Caro Bagnolo,
andando per ordine... che il Grimes rappresenti un dualismo è fuori discussione.
E' un individuo contro una collettività.
E io partirei da questo.
Poiché tutta l'opera si fonda su questa dialettica (uno vs comunità) non ha molto senso per me chiedersi chi sia il protagonista.
Accordare al borough il titolo di protagonista annullerebbe la dialettica di base.
Se prevale uno degli interlocutori, non c'è più dialettica.
Si può dire lo stesso di altre opere imperniate sulla medesima contrapposizione.
Medea? Uno contro una collettività
Don Giovanni? Uno contro una collettività.
Falstaff? Uno contro una collettività.
Tutte opere strutturate sullo stesso motore drammaturgico del Peter Grimes!
E' giustissimo afermare che queste opere NON sono un "One man show": non ci presentano (come alcuni pensano) un grande protagonista e tanta intuile gentucola intorno a lui.
Tutte e quattro le opere, al contrario, ci presentato non uno, ma due personaggi principali: un individuo e una collettività.
I personaggi di Medea, Falstaff, Don Giovanni e (ovviamente) Grimes, non presentano interesse in quanto tali, ma nel rapporto dialettico con gli altri.
E' vero quindi che, in queste opere, la comunità non è contorno, ma "co-protagonista" : l'eroe del titolo, senza il suo avversario, non esisterebbe nemmeno.
Affermare però che il Borgo, da co-protagonista divenga addirittura protagonista del Peter Grimes (e questo perché le ultime incisioni sfoggiano grandi cori) mi sembra davvero eccessivo.
Sarebbe come dire che gli abitanti di Corinto sono i protagonisti di Medea o che le comari di Windsor le protagniste del Falstaff!
Ti faccio notare, inoltre, che se Britten e Slater avessero voluto fare del Borgo il vero protagonista, perchè mai cambiare il titolo del libro di Crabbe a cui si sono ispirati?
Il libro infatti si chiamava "The Borough"; loro 'hanno invece intitolato il loro libretto "Peter Grimes".
Strano contegno per gente che vorrebbe fare del Borgo il protagonista...
Cambiando argomento (ma solo apparentemente) ci si potrebbe interrogare sul perché esista questa frattura... Il Borgo da una parte e Grimes dall'altra.
Cosa ha prodotto questa voragine? Questo abisso di diversità.
Tu dici che Britten e Slater sono ambigui in merito...
Per la stessa ragione allora ambigue sono anche le cause che hanno prodotto la stessa voragine fra Medea e la civiltà greca, fra Falstaff e il villaggio di Windsor, fra Don Giovanni e la società del suo tempo.
Ma in realtà non sono ambigue, solo che gli autori non ci si soffermano sopra, perché ciò che interessa loro è altro: la voragine in sè!
E' la lotta in sè, il contrasto in sè, fra una comunità che mette la propria "appartenenza" al di sopra della propria "individualità", contro qualcuno che fa esattamente il contrario!
Poi che lo faccia volutamente, come sfida intellettuale (come Don Giovanni e forse Falstaff) o semplicemente perché "diverso" (come Medea o forse Peter Grimes) non importa.
Importa che lui, il protagonista, l'eroe, o persino il "maledetto", è ALTRO dal Borgo.
E da questa ALTERITA' (non dalla morte del mozzo) che nel Peter Grimes di Britten e Slater si scatena la drammaturgia.
Interrogarsi sulla "colpevolezza" di Grimes nei confronti del bambino è secondo me ozioso.
Scusate se mi ripeto, ma questa non è un'opera sui maltrattamenti ai minori, ma sulla guerra eterna fra una comunità e un isolato.
La guerra di Grimes col Borgo sarebbe rimasta tale anche senza alcun bambino morto: è la guerra di tutta la sua vita.
Balstrode (che è parte della comunità) lo capisce...
Il bambino morto non c'entra nulla! C'entra che Grimes non entra mai nel Pub, non va a messa, non vive in paese ma in una barca rovesciata vicino alla scogliera, non riesce a intavolare una conversazione che una sia!
Ce lo dice anche il coro finale: gridano forse, gli abitanti del villaggio, parole di cordoglio e di vendetta per il povero bambino scomparso?
Macché mai... le parole che ripetono sono "chi ci disprezza, noi lo distruggeremo".
Ecco perché non è poi così importante, per me, chiedersi se Grimes sia o non sia colpevole!
Perché, ripeto, il problema non è il bambino, la cui tragedia funge solo da casus belli.
Il problema è la diversità.
Lo dico scherzando, ovviamente, ma secondo me pensare che per Britten l'opera si risolva nell'interrogativo se Grimes "sia colpevole o no" a me pare un tipico atteggiamento da Borgo!
E' il problema che si pone Ellen (che infatti è un tipico prodotto della comunità)... Ma Britten... credo si ponesse ben altri problemi.
Insomma, nel Peter Grimes di Britten (come nel Don Giovanni, nella Medea, ecc...), il problema sta nella contrapposizione, che presuppone un'ALTERITA'
a monte, fra l'individuo e il gruppo.
Tutto questo se parliamo di Britten, di Slater e della loro opera.
Le cosa cambiano però se parliamo di Richard Jones e della sconvolgente, meravigliosa rilettura che ci ha proposto.
Devo dire che sono rimasto abbastanza colpito nel leggere, sulla stampa e su internet, come in tanti abbiano ritenuto la regia di Jones "rispettosa" del testo, non stravolgente.
Forse questo dipende dal fatto che Jones ha fama di scatenato rielaboratore di storie, e pertanto ci si aspettava che intervenisse drasticamente in senso narrativo.
Al contrario, egli ha lasciato le articolazioni della storia quasi tutte al loro posto, ma non per questo la sua lettura è stata davvero aderente.
Si può mantenere quasi inalterato il plot (come ha fatto) ma contemporaneamente stravolgerne il significato più profondo.
Se infatti Jones avesse seguito Britten (come fanno tutti i registi) avrebbe lavorato sull'ALTERITA' di Grimes, sulla sua diversità, sulla sua inconciliabilità "a monte" rispetto al Borgo.
E invece ha fatto il contrario:
- prima presentandoci un Grimes più normale del solito (niente capelli irti e spettinati, niente vestiti logori: anzi ben vestito, col capello biondo in ordine, le scarpe "timberland", la giacca di pelle),
- poi alludendo a una continuità fra lui e il mozzo (ugualmente emarginato dai ragazzi del paese)
- infine con quel contro-finale di puro genio, uno dei più sconvolgenti che abbia mai visto: Ellen che, con espressione d'orrore (la stessa che era stata di Grimes), si rende conto di essere diventata lei "il nuovo mostro".
Così facendo Jones ribalta completamente il fondamento stesso dell'opera di Britten.
Non esiste più l'ALTERITA'. Non è più contro Grimes (il diverso, l'individuo, l'eroe) che si accanisce il gruppo.
Ma è contro... uno qualsiasi!
Uno dei suoi figli, uno come un altro...
Il problema non sta più nella "diversità" di Grimes, nel suo essere ALTRO, nel suo essere fuori della società (come è in don giovanni, Medea, Falstaff e nello stesso Peter Grimes, QUELLO DI BRITTEN)... Il problema per Jones è che
è il gruppo stesso ad averlo "selezionato" per farne un mostro, come prima ha fatto per altri e come continuerà a fare dopo di lui (Ellen...).
In pratica, riprenedendo la felicissima sintesi di doncarlos, Il Borgo
ha bisogno di aver un colpevole e lo trova, o se lo crea.
Non si potrebbe dire meglio di così.
Però... Pietro...
questo non è in Britten!
In Britten il problema è quello dell'individuo che soccompe al processo di omologazione o distruzione che la comunità esercita sulla sua DIVERSITA'.
Mentre, il Grimes di Jones non è un diverso. E' solo l'eletto!
E' quello che la comunità, un bel giorno, ha deciso di sacrificare dal proprio seno, fra i propri stessi figli!
Esattamente come farà con Ellen...
Ed esattamente come si suppone abbia fatto con tantissimi altri Grimes prima del nostro (ai cui processi, possiamo supporre, avrà partecipato lo stesso Grimes - quando ancora era "integrato" - magari scuotendo a sua volta il capo sulle "accidental circumstances" decretate dal giudice).
Qui sì, Pietro, in questa sensazionale e sconvolgente regia, hai ragione ad afferm are che il "Borgo è protagonista".
Non è lo è Grimes, come non lo sarà Ellen.. Perché è il gruppo che li seleziona e li trasforma in diversi.
Qui sì.
Ma non in Britten!
C'è una differenza ENORME, anche per il pubblico, con questo tipo di lettura.
In un Grimes veramente tradizionale (cosa che quello di Jones non è) il pubblico si mette tutto dalla parte del diverso-vittima: ossia di Grimes, come si metterebbe dalla parte di Violetta!
E così siamo portati a credere che, in fondo, anche noi siamo individui, e vittime dell'incomprensione altrui.
Sapere che ci sono i buoni e i cattivi a questo mondo è sempre consolatorio.
Con Jones invece non possiamo: perché Grimes ed Ellen sono a loro volta parte della comunità (che a un certo punto li "elegge" come vittime).
E a noi tocca riconoscerci nell'unico personaggio rimasto in gioco: la comunità, della quale di volta in volta possiamo essere tanto le vittime quanto i carnefici.
Un po' meno consolatorio, direi...
Così almeno la vedo io.
salutoni,
Mat
PS: e scusate la scrittura arruffata e caotica. Ho buttato giù come veniva...