Stefan Herheim

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Stefan Herheim

Messaggioda MatMarazzi » mer 11 mag 2011, 10:30

Cari amici

Sto da tempo cercando di preparare un commentino comulativo di 4 spettacoli da me visti live dall'inizio dell'anno (dopo il Fidelio di Monaco), ossia Comte Ory a Zurigo, Freischuetz a Parigi, Parsifal a Monaco e Salome al Festival di Pasqua di Salisburgo.
I miei tempi, si sa, sono geologici e vi chiedo scusa in partenza.
E tuttavia, nel ristretto ambito di una recensione per quattro, non troverà posto una dettagliata recensione di quello spettacolo fantastico che è stata la Salome di Herheim, una delle regie più coerenti e geniali che abbia mai visto.

So che il mio amico Mattioli gongolerà, visto che a lui il "fucking genius" della Norvegia era già piaciuto moltissimo per il Parsifal bayreutiano che a me aveva invece lasciato un poco più freddo.
In Strauss però non ho ritrovato quel poco di forzoso e stancante che avevo percepito in Wagner, anzi in questo caso la sua coerenza concettuale "stritolante" e la folgorante bellezza figurativa mi sono parsi una benedizione.
In un'opera dalla drammaturgia contratta come è Salome, estremanente povera sul piano narrativo e rigurgitante di simboli, Herheim si muove a meraviglia.
Raramente una regia "a concetto" (eccezion fatta per certi miracoli di Carsen) mi era risultata tanto immeditata, persuasiva, trascinante. Un vero prodigio (senza contare i Rattle e i Berliner).

Mi piacerebbe che altri che hanno visto lo spettacolo dicessero la loro, anche perché la lettura dei quotidiani italiani è risultata deprimente: i nostri critici sono, di fronte alle grandi regie internazionali,ridotti a balbettamenti incoerenti; il corriere della sera, per esempio, ha pubblicato una recensione imbarazzante!
Prima di affermare che lo spettacolo è stato bello o brutto, occorrerebbe almeno averci capito una mezza acca...
Un bel dibattito su Operadisc potrebbe aiutare almeno i nostri lettori ad avere un'idea di uno fra gli allestimenti più impressionanti e rivelatori dell'anno.

Salutoni,
Mat
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 giu 2012, 14:47

Nessuno ha continuato questo thread!
Nemmeno quelli che vanno predicando l'esperienza messianica del suo Parsifal a Bayreuth, visto almeno venti volte dal vivo (anche io l'ho visto dal vivo, ma una sola volta).
Nemmeno quelli che vanno "vociferando" (che vuol dire "spargere voce" e non "gridare" come impropriamente diceva Celletti e puntualmente ripetono i suoi replicanti) che la "cupola" di Operadisc ( :) ) condizionerebbe il pubblico italiano sui registi di oggi. eheheh... magari fosse!

E' comunque vero che se non siamo noi di Operadisc a lanciare in Italia un dibattito su Herheim, dopo che l'abbiamo fatto per i Jones, i Guth e i Tcherniakov, non so chi potrebbe farlo
Questo geniale mattacchione ha tutte le caratteritiche per essere uno dei nostri protegés: modernità di immagine, culto della forma, libertà di contenuti (fuori dai totem marxian-freudian-sessantottardi ancora virulenti in Germania e talvolta persino in Italia) e soprattutto una disumana capacità di connettere ciò che si vede (lo spazio, la luce, il gesto) con ciò che si sente.

IL suo divertimento consiste nel rivoltare le opere come calzini: farne a pezzi la linea narrativa, raccoglierne i cocci e rappresentare qualcosa d'altro.
Ma, attenzione, non al modo di Tcherniakov, che realizza poderose ricostruzioni cinematografiche, di fortissima coerenza realistica.
Herheim fa esattamente l'opposto: i suoi edifici drammaturgici si elevano sulle macerie della destrutturazione con simboli iperbolici e pazzeschi, a metà tra il delirio onirico e il fumetto. Le sue rielaborazioni simboliche hanno sì profondità geniali ma nel contempo un'ironia infantile, giocosa, irridente e disarmante.

Dopo il flop clamoroso del Ratto dal Serraglio a Salisburgo (flop dovuto più a inesperienza, secondo me; ...al non aver ancora compreso le regole del gioco) la sua rinascita è stata a Bayreuth, con un Parsifal che ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai wagnerofili demoralizzati da anni di allestimenti fallimentari.
I tre atti del Parsifal diventavano con Herheim tre fasi della storia stessa di Bayreuth:

Atto I: i gloriosi prolegomena del pionierismo di Cosima, sullo sfondo di Villa Wahnfried
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Atto II: l'incubo negato e il compromesso col Nazismo, durante la seconda guerra mondiale
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Atto III: la Bayreuth post-bellica, alle prese con concessioni ministeriali, dibattiti parlamentari e sovvenzioni pubbliche.
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Eccitante, divertente, profondo, un Parsifal con scene e giochi che sarebbero piaciuto a un bambino, ma dalla profondità che spazza via decenni di intellettualismo ottuso; un Parsifal che sa trascendere i "suoi" simboli, per diventare simbolo della storia, specchio del pubblico, riflesso del nostro amore per il mito di Wagner...
Indimenticabile davvero, eppure non tutto filava secondo me; la sfida di far esplodere Parsifal e ricomporne i pezzi in un monumentale gioco di simboli era davvero audace.
Come commentò il Maugham (dalle sintesi sempre fulminanti) "idee spesso più belle sul tavolino, che sul palcoscenico".
Qualcosa non ha funzionato, ma la rivelazione del genio l'ho avuta.

La rivelazione definitiva e incontrovertibile mi è arrivata però alcuni mesi dopo.
Eravamo a Salisburgo, Festival di Pasqua 2010: Salome con i Berliner e Rattle...
E qui ho capito.

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Su Operadisc avevo già scritto il commento della sua Salome, quindi mi limito a ricopiarlo.
In una scenografia di impatto grandioso (menzione speciale a Heike Scheele) il regista norvegese, già noto per varie malefatte, ha elaborato una suggestiva metafora sulla reciprocità dello sguardo e sulle conseguenze apocalittiche che esso può generare.
Proverò a raccontarvi lo spettacolo, ma non sarà facile.
Partiremo con l’osservare che nel libretto si insiste moltissimo sull’azione del “guardare”: Salome guarda Jochanaan il quale non vuole essereguardato; nemmno Narraboth (che a sua volta guarda ossessivamente Salome, contro l’opinione del paggio) vorrebbe che Salome guardasse il Profeta; Herodias non vuole che il marito guardi Salome e Salome stessa si chiede perché il patrigno la guardi con tanta insistenza.
Ma soprattutto è Salome che, alla fine dell’opera, canta alla testa del Battista - su un tema lacerante - “se mi avessi guardato, tu mi avresti amata”.
Insomma, la questione non è irrilevante: il simbolo dello “sguardo” in Salome significa molto. Resta da decidere che senso vogliamo attribuirgli.
Facciamo un esempio. Prendiamo la Luna (immensa e onnipresente, tanto nel libretto, quanto nella regia di Herheim).
Chi di noi non ama guardarla? E’ un astro bellissimo e non ci fa paura: infatti è lontanissima ed inconsapevole che siamo lì a spiarla; è un oggetto e basta, indifferente al nostro telescopio. Possiamo guardarla come piace a noi, ovvero "superficialmente": non ci interessa sapere cosa si nasconde sotto la sua piacevole superficie. Ci piace solo perché è un oggetto superficialmente bello.
Ma soprattutto, come dicevo, non ci fa paura: non può infatti succedere che sia lei a guardare noi, ricambiando la nostra violenza. Siamo noi, al nostro telescopio, gli unici soggetti di questo sguardo NON reciproco! Solo noi siamo i padroni della situazione.
La stessa cosa accade quando guardiamo di nascosto una bella donna sconosciuta, una di quelle “Barbie” bionde e procaci da riviste patinate: la guardiamo senza che lei lo sappia, la spiamo, le ispezioniamo gambe e scollatura, mentre lei (indifesa perché inconsapevole) è ridotta a fungere da nostro “oggetto”.
Tutto questo funziona alla meraviglia finché lo sguardo non è reciproco; finché cioè c’è un soggetto (noi) e un oggetto (la luna e la Barbie).
Bene!
Cosa succederebbe però se, mentre ce ne stiamo tranquilli a fissare la Luna, essa improvvisamente spalancasse cento terribili egiganteschi occhi proprio su noi, piccoli, indifesi e sbigottiti?
Cosa succederebbe se la Barbie che di notte spiamo dalla finestra, mentre si spoglia, improvvisamente si voltasse e ci scoprisse, ci ficcasse addosso i suoi occhi pieni di disprezzo, puntasse il suo dito contro di noi?
Succederebbe che noi da soggetti, da padroni della situazione, diventeremmo oggetti, vittime dello sguardo altrui, che ci giudica, ci penetra come un coltello.
Tanto più che la Luna/Barbie, divenuta "soggetto" a sua volta grazie allo sguardo reciproco, non ammetterà più di essere guardata solo in superficie come piaceva a noi(le gambe, la scollatura): pretenderà di essere conosciuta per quello che ha dentro!
Insomma, vi chiedo: continuerebbe a piacerci guardare la Luna se la sua superficie (l'unica che ci interessi) fosse infranta? Se una voragine aperta a cannonate ci costringesse a vedere quello che c’è sotto la sua poetica apparenza!
Ricapitolando, la reciprocità dello sguardo non solo ci fa perdere il nostro statuto di “padroni della situazione” e ci trasforma in oggetti altrui, ma - quel che è peggio - ci costringe anche a capire l'altro, a scenderere sotto quella superficie che ci rassicurava e appagava.
Siamo disposti ad accettare tutto questo?
E’ disposto l'uomo che ha smesso di guardare sua moglie (e che volge il suo sguardo a oggetti, come la luna o le Barbie) a rimettere i suoi occhi in quelli della compagna, a vedere cosa c’è dentro lei e a farle vedere quel che è nascosto in lui?
I protagonisti dell’opera, in questo allestimento, sono un marito (Herodes e Narraboth, che fanno lo stesso personaggio) e una moglie (Herodias e il Paggio, qui in tutto e per tutto femmina). Il matrimonio è infelice proprio perché l’uomo rifiuta alla donna la reciprocità dello sguardo. Preferisce fissare la luna da un grande telescopio o una Barbie che gli cammina davanti.
Ma ecco che la Luna/Barbie prende vita: diventa il terzopersonaggio. Non le basta più essere spiata sotto la gonna ma vuole essere guardata negli occhi; e soprattuto vuole guardare lei stessa; vuole infilarsi dentro quella “cisterna” sigillata in cui l’uomo nasconde la sua più segreta verità (Jochanaan).
Ed ecco come sguardo e apocalisse diventano una sola cosa.



Concludo dicendo che, grazie al mio solito pusher, ora ho anche visto la sua Rusalka, ahimé solo in video (per ora, perché conto di vedermela dal vivo a Barcelona fra qualche mese).

Posso dirlo: la sua Rusalka mi è parsa uno dei più grandi capolavori registici di tutti i tempi.
Un testo da far studiare a memoria a tutti gli aspiranti registi e (meglio ancora) a tutti gli appassionati di teatro musicale.
Se qualcun altro l'ha vista, non sarebbe male parlarne.

Lissner, ora mi rivolgo a te. :D
Ci hai ascoltato su Guth, ci hai ascoltato su Jones, ci hai ascoltato su Cerniakov (anzi, a dire il vero, il genio di Cerniakov l'avevi già capito da solo) ;)
Ora è il momento di far venire alla Scala Herheim, affinché anche il pubblico italiano lo conosca!
MA, TI PREGO, NON IN TRAVIATA!!!!

Forza amici: consigliamo a Lissner un titolo giusto per un 7 dicembre con Herheim.

Salutoni,
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Luca » sab 02 giu 2012, 17:04

Caro Matteo,

i quadri che ci hai proposto sono molto interessanti (specie il Parsifal). Gioco stavolta il ruolo del provocatore con un titolo inaugurale 'non tradizionalmente scaligero': Hansel und Gretel di E. Humperdinck.

Oppure se si vuol restare nella tradizione scaligera (e in alternativa ad un paio allestimenti vecchi come il cucco che ancora girano per i nostri teatri estivi ed invernali e dei quali siamo stufi), proporrei Turandot di G. Puccini, ma con cantanti che esprimano qualcosa e non si accontentino di emettere 'notone'.
A mio avviso, poi Traviata non è opera da inaugurazione.

Che vi pare?
Buona domenica.
Luca.
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 giu 2012, 17:52

Luca ha scritto:[Gioco stavolta il ruolo del provocatore con un titolo inaugurale 'non tradizionalmente scaligero': Hansel und Gretel di E. Humperdinck.


Complimenti LUca! !!!!
Questa sì che è un'idea eccellente e feconda di piacer.
Quest'opera, che mescola l'horror alla favola, è oggi potentemente di moda; inoltre è divenuta un classico titolo per REGISTONI (Jones, Pelly, Caurier e Leiser), quindi avrebbe senso interpellare un pezzo da Novanta.
Infine c'è da dire che fa parte di quel repertorio che il pubblico della Scala conosce e non conosce... questo fa ben sperare che non vi opponga le proprie resistenze, come farebbe con Verdi e con Puccini.

Insomma, io ci sto: approvo il tuo Hansel e Gretel, a patto che per la parte della Stregasia scritturata Edita Gruberova, come addio al Teatro milanese.


Turandot...
L'idea, in sè, è bellissima! Non c'è titolo più adatto a Herheim; ma alla Scala ne verrebbe fuori uno scandalo coi fiocchi.

Grazie mille e salutoni,
Mat
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Luca » dom 03 giu 2012, 11:29

Credo che la linea del mito favolistico-fiabesco (Hansel und Gretel e Turandot), o religioso (Parsifal e, aggiungerei, l'amato Lohengrin e ancora, in area italiana, si potrebbe pensare ad Aida oppure ad un altro titolo desueto come La Fiamma*: tutte opere adatte per un'inaugurazione) convenga a questi registi, capaci di ritradurne i molteplici significati. Ecco motivata la scelta di questi due titoli. E' chiaro che con i soliti titoli Traviata, Tosca, Cavalleria e Pagliacci il gioco riuscirebbe meno e l'esperimento potrebbe fallire: sono opere troppo 'terragne' anche se piacevoli (specie Tosca, ovviamente).


Saluti domenicali.
Luca.

* La Fiamma è originaria del Nord Europa da cui Dreyer ha tratto il film Dies Irae.
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda VGobbi » dom 03 giu 2012, 12:20

La Gruberova mai fatto la Strega?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda MatMarazzi » dom 03 giu 2012, 13:11

Luca ha scritto:Credo che la linea del mito favolistico-fiabesco (Hansel und Gretel e Turandot), o religioso (Parsifal e, aggiungerei, l'amato Lohengrin e ancora, in area italiana, si potrebbe pensare ad Aida oppure ad un altro titolo desueto come La Fiamma*: tutte opere adatte per un'inaugurazione) convenga a questi registi, capaci di ritradurne i molteplici significati.


Infatti Herheim si distingue dai registi da noi prediletti proprio per la sua fantasmagoria di simboli.
Opere "realistiche" sarebbero per lui, a mio parere, improprie... anche perché finirebbe per stravolgerle in senso simbolico, destabilizzando il pubblico e ritrovandosi in lotta con lo spirito della musica.
In questo senso sono curioso (e scettico) di vedere il suo Oneguin di Amsterdam, proprio per vedere come possa reagire a fronte di una narrazione completamente realistica.

La Fiamma è originaria del Nord Europa da cui Dreyer ha tratto il film Dies Irae

Interessantissimo... non lo sapevo.
Cercherò di procurarmelo.

Comunque a me pare che la Fiamma avrebbe bisogno di un regista diverso, in grado di "sgrassare" un po' da questa meravigliosa partitura molti dei suoi cascami decadenti e floreali, o per lo meno ...che sappia trasformarli in "cascami" più attuali e propri della nostra cultura: anche noi infatti siamo pieni di cascami (non si creda... non siamo più intelligenti di quanto non fossero i nostri avi!).
L'unico che riesca a giocare con le "concessioni" e gli esotismi, sfoderando pur sempre riletture profondissime, è secondo me il solito Jones, di cui stiamo parlando in altro thread. Una Fiamma fatta da lui farebbe sensazione persino alla Scala.

Tornando a Herheim (e poiché sposo in pieno l'idea dell'Hansel e Gretel) pensiamo al direttore.
Ci vorrrebbe un pezzo grosso, esperto di sinfonismo tedesco, ma con spirito giovane e brillante.
L'ideona sarebbe Andris Nelsson, che non ha ancora mai diretto alla Scala.
Oppure, se proprio vogliamo un nome grato agli abbonati, direi Dudamel, che a me non persuade del tutto, ma che arebbe più in parte in quest'opera che nel Rigoletto o nel Don Giovanni.
Poi, va be'..., sognare per sognare, sarebbe bello sentire, per la prima volta alla Scala, Sir Rattle... magari con Siressa Kozena nei panni di Haensel.
Ma questo pare impossibile, anche perché Lissner - se mai si facesse questo Hansel - darebbe tutto in mano a Baremboim (che litigherà con Herheim, darà tutte le parti a debuttanti, sbaglierà apposta gli attacchi, si farà gridare dietro dal pubblico "troppo lento!" e ovviamente verrà invitato da Fazio per darci un ennesimo saggio di Kultura televisiva). :(

VGobbi ha scritto:La Gruberova mai fatto la Strega?

No, ovviamente... E questo compromette i nostri sogni! :)
Quando mai infatti un divo verrebbe a debuttare oggi in un grande ruolo alla Scala? :)

Salutoni,
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Luca » dom 03 giu 2012, 15:43

Certo che Baremboim è pallosetto, eh.... Anche riascoltando il Lohengrin con Seiffert ....
Riprendo poi le tue sollecitazioni...

- Come Strega del capolavoro di Humperdinck più che una Gruberova ci metterei ad una Netrebko. LA parte della Strega non si può chiocciare, ma ha una tessitura non semplice. Inoltre la Netrebko farebbe la divona e ciò conferirebbe al personaggio una novità.

- Una Damrau come Gretel mi andrebbe bene accanto alla Kozena, come Pietro ci metterei D'Arcangelo e come la mamma Gertrude una Stemme. Ma forse si potrebbe pensare ad un disco, data la carne al fuoco da me messa....

- Sempre in proposito a quest'opera nata nel solco del wagnerismo, qualche domenica fa ne ho visto un'edizione RAI diretta da Sanzogno (famoso per entrare in campi nuovi) con Cossotto, Poleri, Amadini, Campi e, come Strega, la Palombini. Tutto in italiano e in b/n. Roba d'antiquariato, ma godibile specialmente per la povertà di mezzi, ma ben impiegati in tutto e per tutto, compresi piccoli balletti guidati dal famoso U. Dell'Ara.

Salutoni, ancora...
Corro a vedermi l'Attila diretto da Muti.
Luca.
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Enrico » dom 03 giu 2012, 17:23

MatMarazzi ha scritto:
La Fiamma è originaria del Nord Europa da cui Dreyer ha tratto il film Dies Irae

Interessantissimo... non lo sapevo.
Cercherò di procurarmelo.


E di Dreyer, se non lo conosci già, procurati anche Ordet.

MatMarazzi ha scritto: Baremboim che litigherà con Herheim, darà tutte le parti a debuttanti, sbaglierà apposta gli attacchi, si farà gridare dietro dal pubblico "troppo lento!" ...


Vero? lo fa apposta?

MatMarazzi ha scritto:
VGobbi ha scritto:La Gruberova mai fatto la Strega?

No, ovviamente... E questo compromette i nostri sogni! :)
Quando mai infatti un divo verrebbe a debuttare oggi in un grande ruolo alla Scala? :)


Parlate piano, o le verrà l'idea di venire a fare Gretel...
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda MatMarazzi » lun 04 giu 2012, 14:01

Enrico ha scritto:E di Dreyer, se non lo conosci già, procurati anche Ordet.


Sarà fatto! E grazie delle indicazioni.

Parlate piano, o (alla Gruberova) verrà l'idea di venire a fare Gretel...


E quel che è triste è che molti dei suoi penosi idolatri italiani o tedeschi approverebbero! :)
Io invece, a differenza di Luca, sarei contento di sentirla come strega.
La voce ormai è quella che è, ma la strega non è la Straniera! :)
E poi le memorie ironicamente belcantistiche della parte (il do facoltativo, i trilli, gli slanci della cavalcata) verrebbero finalmente a galla.
Infine, come interprete, la Gruby ha ben pochi pregi... Ma il migliore di questi (il senso del grottesco) ce l'ha eccome!

La Netrebko la escluderei ma non perché la proposta non potrebbe essere interessante; piuttosto perché lei e Kauffman non andrebbero più scritturati a prescindere! :) Specialmente non per una nuova produzione.

La Damrau (che ho già visto dal vivo in questo ruolo e mi ha convinto limitatamente) è una ormai una solenna signora sui quaranta.
Meglio puntare su qualche ragazza spigliata e giovane.
E anche la Stemme mi pare troppo star per accettare Gertrud, quando tutti i teatri del mondo se la contendono in Bruennhilde e Isolde (in attesa di Turandot ed Elektra).
E poi, sinceramente, mi parrebbe troppa grazia (visti anche i suoi cachet)! Il personaggio è piccolo e non richiede grandissime personalità.
L'ideale sarebbe la mia adorata Soile Isokoski, ancora in superbe condizioni vocali ma giunta a un'età per cui i ruoli "giovani" non sono più proponibili; magari affiancata dal Peter di Bo Schovus! :)

Che ne dite? L'idea sta prendendo forma e non mi pare affatto male! :)

SAlutoni,
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Luca » lun 04 giu 2012, 17:31

Il personaggio è piccolo e non richiede grandissime personalità.
=================================================================
E' vero, ma ad esempio, Solti nella sua produzione - che esiste in DVD -, vede schierate la Dernesch (Gertrude) e la Jurinac (Strega), oltre a Fassbaender e Gruberova (bambini) e Prey (Pietro).

Alternativa alla Gruberova come Strega potrebbe essere una diva di casa nostra, prova ad indovinare.... Non è difficile....

Saluti, Luca.
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda VGobbi » mar 05 giu 2012, 0:17

La Ricciarelli?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Luca » mar 05 giu 2012, 15:30

ASSOLUTAMENTE NO. La cantante alla quale mi riferisco è in carriera ed è efficiente vocalmente ed interpretativamente!

Saluti, Luca.
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Enrico » mar 05 giu 2012, 21:54

Luca ha scritto:ASSOLUTAMENTE NO. La cantante alla quale mi riferisco è in carriera ed è efficiente vocalmente ed interpretativamente!
Saluti, Luca.


È forse quella che si sta dedicando all'ennesima Traviata?
Temo che anche lei voglia fare Gretel, per dimostrare che, con la tecnica giusta, la voce rimane giovane e fresca.
Enrico B.
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Re: Stefan Herheim

Messaggioda Luca » mar 05 giu 2012, 22:07

Chi sarebbe questa neo-Violetta? Stavolta la domanda la faccio io, perché non ne so nulla di questa Traviata...

Saluti, Luca.
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