VGobbi ha scritto:Quel "Der Rosenkavalier" me lo vidi tutto su Sky Classica ... e Thielemann lo trovai, usando la citazione di Maugham, splendidamente cioccolatinoso. Sara' che forse sono troppo goloso?
Vedi Vit, nessuno, ma proprio nessuno, né su OD né altrove penso si azzardi a mettere in dubbio la bravura di Thielemann sotto il profilo tecnico. E' uno dei musicisti più dotati della nostra scena. L'ho sentito più volte alle prese con orchestre non blasonate e i risultati erano elettrizzanti.
Il punto è un altro. Sotto il profilo interpretativo mi sembra un direttore -mi riferisco al suo Strauss e al suo Wagner- ancorato a un passato che, scientificamente, ha deciso di difendere. Inoltre mi sembra, in questi ultimi anni, sempre più superficiale, legato a un sinfonismo di facile presa che però lo porta, non so come dire, a pattinare sulla partitura in maniera meravigliosa senza però scavarci dentro. Non so, forse sono io che voglio a tutti i costi essere sorpreso (e anche sbugiardato
), ma quando ascolto lo Strauss e il Wagner di Thielemann so sempre cosa sta per succedere. E dopo un po' mi annoio.
Se trasformassi le sue registrazioni da digitali e stereofoniche in analogiche e monaurali, se ci sovrapponessi un po' di fruscio e qualche clic-clac stile vinile, scommetti che... lo scambieresti per qualche maestrone tedesco del primo dopoguerra?
In questo Rosenkavalier poi ha raggiunto livelli di "gelo" a mio sentire del tutto sottodimensionati rispetto alla fama di cui è aureolato. Perfino Luisi (che è bravo, ma non un fuoriclasse) nel Rosenkavalier "suona" più asciutto, mosso e inventivo.
Prendi ad esempio i valzer di cui l'opera è piena. Com'è noto Strauss venne accusato di anacronismo dai soliti precisini. Dal loro punto di vista avevano ragione. Il valzer fu istituzionalizzato oltre mezzo secolo dopo la Vienna teresiana; all'epoca c'era solo gavotte e minuetti e il valzer (ancora allo stato embrionale) lo ballavano solo i paesani e i contadini.
La domanda è questa. Perchè Strauss allora ha optato per il valzer? Perchè voleva fare una cartolina turistica Vienna-Valzer? Perchè di cognome faceva come quell'altro? Perchè non era capace di scrivere gavotte e minuetti?
Il valzer per Strauss ha una ragione drammaturgica precisa. Per tutta l'opera fotografa (salvo pochi casi) il momento in cui l'ordine, la forma, il decoro viene ristabilito. Quando parte il valzer tutti sembrano tornare al loro posto, le emozioni si placano e gli animi si calmano; tolta l'ultima, orgiastica esplosione nel terz'atto (è l'ultimo valzer che sentiamo) che coincide con l'uscita di Ochs. Qui il valzer non "calma" nulla ma viene snaturato in un maelestrom orchestrale con corni che barriscono e ottoni all'impazzata.
Nel resto dell'opera, invece, il valzer rappresenta l'ufficialità, il "riprendere padronanza di se stessi".
Questo, nel Rosenkavalier, è chiarissimo fin dall'inizio.
Il primo valzer che sentiamo è quello celebre della colazione. Non a caso parte in orchestra proprio quando la Marescialla dice "ogni cosa a suo tempo". I bollori della notte sono passati. Ancora più chiaro dopo, quando la Marescialla e Oktavian si scambiano i nomignoli di fronte alla cioccolata. Il valzer è trascinante, sempre più veloce... ma vi siete chiesti che tema è?
Guardacaso proprio quello che avevamo ascoltato nel primo minuto dell'opera dopo il bipolarismo del tema di Oktavian (corni) e quello della Marescialla (archi): un tema che fotografa in maniera esatta il raggiungimento di un orgasmo durante un rapporto sessuale. Ebbene, fateci caso, questo tema viene "valzerizzato" da Strauss e perde tutto il suo furore erotico per diventare un civettuolo ed elegante scambio di complimenti. Ma sottopelle, sembra dirci Strauss, il fuoco rimane, eccome!
Ecco, prova a sentire Bernstein (lasciamo i due Kleiber nell'empireo) o anche, non dico il primo, ma anche il secondo Karajan (per inciso così bistrattato per il suo sinfonismo anche dai paldini di Thielemann
). Ti accorgi che il ritmo del valzer è come crepitante, monta a spirale, ti immagini quasi che dopo lo scambio di svenevolezze i due buttino la cioccolata su tappeto e ricomincino a... divertirsi.
In Thieleman niente. E' un valzer e basta, diretto bene, molto in stile concerto di capodanno, con i rallentamenti che fanno anche le orchestrine al Prater...ma nient'altro.
Così la penso io.
Ciò non toglie che l'esecuzione, nel suo complesso, sia di ottimo livello.
Passo a:
Chuck ha scritto:Da poco ho acquistato la ristampa dell'incisione di Bernstein (in CD) e devo ammettere che mi ha conquistato. Una lettura diametralmente opposta alla poetica di Karajan e di Kleiber quella del direttore americano in cui violente esplosioni di energia (mai ho sentito un'introduzione al primo atto così esplicitamente passionale) si risolvono in improvvisi abbandoni a quella malinconia che pervade l'opera dall'inizio alla fine.
Cosa ti posso dire? La penso come te. Il Rosenkavalier di Bernstein è quello più esplosivo, sorprendente, sanguigno, movimentato di tutta la discografia. Anche nell'eccesso Bernstein riesce sempre a controllare il materiale che ha sottomano. Per me il momento che più mi travolge è l'inizio del II atto prima della presentazione della rosa. Nessuno, nemmeno il Kleiber di Monaco, riesce a catapultare fuori dalle casse un energia e una teatralità così travolgente. I rallentandi sulle ultime fanfare di Rofrano (non scritti, ma chissenefrega!) ti fanno letteralmente saltare sulla poltrona.
In certi momenti eccede, è vero, come quando monta una specie di arrivo di Wotan quando la Marescialla teme il ritorno anticipato del marito... però il passaggio al maggiore in "Quiquin es ist ein besuch", cosi trattenuto e burlesco è ulteriormente evidenziato dal contrasto.
Purtroppo è l'edizione più tagliata della storia e, come dice Mat, ha un buco notevole nella protagonista. Mi dispiace, ma la Ludwig è, per me, quanto di più generico la discografia conservi in zona Marschallin.
Passo a Tuc
Tucidide ha scritto:Capitolo cantanti: sulla Fleming sono d'accordo nel dire che non è una delle sue Marescialle migliori, ma non ne farei una questione tecnica "assoluta": la Fleming del 2010 semplicemente non ha più un registro centro-grave sufficientemente corposo e timbrato da scolpirci i recitativi più insidiosi. Ci sono però testimonianze dal vivo di altre sue Marescialle molto migliori (penso ad esempio a quello del 1997 a Parigi), e in quel caso, chissà perché, di problemi tecnici non se ne sentono.
Non so dirti, perchè io le altre Marescialle della Flemig non lo è sentite. Però mi interessa puntualizzare che non ne faccio un discorso di registro centro-grave.
E soprattutto non parlo di recitativi perchè tutta la parte altro non è che un continuo recitativo/arioso/declamato. A me pare che la Fleming non riesca proprio (per impostazione vocale) a lavorare di cesello sulle parole, a riempirle di significato, a colorarle... insomma a "recitarle-cantando". Ci sono punti (quando parla della lettera) in cui l'articolazione è fondamentale. Il tempo cambia da binario a ternario ogni battuta. Permetti, la Fleming farfuglia, sembra che accenni.
Voglio dire, se non sei perfettamente in grado di far passare ogni più remota sillaba della parte, e meglio che Marie Therese la lasci alle altre.
Non è nemmeno una parte così faticosa nè così risolutiva per una carriera.
La perfetta articolazione delle parole era (se ti leggi l'epistolario) un tormentone per Hoffmanstahl e Strauss. Il Rosenkavalier non è nè un'opera nè un dramma musicale, ma una commedia in musica. Anzi, a voler essere precisi "commedia PER musica". Il testo era così importante che Strauss e Hoffmanstahl decisere che in locandina, anzichè il solito "Titolo-musica di Richard Strauss-parole di Hugo von Hoffmanstahl" fosse scritto "Der Rosenkavalier -commedia per musica di Hugo von Hofmanstahl - musica di Richard Strauss".
La parola è quindi basilare. Non a caso nei grandi monologhi Strauss svuota l'orchestra (addirittura rimane il quartetto d'archi e due legni) proprio per permettere che tutto venga capito e assimilato.
Inoltre mi sembra che la divona sia un po' banale nel tratteggio del personaggio.
Addirittura imparagonabile, non dico alle icone, ma anche ai santini che l'hanno preceduta. Perfino un cantante modesta come la Schwanenmills la sorpassa in eloquenza (non in avvenza).
Come ho scritto da qualche altra parte la Marescialla è un ruolo totemico. E' il primo personaggio d'opera davvero "moderno". Non tanto per i temi che affronta quanto per come li affronta. Senza gli esclamativi, le iperboli, gli accenti bigger-than-life che solitamente associamo al teatro d'opera.
Nella prosa alcune donne di Ibsen e Strindberg avevano già dato il "voltone". Nell'opera no. La prima è la Marescialla.
Lei è il punto nodale della poetica di Haffmanstahl tutta imperniata sul concetto della fedeltà. Anzi sulla domanda che nasce di fronte a un bivio eistenziale. Rimanere fedeli al proprio mondo (pur sapendo che è destinato a finire e voi a finire con lui, vivendone le pericolose chine discendenti), oppure buttarsi nella vita, viverla con entusiasmo abbracciando il nuovo pur sapendo che il nuovo significa lo stesso morire. In Arianna -che è poi la sorella maggiore della Marescialla- il problema è identico. Rimenere fedeli a un mondo che ti ha abbandonato (Theseus) oppure abbandonarsi a Bacco, mentendo a se stesse, in un gioco infinito di maschere (Carsen a Monaco, geniale!) pur sapendo che questi è la morte. Hai presente il "signore del nero vascello"? Essere come Zerbinetta, inconsapevoli e felici (per lei Arianna è solo una donna che passa da un'amante all'altro-lo dice!) oppure consapevoli?
Ora non pretendo (nè saprei come) che questo venga fuori da un personaggio, ma vorrei che una cantante che affronti la Marescialla almeno mi dia l'impressione di essersi posta il problema.
Altrimenti abbiamo una MILF che decide di farsi un minorenne in tempesta ormonale per dimostrare che -se piaci ai diciottenni- allora non sei poi così da buttare via.
Mi sbaglierò, ma questo mi ha trasmesso la Fleming. Una bella signora che è stata a letto con un ragazzo, punto e basta.
Per me la Marescialla è tutta testa. Non si è fatta Oktavian per libidine o pedofilia (ricordiamoci che se fosse alla rovescia biasimeremmo il Maresciallo, così come facciamo con Ochs il quale, con Mariandel, a conti fanti non riesce nella stessa cosa cose in cui invece è riuscita la cugina e l'oggetto del contendere è lo stesso!
).
Marie-Therese ha perso la voglia di vivere; e spera che l'entusiasmo, la gioventù, l'affrontare gioiosamente il futuro siano contagiosi. Spera che Oktavian possa passargli una briciola della sua luce. Le basterebbe quello per andare incontro al signore del nero vascello con coraggio.
E invece niente.
Per me la scena più straziante dell'opera è proprio all'inizio.
Quando, dopo una notte di passione, lei si accorge che... non è servito a niente. Arriva la luce, la colazione, i domestici e tutto è come prima. Marie-Therese non è in grado di raccontarsi balle. Non riesce a vivere la vita nell'attimo. Ormai ha scelto. Non riesce a uccidere la consapevolezza.
Questo capisce Marie-Therese nel preciso istante in cui Oktavian apre bocca. E lo capisce subito. E questo per me è il nodo più straziante dell'opera. Più del fermare gli orologini, della neve del tempo che fu (citazione geniale di Hoffmanstahl da Villon), dei confronti con Sophie e delle "Alte Marschallin".
Capisci perchè, quando mi vedo la Fleming e la Koch che si mandano i baciotti col soffio, che bevono la cioccolata con lei che le fa la faccia golosa, che si tirano i cuscini... beh, mi girano le scatole. Così come quando leggo -da parte della Ludwig- che la Marescialla ha una vocazione materna nei confronti di Oktavian. Ma dove? Ma siamo fuori dal mondo?
Inoltre la Fleming in alcuni punti tira via la parte.
Hai presente la frase "Philosophier Er nicht, Herr Schatz!"?
Qui, nella prima parte Strauss usa le note più gravi di tutta la tessitura del ruolo. Perchè? Guarda un po' proprio quelle che userà la Marescialla quando, nel monologo, sarà lei a filosofeggiare. E' un momento per me magico. Per un attimo cade la maschera e vediamo la malinconia che attanaglia la Marescialla. Ma dura un attimo, due battute. Poi, su "Herr Schatz!" (Signor tesoro - usa il lei con intenti parodistici) Strauss ci mette una notina su Herr, un'acciaccatura, che qualunque soprano dovrebbe dannarsi l'anima per caricarla di significato. E la Schwarzkopf lo fa. E anche la Jones. E anche la Crespin. Meno la Reining ma lo fa.
Con la Fleming, solo un broncetto e poi un sorriso da gattina.
Ora basta ho lenzuolato anche troppo.
WSM