Don Giovanni (Mozart)

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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda MatMarazzi » gio 08 dic 2011, 21:38

Raffaele ha scritto:Ciao a tutti,
Il continuo gioco sui punti di vista (spettatore,scena,regia...) mi ha fatto venire in mente la meravigliosa e insuperata scena del bagno in Suspiria...


Bentornato fra noi, Raffaele! :)
Se avrai la pazienza di leggere la sbrodolata logorroica (piena di errori ortografici) che ho appena postato, vedrai che io la penso esattamente come te.
E grazie per le brillantissime considerazioni (e per aver ricordato - molto opportunamente per altro - Suspiria).

Salutoni,
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda capriccio » gio 08 dic 2011, 22:07

Ho il sospetto che Matteo non abbia capito nulla dello spettacolo e lo debba ancora metabolizzare!
D'accordissimo su tutto con Bagnoli, ma ribadisco che la lettura di Baremboim per me è stata notevole in piena sintonia coi cantanti, perfettamente guidati da Carsen, con un lavoro su di essi come sempre perfetto, e con il regista stesso. Lentezza nella concertazione? mah, non mi sono mai annoiato, a bocca aperta dall'inizio alla fine!
Carsen aveva promesso un'omaggio alla Scala:lo ha fatto utilizzando il "mito" anzi 2 "miti", Don Giovanni e il teatro alla Scala stesso, che si intrecciano continuamente, ribadendo che il mito teatrale stesso(don giovanni) e il teatro (alla Scala) inteso come mito NON moriranno mai!E lo fa chiaramente vedere in apertura,durante l'overture, nell'eccezionale prima scena del sipario strappato, a metà con Don Giovanni spettatore,smaliziato e potente(ha tutti in pugno!), del bellissimo concertato a 6 voci(grandissimo Barenboim!) e alla fine coi protagonisti, che, vivendo e agendo proprio in funzione della esistenza e presenza continua di don giovanni,scendono negli inferi, con DG, che risorge e torna di nuovo mito assoluto!
Per me questa è la geniale idea di fondo di Carsen, senza, naturalmente, escludere riverberi sul nostro mondo e società attuale, nella sua perfetta introspezione psicologica dei vari protagonisti-marionette e, comunque, sempre DG-Dipendenti! E' Teatro allo stato puro, grande Teatro e grandissimo Amore per il Teatro!!
Cordialmente. Cap.
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Re: LA VERITA' E LA' FUORI

Messaggioda pbagnoli » gio 08 dic 2011, 22:28

MatMarazzi ha scritto:Impossibile non comprendere, fin dalle prime immagini, dove Carsen ricollochi la vicenda del suo Don Giovanni.

Bellissimo saggio, Matteo.
Devo dire, mi hai commosso e colpito.
E, nello stesso tempo (concedimelo!...), mi hai confermato che non ero andato tanto lontano nella comprensione quando affermavo che i personaggi esistono in funzione di Giovanni, che è quello che detta le regole del gioco.
Personalmente mi ero attaccato all'idea che non ci fosse nessuna morale da difendere e non avevo considerato l'idea dell'esperienza teatrale che tu hai così magistralmente sviscerato. E' anche per questo che i personaggi si "vestono" di teatro (il rosso dei tendaggi e dei velluti).
Hai ragione tu: è Carsen il vero protagonista di questa inaugurazione
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: LA VERITA' E LA' FUORI

Messaggioda MatMarazzi » gio 08 dic 2011, 22:37

pbagnoli ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Impossibile non comprendere, fin dalle prime immagini, dove Carsen ricollochi la vicenda del suo Don Giovanni.

Bellissimo saggio, Matteo.
Devo dire, mi hai commosso e colpito.
E, nello stesso tempo (concedimelo!...), mi hai confermato che non ero andato tanto lontano nella comprensione quando affermavo che i personaggi esistono in funzione di Giovanni, che è quello che detta le regole del gioco.
Personalmente mi ero attaccato all'idea che non ci fosse nessuna morale da difendere e non avevo considerato l'idea dell'esperienza teatrale che tu hai così magistralmente sviscerato. E' anche per questo che i personaggi si "vestono" di teatro (il rosso dei tendaggi e dei velluti).
Hai ragione tu: è Carsen il vero protagonista di questa inaugurazione


Be' Pietro, grazie mille!
Comunque in effetti io non avevo detto che le nostre letture fossero così divergenti. Solo che mi sembrava che la centralità di questa produzione andasse ricercata in quella "spaccatura" del teatro (quella linea di confine, quella trincea se preferisci) sulla quale realtà e finzione si combattono.
E soprattutto mi faceva specie che nessuno avesse messo in evidenza quella che a me è parsa la vera zampata del regista geniale: ossia l'aver usato noi, il pubblico, come deuteragonista di Mattei. Averci resi attori e spettatori insieme, averci costretti a guardare noi stessi mentre recitiamo a lato del protagonista.

Spero che il dibattito prosegua. C'è molto da dire su questo storico allestimento.
E tu hai ragione nel dire che, fra tutti i 7 dicembre dell'era Lissner, questo è quello che maggiormente lascerà il segno.
Grande Carsen!

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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda VGobbi » gio 08 dic 2011, 23:43

Il Don Giovanni non l'ho ancora visto, ma l'ho registrato.

Solo una domanda, di pura curiosita'. Si puo' ritenere storica una produzione, a fronte di una perfomance vocale decadente? La mia domanda e' d'interesse generale, non mi riferisco assolutamente allo spettacolo scaligero andato in scena ieri, anche in virtu' di commenti assai contrastanti sulle prove dei vari cantanti.

Quanto al saggio di Marazzi, beh ... non e' nuovo e si sa che ogni suo post danno sempre ennesimi spunti d'interesse (ho intanto colto l'occasione di guardarmi direttamente su Youtube il Wozzeck integrale del grandissimo Blankenheim e la Jurinac, prendendo proprio spunto da una sua fugace impressione proprio sul baritono tedesco). Ma ripeto, non e' l'unico ... tutti ma proprio tutti dicono cose interessantissime per poter allargare le proprie conoscenze.

Per questo ve ne sono ampiamente grato.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Enrico » ven 09 dic 2011, 2:05

Se per "capire" uno spettacolo devo leggere le spiegazioni il giorno dopo, secondo me significa che lo spettacolo non comunica nel modo giusto. D'altra parte ho l'impressione che molti, esaltandolo o stroncandolo, stiano vedendo in questo spettacolo di Carsen tutto o nulla secondo l'estro del momento.

Di personaggi che entrano ed escono dal palco e dalla realtà è pieno il teatro dai tempi di Aristofane fino ai cartoni animati di Paperino, ma non capisco perché per realizzare l'ennesima commistione di teatro e realtà si debba usare la storia di Da Ponte nella quale tutto questo secondo me non è previsto: né mi pare che la musica di Mozart voglia esprimere il dramma del contrasto tra vita teatrale e vita reale (a questo punto se la parte musicale ci è sembrata poco legata a quella visiva la colpa non sarà più del pesantissimo Barenboim, ma di Carsen!).

Vedendo questo Don Giovanni in televisione mi sono divertito per una parte del primo atto, ma notando presto che alcuni effetti "sorprendenti" in realtà erano facilmente prevedibili e dopo un po' ho avuto anche io l'impressione che ci fosse molto di riciclato e di già visto.

Divertente sì in parte, anche leggero e brillante per un po' , ma molto superficiale e, soprattutto nel secondo atto, noioso: forse anche perché i cantanti, ognuno con i propri mezzi vocali e fisici, buoni o cattivi, sembravano veramente abbandonati a se stessi e facevano tutto ciò che fanno sempre i personaggi del Don Giovanni nei grandi teatri importanti o nei piccoli teatrini di provincia, solo che lo facevano in veste moderna e con lo sfondo delle scene/non scene dei siparietti che andavano e venivano, con un risultato complessivo di grande freddezza (forse perché erano anche preoccupati della resa vocale - alcuni sembravano un po' tesi, affaticati, forse per lo sforzo di star dietro alle sonorità e ai tempi di Barenboim; forse perché ingabbiati nella rigidità di un teorema schematico e geometrico che non permetteva loro di esprimere molto se non i soliti stereotipi o che, se anche può avere un elemento di riflessione e di verità, non può reggersi come unico motivo di interesse per tre ore di spettacolo).

Naturalmente si tratta di uno spettacolo per la Scala interessante e moderatamente (o meglio: apparentemente) provocatore nel contesto di una "prima", superiore sicuramente a tanti inutili allestimenti degli ultimi anni: ma non mi ha detto molto, non mi ha sorpreso né sconvolto, e sostanzialmente mi ha deluso anche se, come già avevo detto, non mi aspettvo nulla di particolarmente nuovo: ma se non c'è più nulla di nuovo da dire nel Don Giovanni, la realizzazione proposta da Carsen mi sembra una facile via di fuga, un comodo espediente per evitare un vero confronto con la musica e con i personaggi di Mozart e Da Ponte.
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda MatMarazzi » ven 09 dic 2011, 11:09

Vedi Enrico,
come ho già detto nessuno è tenuto a trovare bello per forza uno spettacolo (in questo caso di Carsen).
Io conosco gente che ha trovato orrendo quello di Guth - che invece a te è piaciuto - usando quasi i tuoi stessi argomenti contro Carsen...

né mi pare che la musica di Mozart voglia esprimere il dramma del contrasto tra vita teatrale e vita reale


In tanti, vedendo il DG di Guth hanno appunto osservato che "far soccombere Don Giovanni all'inizio dell'opera e trasformare la sua storia in una lunga preparazione alla morte vuol dire calpestare tutto il significato del testo di Da Ponte".
E ancora...
"Se non c'è più niente da dire sul Don Giovanni, stravolgerne la vicenda teatrale è un comodo espediente: che il signor Guht si scriva lui una vicenda, un libretto e poi faccia quel che vuole!"

IN tutti i casi, non era affatto mia intenzione persuadere te o chiunque altro che questo Don Giovanni (o quello di Guth) fosse bello.
Ritengo però, come ho scritto, che prima di esprimere un giudizio bisognerebbe almeno aver compreso cosa ha tentato di dire.
Poi, ripeto, il giudizio spetterà a ognuno di noi... ma dopo.

E non è detto che a questo si debba arrivare per forza subito, a un primo ascolto, o per forza da soli.
Ci si può arrivare anche dopo un dibattivo, un confronto... come quello che abbiamo tentato di aprire qui in questa sede.

Ora, io in parte ti capisco, quando dici,

Enrico ha scritto:Se per "capire" uno spettacolo devo leggere le spiegazioni il giorno dopo, secondo me significa che lo spettacolo non comunica nel modo giusto.


A parte che questo non è del tutto vero... un fumetto di Paperino sarà più immediato che non un tomo di Kant.
Il primo sarà decifrabile subito, il secondo magari reclama più attenzione, più tempo e magari l'aituo di qualcuno.
Se per fruire dell'arte non c'è bisogno del "manuale di istruzioni" com'è che ancora oggi si insegna la lettura italiana nelle scuole? :)

Nello specifico, inotre,dobbiamo vedere se questa "difficoltosa" comprensione sia davvero colpa di Carsen o colpa (si fa per dire) nostra.
Se siamo noi che, per qualche ragione, fatichiamo a decifrare un insieme semantico, allora non possiamo prendercela col regista.
Se ad esempio a Londra assisto a una commedia di Wilde in inglese (lingua che domino assai male) e non ci capisco nulla, non sarà sicuramente colpa di Wilde, né potrò accusarlo di non comunicare nel modo giusto.

Secondo me, il linguaggio carseniano non è affatto difficile, né involuto, né indecifrabile.
E' solo che, purtroppo, in Italia non siamo mai stati abitutati a decifrare il simbolismo dell'immagine, specialmente nelle regie.

Storicamente per noi le regie sono quasi unicamente "narrative", ossia raccontano - più o meno bene - una storia.
NOn riusciamo nemmeno a concepire regie che non siano narrative (e questo vale anche per il cinema e la prosa).
Ciò non toglie che la tradizione teatrale (e soprattutto quella musicale) preveda anche un'infinità di lavori "non narrativi"...
Un regista può, con la forza delle immagini, raccontare anche altre cose che non delle "storie": ad esempio visualizzare miti, interrogarsi su problemi universali, sintetizzare grandi nodi culturali.

Mentre nessuno si stupisce che la letteratura non si esaurisce nella narrativa (c'è anche la poesia lirica, c'è anche la trattatistica, ecc) a livello teatrale noi italiani non siamo proprio abituati a prescindere dalle storie.
Continuiamo a cercarle anche dove non ci sono e se non ne troviamo diciamo che lo spettacolo è noioso e superficiale.
E' per questo che, a molti, è piaciuto il Don Giovanni di Guth o quello di Cerniakov, mentre non hanno apprzzato quello di Carsen.
Non perché Guth e Cerniakov fossero "più fedeli" a Mozart (ma per carità: era molto più fedele Carsen), ma perché, sia pure nello stravolgimento totale dei contenuti, narravano storie, e in questo modo risultavano a noi più gradite e intelleggibili.

Lo stesso Carsen è piaciuto moltissimo alla Scala, quando ha fatto i Dialoghi delle Carmelitane o la Kabanowa.
Quelle infatti erano fra le sue poche regie "narrative", le più facilmente importabili da noi.
Ma nel momento in cui ha proposto anche da noi un lavoro fondamentalmente simbolico (di quelli che rientrano nella sua vena migliore e che lo hanno reso mitico nel mondo) il nostro pubbico va in crisi.
E non perché siamo più stupidi degli altri (tutt'altro), ma semplicemente perché non siamo abituati ad astrarci da vicende e psicologie e a decifrare simboli.

Ripeto: non voglio convincere nessuno a divertirsi a questo Don Giovanni come mi sono divertito io.
Ma nemmeno posso condividere che si rimproveri a una monografia sulla geografia di essere fallimentare perché non ci sono vicende e personaggi da seguire.
Né, mi spiace, posso accettare - se riferita a quel che ho scritto io - una frase come questa:

ho l'impressione che molti, esaltandolo o stroncandolo, stiano vedendo in questo spettacolo di Carsen tutto o nulla secondo l'estro del momento.


Mi spiace, Enrico, ma le cose non stanno così.
Anche una regia "non narrativa" (e anzi direi soprattutto) è fatta di segni ben precisi, come ogni forma di comunicazione.
E per darne una lettura che stia in piedi, occorre che tutti questi segni siano coerenti con l'interpretazione che se ne dà.
Altrimenti si sta sbagliando.

La mia lettura (almeno fino a che non mi si dimostrerà il contrario) vorrebbe appunto unire tutti i segni presentatici da Carsen e trovare loro una risposta coerente.
Magari esisteranno altre possibili decifrazioni, forse anche di più efficaci della mia (potresti provarci tu, per esempio).
Ma non è affatto vero che qualsiasi cosa e il suo contrario possano dare risposta a ciò che l'altra sera si è visto alla Scala.

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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Maugham » ven 09 dic 2011, 15:25

Enrico ha scritto: la realizzazione proposta da Carsen mi sembra una facile via di fuga, un comodo espediente per evitare un vero confronto con la musica e con i personaggi di Mozart e Da Ponte.


Vedi, secondo me non penso che Carsen cerchi espedienti per evitare il confronto. Bisogna guardare al dato oggettivo. Carsen è, al momento, il più osannato, corteggiato e, presumo, pagato regista d'opera in circolazione. Ha alle spalle una pluriventennale carriera fatta di successi su successi. Ha frotte di cantanti superstar disposte a cancellare impegni pur di lavorare con lui. Chissà quante volte gli avranno chiesto di "fare" un Don Giovanni. Sono del parere che se non avesse avuto niente da dire su quest'opera, semplicemente poteva declinare l'invito.
Io invece -mi riprometto di riparlarne quando riuscirò a rivedere il video o a trovare un "buco" in qualche futura recita :evil:- sono molto vicino alla lettura di Matteo. E trovo proprio che questa indagine sulla realtà e la finzione e soprattutto sui confini che ha l'atto creativo quando cessa di essere "in sè" ma si confronta con il reale una delle più entusiasmanti sfide che questo gigante della regia ha messo sul piatto.
Non è un caso che questo spettacolo sia abbinato al celebre allestimento dei Contes dove Carsen si interroga proprio su argomenti simili.
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Enrico » ven 09 dic 2011, 15:42

Maugham ha scritto: E trovo proprio che questa indagine sulla realtà e la finzione e soprattutto sui confini che ha l'atto creativo quando cessa di essere "in sè" ma si confronta con il reale una delle più entusiasmanti sfide che questo gigante della regia ha messo sul piatto.
Non è un caso che questo spettacolo sia abbinato al celebre allestimento dei Contes dove Carsen si interroga proprio su argomenti simili.
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In questo sta infatti uno dei motivi del mio limitato apprezzamento per questa produzione, ma è un problema mio e non di Carsen: da Pirandello in qua non sono mai riuscito a interessarmi veramente ad argomenti simili, senza nulla togliere alle capacità registiche di Carsen e alla perfezione tecnica con cui ha realizzato a livello visivo il suo spettacolo.
Continuo ad avere molti dubbi sulla recitazione dei cantanti che ad alcuni è sembrata curatissima: ho l'impressione, come ho già detto, che Terfel Mattei Filianoti Netrebko abbiano fatto esattamente ciò che avrebbero fatto in qualunque altra produzione dell'opera e in qualunque altro contesto, comprese le entrate e le uscite dai palchi o dalla platea che, se anche inserite nella logica del rapporto tra realtà e finzione, non mi sono sembrate particolarmente geniali né meno inutili di quelle, meno prevedibili, dei Pagliacci di Martone).
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Enrico » ven 09 dic 2011, 15:59

MatMarazzi ha scritto:Né, mi spiace, posso accettare - se riferita a quel che ho scritto io - una frase come questa:

ho l'impressione che molti, esaltandolo o stroncandolo, stiano vedendo in questo spettacolo di Carsen tutto o nulla secondo l'estro del momento.



Non mi riferivo a te, so che giudichi con onestà serietà competenza e direi anche professionalità.
Però mi sembra strano, per esempio, il fatto che qualcuno ha trovato molti elementi di questa rappresentazione divertenti mentre altri si sono lamentati del fatto che mancasse totalmente l'elemento giocoso; altri hanno visto l'esaltazione del mito di Don Giovanni e il dramma della sua solitudine mentre altri ancora hanno trovato tutto l'insieme freddo e noioso; altri ancora, come me e come te, ma seguendo percorsi diversi, hanno notato la scarsa importanza attribuita alla psicologia dei personaggi dapontiani di fronte al predominare dei simboli (che tu trovi nuovi e sconvolgenti e che io invece trovo vecchi e poco interessanti). E qualcuno ha visto anche un elemento di satira politica riuscito a metà: la posa berlusconiana di Mattei quando si affaccia al di sopra della scena dello sposalizio e fa il suo comizio a Zerlina e Masetto, al posto del quale rimarrà Sua Eccellenza, il Cavaliere con la giovane sposina, e l'apparizione del commendatore nel palco reale avrebbero forse prodotto un altro effetto, se nel palco con Napolitano al posto di Monti ci fosse stato quell'altro Cavaliere (spero che questo non fosse nelle intenzioni di Carsen: o dobbiamo pensare a una sottile vendetta per certe antiche censure?).

Lascio in secondo piano per ora i commenti sulla parte musicale, della quale veramente si sta dicendo tutto e il contrario di tutto. Sicuramente, secondo quanto ho letto, deve esserci una grande differenza tra ciò che si sente in teatro e ciò che abbiamo sentito per radio o televisione o cinema, soprattutto per quel che riguarda le sonorità orchestrali: ma non credo che questo possa falsare del tutto il giudizio, altrimenti non avrebbe più senso nemmeno parlare delle registrazioni di altri spettacoli che non abbiamo visto dal vivo.
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda beckmesser » ven 09 dic 2011, 17:47

Enrico ha scritto:Però mi sembra strano, per esempio, il fatto che qualcuno ha trovato molti elementi di questa rappresentazione divertenti mentre altri si sono lamentati del fatto che mancasse totalmente l'elemento giocoso; altri hanno visto l'esaltazione del mito di Don Giovanni e il dramma della sua solitudine mentre altri ancora hanno trovato tutto l'insieme freddo e noioso; altri ancora, come me e come te, ma seguendo percorsi diversi, hanno notato la scarsa importanza attribuita alla psicologia dei personaggi dapontiani di fronte al predominare dei simboli (che tu trovi nuovi e sconvolgenti e che io invece trovo vecchi e poco interessanti). E qualcuno ha visto anche un elemento di satira politica riuscito a metà: la posa berlusconiana di Mattei quando si affaccia al di sopra della scena dello sposalizio e fa il suo comizio a Zerlina e Masetto, al posto del quale rimarrà Sua Eccellenza, il Cavaliere con la giovane sposina, e l'apparizione del commendatore nel palco reale avrebbero forse prodotto un altro effetto, se nel palco con Napolitano al posto di Monti ci fosse stato quell'altro Cavaliere (spero che questo non fosse nelle intenzioni di Carsen: o dobbiamo pensare a una sottile vendetta per certe antiche censure?).


Premetto che ho visto solo qualche spezzone dello spettacolo per cui non me ne sono fatto un’idea (lo vedrò domani sera dal vivo e spero di chiarirmi le idee) ma, parlando in termini puramente generali, non capisco dove stia il problema: tutte le grandi opere d’arte (e la regia è una forma d’arte) sono mostruose macchine per suscitare domande. Se il fatto di dare adito alle letture più opposte fosse indice di fallimento, dovremmo giudicare fallimenti dall’Amleto a Odissea nello spazio. L’importante è riuscire a creare un organismo compiuto, aperto nel significato e nell’interpretazione ma chiuso e compiuto nella forma, senza finire nella mera creazione di estemporanei quiz allegorici (cosa che fa il registucolo senza idee). La grandezza di Odissea nello Spazio non sta nella domanda “cos’è il monolite?”, ma nella relazione di significati che quel simbolo intreccia nel corso del film. Allo stesso modo, non credo serva a molto chiedersi se il fatto che Leporello entra ed esce da un palco di proscenio sia idea nuova o vecchia :shock: (lo ha fatto Martone, ma lo avevano fatto altre centinaia di registi prima di lui), quanto verificare se la coerenza dello spettacolo consente allo spettatore di formarsi una sua lettura, quale che sia… Ripeto, non ho ancora visto lo spettacolo, ma se veramente premesse e “svolgimento” sono quelle descritte da Matteo, mi sa che siamo dalle parti del capolavoro…

Una cosa mi ha stupito: di solito le letture di Carsen del dissidio verità-finzione approdano sempre (pur con la tensione e a volte la tragicità dello svolgimento) a conclusioni consolatorie e “positive”. Sembra sempre dire: quel dissidio può portare a corto-circuiti folli, ma comunque meno male che la finzione (l’arte) esiste, è lei che comunque vince o, se anche non vince, il suo ruolo giustifica tutto. Persino in un’opera come i Dialogues il finale portava con sé un elemento rasserenante. In questo Don Giovanni, l’impressione è stata diversa: dal gesto brutale (quasi uno stupro artistico) dell’inizio, con il sipario strappato e la sfida del protagonista, fino al finale, mi è sembrato di avvertire per la prima volta un’impressione di sfiducia da parte di Carsen nelle possibilità dell’arte. Ma forse con lo spettacolo integrale cambierò idea…

Saluti,

Beck
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda MatMarazzi » ven 09 dic 2011, 19:10

Enrico ha scritto:Però mi sembra strano, per esempio, il fatto che qualcuno ha trovato molti elementi di questa rappresentazione divertenti mentre altri si sono lamentati del fatto che mancasse totalmente l'elemento giocoso; altri hanno visto l'esaltazione del mito di Don Giovanni e il dramma della sua solitudine mentre altri ancora hanno trovato tutto l'insieme freddo e noioso; altri ancora, come me e come te, ma seguendo percorsi diversi, hanno notato la scarsa importanza attribuita alla psicologia dei personaggi dapontiani di fronte al predominare dei simboli (che tu trovi nuovi e sconvolgenti e che io invece trovo vecchi e poco interessanti).


Ti dirò Enrico che la penso come te.
Ha ragione Beck nel precisare che una delle categorie dell'arte è la polisemia.
Però io credo che questo valga soprattutto per gli oggetti artistici del passato: essendo fuor di dubbio che non potremo mai comprendere fino in fondo la mentalità di un artista di vari secoli or sono, via libera alle "riletture" e alla giostra di interpretazioni... Cosa in fondo persino divertente.
Ma Carsen è uomo di oggi: condivide lo stesso orizzonti di esperienze di tutti noi; se volesse potrebbe prendere la parola e diri lui perché ha messo lì quel segno, e là quell'altro.
Personalmente mi spiego la ridda di "letture" che questo Don Giovanni ha scatenato... soprattutto con quel che scrivevo sopra.
Ossia col fatto che i "simboli" in una regia ci lasciano ancora spaesati.
Un buon esempio (hai fatto bene a osservarlo) è la questione della "perfetta gestualità".
Ormai Carsen (meritatamente è vero) si è fatto questa fama, e allora tutti diranno che gli interpreti recitavano perfettamente.
Il ché magari sarà pure stato vero (in una certa ottica) fermo restando però che, in questo caso, Carsen avrà probabilmente chiesto loro di essere quanto più convenzionali e teatrali possibile! :)


Sicuramente, secondo quanto ho letto, deve esserci una grande differenza tra ciò che si sente in teatro e ciò che abbiamo sentito per radio o televisione o cinema, soprattutto per quel che riguarda le sonorità orchestrali: ma non credo che questo possa falsare del tutto il giudizio, altrimenti non avrebbe più senso nemmeno parlare delle registrazioni di altri spettacoli che non abbiamo visto dal vivo.

Anche in questo caso, Enrico, la penso come te.
Ci sono sicuramente grandi differenze fra un suono reale e uno captato da strumenti tecnici.
E tuttavia credo che ogni medio ascoltatore sia in grado di fare i distinguo e cogliere gli aspetti essenziali del canto (o del suono orchestrale) anche da una registrazione.
Ne abbiamo già parlato a lungo: ciò che si perde si può ricostruire e ciò che resta non può essere né peggio, né meglio di come risulta a teatro.

Venendo al Beck (che infatti mi chiedevo quando sarebbe intervenuto) :)

di solito le letture di Carsen del dissidio verità-finzione approdano sempre (pur con la tensione e a volte la tragicità dello svolgimento) a conclusioni consolatorie e “positive”. Sembra sempre dire: quel dissidio può portare a corto-circuiti folli, ma comunque meno male che la finzione (l’arte) esiste, è lei che comunque vince o, se anche non vince, il suo ruolo giustifica tutto. Persino in un’opera come i Dialogues il finale portava con sé un elemento rasserenante. In questo Don Giovanni, l’impressione è stata diversa: dal gesto brutale (quasi uno stupro artistico) dell’inizio, con il sipario strappato e la sfida del protagonista, fino al finale, mi è sembrato di avvertire per la prima volta un’impressione di sfiducia da parte di Carsen nelle possibilità dell’arte. Ma forse con lo spettacolo integrale cambierò idea…


Secondo me la cambierai... :) (anche se il sottoscritto ha visto lo spettacolo solo in TV).
Infatti il finale è molto rasserenante (magari con un pizzico di nostalgia).
Che Don Giovanni rientri nei ranghi e, per la gioia nostra e del pubblico che lo venera da secoli, si adatti a starsene nel suo meraviglioso mondo virtuale, magari con una strizzatina d'occhio sul finale, è una cosa che ti fa uscire da teatro sollevato! :)

In fondo noi pubblico amiamo troppo Don Giovanni per essergli nemici!
Come splendidamente diceva Raffaele, dover essere contro di lui, doverci porre (proprio noi, pubblico) come "avversari" dell'Arte... era pure un po' angoscioso! ;)

Salutoni,
(e dicci tutto appena hai visto lo spettacolo).
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda vivelaboheme » ven 09 dic 2011, 20:20

Ho letto il "La Verità è la fuori" di Matteo, corredato dal perfetto filmato di "Capriccio". Vorrei solo dire che ero presente alla prima di Don Giovanni e non solo concordo in toto con la riflessione di Matteo ma la trovo illuminante. Di tutto ciò che ho letto in questi giorni, è quanto si avvicina di più al nocciolo di questa, anche per me, straordinaria messa in scena di Robert Carsen.
Mi sono iscritto al forum a seguito di tale lettura, che da un amico mi era stata suggerita. E' così, a mio avviso, che si "vive" una rappresentazione artistica, e il teatro d'opera in particolare


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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda pbagnoli » ven 09 dic 2011, 23:07

vivelaboheme ha scritto:Ho letto il "La Verità è la fuori" di Matteo, corredato dal perfetto filmato di "Capriccio". Vorrei solo dire che ero presente alla prima di Don Giovanni e non solo concordo in toto con la riflessione di Matteo ma la trovo illuminante. Di tutto ciò che ho letto in questi giorni, è quanto si avvicina di più al nocciolo di questa, anche per me, straordinaria messa in scena di Robert Carsen.
Mi sono iscritto al forum a seguito di tale lettura, che da un amico mi era stata suggerita. E' così, a mio avviso, che si "vive" una rappresentazione artistica, e il teatro d'opera in particolare
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Ciao Marco, benvenuto su queste pagine e grazie del contributo che vorrai portare!
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Tucidide » sab 10 dic 2011, 0:53

Ho letto con grandissimo interesse l'esauriente esegesi della regia di Carsen proposta da Matteo, e non ho nulla da dire se non che la trovo coerente e molto brillante. : Thumbup :
Sono però d'accordo con Enrico quando dice che, se una regia deve essere spiegata punto per punto, un po' ha fallito. Il paragone con la grande letteratura e con Kant (che necessitano del "manuale di istruzioni" per essere compresi) regge fino a un certo punto: :D Dante non scriveva per il contadino di Firenze, ma per chi, nei primi decenni del XIV secolo, sapeva leggere e si dilettava di lettere (cioè pochissimi!). Kant non scriveva per le casalinghe di Koenigsberg, ma per gli accademici suoi pari. Invece il Don Giovanni della Scala è sì uno spettacolo elitario, ma l'élite che lo guarda non è selezionata sulla base delle competenze in materia registica. Per chi lavora Carsen? Per i professionisti della semiologia registica? Allora la regia d'opera rischia veramente di diventare una scienza per pochi iniziati.
Il che è tanto più strano se si pensa che invece, come si legge sacrosantamente in questo forum oramai da anni, il canto classico si sta contaminando con suggestioni non classiche, moderne, jazz, pop, persino... rock; e lo stesso si potrebbe dire di certe compagini orchestrali, specialmente specialiste del barocco, che non sono scevre di influenze prese dal metal. Insomma, mentre la parte musicale dell'opera si sta "modernizzando" e per certi versi "popolarizzando", svestendo i paludamenti della tradizione e facendo l'occhiolino alla musica moderna, la regia sta diventando un castello di simboli, magari di perfezione ariostesca, ma pur sempre ostico da comprendere per chi non abbia familiarità con questo linguaggio.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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