Un breve carrellata di Canti di Solweig, notissimo brano del Peer Gynt di Grieg.
Iniziamo con una curiosità.
Che c'entra la Galli Curci (in francese per giunta)?
Poco... e non si può dire che conferisca a questo brano un sapore particolare.
Inoltre all'epoca della registrazione era già entrata nella fase in cui l'intonazione era un po' un optional.
Ve la propongo lo stesso, perchè trovo che parliamo troppo poco di questa meravigliosa, raffinatissima artista.
E anche perché, comunque, io amo quella sua espressività fredda, distante, sofisticata, ma tinta di nostalgica.
Sempre tra le registrazioni antiche, vorrei suggerire una curiosità.
Erna Berger di cui di solito ci irrita la civetteria forzata da soubrette di era nazista.
Qui però, secondo me, offre una superba riuscita: trova infatti un equilibrio strano fra freddezza espressiva, da usignolo artico, e legato liquidissimo, strumentale.
Il risultato è importante, almeno per me.
Chi invece spreca l'occasione, secondo me, è la Netrebko, sempre troppo disposta a schiacciare il pedale dell'emotività, con legatoni cajkovskjani e rallentamenti sdolcinati. Non è cantato male, ma alla fine con lei si casca ancora una volta nella polpetta natalizia.
Poi però viene un'incisione estremamente poetica.
E' la giovane Flagstad, la cui canzone sarà anche forse un po' troppo pesante, ma mi pare talmente ispirata da far dimenticare i suoi Wagner in stile (per parafrasare Luca) "Brocca antica".
E' vero che in questo brano fatica un po' a reggere gli equilibrismi acuti e i melismi del ritornello, e tuttavia a me pare che finalmente faccia valere le sue migliori qualità: non la capacità espressiva e declamatoria dei grandi ruoli wagneriani (di cui non aveva la tecnica giusta), ma la vastità serena del legato, il colore freddo e immenso dei mari del Nord.
E per concludere una gemma (secondo me).
Un direttore di genio (Salonen) riesce strappare all'orchestra sonorità talmente rarefatte e marine da farci partecipi di quel che davvero Grieg voleva esprimere; ed arriva anche a ispirare una cantante che di solito è distante, piccola e poco fantasiosa, oltre che lontana da questo mondo.
Vocalmente Barbara Hendrics non ha niente di speciale da offrire, eppure, col supporto di Salonen, riesce a muove la sua vocetta aspra fra le volute della melodia, respirandone tutti i profumi, ma soprattutto senza mai strafare, senza appesantire, come galleggiandoci sopra.
Vi sorprenderò, ma è proprio questa la mia incisione preferita.
Ora attendo le vostre opinioni.
Salutoni,
Mat