Carissimi amici,
non mi pare che - a differenza di Salome - abbiamo aperto una discussione su quest'opera se non per accenni. Lo spunto per farlo mi viene dall'esser stato spettatore domenica scorsa di un'edizione prodotta dal Teatro dell'Opera qui a Roma con l'allestimento di Lenhoff già dato a Salisburgo. Solo ora ve ne parlo perché ho avuto una settimana occupata da un congresso qui in casa e al quale sono dovuto esser presente a tutte le sessioni. In sé, Elektra è un'opera che mi è sempre piaciuta (anche se io sono di indole tutt'altro che sanguinaria, però nel teatro si finge e più si finge e meglio è: il bello è saperlo fare con bravura e intelligenza puntando anche sul non-detto e sui silenzi, pensiamo alla Butterfly della Callas in disco) e che ho visto la prima volta negli anni '70 con la Stapp e soprattutto sotto la bacchetta di von Matacic, poi in seguito l'ho rivista con la Hass quindi con una Larson piuttosto gridante ed ora in quarta edizione con F. Palmer (Kl.) - E. Johansson (El.) - M. Diener (Cr.) - A. M. Buhrmester (Or.) - W. Schmidt (Eg.) il tutto diretto da Stefan Soltesz (che non era G. Solti se non - a tratti - lo evocava nel nome). Complessivamente un buono spettacolo in cui le signore sono state migliori degli uomini anche se la Johansson, pur valida al centro, accusava un pò di tensioni in alto, mentre non aveva problemi la Diener sicura e molto brava anche la Palmer. La direzione è partita un pò in sordina, però il direttore (forse avendo in mente la truculenza progressiva della vicenda) ha convinto specie nelle fasi finali. Ho ascoltato con attenzione questa vicenda prestando l'orecchio soprattutto alle diverse caratterizzazioni delle due sorelle (nel cui rapporto, si insinua, ad un certo punto un certo alone di ambiguità se non proprio di lesbismo, tra l'altro evidenziato dalla regia con 'accarezzamenti vari' e mi fermo qui) e mi sono accorto che, sul piano puramente vocale, se il ruolo della protagonista è 'killer' (Giudici dice che solo il primo monologo "Allein" è sufficiente per onerosità), quello di Cristotemis non è da meno, specialmente nelle battute finali dell'opera. Ripercorrendo su Youtube le varie versioni l'impressione mi si è radicata in un frammento di un'edizione in cui appare il finale con B. Nilsson e G. Jones: mostri sacri ecc. ma non mi interessa tessere le loro lodi (il che sarebbe scontato) quanto piuttosto sottolineare questa vicinanza di tessitura ricordando altresì come molte interpreti di Cristotemis sono poi divenute Elektra (Rysanek con la Nilsson al MET e poi nel film-opera di Fredrich diretto da Bohm con la Varnay e Fischer Dieskau, Jones con la Nilsson e Connell con la Jones ad Orange, poi divenuta Elektra ed esiste ancora in Youtube il suo monologo), oltre ad alcune (e cito ancora, un tempo Elektre: la Rysanek, ma anche la Varnay o la Marton che sono divenute Klitennestre). Ecco, apro il thread su questa domanda: che pensate di quest'opera e soprattutto delle esigenze vocali-interpretative delle due sorelle?
Saluti e... torno a lavorare...
Luca