..scusate se salto alla pagina precedente, ma ho letto questo 3d solo ieri..mannaggia al tempotiranno e alla mia sbadatagggggggine con settanta gggg
Milady scrisse:
ho ascoltato la Callas- Lady dal vivo non alla Scala, ma al teatro della mia città,- tradizione gloriosa , passato recente molto meno, al presente vige ogni giorno o quasi la ormai obsoleta regola: venerdì di magro ,come da precetto. Grazie all' "amicizia" del nonno con una violinista dell'orchestra, o una corista ,potevo ascoltare , insieme a lui, le prove delle opere in cartellone.
L'opera da debuttare era un'altra. Maria,infaticabile, in un intervallo tra una prova e l'altra, cantò ,per conto suo, tutta assorta,accompagnandosi al pianoforte, i tre brani che citato, per me allora sconosciuti: gli occhi immensi e mutevoli, le lunghe mani eteree e una voce che era l'incarnazione stessa del male. Poi si alzò goffamente, infagottata in una mise dai colori assortiti a casaccio - mancava qualche anno alla sciagurata cura dimagrante- chiuse di colpo il pianoforte, e cantilenò :Tittaaa !Tittaaa!.E Titta arrivò con una scatola di cioccolatini.
Nel frattempo gli altri intrepreti si erano momentaneamente allontanati , borbottando contro lo stakanovismo delle "greca" e la sua brutta voce.
La prima lettura di questo messaggio è stata traviata da una istintiva e profonda invidia (orrendo umano sentimento ma quello ho provato
).
Mi sono alzata, ho sbollito, e mi sono riseduta e ho riletto, sgombrata via la cataratta-invidia.
E ho riletto fermandomi ad ogni frase che hai scritto e di cui ti ringrazio, e tanto, per la condivisione qui.
Non so dove sia avvenuto tutto ciò, ma non è importante… le domande che mi ha suscitato e le risposte che provo a dare prescindono dal luogo-teatro dove ciò è accaduto.
Perché nel pieno delle prove in teatro dell’opera Z, la cantante sente il bisogno di isolarsi e di cantare “per sé…per le sue esigenze interpretative probabilmente” quei tre brani-ostacolo dell’opera Y? Per ricerca-suono da pescare-distillare in modo utile per l’opera da mettere in scena (qual era Lady? Lo ricordi?)?
Per testare il “riverbero di quel luogo” ( il riverbero riguarda il modo in cui i suoni si espandono in luoghi chiusi)?
La suggestione che suscita in me l’episodio è la consapevolezza che la voce umana (tale e quale a quella di uno strumento ad arco … es . violino), anche quella più preziosa/talentuosa, non è un barattolo pronto all’uso, un cliché da estrarre già confezionato.
La peculiarità di chi fa Arte (non solo chi applica al canto ovviamente) è proprio in quella “smania continua”, l’incapacità di accontentarsi (sedici cliché funzionali e quelli si usino all’occasion) ….perchè è proprio da quella smania-sfida continua che “intrappola” una ragazzina ignara (non avevi mai sentito prima quei tre brani). E’ quella ricerca di suono che fa la magia (ossia l’incontro tra suono-parola-intenzione)….
Come un certosino paziente instancabile ….ed è quella smania certosina che poi ha bisogno di esser “viziata” dal cioccolatino al volo di Titta (Meneghini grazi’assaie!).
Chi canta non ha il suono “pronto in tasca”..evidentemente per qualche esigenza di quel personaggio che doveva interpretare in quell’opera le occorreva “ri-appropriarsi” di qualche gancio sonoro che aveva messo a punto per lady Mac…o magari voleva rinfrescarsi la memoria “non cerebrale”, ma “vocale” su quale fosse il risultato-applicabile…..e per far questo ti rifugi in qualcosa che già possiedi, che hai già levigato e t’appartiene…..e lo ripeschi dal serbatoio per poter capire se s’adatta a quel che cerchi ora o meno…..come quando un pittore mescola due gradazioni-tinta per “recuperare” giusto quella ottimale che vuole.
E’ quella ricerca applicata che ha effetto-magnete sulla ragazzina-ignara, che possibilmente nulla sa né degli abissi in cui abita Lady né di cosa serva tecnicamente-vocalmente parlando né di cosa serva interpretativamente parlando. A voi non è mai capitato da bambini, di stare a fianco di qualche adulto al lavoro artigianale? Che fosse un falegname venuto a riparare il tavolo sghembo o la nonna-cuoca non importa e di incantarvi a seguire il tipo di lavoro-levigatura che precede il prodotto-finito? Già, elaborare qualcosa che prima non c’è e poi puffff si ottiene. Nel caso ascolto-opera puoi anche non sapere affatto che ciò che ottieni era solo “nascosto dentro…all’insaputa/sorpresa”
ed è il caso di fissarlo in memoria prima che se ne ritorni laggiù…
Poi lo so, mi si dirà che manca l’apporto suono-orchestra, manca la messainscena, l’abito (infagottata in multicolor casual..), il parrucco, il gesto, la luce-scena etc etc etc – solo che io senza l’incipit che sta là, in quel canto-suono, il resto non riesco a focalizzarlo di per sé, o meglio, non riesco a dargli autonomia d’importanza rispetto al canto-suono..Può darsi sia un limite che mi fa “perdere altri spunti-squarci”, per questo leggo-forum qui, proprio per integrare quegli spunti-squarci che non riesco a catturare
L’amo-cattura per captare la ragazzina ignara era forse tutto là, in quella
pescatrice di suono/comunicazione che se ne impipa dei mugugni-commenti di colleghi (che in quel momento scambiano le prove con una riunione d’impiegati d’ufficio/routine)… forse sarebbe stato meglio avessero approfittato dell’esempio, mettendosi ognuno nella condizione d’animo e poi pratica di “pescatore di suono”.
Altra cosa mi viene in mente: la tanto amata tecnica-vocale di belcanto è sì necessaria per quel repertorio, ma NON ESAURISCE il bagaglio indispensabile che permette d’ essere cantante in scena,come la sbarra per chi fa danza classica NON basta per essere danzatore in scena.
E’ il passepartout, ma il portone da aprire e quel che mostra non è contenuto in nessun compedio/applicazione tecnica (altrimenti sarebbe comodissimo programmare un bel robotino e via). E quel portone non è “fuori di noi”, ma ce lo portiamo appresso, dentro. Finchè non incrociamo un amo che lo fa riemergere e gli dà sostanza-suono.
Ecco mi sono persa e non ho tempo/modo di contribuire con le mie diaboliche macbette però in sintesi: su palco Ghena (vista Arena credo 82 o 83), nel suo caso video e dischi non riescono per me a rendere l’idea concreta del tipo di impatto/riempimento che aveva quella voce … lei cantava là davanti e io quel suono lo sentivo in stereofonia (come se provenisse alle spalle),una specie di vortice in cui ti senti “in mezzo-circondata/avvolta”..non è una questione di potenza-emissione o meglio non è solo quello.. non sono capace di scriverla quella sensazione mannaggia alle parole insufficienti..
in un posto all’aperto dove ho sentito altro e altri.. quella sensazione di costante stereofonia-open no, quella non m’è più ricapitato …. stessa cosa con la sua Turandot ..sempre arena….negli stessi anni (credo fosse 84 o 85..dovrei rifare mente locale..).
Su disco/cd io l’ho già scritto a prop. di Norma, ci sono dei suoni/impatto di Souliotis che mi trascinano da un’altra parte e poi se potessi un mix Gencer-Callas-Verret.
Su pianeta “Macbeth”, quello del 1847 io lo percepisco come un’opera-cantiere di Verdi che ha alcuni perni:
- il bisogno di misurarsi con un testo del maestro teatrale di ducentcinquant’anni prima (tentativo incompiuto ma ricercato anche con il Re Lear..e poi ripreso alla grande con le due ultime opere della maturità .Otello e Falstaff a mò di chiusura del cerchio..);
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- la scrittura canora/strumentale richiede preminentemente “la pancia-suono” , ma anche “la vett’aulica-suono”, lo scuro che domina e prende suono e il chiaro che riemerge come “espiazione post delitti”..e che si appropria della scena in conclusione-opera.
Quella scrittura è un continuo misurarsi/sperimentare per Verdi, seguendo nulla di già-fatto, un moto di ricerca di un proprio “linguaggio distintivo”. Non ricordo i nomi dei cantanti della prima rappresentazione, ma ricordo che li scelse per la preminente capacità scenico-attoriale rispetto alle qualità vocali/pulizia vocale ….come ad indicare che andava posto accento NON sulla bellezza-pulizia dei suoni-canto, ma sulla loro capacità/forza comunicativa dei motori-scena: la conquista e la tutela del potere , quando annulla le prerogative umane. Quello si suona-canta.
E se uno deve cantare sta roba, vuoi che si accomodi placido in terza fila vistamare, tanto quel che ho imparato/tecnica fa il vestito su misura già pronto? Pronto un piffero! Il canto non è pronto, è ricerca, è fissaggio, è cancellatura, è riscrittura, è incisione, è fluido. Mica prendi gli ingredienti, chiami il cuoco e t’accomodi a tavola, tanto il piatt’è servito…col cappero!
Lady M. … una voce più da diavolo che di donna, un’istigatrice famelica - una sorta di prozia(ma assolutamente umana) di Mefistofele che invece il tratto umano non sa dove sta, una femme-diable che però non s’esaurisce in questo (altrimenti basterebbe un vocione stentoreo-grave)…no, nella scena-sonnambulismo/premorte ci sono altri suoni e altre esigenze espressive , occorre vestire le agilità.
Quei suoni non sono “puliti-pronti”, non è sufficiente la sola tecnica …. e se si confeziona la propria vocalità per ottenere suoni puliti/costanti/esatti (buttando in fondo al sacco-suoni ciò che NON E’ pulito/esatto), proprio nei ruoli-confine-mix occorre un lavoro-recupero/ripresa di ciò che hai dovuto “pulire” in fase d’apprendimento-tecnica. E’ quella ricerca-mix a cui si deve essere disposti-rivolti.
Prima levighi e smussi, ma poi occorre riOccupare…..sennò che hai levigato a fffà?
Insomma è un doppio-binario: un primo binario comporta ciò che si impara tecnicamente (si impara l’impalcatura su cui muoversi ..per anni..) e un secondo binario comporta il continuo “recupero-integrazione” di ciò che appartiene alla propria vocalità-naturale (la pancia-suono). Non c’è un barattolo “già pronto”, ma quel barattolo va assemblato-smussato in modo che la tinta-suono estratta SIA ciò che il cantante intende esporre/offrire.
Ci sono numerosi personaggi d’opera che hanno più serbatoi da cui attingere, in termini caratterial-interpretativi e QUINDI VOCALI, proprio perché noi non abbiamo serbatoi a compartimento stagno, in cui l’uno esaurisce e occupa gli altri…ed è nei personaggi-contraddizione che bisogna ricorrere a tot serbatoi … volete alcuni esempi di personaggi-contraddizione che hanno tot serbatoi (vocali e interpretativi da mescolarsi ma COMPRESENTI?),sempre restando in casa Pepin? Leonora di Trovatore…Traviata…Elisabetta di DonCarlo..Amneris d’Aida… e mi fermo perché questo poker mi sembra più che sufficiente a far intendere quel che vorrei dire.
Mi scuso per la "lenzuolata" come chiamate qui gli interventi prolissi e al solito, spero che l'aver scritto "a saltelli" renda leggibile il contenuto