazione" da parte del Borgo.
E' solo un porto tranquillo, il tempio della sua solitudine.
"In sogno mi sono costruito un focolare più dolce,
caldo al mio cuore e di una calma dorata,
in cui non vi siano più terrore o tempeste"....
"Ho visto nelle stesse che vita avremo:
frutti in giardino, bambini sulla riva,
una porta dipinta di bianco e il cuore di una donna"Altro che successo "sociale"; altro che impresa fiorente; altro che cariche pubbliche!!
Lui vuole solo una solitudine serena... un focolare dorato, un porto tranquilllo.
Sono tutte parole sue...
Ellen non lo capisce.
Lei, esattamente come Balstrode, è parte del Borgo; e a suo giudizio (come a giudizio di Balstrode) l'unica salvezza per Grimes sarà quella di riuscire, un po' alla volta, a integrarsi nella comunità.
Anche lei non ha capito - almeno inizialmente - che Grimes tutto cerca fuorché l'integrazione.
E mentre lei vorrebbe che lui diventasse come gli altri, lui si mette a lavorare come un pazzo, sogna di fare soldi, di rubare i pesci agli altri pescatori (che non vedono tutti i banchi che vede lui... e che se ne stanno a poltrire a messa di domenica invece che correre per i mari come fa lui).
Veniamo a Balstrode.
Beckmesser ha scritto:Nel loro duetto, in fin dei conti, Balstrode quello dice: lascia stare le tue ambizioni di normalità, resta nel tuo ruolo istituzionale di diverso e nessuno avrà nulla da recriminare. Ma Grimes non ci sta: vuole un altro apprendista (altro simbolo di normalità nella vita del borgo) e anche quando persino Ellen gli dice che non c'è più nulla da fare, lui si ostina e decide di continuare da solo.
Per quanto mi sforzi, Beck, non riesco a vedere le cose come le vedi tu: a me appare essattamente il contrio.
Balstrode, come Ellen, sa che per salvare Grimes occorre che egli si "normalizzi".
Sa che il piano di lui è infantile e irrealizzabile (diventare ricco e sbattere il denaro in faccia al Borgo) e sa che, anche se fosse realizzato, è mosso solo dall'ostilità verso il Borgo, che è sempre il vecchio e unico problema di Grimes.
Normalizzante sarebbe (sono parole di Balstrode) farsi vedere ogni tanto nel Pub di Auntie, se non altro quando piove; normalizzante sarebbe arruolarsi nella marina mercantile e trovare un lavoro normale ; normalizzante sarebbe, visti i precedenti col primo mozzo, arruolare un uomo invece che un ragazzo; normalizzante sarebbe sposare subito Ellen, senza aspettare di aver messo insieme un'impossibile fortuna...
Ma Grimes gli risponde malamente... PERCHE' NON VUOLE AFFATTO NORMALIZZARSI!
E se davvero Grimes avesse desiderato l'integrazione in seno alla comunità del villaggio, come tu affermi, avrebbe solo dovuto sforzarsi, come gli consiglia Balstrode, di interagire un po', e magari (con l'aiuto di Ellen, che si era offerta di fare da "intermediaria") le chiacchiere si sarebbero tacitate da sole.
Avrebbe potuto andare a messa come gli altri, trasferirsi in paese, farsi una famiglia, bere un po' di Rum da Auntie, e non andare a pescare il giorno (la domenica) in cui tutta la comunità si ferma... (ulteriore spregio agli altri pescatori).
...Anche semplicemente avrebbe dovuto evitare il gesto di trascinarsi via il secondo orfano, terrorizzato e stremato, sotto la tempesta e in piena notte, davanti a tutta la comunità... nonostante il processo alle spalle!
E ancora avrebbe potuto accettare la mano che un Balstrode (membro stimato della comunità) gli aveva porto... invece di rifiutarla sdegnosamente.
Sarebbe bastato poco per essere "integrato", visto che secondo te questo sarebbe il suo obbiettivo.
E invece niente di tutto questo: tutto quello che Grimes può fare per offendere la comunità lo fa! Non c'è sfida che non le lanci.
e perché? Ma perchè, come abbiamo detto, la disprezza. Non ha nessuna intenzione di integrarvisi. Esattamente come Medea, Don Giovanni e Falstaff.
INel primo atto, infatti, la situazione è abbastanza equilibrata: il borgo tollera il “diverso”, lo assolve anche, pur nella equivoca forma delle “accidental circumstances”
Davvero ti pare che al primo atto la situazione sia "equilibrata"?
A me invece sembra che più squlibrata di così non potrebbe essere.
Grimes viene trascinato in un processo che non avrebbe dovuto nemmeno avere luogo: che un mozzo morisse al largo durante una bonaccia durata diversi giorni era perfettamente normale.
Ma non se questo capita a Grimes! Perchè tra lui e la comunità la guerra è già in corso da quel po'...
E solo per le chiacchiere del Borgo che le autorità avevano indetto il processo-farsa, che si risolve in un'assoluzione per la legge, ma... anche in una condanna da parte della comunità.
E' equilibrato, per te, che nessuno voglia aiutare Grimes a attraccare nel porto?
Che nessuno voglia fargli avere un nuovo apprendista?
Che Ellen venga biasimata per voler dare una mano?
Che lo stesso Grimes venga accolto nel Pub come una specie di mostro?
Il conflitto tra individuo e collettività è precedente l'inzio dell'opera: proprio come in Medea, Don Giovanni e Falstaff l'opera si apre con la guerra in atto, forse dalla notte dei tempi.
A me convince molto la tesi portata avanti da Philip Brett (probabilmente il più geniale esegeta britteniano, di cui un saggio è stato incluso anche nel programma di sala di questo Grimes, ma in modo talmente manomesso da risultare incomprensibile: nemmeno i programmi di sala sanno più fare, alla Scala) che questo tema rifletta la situazione cui Britten era giunto circa l'accettazione della sua omosessualità (e non è per buttarla sempre sulla tematica gay, ma mi sembra indubbio che quella fosse la “diversità” che per lui contava).
Nel gruppo di artisti con cui Britten si era confrontato in quegli anni, e per i quali la manifestazione della propria omosessualità (non solo nella vita normale, ma anche nella vita artistica) era un problema non di poco conto (essendo l'Inghilterra di quei decenni un paese in cui su quello ci si giocava la reputazione ed anche la testa),
Io al contrario non condivido le tesi di Brett... Anzi, mi irritano un po'.
Non solo perché continuare a tirare in ballo l'omosessualità di Britten (facendo convergere in essa molte delle ragioni della sua poetica) mi pare limitativo e buonista.
Ma anche perché, nonostante tutto il mio amore per Britten, se c'è uno per cui l'omo-vittimismo non ha proprio ragion d'essere è lui.
Britten non ha mai fatto alcun mistero della sua omosessualità e meno ancora della sua profonda (...) amicizia con Pears; eppure, nemmeno quarantenne, era già l'idolo dell'Intellighentsia inglese.
Altro che giocarsi "la reputazione o la testa!" in quel postaccio omofobo che era l'Inghilterra!
A quanti compositori dell'epoca, come a lui, si sono spalancate le porte di isituzioni enormi (e inglesissime) come il Covent Garden e Glyndebourne, pronte ad allerstine le prime mondiali?
A quanti compositori dell'epoca una delle maggiori case discografiche al mondo (a sua volta inglesissima) come la DECCA si offrì di incidere praticamente l'opera omnia?
Il solo Peter Grimes, prima del 1950, ossia a meno di 5 anni dalla creazione (Salders Wells) era già arrivato al Covent Garden, a Parigi, alla Scala di Milano e al Metropolitan di New York (per non parlare di Anversa, Amburgo, Berlino, Helsinki, Budapest, Brno, Stoccolma, Copenhagen...)...
...Se questa è la triste sorte del povero omosessuale ghettizzato, penso che tantissimi compositori coevi avrebbero volentieri dato la loro eterosessualità in cambio di tanta considerazione!
Anzi dirò di più: so che è politicamente scorrettissimo, ma - poiché, da che mondo e mondo, la bravura non basta a garantire trionfi e riconoscimenti - in giro c'è anche qualche Cartman che ritiene che l'essere stato uno dei primi a non far mistero della propria inclinazione potrebbe aver persino favorito Britten presso le comunità intellettuali dell'epoca.
Credo che faremo un grande piacere a lui, in primo luogo, se ci sforziamo di vedere nelle sue opere il prodotto di un genio, molto prima che di un omossessuale.
Salutoni e grazie dei bellissimi spunti,
Mat