VGobbi ha scritto:La registrazione del '53 e' in studio? A me pare che fosse un live.
Intendevo dire che passò per le forche caudine dei tecnici del suono (con tanto di mixaggio fra recite diverse) per essere distribuita dalla DECCA.
Mentre l'edizione del 54 è in presa diretta.
Non oso immaginare cosa possa essere la Varnay del '54, visto che gia' nel '53 strabilia da par suo.
Ascoltala e ti renderai conto!
Tira fuori dai suoni del suo declamato geniale tutto quello che alle parole sarebbe impossibile dire (per usare un'immagine del Bagnoli).
Non l'ho trovato generico (Windgassen del 53), ne' tantomeno fiacchino e sopra tutto qualcosa di piu' di una semplice perfomance professionale, vorresti dire noiosa. A me e' parso un vero cavaliere araldico, quasi vanitoso, superbo.
Allora, anzitutto se definisci "cavaliere araldico" Windgassen, non so come potresti definire Wittrich!
Non c'è una sola nota di Windgassen (almeno mi pare) che abbia squillo, non c'è un solo accento che abbia forza, non c'è un solo ritmo che sia perentoriamente scandito.
La sua grandezza è in questo (ma è la grandezza della Neue Bayreuth che vi si riflette): il personaggio è privato proprio di quella dimensione eroica e cavalleresca da magniloquenza interbellica (gli insopportabili eroi perfetti e superominici dei tenori anni 30-40).
In Windgassen c'è l'abbandono, la sobrietà, la fragilità del perdente; in lui vediamo il mistico medievale, non il guerriero medievale.
E questo illumina il personaggio di una modernità struggente.
Il suo racconto (tutto un sussurro) nei tempi lentissimi di Jochum è veramente un sogno trascendente e catartico.
Ora, che tutto questo fosse già chiaro nel 53 (al debutto) non mi pare.
Forse non aveva ancora trovato il direttore giusto, quel Keilbert grandissimo in tante cose, ma qui piuttosto esteriore, almeno per me.
Perché invece di sorprenderti, non ti procuri il disco di cui ti parlo?
Pernsa che al mio club proposi alcuni mesi fa un confronto di "in fermen land".
Dopo aver fatto sentire Wittrich, Lorenz, King, Thomas e persino (o mamma mia!) Melchior, l'ascolto di Windgassen con Jochum fu uno squarcio di "pietas" cristiana, di luce spirituale.
Un piccolo appunto lo vorrei aggiungere per difendere la prova della Steber.
De gustibus.
Io, come sai, ammiro la Steber sconfinatamente in Minnie.
Il problema è che mi sembra Minnie anche qui.
Non sono l'unico a pensarla così, considerato che a Bayreuht, dopo quel Lohengrin, non ce la vollero più.
Un'Elsa la sua liliale e virginale che si degna di essere il giusto contraltare all'Ortrud travolgente tratteggiata dalla Varnay.
Già il fatto che Elsa debba essere "liliale e virginale" a me genera forti perplessità.
E' il personaggio "forte" dell'opera (come Eva è il personaggio forte dell'Eden).
Lei arriva dove Ortrud (il serpente) non può arrivare.
Lei assaggia dell'albero della conoscenza.
La sua è una sfida grandiosa: la conoscenza contro la fede, che riassume tutto il tormento della nostra civiltà da molti secoli a questa parte.
Ecco perché le due interpreti dovrebbero avere un peso non dico vocale, ma almeno carismatico paragonabile.
Se senti il confronto fra le due "sorelle" Nilsson-Varnay (nate lo stesso anno, entrambe in Svezia, entrambe sotto il segno del Toro) ti rendi conto di cosa voglio dire.
Salutoni
Matteo