MatMarazzi ha scritto:Nel mio articolo sulle Isolde di Bayreuth ai tempi di Cosima (
http://www.operadisc.com/vis_tutto_backstage.php?idback=27) io constatavo la determinazione di Cosima nel non affidare mai Bruennhilde alle stesse interpreti di Isolde e viceversa.
Ed elogiavo questa scelta, contro a quella (ben più in voga, ancora oggi) di buttare tutti gli "hochdramatische" in un unico calderone: quello per cui Isolde e Bruennhilde (essendo i vertici "femminili" dell'operismo wagneriano) rappresentano entrambe l'inevitabile traguardo di ogni grande wagneriana che si rispetti.
Ancora oggi sostengo questa tesi, e continuo ad accumulare gli indizi in questo senso (fermo restando che nel mondo dell'arte ogni eccezione è possibile).
Io constato infatti (come Cosima) che le grandi bruennhildi raramente sono altrettanto grandi come Isolde.
Innanzitutto grazie, Matteo, di avere letto le cose che ho scritto.
Devo dire che - pur rinnovandoti il mio profondo disappunto per non aver proseguito quella linea di ragionamento sulle Isolde storiche a Bayreuth - in astratto mi avevi convinto.
Anch'io ero d'accordo nel considerare - per lo più - indispensabile separare le due linee esecutive, quella di Isolde e quella di Brunnhilde, e proprio per le stesse ragioni che avevi detto in quel bellissimo articolo e che hai ricordato oggi:
due percorsi di umanità diversi e anzi contrari
scrittura di Brunnhilde complessivamente più acuta rispetto a Isolde
difficoltà a reperire un'interprete che abbia la stessa pregnanza in entrambi gli ambiti esecutivi
rischio di genericità
In realtà - come tu stesso hai dovuto ammettere - a fronte di una Waltraud Meier, cantante che io stesso adoro e di cui parlerò nella prossima puntata, ci stanno un sacco di altre Artiste in cui si può trovare tutto: dalle Schnaut/Eaglen, che non interessano veramente nessuno, alle Nilsson/Jones che hanno fatto tutto (o quasi) ma hanno confermato il tuo punto di vista eccellendo soprattutto in uno dei filoni esecutivi, sino alle moderne Herlitzius/Stemme.
In questa conquista - chiamiamola così - che pre-esisteva alla Neue Bayreuth, ci sta un po' di tutto: l'ambizione delle cantanti, lo stimolo dei direttori, la passione del pubblico e, almeno a partire da Wieland (la cui personalità soverchiante ha sicuramente avuto un ruolo nei cantanti che gli sono venuti a contatto), anche i registi.
A ciò si aggiunga - spartito alla mano (lo fa vedere anche la Modl nella sua autobiografia) - che la parte di Brunnhilde è sicuramente più acuta delle altre da
Hochdramatische, ma verosimilmente non scomodissima se consideri che lei l'ha cantata coprendosi anche discretamente di gloria.
E poi c'è il dato di Furtwaengler, sul quale tu hai glissato e che invece io ti sottopongo da un po' di anni.
La mia domanda è: perché Furtwaengler esce dalla Flagstad e piomba sulla Brunnhilde della Modl?
La tua risposta è: perché è la wagneriana più importante del suo tempo.
Ma se la cronologia è esatta, la Modl debutta Brunnhilde a Bayreuth proprio nel 1953 solo pochissimi mesi prima: non sono un po' pochi per considerarla una Brunnhilde più attendibile del suo tempo?
Io però, come hai visto, proponevo un percorso diverso: la strada Kundry-->Isolde-->Brunnhilde, partendo da mezzosoprano.
Ora, a mia conoscenza questo percorso è stato fatto con pienezza di risultati solo da due Artiste: Martha Fuchs e Martha Modl.
La mia ipotesi è quella della conquista progressiva del ruolo più acuto partendo dalla relativa comodità d'estensione del ruolo più basso.
Non solo: ci potrebbe essere qualche peculiarità che rende più credibile la Brunnhilde di una... Kundry, che non la Kundry di una Brunnhilde.
Perché, a fronte di un'estensione acuta maggiore - e quindi, di una maggior teorica comodità - le Isolde della Varnay e della Nilsson non sono credibili mentre invece la ben più complessa Brunnhilde della Modl è una creatura così ricca e variegata? Bada, Matteo: stiamo parlando di tre fuoriclasse!
Dev'esserci qualcos'altro, non credi?
MatMarazzi ha scritto:
Anche drammaturgicamente è opposto il percorso delle due eroine.
Isolde parte da una condizione di ultra-umanità per trascenderla, e accedere all'assoluto (l'annientamento).
Bruennhilde compie un cammino opposto: da una condizione di astrazione (semi-divinità, pensiero di Wotan incarnato) conquista progressivamente l'umanità; e solo quando è diventata "umanissima" (come Isolde) può compiere lo stesso gesto di annullamento, di sacrificio cristiano, di rinuncia a sè.
In pratica se a un personaggio del Ring Isolde può essere accostato, questo è Sieglinde, non Bruennhilde.
Drammaturgicamente, ma anche psicologicamente e vocalmente.
Ecco.
In questo mi convinci completamente: nei due diversi percorsi di umanità. Isolde parte da un'umanità ferita e aggressiva e arriva alla trascendenza, Brunnhilde fa il percorso opposto.
Devo ammetterlo: questa è l'unico vero argomento che sento come obiezione al mio ragionamento
MatMarazzi ha scritto: Un'altra prova è il fatto che alcune delle maggiori Isolde del '900 non solo non cantarono mai Bruennhilde, ma non ne avrebbero nemmeno avuto i mezzi: Margaret Price ad esempio (solo in disco) o Jessye Norman (solo in concerto) o, più di recente, Waltraud Meier.
E' un caso che tutte e tre siano anche state Sieglindi meravigliose?
Penso di no, che non sia un caso.
Ma - a dire il vero - come Sieglinde mi convince solo la Meier: la Norman proprio no, né con Janowski - quand'era al top delle proprie possibilità - né tanto meno con Levine.
Delle tre, quella che mi convince a 360 gradi è la Meier; l'unica, per altro, a avere in repertorio anche Kundry.
Mi mancava invece la notizia della Sieglinde della Price
MatMarazzi ha scritto:Pensate a quante Isolde maiuscole abbiamo perso per questa (imho sbagliata) equazione con Bruennhilde!
Lotte Lehmann... che Isolde sarebbe stata? E la Crespin? E la Rysanek?
Nessuna di loro osò l'amante di Irlanda... e il loro timore risiedeva nella consapevolezza di non poter cantare Bruennhilde!
Questo è l'assurdo!
La Crespin, è vero, cantò Bruennhilde ma vi superò ampiamente i limiti della sua voce: osò solo quella della Walkiria, e praticamente solo in disco, ammettendo - nella sua biografia - di aver sempre rimpianto la parte di Sieglinde.
Anche alla Rysanek (da giovanissima) scappò una Bruennhilde della Walkira; se ne astenne subito e ritornò (per i trent'anni successivi) alla sua amata Sieglinde.
Ma Isolde no!
Strane scelte, forse dettate anche dai tempi e dalla presenza di alternative importanti.
Non dobbiamo dimenticare che negli anni della Crespin e della Rysanek stava finendo la Varnay e stava iniziando la Nilsson: chi avrebbe pensato di mettersi a confronto di un colosso del genere? Senza contare la Kuchta, la Lindholm sino alla Jones che sarebbe esplosa di lì a poco... Forse alle volte è anche questione di concorrenza, potenziale o reale che sia.
Questo, ovviamente, soprattutto per quanto riguarda Brunnhilde.
Su Isolde il discorso è differente, lo ammetto. C'era la possibilità di tentare, di provare, di sperimentare.
Considera, in Inghilterra, una cantante come Linda Esther Gray che incise la parte con Goodall; oggi ai più giovani è un nome che dice poco, ma era ben più che interessante.
E poi, ovviamente, c'era la Ligendza: lei aveva in repertorio sicuramente soprattutto Isolde - l'ha fatta dappertutto - ma anche Brunnhilde
MatMarazzi ha scritto:Alla mia tesi Pietro si ribella.
Infatti egli constata che la grandezza di Martha Moedl nelle varie scene dell'Olocausto è tale da lasciarci annichiliti.
Eppure la Moedl era nata per Isolde: mezzosopranile, dal declamato coraggiosissimo, con le parole rivelate fino all'impudicizia, l'umanità che esplodeva come un fiume da lei! Fu infatti l'Isolde di una generazione.
Eppure... il suo Olocausto è stratosferico!
Di conseguenza Pietro si domanda se non sia forse giusto attribuire (come, a parte Cosima, si è sempre fatto) anche la Walkiria a vocalità come la sua, grandiosamente centralizzanti, dai colori scuri e mezzosopranili, debordanti di umanità (e radicalizzate nel declamato).
Non è esatto dire che mi ribello.
Mi limito a leggere la Storia, riflettere e constatare: in fondo, è quello che faccio sempre.
Perché scegliere una Modl per Bayreuth?
Semplice: perché ti occorre una Kundry outstanding, e lei aveva fatto il botto con il suo debutto.
Va bene, sin qui nulla di strano.
Però l'anno dopo Karajan le fa fare Isolde: qui la scelta è un po' più audace, almeno se controlliamo le cronache e le registrazioni antecedenti, ma ci sta ancora abbastanza. E, se la ascolti - l'hai già sentita mille volte, ma magari è un po' che non l'ascolti più per cui consideralo un ripasso - ti rendi conto che l'impostazione è differente.
Bella forza, dirai: è Isolde, mica Kundry.
Vero.
Però questo ti rende ragione di come la Modl sapesse adattarsi in modo camaleontico a ogni esigenza pur rimanendo - in fondo - sempre se stessa.
Poi improvvisamente prima Wieland - con Keilberth, quindi con l'avallo di un musicista serio e rigoroso - poi Furtwaengler le fanno fare Brunnhilde.
Ora, possiamo pensare che a Bayreuth avessero voglia di sperimentare magari recuperando la traccia della Fuchs; che avessero bisogno di togliere ogni traccia di Mito in personaggi che avevano ispirato anche troppo il precedente odioso regime e che quindi l'umanizzazione fosse un percorso necessario; ma allora perché tenere nel cartellone parallelo anche la Varnay che - come Brunnhilde - della Modl è l'antitesi?
Ma, soprattutto - ripeto - come la mettiamo con Furtwaengler? Furtwaengler, musicista tradizionale, titanico, che tre anni prima ha allestito e registrato un Ring a Milano con un cast dello stesso tipo e la Flagstad, adesso si annette una come la Modl che, della Flagstad, è esattamente l'antitesi?!...
Poi addirittura Furtwaengler si spinge ancora più in là e le fa registrare addirittura Leonore!
E per di più si prepara a entrare in sala di registrazione per incidere tutto il Ring, ancora una volta con Frantz e Suthaus - la tradizione! - e la Modl come Brunnhilde!
Secondo te l'avrebbe fatto con la convinzione di impiccare la sua Brunnhilde in
Siegfried? Oppure, come la stessa Modl - e, in fondo, anche modestamente come il sottoscritto - con l'idea che, nonostante qualche fatica, la scrittura delle tre Brunnhildi non fosse un azzardo eccessivo per la sua seconda Musa? E che, soprattutto, l'umanizzazione inversa fosse un percorso tutto sommato più che accettabile in un contesto che si stava arricchendo di influenze teatrali non solo di area operistica (mi riferisco soprattutto a Ibsen)...
E' soprattutto l'avallo di Furtwaengler che mi dà maggiormente la misura della liceità - di più: della pertinenza - di un'operazione del genere.
Questo non vuol dire rinnegare Cosima: in fondo, l'estensione della
Hochdramatische a tutti i grandi ruoli era già in atto da anni ed era un portato inevitabile per Artiste curiose che "volevano provarci".
Ma Cosima secondo me non sbagliava, e se sento la Varnay (tanto per citare un'Artista che adoro) che prova a fare Isolde e Kundry, mi viene da darle ragione incondizionatamente.
Ma se hai una Modl come quella del 1953, hai il dovere di provarci!
MatMarazzi ha scritto:1) è giusto sottovalutare il fatto che la scrittura in Walkiria e Siegfried (ma anche del primo duetto del Crepuscolo e dell'indiavolato terzetto della vendetta) sono invece tanto acute? Tali da mettere alla frusta la Moedl come tante altre Isoldi?
2) la Moedl in fondo non si è letteralmente devastata a forza di cantare Bruennhilde? NOn è già avvertibile (nel solo 55) uno stato vocale infinitamente più critico rispetto a soli due anni prima? Non è questo un segno che la parte non sia ideale per una vocalità come la sua?
3) Come si spiega, al contrario, che una Waltraut Meier - mezzosoprano - continui a tenere in repertorio una favolosa Sieglinde e una favolosa Isolde ben oltre i cinquant'anni? O che il più bel Liebestod mai inciso (quello della Normann) sia dovuto a una cantante che - celebre Sieglinde - non avrebbe mai potuto nemmeno sognare gli slanci di Bruennhilde?
Provo a darti le mie risposte, senza pretendere di aver ragione:
1) Secondo me non sono così acute; a parte, ovviamente, il duettone del Siegfried che è anche la parte meno adatta per la psicologia della Modl. E ci metto anche il duetto iniziale del Crepuscolo
2)
Infinitamente più critico non direi; un po' sì, hai ragione. Che sia stata Brunnhilde a metterla in crisi è possibile, ma non ci scommetterei: può darsi piuttosto, come lei stessa ammette, che abbia osato un po' più del dovuto con parti come Elektra che avrebbe dovuto accuratamente evitare. Fatto sta che il ritorno ai ruoli da mezzosoprano non ha coinciso con un miglioramento della vocalità; anzi, se consideri la sua Amme e la sua Kostelnicka...
3) La Meier e la Norman sono autentiche fuoriclasse; più la prima - quanto meno nel repertorio wagneriano - che la seconda. La Meier è probabilmente l'ultima custode del dettato di Cosima.
Che dirti? Sono scelte che partono dalla consapevolezza dei propri mezzi.
Forse anche la Altmeyer avrebbe dovuto fermarsi a Sieglinde; nondimeno, ha inciso una Brunnhilde ben più che interessante.
Forse anche la Stemme si sarebbe dovuta fermare alla sua sconvolgente Isolde; nondimeno, ha fatto anche Brunnhilde - a mio parere non allo stesso livello - e sta preparando Kundry.
Forse quelli della Modl erano anni più pionieristici, trattandosi di quelli della riapertura di Bayreuth.
Forse lei era matta e ha trovato sulla sua strada un regista e tre-quattro direttori più matti di lei.
Chi può dirlo?
Lavoriamoci su! Se non lo facciamo noi, non lo fa nessuno!