Baden Baden - Thielemann - Blu-RaySotto l'albero ho trovato questo fiammante Blu-Ray della Decca.
Siamo in tempo di feste e quindi Babbo Natale avrà pensato che un Rosenkavalier ipercalorico potesse essere la scelta giusta.
Mi è bastato ascoltare l'attacco dell'opera per capire che Thielemann mi avrebbe regalato oltre tre ore del suo solito Strauss cioccolatinoso, come il ripieno dei Lindor al latte, tutto turgori, cremosità e calorie. Bello, intendiamoci, in alcuni punti bellissimo. Basta intendersi su che significato dare a questa parola. Personalmente mi sono annoiato dopo dieci minuti e l'orchestra non l'ascoltavo più se non in qualche, telefonatissimo, effetto speciale che comunque ho sentito anche da parte di direttori meno quotati di lui.
Sinceramente mi chiedo da che cosa derivi questa venerazione planetaria nei confronti di questo Strauss così elefantiaco, ipertrofico, lentissimo, a volte anche un po' spappolato (presentazione della rosa al limite della rottura) e, alla fine della fiera, monocorde. Venerazione condivisa anche da cervelli e orecchie finissime. Mah, forse sono io che non colgo quello che c'è da cogliere.
Delusione anche sul fronte Marescialla. Mi dispiace per il Flemingolo romagnolo, ma questa volta mi sono irritato. L'apertura dell'opera è disarmante. Non solo la Fleming non sa bene cosa fare scenicamente (si muove impacciata, si sveglia da una notte di bagordi pettinata e orecchinata come se dovesse andare a un veglione chic, ride con aria un po' ebete alle chiacchiere di Oktavian e fa il broncetto quando l'orchestra passa in minore) ma anche vocalmente si trova a mal partito. Secondo il verbo marazziano la soluzione dell'enigma è chiara: non puoi affrontare questa parte esclusivamente con un'impostazione vocalistica . Infatti ritmicamente è in difficoltà, le frasi più veloci (quando le sillabe devono arrivare chiarissime) sono farfugliate, e quando si apre un'oasi lirica, dove può espandersi senza problemi, sembra risorgere. E però bellissima, elegante e, fisicamente, perfettamente centrata nel ruolo. Però non mi ha dato niente, se non quella generica mestizia da Desperate Houswife e, nel finale primo, quegli occhioni teneri da Puss in boots hanno aggiunto calorie a calorie.
Vicino a lei un Oktavian di basso profilo. Sophie Koch è volonterosa nel sottolineare tutte le virgole della parte, esegue tutte le note con precisione, ma -complice l'allestimento- trasforma Rofrano in un clown da filodrammatica (come Mariandel è insopportabile, quasi quanto la Kasarova di Zurigo), tra l'altro è più bassa di tutti, perfino della già bassissima Damrau. In questo concordo con la Lehmann. Per fare Oktavian devi avere anche il fisico giusto.
La Damrau risulta la migliore in campo. Spettacolare nella presentazione della rosa (quei fiatoni così giganti non li sentivo dai tempi, se non della Schumann, della Stich-Randall), musicalissima, perfettamente a suo agio nell'articolazione delle sillabe. Anche lei però rientra nei solito cliché Sophie biricchina (leggi smorfie, occhiate viperine, broncetti e boccucce)e... anche qui giù di calorie.
Hawlatha un Ochs macchietta.
Delusioni profonde anche sul fronte tenore italiano. Kaufmann è semplicemente inascoltabile. Forzato, ingolato, duro, poco squillante. Capirete con che fatica scrivo queste cose. Ma l'onestà mi impone di dirlo.
L'allestimento è quello ripreso (da morto) di Wernicke. E' un allestimento che ha fatto il giro del mondo e magari, dal vivo e al tempo del debutto, poteva avere un suo perchè. Qui, (ma forse è anche uno spettacolo difficile da riprendere in video) mi ha lasciato indifferente tolti alcuni momenti molti belli sotto il profilo estetico, di quelli che ti fanno dire "che meraviglia, sembra un quadro!"
(ci mancherebbe, Wernicke nasce come scenografo).
Di regia neanche parlarne.
Vi basti assistere al troiaio che gli assistenti di Wenicke hanno montato nella camera della marescialla al suo risveglio.
Gente che va e che viene, cuochi che portano animali morti, fogli che volano, tutti che si siedono e si spintonano e cascano sul letto d'amore della signora e di Quinquin, il notaio che dice la esse e sputa nell'occhio di Ochs, Kaufmann che, come ogni buon tenore italiano (secondo loro) si mangia un bel piattone fumante di spaghetti (nella camera da letto di una delle più grandi personalità dell'upperclass viennese dell'epoca
) e poi canta la seconda parte dell'aria...
Nel finale arriva anche una carrozza e la Fleming sembra Anna Karenina. La carrozza arriva dopo un terzetto ben cantato e soprattutto tenuto da Thielemann con tempi così lenti, ma così lenti, da mettere a serio rischio anche un mantice umano come la Damrau.
Caro Babbo Natale, ci hai provato. E ti ringrazio. Mi dipiace però dirti che, Rosenkavalier per Rosenkavalier, ho apprezzato di più quello che un tuo collega più anziano mi recapitò in un remoto Natale di molti anni fa. Era un vhs "tarocco" che gli elfi avevano copiato in casa di un amico più ricco, che poteva permettersi gli originali. Dirigeva Kleiber. A Monaco.
Per voi operadiscomani non c'è bisogno che aggiunga altro perchè lo conoscete a memoria.
Buone feste a tutti.
WSM