Luciano Pavarotti

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PAVAROTTI

Messaggioda bergonzi » gio 06 set 2007, 15:15

Oggi, come tutti sappiamo, è morto big Luciano.
E' stato un cantante che ha segnato un'epoca nella lirica. Con lui -che lo sia ami o meno, va riconosciuto- la lirica ha avuto un'impennata di popolarità nel mondo senza eguali. Ciò a causa di tanti e diversi fattori, a partire dalla sua fisicità, alla sua voce, alla sua comunicativa, alla diffusione certosina dei suoi vezzi, manie e via dicendo e ad un'attenzione dei media incredibile.
Pavarotti, a mio giudizio, ha reso "popolare" (inteso questo termine come proprio rendere alla portata di tutti) la lirica.......è un po' il De Crescenzo della lirica, inteso come divulgatizzatore.

Quanto al discorso strettamente musicale, Pavarotti è stato un tenore lirico leggero, dagli acuti facili, dal timbro inconfondibile, cristallino, purissimo. Non nascose mai la sua ammirazione per Gigli e Di Stefano a cui si ispirò, ricercando sempre la bellezza del timbro.
Straordinario nel suo repertorio, ha sconfinato anche in ruoli meno adatti alla sua vocalità, a volte affrontati solo in disco (Otello, Ernani) altre volte anche in teatro (Aida, Don Carlo) con esiti discutibili.
Tecnica ragguardevole la sua, tale per cui gli permetteva di affrontare anche partiture piuttosto spinte (Requiem di Verdi, Puritani, Turandot, etc....).
La sua carriera tenorile -ritengo- si sia conclusa col grande concerto che tenne a NY all'aperto all'inizio degli anni 90; dopo quel concerto, il processo di "divinizzazione" e il passaggio da tenore a "tenorissimo" vennero compiuti e, purtroppo, ci sorbimmo i Pavarotti&Friends (buoni solo per la beneficenza, ma la musica è altra cosa) e tutta una serie di menate, che hanno un po' velato la grande statura artistica di Pavarotti, collocandolo nello star-system mondiale, a danno della sua immagine e di mezzi vocali oramai un po' consunti, come normale che fosse.
Il rammarico legato a tale periodo è che Lucianone non abbia impiegato maggiori sforzi a regalarci qualche altra perla in Mozart (il suo Idomeno resta una pietra miliare) o in Rossini, che avrebbe dovuto affrontare di più, considerata la sua vocalità.
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Messaggioda pbagnoli » gio 06 set 2007, 15:39

In home page abbiamo inserito un ricordo di Operadisc del grande tenore
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Messaggioda Orbazzano » gio 06 set 2007, 22:30

non so veramente cosa dire, vorrei trovare le parole ma non le trovo...
posso solo dire che sono molto triste e che oggi ho pianto tanto.

Addio Luciano
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Messaggioda VGobbi » ven 07 set 2007, 10:47

Voglio unirmi al dolore della famiglia Pavarotti, esprimendo le mie piu' sentite condoglianze.

Colgo inoltre l'occasione per ringraziare Pietro per il commovente editoriale scritto in home page.
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Messaggioda bergonzi » ven 07 set 2007, 15:02

Vergognoso Isotta che definisce Pavarotti "ignorante musicale", sul Correiere della Sera di oggi.
Veramente pessimo l'uomo, per non parlare del critico sempre ridicolo e illeggibile, coi suoi duecento anacoluti e la sua prosa piena di arcaismi e vuoti paroloni.
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Messaggioda pbagnoli » ven 07 set 2007, 16:44

bergonzi ha scritto:Vergognoso Isotta che definisce Pavarotti "ignorante musicale", sul Corriere della Sera di oggi.

L'ho letto anch'io, quell'articolo.
Non è oggettivamente facile scrivere di un personaggio così ingombrante subito dopo la sua morte.
Credo che fondamentalmente si possano scegliere due strade:
:arrow: quella di chi agita il turibolo ricordando sempre i meriti e dimenticandosi dei difetti, anche perché non è mai bello parlar male di chi non c'è più. E' una prospettiva rispettabilissima
:arrow: quella di chi, a ragion veduta, cerca di fare una valutazione obbiettiva ed oggettiva di un fenomeno, e delle sue ragioni
Io personalmente non amo chi si straccia le vesti ogni volta che muore qualcuno di questi personaggi famosi, urlando il fatidico "Santo subito!" e dimenticandosi - beato lui - che, quando il Caro Estinto era vivente, non gli aveva mai lesinato critiche di ogni genere.
Non sarà sicuramente il tuo caso, si capisce.
Ma quanti, fra quelli che adesso si battono le mani sul petto, hanno ridacchiato di gusto alle ultime prestazioni pavarottiane, dalla Tosca romana diretta da Domingo (mi pare fosse quella del Centenario, ma non sono disposto a giurarci, so solo che era tremenda), sino alle varie esibizioni tipo Pavarotti & friends, dove ai duetti con Mirella Freni e Joan Sutherland subentravano quelli con - si parva licet - Giorgia, Zucchero, Bon vox e Laura pausini?
Quanti, fra quelli che adesso piangono tutte le loro lacrime, gli sono saltati addosso per i concertoni dei Tre Tenori, unica vetrina possibile per due di essi mentre il terzo continua a cantare ed incidere nuovi ruoli?
Quanti, fra quelli che adesso lo vogliono beatificare, gli hanno fatto le pulci per il secondo matrimonio o l'evasione fiscale?
Personalmente ho sempre apprezzato la serenità olimpica con cui Pavarotti ha affrontato le bufere mediatiche e il riserbo dignitoso con cui ha coperto la malattia che lo ha attanagliato e di cui, evidentemente, conosceva a perfezione l'esito.
Ma non per questo - da appassionato di opera - gli perdono la genericità con cui ha affrontato tanti, troppi ruoli, affidati solo alla serena e gioviale nonchalance che tendeva l'arco della sua bellissima voce. Sì, anche in Riccardo, quel ruolo che l'ha reso celebre in tutto il mondo, ma che risuona "solo" (si fa per dire, ovviamente: inscì avèghen, come direbbero a Milano) della sua voce stellare, senza mai - dico: mai - far affiorare anche solo una di quelle angosce ed inquietudini che costituiscono la vera sostanza di questo splendido personaggio. Per carità, lo ascolto sempre volentieri, ma...da un cantante così dotato dal Padreterno non era esagerato chiedere di più, non credi?
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Messaggioda Alberich » ven 07 set 2007, 17:05

Io sono d'accordissimo con te, e, anzi, trovo i coccodrilli una forma di mancanza di rispetto verso il "caro estinto" e verso i lettori.
Però un conto è avanzare critiche, soprattutto se circostanziate (il NYT lo ha fatto), un conto è spalare merda (se permettete il francesismo). Tanto per dire, i concertoni televisivi degli ultimi anni erano penosi e inguardabili, ma questo non toglie nulla alla Lucia incisa vent'anni prima. Isotta si limita ad asserire che Pavarotti non era un bravo cantante perchè non aveva il dono del solfeggio... e la cosa sembra più uno spalar merda, piuttosto che avanzare delle critiche.
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Messaggioda pbagnoli » ven 07 set 2007, 17:21

Il solfeggio non è un "dono". E' qualcosa che si studia.
Il dono è quello della voce, che Pavarotti ha usato splendidamente per quello che gli consentiva la sua mancanza di altre cose
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Messaggioda Alberich » ven 07 set 2007, 17:25

pbagnoli ha scritto:Il solfeggio non è un "dono". E' qualcosa che si studia.
Il dono è quello della voce, che Pavarotti ha usato splendidamente per quello che gli consentiva la sua mancanza di altre cose
Sì, ma la mancanza di Pavarotti era di tipo "artistico", ossia l'incapacità di trasformare la sua "voce" in un "personaggio" teatralmente valido, non mi pare che avesse difetti drammatici (tali da condizionare tutta la carriera, par di capire leggendo Isotta) quanto a capacità di solfeggio. Personalmente non mi pare che andasse sistematicamente fuori tempo o che sbagliasse gli attacchi.
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Messaggioda pbagnoli » sab 08 set 2007, 12:12

E' con un pizzico di emozione che sto ascoltando una Traviata modenese del 1965 ( la mia data di nascita... ) con la Mirella e il Pav'rot.
L'impressione è di un provincialismo sano, ruspante, gradevolissimo.
Oltre a tutto, bisogna dire che i due sono affiatatissimi
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Pavarotti

Messaggioda hoffmann » sab 08 set 2007, 19:00

Il ricordo scritto da Pietro e presente nella home page penso che interpreti e colga a perfezione il nostro stato d'animo, la nostra emozione e il nostro pensiero verso questo artista (unico, davvero unico).
Pavarotti aveva il dono come pochi di rendere ancora più bella la musica che interpretava. La voce di Dio. Una voce che si riconosceva subito, dallo splendido timbro. Nella mia giovinezza sono state due le 'voci' che si legavano di più al mio stare in famiglia e ai miei affetti. Tutte le Pasque, tutti i Natali e le feste religiose in genere erano legate alla voce intensa e carattericissima di Giovanni Paolo II (pur non essendo io un credente praticante), e per quel che riguarda gli ascolti musicali, trovavo nella voce di Pavarotti una sorta di punto fermo, un punto di riferimento, una certezza, un 'centro'. In più, in lui c'era una sorta di personalissimo 'pathos' connaturato che trasmetteva 'naturalmente' a tutti i personaggi che interpretava (Nemorino, Radames, Idomeneo, Rodolfo, Manrico, Canio, Duca di Mantova, Calaf, non importa qual fosse).
Hanno detto bene in televisione: lui che ha cantato con così grandezza "un trono vicino al sol"...ora che è morto possiamo proprio immaginarcelo come seduto su un trono vicino al sole.
E malgrado sia forse il suo Rodolfo a meglio rappresentare e incarnare la nostra commozione di adesso, e forse Nemorino a rappresentare la sua figura di 'ragazzone' eterno, meglio mi piace ricordarlo ascoltando "Dì tu se fedele" dal Ballo in maschera diretto da Bartoletti nel 1970.
Grazie Luciano!
...le nostr'anime considerate
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Messaggioda pbagnoli » sab 08 set 2007, 20:51

Vedi, io credo che Luciano Pavarotti sia stato l'ultimo epigono di una schiatta di cantanti - siamo più precisi: di tenori - dotati di voce meravigliosa e subito riconoscibile in grado di rendere immediatamente fruibile per il pubblico il personaggio che di volta in volta andavano ad incarnare.
Il paragone che facevo con Caruso, ma soprattutto con Beniamino Gigli, non era affatto casuale: la quasi sempre sagace commistione di generi aveva comportato l'idea che Pavarotti fosse uno de noantri, come direbbero i romani, che si poteva far idealmente carico di cantare "per conto terzi". Per l'utente comune, intendendo compresi nel gruppo anche coloro che strettamente melomani non sono, era il personaggio adatto per incarnare quegli ideali di eroismo da cartolina in cui ci piace calarci nei processi di autoimmedesimazione che sono alla base di quei meccanismi che ci portano ad appassionarci ad un evento teatrale.
La sua stessa figura cicciona, il sorriso solare e aperto, le grandi abbuffate e le partite a scopa con il toscano in bocca: tutto contribuiva a farne un antieroe che riabilitava l'uomo comune.
La presenza oggi in Piazza Grande a Modena di un fiume umano di gente comune che travalicava la schiera dei presenzialisti che mai si perderebbero un funerale di un personaggio importante, secondo me va letta in questo senso ed è perciò assai più significativa della presenza di uomini importanti come l'ex presidente ONU Kofi Annan.
Questa trasversalità non solo al repertorio, ma a qualunque forma di espressione artistica di cui lui si poneva come ambasciatore e garante, è stato il suo maggior pregio e, nel contempo, il suo massimo limite, perché a quello si è fermato senza ricordarsi che, dopotutto, il suo mestiere era quello per cui ha chiesto di poter essere ricordato.
Si dà addosso a Isotta che ha ricordato che Pavarotti non sapeva leggere le note, e ci si dimentica che questo era un fatto noto; quello che Alberich, in questo forum, chiamava il dono del solfeggio, doveva essere invece un obbligo da assumere per un uomo con la sua dote! Grandi doni comportano grandi responsabilità: sembra una frase da film americani, e invece è un dato di fatto profondamente vero.
Io ho sofferto l'allegra nonchalance con cui affrontava tanti, troppi ruoli, e ai miei occhi non lo rabilitava nemmeno lo splendore abbacinante della voce che, ai suoi bei tempi, è stato un fenomeno più unico che raro.
Non è un caso che, dopo di lui, solo uno - mutatis mutandis (di sicuro non è la stessa voce, non voglio sembrare iconoclasta) - ha osato cercare di porsi sullo stesso piano, pensando che la trasversalità possa essere un antidoto alla genericità d'interprete; e non è un personaggio particolarmente amato dai melomani che lo digeriscono obtorto collo.
L'abbiamo ascoltato oggi cantare ai funerali del Maestro.
Per il resto, sembra che la storia dell'interpretazione abbia preso le distanze da questo personaggio così ingombrante.
Forse sbaglierò ma, pur ricordandolo con immutato affetto, nessuno di noi penserà a lui con l'idea che possa essere stato un personaggio rivoluzionario tipo Callas
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Messaggioda Alberich » sab 08 set 2007, 21:13

Eh no. Isotta non dice che Pavarotti non sapeva leggere le note (o meglio, lo dice ma è cosa risaputa e irrilevante: il tempo che poteva impiegare a casa sua ad imparare una nuova partitura a me non interessa punto). Isotta dice che Pavarotti andava fuori tempo sistematicamente e che non era in grado di cantare un'opera.
Parlavo appunto di "dono del solfeggio" perchè Isotta non si riferisce alla lettura delle note scritte su un pentagramma, quanto ad una ben più generica non musicalità e incapacità, par di capire, di partecipare alla messa in scena di un'opera.
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Messaggioda Alberich » sab 08 set 2007, 21:15

«Egli era un analfabeta musicale, nel senso che non aveva mai appreso a leggere la notazione musicale: le opere doveva impararle a fatica nota per nota con un tapeur paziente. Questo è ancora il meno. Egli era a-ritmico per natura, non era possibile inculcargli se non in modo vago la nozione della durata delle note e dei rapporti di durata. L'Opera lirica non è il canto del muezzin, è prodotto di accompagnamento orchestrale e richiede voci che s'accordino fra loro. S'immagini Pavarotti nel Sestetto della Lucia di Lammermoor...
Per avere quest'eccezionale cantante si doveva passar sopra a molte, a troppe cose, e così si ricorreva a direttori d'orchestra abili nel «riacchiappare » il tutto quanto pronti a chiudere tutti e due gli occhi sul rispetto della partitura musicale.».
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Messaggioda Luca » sab 08 set 2007, 23:31

Forse sbaglierò ma, pur ricordandolo con immutato affetto, nessuno di noi penserà a lui con l'idea che possa essere stato un personaggio rivoluzionario tipo Callas
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A mio avviso, non sbagli caro Pietro nel dire quanto ho estratto dal tuo intervento. Anzi ti dò ragione e consentitemi un'aggiunta. La Callas è stato un caso musicale (oltre la cantante che sappiamo) come lo è stata la Sutherland, Pavarotti è stato un evento che dal musicale è scivolato verso il mediatico e per me ciò è segno di involuzione, anche con il concerto dei Tre Tenori. L'ho sempre ammirato (l'ho anche conosciuto ed ho un paio di foto scattate con lui) per le sue doti vocali e, a tratti, interpretative di certi personaggi. Mi è divenuto antipatico nell'ultima commistione che - pur con finalità benefiche - ha fatto di opera e musica di altro genere, diventando una sorta di tormentone. Avrebbe potuto invece approfondire e studiare altri ruoli lirici, offrendo o suggerendo nuovi approcci, ma dai vari commmenti che ho letto non mi pare che lo studio fosse stato il suo forte.... Dalla sua aveva la voce (grande, grandissima), però mi chiedo: c'è reale storicità in questo ?

Saluti, Luca.
Luca
 
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