teo.emme ha scritto:Lungi da me difendere Paolo Isotta - le cui idee non condivido quasi mai (e che comunque non credo abbia bisogno di avvocati difensori) - ma in questo caso quali sarebbero le idee "allucinanti e imbarazzanti" (come tu le definisci)? E' allucinante non gradire Barenboim e il suo sistema di "turismo da podio"? E' imbarazzante criticarne gli esiti direttoriali? Mi sembra che tutto ciò sia lecito: peraltro mi chiedo con quale diritto si possano bollare idee altrui come "imbarazzanti e allucinanti" solo perché non rientrano nel proprio gusto. Lo dico senza polemica, ma uno potrebbe dire le stesse cose delle tue, delle mie o di quelle di chiunque. Poi si possono condividere o meno, ma ritenerle "imbarazzanti e allucinanti" mi sembra "inquietante".
E' evidente, Teo.Emme, che il mio discorso su Isotta non era solo riferito a quella uscita su Baremboim (che comunque imbarazzante è a sua volta) ma all'insieme della sua vicenda critica.
L'aver sposato la causa di Muti contro tutti e contro tutto l'ha condotto ripetutamente su posizioni allucinanti e imbarazzanti, indipendentemente dalle tuo o mie opinioni. Ad esempio, demolire a priori gli spettacoli di Aix o di Salisburgo senza nemmeno esserci andato è significativo del suo atteggiamento: tanto non importa andare a Aix e Salisburgo, spendere gran soldi, quando l'unica cosa che interessa, già a priori, è stroncare tutto. Infatti, per chi non lo sapesse, l'obbiettivo di Isotta era solo quello di difendere Muti dall'accusa di retrovia e passatismo! Come? Demolendo a priori i teatri che retrovia non fanno.
Questa è critica? No... è qualcosa di imbarazzante e allucinante.
Imbarazzante (e tipico dell'isterismo di chi deve difendere qualcuno a tutti i costi, contro tutto e tutti) è il divario anche lessicale tra i ditirambi orgiastici rivolti a ogni produzione di Muti e le volgarità e gli insulti da trivio rivolti a coloro le cui assenze a Milano gli amanti dell'opera rinfacciavano a Muti (non è "allucinante" e "imbarazzante" affermare, col cadavere di Wernicke ancora caldo, che questo famosissimo regista - colpevole solo di non piacere a Muti - ora si sta dimenando all'Inferno?).
NOn è allucinante e imbarazzante usare il giornale per dare pubblicamente delle "streghe" a certe signore milanesi (peraltro simpaticissime) colpevoli solo di aver rimpianto apertamente - durante il ventennio mutiano - l'età di Abbado?
Ma la cosa più imbarazzante e allucinante è che proprio in un'epoca in cui i rapporti tra le dirigenze scaligere e il libero pensiero critico (anche giornalistico) erano diventati difficilissimi, Isotta sia assurto ai massimi onori della sua carriera proprio svolgendo (e senza alcuna reticenza) il discutibile incarico di lodatore di corte!
Nella fattispecie nemmeno io amo Baremboim.
E quando su questa piattaforma osai mettere in dubbio il suo Tristano, i tuoi amici (che ancora infestavano questi lidi) mi presero a insulti e male parole!
In quel momento infatti occorreva difendere il Wagner elefantiaco e passatista... Poi gli anni sono trascorsi e il bisogno di attaccare Lissner a tutti i costi ha trasformato i tuoi amici da idolatri di Baremboim a furibondi detrattori! (praticamente Isotta's Way).
Io però - proprio perché su Baremboim ho sempre espesso qualche riserva anche prima che arrivasse alla Scala - sono al di sopra di ogni sospetto.
Eppure secondo me affermare - come Isotta fa - che Baremboim è noioso e discontinuo, senza motivare l'affermazione se non con una battuta decontestualizzata di un grande direttore scomparso, in un articolo che dovrebbe in cinque righe descrivere un così importante assunzione di responsabilità, senza fare alcun riferimento alla sua carriera, alla sua scuola, alla sua tecnica, alle sue collaborazioni, alle sue creazioni mondiali... è obbiettivamente imbarazzante.
Affermare che più di metà del repertorio operistico sia italiano (cosa assolutamente falsa, specie se si considerano i titoli e gli autori che effettivamente rappresentano oggi il repertorio eseguito nel mondo e noto al pubblico)... è ancora una volta imbarazzante.
E tutto questo solo perché ogni cosa che si sia fatta alla Scala dopo la defenestrazione di Praga va demolita a priori.
Ricapitolando, l'imbarazzo non è - come tu cerchi di farlo passare ai nostri lettori - semplicemente per diversità di idee rispetto al povero Isotta. Se mai deriva dall'imbarazzante e allucinante idea che Isotta ha della professione di critico.
MatMarazzi ha scritto:Ecco, questa cosa mi stupisce non poco da parte tua: l'elogio della critica togata, la pretesa di attribuire la facoltà di giudizio solo a chi dispone di "titoli"... Questa cosa mi ha fatto ripensare ad una tristissima uscita del direttore di Classic Voice (ultimo numero) che, rispondendo ad una lettera, afferma - sostanzialmente - che dei siti/blog/spazi di quelli che definisce con snobistico disprezzo "critici fai da te" se ne frega... Mi fa specie che poi gli stessi che disprezzano queste invasioni di campo, sono solitamente in prima fila in manifestazioni politiche contro bavagli veri o presunti...
Anche in questo caso, mi spiace Teo che cerchi di far passare quello che ho scritto per tutt'altro.
Io non ci vedo niente di male nel fatto che su Internet scriva chiunque vuole. Il fatto è che la professione del critico musicale (sui giornali, sulle riviste, alla radio e in altri contesti istituzionali) deve essere affidata non solo a professionisti veri, ma a persone di esperienza e autorità.
Ci farebbe piacere che, per amor di libertà, sui palcoscenici operistici si esibissero volonterosi dilettanti allo sbaraglio? Che magari non hanno mai studiato canto o recitazione? Che non sanno il solfeggio?
No! Perché - ferma restando la libertà di chiunque di cantare sotto la doccia o alle feste di amici - si suppone che in un teatro arrivino solo coloro per cui il canto è una professione e non un hobby e che abbiano maturato adeguate esperienze per poterla fare.
Allo stesso modo, io vorrei che i critici "istituzionali" tornassero ad essere non solo veri professionisti ma, quel che più conta, personalità autorevoli, potenti, riconoscibili.
Leggere le critiche di Mila e di Gara era un piacere, una cosa importante.... indipendentemente dal fatto che il lettore fosse o non fosse d'accordo con loro.
Perché erano grandi personalità, il cui contributo pesava nella formazione del pubblico.
Oggi non è così. Oggi siamo ridotti a considerare autorevole una Moreni (figurati il resto).
Salutoni,
Mat