Il baritono verdiano oggi

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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Leporello » lun 05 mar 2012, 11:13

In tutta onestà, dopo aver letto l'intervento di Matteo (il primo), ho pensato che dovremmo assegnare la palma di baritono verdiano per eccellenza nella seconda metà del '900 a Tito Gobbi, che, è vero, si incaponiva a cantare da baritono ma indiscutibilmente possedeva caratteristiche vocali da tenore...
Me ne farò una ragione... ma a parte il Rigoletto (con la regia di C. Gallone), non credo abbia molto da dire nei ruoli verdiani
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda MatMarazzi » lun 05 mar 2012, 17:53

Leporello ha scritto:In tutta onestà, dopo aver letto l'intervento di Matteo (il primo), ho pensato che dovremmo assegnare la palma di baritono verdiano per eccellenza nella seconda metà del '900 a Tito Gobbi, che, è vero, si incaponiva a cantare da baritono ma indiscutibilmente possedeva caratteristiche vocali da tenore...
Me ne farò una ragione... ma a parte il Rigoletto (con la regia di C. Gallone), non credo abbia molto da dire nei ruoli verdiani


Be' :) a me pare, Lep, tu abbia tratto conseguenze inesatte da date premesse, onde contestare le premesse stesse! :)
Prima di affermare che Gobbi sia stato il più grande interprete Verdiano, infatti, conviene verificare tutti i passaggi.

1) estensione tenorile.
Questo, se proprio vogliamo essere precisi, può valere per il Gobbi degli anni 40, quello giovane giovane del film di Rigoletto del 1946 (che guarda caso anche tu citi come unica performance convincente in Verdi). ;) Il Gobbi degli anni 50, a forza di pestare sui centri per assomigliare ai baritononi "verdiani" tradizionali, perse completamente gli acuti e dello slancio tenorile non gli rimase nulla. Le incisioni degli anni '40 invece attestano una notevole predisposizione vocale per Verdi... vocale, ma non tecnica!
E qui arriviamo al secondo passaggio discutibile del sillogismo.

2) formazione tecnica belcantistica.
Mettendo in evidenza la filiazione col baritenore pre-romantico avevo sottolineato il legame anche tecnico con quel mondo, ossia una base belcantistica necessaria a valorizzare linea, ritmo, dinamica, fraseggio propri dei vasti cantabili che Verdi dedica ai suoi baritoni.
Tutto questo è completamente precluso a Gobbi (sia giovane, sia vecchio). La sua tecnica, se mai, è molto vicina a quella dei declamatori.
Laondepercui non può essere, in astratto, un interprete verdiano di riferimento

3) Un'interpretazione non si limita all'avere le note giuste.
Auspicare il ritorno a una certa tipologia vocale per certi ruoli non è garanzia di "riuscita", né in un senso, né nell'altro. C'è anche l'aspetto musicale, quello espressivo, poetico, psicologico (quel che tu chiami "l'aver qualche cosa da dire").
Io sto parlando di giusta vocalità; ma averla non garantisce la compresenza di tutti quegli altri elementi che fanno un'interpretazione!
Certo... è un buon punto di partenza!
L'abbiamo detto miriadi di volte, ma è sempre bello ripeterlo.
Sarebbe come se tu dicessi:
1) volete il tenore acuto e romantico per Otello?
2) Pavarotti é acuto e romantico!
3) Pavarotti non è un grande Otello!
Indi... non vanno bene per Otello i tenori acuti e romantici... :)
Il fatto che Pavarotti non abbia le caratteristiche musicali ed espressive per essere un buon Otello, non toglie che vocalmente e tecnicamente fosse più vicino al ruolo di un Vinay (il quale invece era grandioso musicalmente e interpretativamente).

Comunque per tornare al Gobbi giovanissimo (e quindi effettivamente più tenorile dei soliti baritoni verdiani) senti come nel 1942 "girava" meglio - falsettacci a parte - in Verdi, rispetto agli anni '50.
E' talmente a suo agio nella tessitura "acutissima" del sogno che può sfacciatamente aprire come un canzonettista...


Possiamo odiarlo quanto ci pare, ma con questo "colore" Jago sembra rinascere!

Un altro cantante accusato di essere un tenore travestito da baritono era Fischer Dieskau.
Vero... infatti è proprio per questo che il suo Rigoletto, ad esempio, funziona merivigliosamente...
Certo, lui rispetto a Gobbi aveva anche una spaventosa consapevolezza teatrale e una tecnica (colorista) sorprendentemente "giusta" per il canto verdiano...
Tutti conosceranno questo brano ma ve lo metto lo stesso...

Al minuto 06.00 troverete il più vero, rivelatorio, sconvolgente, definitivo "piangi fanciulla" che si sia mai sentito.



Certo... non è solo merito del fatto che effettivamente Dieskau sembra un tenore, che a questa altezza, invece di strozzarsi come tutti, è talmente a suo agio che sembra parlare... è anche merito della sua musicalità, della direzione di Kubelik, della Scotto, ecc... ecc....
Però anche la natura tenorile del baritono ha la sua ragione! :)

Salutoni,
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Alberich » lun 05 mar 2012, 18:06

Concordo molto con il discorso di Matteo -che lui ovviamente estremizza troppo :twisted: .
I baritononi turgidi cozzano violentemente con Verdi, e non ho mai capito come mai il "vero colore verdiano" debba essere quello di Titta Ruffo (secondo me dotato di una voce nata col verismo, ) e non quella di Galeffi, chiara, agile, con acuti puliti. Per restare al passato remoto, ovviamente.

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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda MatMarazzi » lun 05 mar 2012, 18:22

Alberich ha scritto:Concordo molto con il discorso di Matteo -che lui ovviamente estremizza troppo :twisted: .


:)
Ok, ok... estremizzo! ;)
Però se tu avessi detto nel giugno del 49 che ti sarebbe piaciuto sentire una Lucia o una Sonnambula con la voce di una Turandot/Kundry avrebbero detto che estremizzavi anche tu!
Poi è venuta la Callas e a nessuno è più sembrato un estremismo! :D

I baritononi turgidi cozzano violentemente con Verdi, e non ho mai capito come mai il "vero colore verdiano" debba essere quello di Titta Ruffo (secondo me dotato di una voce nata col verismo, ) e non quella di Galeffi, chiara, agile, con acuti puliti.


Non a caso Galeffi, che in tutti i casi va annoverato tra i più convincenti verdiani del '900 (benché come al solito sia troppo aristocratico e manierato - Renato è un creolo, che fa il gioco sporco al posto del suo amato Conte), ha un baricentro quasi tenorile, verificabile non solo dalla facilità degli acuti, ma anche dai gravi non propriamente sontuosi.
Lui, come già battistini, fu talora accusato di essere troppo tenorile, mentre è proprio ciò che lo rende "migliore" degli altri.
Se ci limitiamo al "colore" vocale, io trovo molto più vero il suo Renato non solo rispetto a Ruffo, ma anche a rispetto a Schlussnus e Amato.

Begli ascolti comunque.
Grazie e salutoni,
Mat
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda pbagnoli » lun 05 mar 2012, 18:26

Ecco: quel Gobbi di quel particolare momento è lo Jago che desidererei sempre sentire.
Il problema è che per lo più abbiamo ascoltato l'altro...

DFD è eccezionale: un Rigoletto ancora oggi paradigmatico (grazie anche alla meravigliosa direzione di Kubelik)
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Alberich » lun 05 mar 2012, 18:32

Caro Matt, mi sono espresso in modo molto contorto, mi rendo conto...ma intendevo esattamente quello che hai detto tu :wink:
Tra Galeffi e Ruffo, in Verdi, c'è un abisso -secondo me- tutto a favore di Galeffi. Ovviamente parlo di note, tecnica e "colore". Nel mio piccolo, è proprio ascoltando Galeffi che avevo aperto gli occhi (si parla di tanti anni fa) sulla natura vera del baritono verdiano.

Ciao!

p.s. vai a Firenze per qualche spettacolo quest'anno? Io faccio Cavaliere con Denoke, concerto di Ono e Barbablù con Goerne (sono molto curioso di sentirlo cantare opera...)
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda MatMarazzi » lun 05 mar 2012, 18:45

Alberich ha scritto:Caro Matt, mi sono espresso in modo molto contorto, mi rendo conto...ma intendevo esattamente quello che hai detto tu :wink:


Ma no... ti eri espresso benissimo! Infatti avevo capito e concordato! :)

Tra Galeffi e Ruffo, in Verdi, c'è un abisso -secondo me- tutto a favore di Galeffi. Ovviamente parlo di note, tecnica e "colore". Nel mio piccolo, è proprio ascoltando Galeffi che avevo aperto gli occhi (si parla di tanti anni fa) sulla natura vera del baritono verdiano.


Assolutamente d'accordo.
Ruffo, per me, è un genio! Uno dei pochi "geni" fra i cantanti italiani del '900.
Però in Verdi è vittima (e in certo senso anche correo) dell'impostura del baritono anti-verdiano.
Rispetto a molti suoi colleghi, se non altro, lui la gioventù e la ribellione cosmica la sapeva esprimere.
Non di meno, come hai detto, sentire un colore più chiaro e una vocazione più tenorile (come in Galeffi) aiuta ad aprire gli occhi su cosa dovrebbero essere questi personaggi.

vai a Firenze per qualche spettacolo quest'anno? Io faccio Cavaliere con Denoke, concerto di Ono e Barbablù con Goerne (sono molto curioso di sentirlo cantare opera...)

Dopo l'incubo del Makropoulos (ultimo di tanti incubi) ho deciso che Mehta non mi frega più. Io soldi per lui non ne spendo più.
Per fortuna la Denoke l'ho già vista come Marescialla a Dresda... è gigantesca e meriterebbe la gita solo lei.
Invece andrò di corsa al Barbablu diretto da Ozawa. Anche a me Goerne interessa molto in questo ruolo (altro personaggio che è dura togliere ai bassoni apocalittici... speriamo in lui).
Tu in che giorno ci vai? Io devo ancora decidere... Dai, troviamoci! E magari potrebbe venire anche qualche amico forense.

Salutoni,
Mat
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda elvino » mar 06 mar 2012, 22:42

Scusate sarà off topic ma che meraviglia da orgasmo :p è quel duetto dal Rigoletto con quei due mostri e con quel direttore......SUBLIME A DIR POCO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Ebestignani » gio 08 mar 2012, 0:06

Devo una piccola replica al nostro grande Matt ( non sapevo fossi di Tresigallo,che ricordo indelebilmente dall'Airone di Bassani. Edgardo Limentani sarebbe un bel ruolo baritonale,tra parentesi....)
Ossia,io non sono neanche certa di ricordarmi bene,ma il primo Manrico dovrebbe essere stato il mio concittadino Baucarde',lo stesso del Poliuto,uno che pero' poteva permettersi anche Puritani e Pirata e non ebbe quindi difficolta' a improvvisare il do della Pira.
Ma se non sbaglio il Conte era Giovanni Maria Guicciardi,uno spretato emiliano che nasceva come baritono donizettiano,baritono fino a un certo punto visto che cantava Riccardo Forth e soprattutto l'Alfonso della Lucrezia,non quello della Favorita. Cosi',ad occhio e croce,nel 1853 il primo Conte fu uno di voce non esattamente chiarissima. Verdi voleva proprio Mirate,e non Baucarde' che non amava affatto: mentre Guicciardi se lo era scelto proprio da solo ( e nel 53 poteva ormai permetterselo) e anzi aveva aggiunto proprio all'ultimo il "Balen" all'opera,convinto di fargli un favore (il baritono non gradiva,e invece il pubblico romano chiese il bis dell'aria).
Non so se questo possa essere un dato importante,ma quanto meno dimostra che nella sua mente doveva esserci l'idea di un cantante che si distinguesse dal tenore,da un punto di vista timbrico,in maniera netta.
Poi,la faccenda del Conte ventenne. Suppongo tu ti riferisca ai "tre lustri" che separavano la scena attuale dalla scomparsa del principino e di cui proprio il Conte parla quando interroga Azucena.
Pero' siamo giusti,io credo che se lo sia inventato Cammarano - che secondo me era capace di tutto- per motivi metrici.
Se no qualcuno mi dovrebbe spiegare come fa un quindicenne ad avere un passato non recentissimo di frequentatore di tornei cavallereschi ( lo dice Leonora all'inizio) poi di luogotenente di principi e capo di schiere di soldati,tra una passeggiatina e l'altra negli accampamenti gitani. Se il conte deve essere un baritenore,dovra' esserlo per l'amorosita' di alcune parti ( che poi sono il recitativo iniziale "Tace la notte" e l'aria,quindi stop,anzi e' per il resto aspro e ferrigno)e non per la sua eta' da noi idealizzata.By the way Leonora,amante del sopraddetto Manrico,dovrebbe essere appena pervenuta dall'eta' pediatrica,e le due arie non dovrebbero cantarle la Gencer o la Caballe',ma Toti dalMonte vecchia,Cecilia Bartoli o il pastorello della Tosca :twisted: Per il resto ,storicamente Carlo V ha vent'anni,e' vero,e forse anche l'altro Carlo. E i grandi baritoni di eta' matura,con quelle grandi frasi capaci di far colare a picco qualunque cantante,chi ce li porta in scena?
Inoltre credo che il baritonone di cui tutti mal parlate sia un portato gia' dell'eta' del ferro: diciamo da Benvenuto Franci in
poi,quindi dagli anni 40,via Bechi,Gobbi,Guelfi,Bastianini ecc.ecc. Titta Ruffo,che indubbiamente era un baritonone come peso specifico,secondo me occupa un posto tutto suo nello scenario dell'opera,non e' catalogabile ne' classificabile. E' un fenomeno vocale e basta: una delle cose piu' belle che ho letto di Celletti si riferisce al "suono che aveva una specie di energia interna squassante": ma certo,se si discute lui e non si discutono i coloristi moderni americani,vuol dire che qualche conto non ritorna. Io uno come Ruffo,ditemi quello che vi pare,andrei a sentirlo sulla Luna,se cantasse li'.
Dicevo,se sentite i baritoni fino agli anni 30,italiani e tedeschi, il baritonone non lo trovate. Qualcuno ha una voce un pochino piu' scura dell'altro (Amato e' piu' dark di Galeffi,ma non di molto: e gli altri si assomigliano tutti) ma il timbro di fondo e' quasi tenorile,hanno un uso perfetto della mezzavoce e un controllo perfetto del suono,De Luca come Stracciari,il grandissimo Danise come Galeffi e Basiola. Su Youtube di questi esistono tutte le esecuzioni dell'Eri tu ( che forse in assoluto e' l'aria piu' difficile di tutte quelle verdiane,io sto a quello che diceva Bechi a cena dai miei) e se le sentite senza sapere fate fatica a distinguere l'esecutore: eseguono tutti,anche Schlusnus che pero' canta in tedesco,in maniera da poter essere studiati come esempio da un giovane che studi da baritono. Se questo oggi non ci basta piu' ( e parlo di accento nobile,di mezza voce vera, di emozioni espresse coi pp e coi f ma solo col canto e non col grido o il falsetto,con risoluzioni folgoranti da aprte di tutti sui fa diesis e sui sol) la loro grandezza dovremmo riconoscerla lo stesso: se vogliamo dirla fino in fondo,rispetto a quella odierna che possono rappresentare Hampson Guelfi e Keenlyside,la grandezza di una civilta' vocale assolutamente superiore.Proprio come diceva Pugliese nel suo saggio su Schipa.
E poi,Matt,mica ci sono stati solo loro,certo. Il Macbeth di Hampson fa scomparire quelli di Taddei e Macneil? e magari quello di Warren? Io di buono gli riconosco solo un bel suono gradevole nei centri e la capacita' di sviscerare la frase ( e anche li' e' una pallida imitazione,come del resto in Wolf o in Schubert,di DFD: ma anche se qualche mezzavoce di DFD puo' assomigliare al falsetto,lui lega,suona,canta insomma ) e a dirla tutta ,la bravura nel vendere a questo prezzo la sua povera merce. Non so se qualcuno di voi lo abbia ascoltato in una vecchia produzione di Macbeth di fine anni 90,forse prima ( quindi a voce presumo integra), o in un Trovatore con Alagna e mi pare Pappano del 2002,o nei Masnadieri prima e nella Tosca poi a Zurigo. Appunto: e' un cantante intelligente.
Io ultimamente,vedete un po' voi come gira la ruota,ho rivalutato persino il povero Milnes.Eccome. Fatti certi paragoni,un vero underrated : come linea di canto,come dizione italiana,come ottava superiore. Dovremmo deciderci a riparlarne,un giorno o l'altro.
Bacioni canadesi.Ma dimenticavo una cosa,e lo spartito del Trovatore qua non ce l'ho.Io ricordo un "dolcissimo" sul sol del Balen,il pp no,qualcuno lo sa con certezza? Lo so che il dolcissimo non significa certo mf,ma quel pp mi sembrerebbe alquanto sadico,se per la prima si era scelto un baritoncione.

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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Alberich » gio 08 mar 2012, 4:06

Ebestignani ha scritto: Io uno come Ruffo,ditemi quello che vi pare,andrei a sentirlo sulla Luna,se cantasse li'.

Cara Maria Chiara, è tarda l'ora e magari risponderò domani con calma. Ma vorrei solo tranquillizzarti: anche io andrei a sentirlo ovunque.
Spero che non ti sfugga che qui si fa un discorso che prescinde dal valore relativo dei cantanti di cui si scrive: si parla delle caratteristiche vocali di certi personaggi. Vickers, per dire, aveva caratteristiche vocali molto inadatte a tante parti che ha cantato, ma non di meno ha cantato quelle parti meravigliosamente.
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Ebestignani » gio 08 mar 2012, 12:12

Alberich,per carita'.Non mi riferivo al tuo intervento,ne' a nessuno in particolare,era una mia enfasi.Sono cresciuta in casa con questa voce che mi spaccava i timpani (i toscani sono campanilisti) e in piu' da noi era ospite quasi fisso il Gino Bechi,che la foto di Titta Ruffo la teneva sopra al letto come la Madonna della Seggiola.
Mi ricordo che quando gli sentivo cantare "Lo vedremo veglio audace" dell'Ernani,da bimba piccola,equivocando, pensavo: per forza che si sveglia con queste cannonate. :lol:
Sulla sua propensione verista,peraltro,sono d'accordissimo.Ma era un fenomeno assoluto.
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda MatMarazzi » gio 08 mar 2012, 15:48

Carissima Maria Chiara,
purtroppo sono in ufficio stritolato dalle cose da fare (e stasera sono fuori) per cui non posso rispondere con la dovuta calma ai tuoi argomenti.
Mi riprometto di farlo in tutta tranquillità nei prossimi giorni.
Però di fronte alla serie di illazioni che ci esibisci :), a una davvero non posso stare zitto. Per cui butto giù qualche riga lo stesso.

Ebestignani ha scritto: Poi,la faccenda del Conte ventenne. Suppongo tu ti riferisca ai "tre lustri" che separavano la scena attuale dalla scomparsa del principino e di cui proprio il Conte parla quando interroga Azucena.
Pero' siamo giusti,io credo che se lo sia inventato Cammarano - che secondo me era capace di tutto- per motivi metrici.


E il bello è che scrivi pure "siamo giusti" :)
E ti pare essere giusti pretendere che un librettista del livello di CAmmarano (senza contare il silenzio/assenso del revisore, Badare, e dello stesso Verdi, che pure cambiava quel che voleva e che in questo caso cambiò moltissimo) abbia scritto "tre lustri" solo per questioni metriche, sperando evidentemente che il pubblico capisse che in verità egli intendeva almeno "cinque o sei lustri"?

Mettiamo che tu sia una librettista. Decidi di creare un personaggio per lo meno quarantenne...
Ovviamente hai a cuore che il pubblico lo capisca... e cosa fai?
Gli fai parlare della sua infanzia come di 15 anni prima! :lol: :lol: :lol: :lol:
Uno che si comportasse così, Maria Chiara, solleverebbe dubbi non solo in quanto drammaturgo, ma anche in quanto persona di buon senso!
Se Cammarano (tanto per accontentare gli amanti di Warren) avesse deciso di invecchiare di almeno vent'anni il vero Conte di Luna, non ci sarebbe nulla da obbiettare... ma quel che tu sostieni è che, invece di farci capire l'età che secondo lui il personaggio dovrebbe avere, egli ci squaderni un dato anagrafico tanto netto quanto incoerente (e che nessuno gli aveva richiesto... )... sperando che il pubblico (e Verdi...) pensassero... "sì, ok, ha detto 15 anni, ma in realtà ne intende 20 o 30... è solo una questione metrica!" :)

Solo io trovo che tutto questo sia poco credibile? :)

Chiediamo comunque aiuto alla Storia.
Ok è vero... il librettisti non sono tenuti ad essere schiavi del dato storico e spesso non lo fanno
Non di meno è una vicenda storica quella che che Gutierrez e Cammarano ci raccontano, con coordinate spazio-temporali inconfutabili; se non altro la storia la conoscevano bene e ben sapevano qual'era l'età dei loro personaggi.
Bene, la Storia ci dimostra che, se "abuso" c'è stato, fu -lievemente- di segno opposto.
Infatti all'epoca dell'insurrezione di Urgel, durante la quale si svolge la nostra vicenda (1413), il Conte di Luna (per la precisione Federico de Luna, figlio di Martino il Giovane) aveva appena 13 anni (e il suo fratellastro Garcia o Martino, morto in giovanissima età, era di cinque anni più giovane).

Federico de Luna, il nostro Conte, era cresciuto nella convinzione di ereditare il trono d'aragona e di sicilia, essendo nipote diretto (figlio del figlio) di Martino il Vecchio, ultimo sovrano di Aragona.
Purtroppo per lui era nato illegittimo (al contrario legittimo sarebbe stato il fratellino, nato da un successivo matrimonio del padre con la celebre Bianca di Navarra).
La morte "In culla" del piccolo Garcia è quindi tornata utile (da qui forse l'idea di Gutierrez), rendendo di fatto unico erede il più grandicello "bastardo".
Occorreva però formalizzare la sua "legittimità", cosa tentata per ben due volte ma regolarmente fallita a causa della morte prima del padre (Martino il giovane), poi del nonno.
Così, dopo l'Interregno causato dal caos dinastico (risolto col famoso Compromesso di Caspe), il nostro ragazzo de Luna dovette accontentarsi di diventare vassallo dei nuovi Re di Aragona, che furono Ferdinando I (il "prence" a cui si fa riferimento nel IV atto) e sua moglie Eleonora d'Albuquerque (la "regal donna" di cui parla Ines), di cui Leonora è dama di compagnia. Tutto ciò avveniva nel 1412: De Luna aveva allora dodici anni.

Un altro pretendente al trono deluso, e con ragione, fu Giacomo II di Urgel (presso le cui truppe si arruolò, nella vicenda di Gutierrez, il giovanissimo Manrico) il quale nel 1413 si armò contro i nuovi sovrani dell'Aragona rivendicando i suoi diritti.
Vari vassalli si schierarono contro l'insorto, tra cui - ovviamente - il nostro benedetto De Luna, all'epoca tredicenne.

Ricapitolando;
1) Gutierrez e Cammarano (e Badare e Verdi) non sono degli sciocchi. Conoscono la Storia e se decidono di modificarla lo fanno in modo coerente e consapevole, non per ragioni metriche.
2) Se Gutierrez forza il dato storico è semmai "aumentando" leggermente l'età dei personaggi, giusto per renderli capaci di intendere e di volere: praticamente invecchia di un 5-6 anni sia il conte, sia suo fratello, avendo però cura di lasciare entrambi in una fase di primissima gioventù.
La specificazione dei "tre lustri" ad opera di Cammarano (non corretta da Badare, né da Verdi) non è affatto né sbagliata, né gratuita: è una chiara presa di posizione rispoetto agli informati di Storia ("sì lo so che sarebbero solo 8 anni, ma io dico 15 perché voglio che i "miei" personaggi siano quasi-uomini, e non già bambini come in realtà sarebbero).
3) la giovanissima età di De Luna è comunque sottolineata nel libretto anche dai moti impulsivi, passionali, strafottenti, scalpitanti, irosi e persino scandalosi del personaggio!
La sua insolenza nell' "abusare quel potere che pieno in lui commise il prence" si spiega con la convinzione - da poco delusa - di essere l'erede di Spagna, convinzione che - come abbiamo detto - era stata da poco contraddetta dal compromesso di Caspe.
E' ridotto a vassallo, ok, ma mantiene i modi spavaldi e irruenti di chi, con la bocca ancora sporca di latte, è stato cresciuto nella convinzione di diventare re.

Certo... se il problema è quello di negare a qualsiasi costo che Bechi e i nostri cari, vecchi "baritononi-verdiani-di-una-volta-che-oggi-non-ci-sono-più" ci hanno propinato per decenni un'impostura drammaturgica (poi parleremo anche dell'impostura tecnico-musicale) allora ok! :) Mi va bene... Perché no?
Possiamo anche affermare che il Conte di Luna ha cinquant'anni, che Cammarano lo sapeva benissimo (e scrive "tre lustri" solo per far tornare un verso), che Verdi voleva un bel vocione quasi da basso(per questo gli chiese di sussurrare un sol acuto ...e, suvvia, non stiamo a cavillare su dolcissimo e pianissimo... andiamo! :)) e che sulla Luna (quella nel cielo) ci sono gli omini verdi.
:) Ma non credo che tutto questo ci aiuti a capire cosa sia veramente il baritono verdiano... che era la ragione del nostro discutere.


A proposito... Baucardé non ha assolutamente eseguito il do della pira! Alcuni dicono sia stato Tamberlick, successivamente, nella prima a Londra, ma lui sicuramente no.

SAluti e un abbraccione a tutti gli appassionati d'opera canadesi! :)
Mat
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Leporello » gio 08 mar 2012, 21:26

Solo per aggiungere del condimento all'insalata.

Il conte di Luna, quando parla con la zingara e pronunzia la fatidica frase: "tre lustri" sta parlando del tempo che è intercorso da quando suo fratello è stato rapito.
le parole precise sono queste:

Rammenteresti / un fanciul, prole di conti, / involato al suo castello, / son tre lustri, e tratto quivi?


A rigore, il fanciullo rapito (che mi sa tanto di stevensiana memoria) dovrebbe avere 15 anni.... ma non sappiamo quanto scarto d'anni ci sia fra i due fratelli... certo: se è dai cinque in giù, il conto-e si aggira intorno ai venti o poco meno :lol:

Ecco, solo questo..... come mi piacciono queste discussioni! : Chessygrin :

Gaetano T.
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Enrico » gio 08 mar 2012, 21:47

Le "ragioni metriche" non mi convincono: se Cammarano avesse voluto scrivere "sei lustri" nella metrica non sarebbe cambiato niente.

"Son tre lustri e tratto quivi"
è un ottonario,
"son sei lustri e tratto quivi"
è anche un ottonario.

"Sei" è da considerare un'unica sillaba, come in "sei tu dal ciel disceso".

Anzi avrebbe anche potuto dire: "Son vent'anni"; "Son trent'anni"; "Son molti anni"; "Già è gran tempo": invece era poprio "quindici anni" che metricamente non poteva starci, e per dire quindici bisognava per forza dire tre lustri.

Potremmo però dire che probabilmente i quindicenni e i ventenni del '400 apparivano un po' più adulti rispetto ai quindicenni-ventenni di oggi. Ma il baritono con la voce da vecchio ruggente proprio non va. Non vi dico quanto mi sembrò insopportabile Leo Nucci in teatro già vent'anni fa, proprio per la totale assenza di gioventù: invece ho apprezzato tantissimo il baritono Marzio Giossi in una recente recita a Nichelino perché per la prima volta ho potuto vedere e sentire un conte appassionato e fascinoso, giovane d'aspetto e di voce (non so quanti anni abbia Giossi: qualche anno fa, in un Rigoletto, l'avevano truccato da vecchio come Tito Gobbi nel film!).

Qui non si tratta di confrontare nomi famosi o meno famosi: la questione è capire se c'è un modo corretto e uno meno corretto di interpretare certi personaggi, a partire dalla voce alla quale vengono affidati: e non si tratta solo di personaggi verdiani, perché il baritonone ruggente e vibrante nel '900 ha invaso molti campi che non gli appartenevano!

E per fortuna qui parliamo solo di baritoni, così non dobbiamo affrontare, sempre nel Trovatore, la questione di Leonora diventata anche lei troppe volte sopranone matronale e monumentale, con la conseguenza che Azucena diventa quasi sempre vecchia e strega: e invece non è strega e non è nemmeno vecchia, secondo me può avere poco più di trent'anni, visto che il bimbo bruciato sembrerebbe essere il suo primo e unico figlio: è anche vero però che ancora nel '900, in un romanzo di Cronin, ho trovato una donna di 40 anni indicata come "la vecchia".
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Chuck » sab 10 mar 2012, 13:28

Tempo fa incuriosito dalla Leonora della Kermes avevo scaricato il Trovatore diretto da Hofstetter, un'incisione non del tutto convincente con alcune luci e molte ombre ma con molti spunti interessanti. Un Trovatore in miniatura, lunare davvero, originalissimo. Nel caso il Conte è affidato al baritono Miljenko Turk, voce chiarissima (direi francamente tenorile per timbro) duttile e morbida ed il risultato è spiazzante, in senso positivo intendo. Qualcuno conosce la registrazione in questione? Io la sto riascoltando a spizzichi e bocconi compatibilmente con lo scarsissimo tempo libero che ho a disposizione e tutto sommato non mi dispiace. Certo non tutti i solisti spiccano per personalità e a molti fa difetto quello scavo della frase, quel senso della parola che in Verdi è secondo me fondamentale, anzi molti si trovano in serio imbarazzo con la lingua italiana (parole inventate, pronuncia fantasiosa ecc) ma se non altro si tratta di una chiave di lettura nuova. Che ne dite?

Un saluto
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