teo.emme ha scritto:Nulla di rivoluzionario o di nuovo (anche io preferisco l'edizione Mackerras, che conta - oltre tutto - un Edgardo per me irraggiungibile), però non è che debba piacere solo ciò che è rivoluzionario.
Certo che no, ci mancherebbe.
E tuttavia...
Se la Storia ci porta in una certa direzione con un cambiamento che va avanti nell'arco degli anni, tornare indietro fa sempre un po' strano.
Questo è un argomento che abbiamo già affrontato un sacco di volte, e so come la pensi, ma nondimeno io ci credo molto. E' come se riprendessimo a eseguire il Barocco come ai tempi di Sutherland e Bonynge. E' forse spregevole? Certo che no: i dischi haendeliani della Sutherland sono ancora un must meraviglioso, ma è una fase storica ormai superata; tornare a quello standard mi sembra anacronistico. Un po' come la mia vecchia metafora dei pittori che si sforzano di dipingere come Tiepolo: magari otterranno impasti di colori affascinanti, ma si tratta pur sempre di un'imitazione anacronistica, perché la Storia della pittura ha preso altre direzioni.
Certo, potresti obiettare che anche il ruolo di Lucia negli ultimi anni ha subìto una specie di ritorno al passato: dopo Callas e Sutherland siamo tornati ai soprani leggeri.
La mia contro-obiezione è che...dipende dal soprano! La Dessay non è soprano leggero come la Devia, la Serra o la Mosuc; ci mette ben altro. Poi può piacere oppure no, ci mancherebbe; e poi, ovviamente, come ho già detto non è proprio questa registrazione il contesto per apprezzare al meglio le caratteristiche della Lucia di Natalie Dessay
teo.emme ha scritto:Gergiev fa una lettura molto romantica (forse è scorretta? Non è quello il problema), ma lo fa senza barare...e considerando Lucia "musica" e non mero accompagnamento di serie B (come è sempre accaduto da Serafin a Bonynge). Sentire i soli di violoncello così vibranti, i corni caldi e perfetti, l'assolo di oboe che (finalmente) non sembra una papera in acido, sarà pure filologicamente discutibile, ma - al lato pratico - è molto coinvolgente. Inoltre evita le consuete pesantezze da cui nessuno pareva esimersi: le mazzate con piatti e timpani ad esempio. Finalmente nessun rumore di tuoni e lampi è aggiunto (con effetto sgradevole e idiota) alla scena della torre...
Sui "rumori di scena" sono abbastanza d'accordo con te: spesso sono pleonastici, anche se ci sono alcuni ingegneri del suono che li amano molto.
Trovo invece discutibili le tue affermazioni su Serafin e Bonynge.
Premesso che il loro merito principale è stato indiscutibilmente quello di valorizzare un certo tipo di protagonista che avevano fra le mani e che, ognuna a modo loro, rivoluzionavano quello che era stato fatto sino a quel momento, non mi sentirei di circoscrivere i loro meriti alle capacità di accompagnamento rispettivamente della Callas e della Sutherland. Bonynge secondo me aveva il "passo" giusto per comprendere la materia e la temperie culturale di Lucia, e lo fece bene in entrambe le incisioni; ma non disprezzerei nemmeno Serafin, musicista raffinato oltre che colui che per primo (o comunque fra i primissimi) intuì le potenzialità belcantistiche di quel donnone greco-americano che cantava Wagner...
teo.emme ha scritto:Le gravi pecche dell'edizione, secondo me risiedono nel canto inadeguato di tutti i protagonisti (per motivi diversi) e nel recupero - da parte di Gergiev - di alcuni vezzi tradizionali (penso voluti dai cantanti però, Dessay compresa), come gli acuti aggiunti e l'orrenda modalità di tagliare le frasi finali di ogni brano (solo nella linea vocale) per fa sì che il cantante possa agevolmente sparare l'acuto.
Anche qui qualche distinguo.
La Dessay fa la sua solita Lucia, con qualche difficoltà in più; ma è personaggio collaudatissimo che conosce come le proprie tasche. Gioca più in difesa rispetto al passato, ma secondo me lo fa con classe e intelligenza.
Rimango dell'idea che non sentivo nessuna necessità di un'altra Lucia sua e che, in genere, i cantanti potrebbero sforzarsi, con il passare degli anni, di trovare nuovi ruoli che combinino meglio con l'evoluzione della loro voce.
Beczala, che conoscevo e stimavo per altri ruoli, mi ha colpito negativamente: nel finale si impicca peggio di certi campioni nostrani (Meli o Filianoti) di cui avevamo criticato le performance proprio nello stesso ruolo! Da questo punto di vista è molto peggio perché la Dessay la Storia in questo ruolo l'ha scritta - anche se magari è una Storia che a te non necessariamente piace - ma Beczala è ancora molto lontano da ciò. Peccato, perché nel primo atto mi aveva colpito non poco.
Il baritono è un essere mugghiante, Arturo è stonato e il basso è un disastro