Milano - Teatro alla Scala

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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Maugham » sab 16 apr 2011, 14:11

mattioli ha scritto:
Parli per caso di William Somerset?


E' quel desso : Thumbup :



Non resistendo all'invito di Alberto ( : Love : ) provo a scrivere qualcosa.
Le mie attuali condizioni sono di tale rincoglionimento lavorativo che stavo per postare come novità un messaggio con un link della nuova stagione alla Scala quando c'erano già un tot di messaggi al riguardo.
Quindi perdonate il tono un po' scazzato e dimesso di quanto scrivo.
Cosa dire?
FINALMENTE! Una stagione come sì deve, ovviamente con i suoi buchi, ma con un sacco di cose interessanti da vedere. Di quelli che, se li facessero da altre parti, meriterebbero un viaggio.
Sono elettrizzato.
Speriamo che non cominci il solito giro delle sostituzioni.....
Bravi!
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P.S. La mia sbavante invidia per i vostri incontri parigini è tale da obbligarmi a girare per casa con un fazzoletto a mo' di bandito.
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda mattioli » sab 16 apr 2011, 21:06

P.S. La mia sbavante invidia per i vostri incontri parigini è tale da obbligarmi a girare per casa con un fazzoletto a mo' di bandito.


Esagerato... Beh, sai, qui nel mondo civilizzato c'è solo l'imbarazzo della scelta. Toh, domani c'è un Pelleas Dessay-Kennlyside-Naouri, sempre gli stessi, uffa uffa...
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda pbagnoli » lun 18 apr 2011, 22:01

VGobbi ha scritto:tanto che ci siamo, aspetto pure l'editoriale sulla nuova stagione scaligera.

Grazie!

E' in gestazione, Vittorio.
Avremmo potuto pubblicarlo già qualche giorno fa: sarebbe bastato scrivere di panza le solite quattro banalità.
Invece ci stiamo ragionando sopra, perché stavolta la Scala ci ha messi alla prova!
Aspetta e vedrai! :D
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » mar 19 apr 2011, 13:26

Io, sinceramente, non comprendo l'entusiasmo per questa stagione. Penso che la scelta dei titoli non sia un orpello (aldilà delle questioni sui cast, che assumono un'importanza secondaria nel dare identità ad una stagione): ritengo che la Scala - con la scelta di quest'anno - faccia un passo indietro, una svolta nazional popolare che potrà piacere, ma che a me, personalmente, delude parecchio. Credo che assisterò ad un solo spettacolo. E non mi sembra una bella media.
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda pbagnoli » mar 19 apr 2011, 15:11

Ed eccovi in home il pippone sulla stagione scaligera prossima ventura.
In esso - e qui rispondo all'amico teo.emme - ci sono spiegate le ragioni del perché la stagione, pur non entusiasmandoci per alcuni aspetti, complessivamente ci sembra infinitamente meglio di quelle che l'hanno preceduta
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Riccardo » mar 19 apr 2011, 15:41

Naturalmente condivido!

Insisterei giusto un po' meno nella critica alle vecchie zeffirellate: in fondo in ogni teatro di un certo livello esiste una sorta di repertorio registico che si trascina negli anni e che, se non presente in misura eccessiva, funziona per riempire gli spazi tra quelle che sono invece le nuove proposte.
In fondo, pure in un teatro tipo la Staatsoper di Vienna (nel quale tira un'aria conservatrice in questo senso non troppo diversa da Milano) di tanto in tanto passa ancora roba come l'Ariadne di Sanjust, l'Elektra di Kupfer o, questo veramente improponibile, il Barbiere di Rennert...

Ma è pur vero che Milano non è esattamente un teatro di repertorio e che dunque ogni titolo andrebbe valutato alla pari degli altri.

Resta da vedere se la Scala non avrà però così risucchiato tutte le risorse alle altre fondazioni, il che però potrebbe pure rivelarsi a lungo termine positivo.

Non vedo l'ora di vedere il Peter Grimes di Jones! Ho veramente bisogno di un regista che mi possa illuminare sui segreti del teatro di Britten... :D
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Alberich » mar 19 apr 2011, 16:06

Editoriale molto bello!

Credo che nel 2011/2012 nessuno in Italia possa permettersi di presentare degli spettacoli a rischio grandi vuoti. E per questo trovo sensata, anche se un po' frustrante, la scelta dei titoli.
Sul recupero dei dinosauri: e se la Scala stesse pensando di muove qualche passo in piu' verso una doppia stagione con una parte di proposte nuove e invitanti e una parte di usato garantito? Vedremo in futuro, pero' se cosi' fosse mi andrebbe benissimo.
Insomma: l'usatissimo garantito dovrebbe permettere il pienone a poco costo, dirottando cosi' le risorse sui cantanti (e finalmente ci son tante superstar!) e sulle nuove produzioni.
Se sara' cosi' davvero lo dira' il futuro, ma le premesse per -finalmente- iniziare un nuovo ciclo nella vita della Scala io contento. Se invece questa stagione e' una fortunata coincidenza no.

Su Verdi: Pietro, non facciamoci coinvolgere troppo dal nostro scarso amore per Alvarez. A me non piace, fa un Verdi antico, ma lo fa in tutto il mondo. Tutto sommato non si puo' buttar la croce addosso a Lisner per averlo chiamato.
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » mar 19 apr 2011, 18:24

Beh, il rischio grandi vuoti non l'ho mai percepito alla Scala (in qualche modo è sempre piena, mai completamente, ma neppure stile "quattro gatti"). Il discorso sul repertorio e sui titoli attira pubblico, avrebbe senso in una stagione che produce un numero maggiore di titoli. Ma alla Scala... E poi ci sono i soliti sprechi all'italiana (oltre ai recuperi "fuori tempo massimo": Boheme, Nozze di Figaro, Don Pasquale), ossia il terzo Don Giovanni in pochi anni, un prepensionamento dell'ultima Aida di Zeffirelli (oscena) a favore di un Zeffirelli d'antan (a questo punto che senso aveva produrre l'ultima? E poi - ripresa per ripresa - perché non farci rivedere l'affascinante Aida di Ronconi?). Il discorso dei cast lo lascio da parte...parlo proprio dei titoli: non mi aspettavo cose "difficili" o "a rischio", ma titoli che sono ovunque al centro delle programmazioni, ma che alla Scala sono dei Carneadi qualunque...
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda pbagnoli » mar 19 apr 2011, 18:25

Alberich ha scritto:
Su Verdi: Pietro, non facciamoci coinvolgere troppo dal nostro scarso amore per Alvarez. A me non piace, fa un Verdi antico, ma lo fa in tutto il mondo. Tutto sommato non si puo' buttar la croce addosso a Lisner per averlo chiamato.

Io ho sentito l'Aida che il suddetto ha fatto a Londra con la Carosi: un disastro su tutti i fronti.
Si può e si deve buttare la croce addosso a Lissner per averlo chiamato, perché non è tenore da Scala.
Ha una bella voce? Forse, ma una volta: adesso non più.
Ormai la linea vocale procede solo per sanglots, nemmeno particolarmente belli. L'interpretazione è sempre la stessa: i peli del torace esposti, e via andare.
Sono prevenuto? Può darsi, non lo nego.
Per me è la negazione di quello che cerco in un tenore non solo verdiano, ma proprio a 360 gradi.
Mi dici che alla voce "tenore lirico" in giro non c'è niente di meglio?
Io mi permetto di dubitarne ma, se così fosse, ragione in più per lasciar perdere per un po' Luise Miller e Tosche
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda pbagnoli » mar 19 apr 2011, 18:32

teo.emme ha scritto: E poi - ripresa per ripresa - perché non farci rivedere l'affascinante Aida di Ronconi?).

Parli di quella degli Anni Ottanta, con Pavarotti e la Chiara?
A te davvero è sembrata affascinante?
Io la vidi proprio a teatro e, a parte il gran sferragliare delle macchine per trascinare piramidi e sfingi, la ricordo come il solito non-spettacolo.
Ce l'ho in VHS che registrai io personalmente alla tv, ma non ho mai avuto il desiderio di rivedermela; magari ci provo, visto che dici così...

teo.emme ha scritto:Il discorso dei cast lo lascio da parte...parlo proprio dei titoli: non mi aspettavo cose "difficili" o "a rischio", ma titoli che sono ovunque al centro delle programmazioni, ma che alla Scala sono dei Carneadi qualunque...

E siamo sempre lì, teo: il "repertorio", per un po', dovrebbe essere accantonato e messo in sabbatico.
Lo so, c'è tanta altra roba interessante che potrebbe essere eseguita: Rameau, Lully, Henze, Rimsky, Purcell, Pizzetti, Alfano. Gli americani, tipo Floyd (che fa opere molto belle e di musica splendida). Prokof'ev o Rachmaninov. Magari una Juive o una Muette.
Tutta roba, per inciso, che ci permetterebbe di lasciare a casa Alvarez : Chessygrin :
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » mar 19 apr 2011, 19:21

pbagnoli ha scritto:Parli di quella degli Anni Ottanta, con Pavarotti e la Chiara?
A te davvero è sembrata affascinante?
Io la vidi proprio a teatro e, a parte il gran sferragliare delle macchine per trascinare piramidi e sfingi, la ricordo come il solito non-spettacolo.
Ce l'ho in VHS che registrai io personalmente alla tv, ma non ho mai avuto il desiderio di rivedermela; magari ci provo, visto che dici così...

Io lo trovo molto affascinante: antiretorico, antitrionfalistico... Non il solito "kolossal in cinemascope" che tutti - chi più chi meno - ci hanno sempre servito! Non c'è l'Egitto storico e neppure l'Egitto da film in costume. Sembra di vedere quelle stampe ottocentesche che raffigurano il modo in cui la cultura romantica intendeva l'antichità...guardando quell'Aida rivedo i disegni degli archeologi che seguirono Napoleone in Egitto. Parli di non-regia, forse è vero...ma è una precisa scelta stilistica: Ronconi non si è mai concentrato sul singolo gesto, ma sull'insieme e sulla "macchina". E' il "suo" teatro (nell'opera e nella prosa): un filo conduttore che accomuna tutti i suoi spettacoli (dai recenti "Mercante di Venezia" e "Sogno di una notte di mezza estate", a "Odissea doppio ritorno" sino, soprattutto, a quel capolavoro che è "Gli ultimi giorni dell'umanità"). La sua non-regia è paradossalmente una scelta registica (il suo teatro è parola e macchina). Pensa che un altro suo pallino è la microfonazione di ogni attore: Ronconi impone una recitazione "cinematografica" del parlato. Non è dunque una non-regia per manifesta incapacità (come Pizzi o Pier'Alli).

pbagnoli ha scritto:E siamo sempre lì, teo: il "repertorio", per un po', dovrebbe essere accantonato e messo in sabbatico.
Lo so, c'è tanta altra roba interessante che potrebbe essere eseguita: Rameau, Lully, Henze, Rimsky, Purcell, Pizzetti, Alfano. Gli americani, tipo Floyd (che fa opere molto belle e di musica splendida). Prokof'ev o Rachmaninov. Magari una Juive o una Muette.
Tutta roba, per inciso, che ci permetterebbe di lasciare a casa Alvarez : Chessygrin :

E proprio per questo mi sento di dire che questa stagione scaligera è più deludente di quella appena passata!

Ps: sai che - paradossalmente - credo si debba rivedere la posizione critica sulla gestione Muti? Io, in quel periodo, ho visto Henze, l'opera russa, Spontini, Gluck, il Rossini serio...e ora? Verdi e Puccini a tutto spiano?
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Tucidide » mar 19 apr 2011, 20:51

Bello e condivisibile l'editoriale.
Mi permetto una considerazione. A livello di regia siamo decisamente sopra la media: ci sono le Zeffirellate, per di più stantie, OK, ma capperi! Guth, Jones, Carsen! E in allestimenti nuovi, coprodotti o addirittura debuttanti nella sala del Piermarini!
Invece, a livello di cantanti... insomma... :roll: viva la fantasia!
Mi spiego: va benissimo che ci siano la Netrebko, la Garanca, la Dessay, Youn, Mattei, Terfel, Ainsley, Lucic, la Machaidze, Uusitalo, la Stemme, insomma... un sacco di gente brava! Però manca, mi sembra, un bel clamoroso debutto, come quelli che in questi anni e nei prossimi si sono avuti o si annunciano. Come mai da noi la Netrebko viene a cantare la sua ennesima Mimì o Donna Anna, mentre per debuttare Anna Bolena sceglie Vienna e per Iolanta Baden Baden? Perché Kaufmann esordisce come Lohengrin a Monaco e a Milano ha cantato i suoi collaudati Cavaradossi e Don José?
Se ne parlò tempo fa: un grande sovrintendente, si disse, azzarda un grande debutto, uno di quelli di cui si parla per giorni e giorni. Va benissimo vedere a Milano la Manon della Dessay: capperi, altrochè se va bene! Però vuoi mettere se fosse venuta a cantare Maria Stuarda (idea non mia)? :wink:
Comunque, va bene anche così... rispetto agli scorsi anni rose e fiori! :D
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda VGobbi » mar 19 apr 2011, 22:56

Bellissimo editoriale, in cui condivido quasi del tutto. Qualche appunto ... pure io non sono certo un fan di Alvarez, pero' troppo accanimento ... e comunque canta in tutto il mondo, quindi qualcosa vale.

Sulle regie, beh credo che sia un'autentica manna per voi di OD ... d'altronde per me, ignaro ed ignorante in fatto di regia, ho cominciato a rivalutarla, proprio leggendo OD. E poi, ho un fortissimo interesse per Jones, dopo aver visto una straniante ed indimenticabile "Lady Macbeth di Mtzensk". Curiosissimo quindi per il "Peter Grimes".

Rimane il cast ... di cui concordo sull'ennesimo provincialismo riguardo al repertorio italiano ... e comunque in linea di massima, ritengo che la Scala debba lavorare ancora moltissimo per darci cast che in cui il mondo ci possa invidiare.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Maugham » mer 20 apr 2011, 18:08

Sinceramente non capisco del tutto certi distinguo e certe puntualizzazioni ad esempio di Tuc e di Alberich sulla nuova stagione della Scala. Sono più che legittime intendiamoci, ma non dovrebbero cambiare di molto un giudizio che, per quel che mi riguarda, è più che positivo.
La posizione di molti di noi nei confronti della gestione Lissner era abbastanza chiara. La Scala stava rischiando di diventare retroguardia al di là di qualsiasi valutazione su questo cantante in quel ruolo o in quel titolo. E l'indignazione di certi scritti -dettata anche dall'affetto che qualsiasi melomane nutre nei confronti di un teatro la cui storia ha coinciso per gran parte con quella dell'Opera- era alimentata da diversi fattori. Primo, le continue richieste di corsie preferenziali in tema di finanziamenti dettate da una superiorità della Scala rispetto ad altre istituzioni, superiorità che nessuno di noi vedeva; secondo, la debolezza di una gestione che giustificava la mancanza di grandi appuntamenti con la maleducazione di una certa parte del pubblico e la conseguente riottosità di certi interpreti ad entrare in arene non protette. Quasi che l'inversione di una tendenza miope non fosse il principale compito di un direttore artistico.
Le mie perplessità però si fermavano qui. Capisco infatti benissimo tutti i problemi giganteschi di un teatro d'Opera (che in Italia sono le cinque volte maggiori rispetto al resto d'Europa) e sono convinto che dietro a certe scelte di retroguardia non sempre ci sia stata una miopia artistica. In pratica, il direttore di un teatro è come un grande chef, cucina con quello che ha in dispensa e con quello che si può permettere.
Quest'anno, almeno sulla carta, ho letto l'intenzione di Lissner di cambiare rotta. E la Scala rientra, a pieno diritto, nel novero delle grandi Opera House del mondo. Poi ci saranno gli spettacoli più belli e quelli meno belli, ci saranno le doverose marchettone, i buchi nel repertorio italiano (questo è forse l'unico problema davvero urgente), però non possiamo parlare di retroguardia o di provincia.
Inoltre la Scala ha avuto un punturone provvidenziale dalla Stato e, per una volta, riesco a vedere dove questi soldi sono andati a finire.
Per quanto mi riguarda la cosa mi è più che sufficiente per complimentarmi.
Il resto? Vedremo.
Saluti
WSM
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Alberich » mer 20 apr 2011, 18:30

La mia puntualizzazione è solo sulla scelta dei titoli: tutti titoli in repertorio in tutto il mondo e quasi tutti già sentiti alla scala negli ultimi anni, a parte la Luisa e la Donna senz'ombra, che non ricordo.

Don Giovanni, Boheme, Tosca, Aida, Nozze, Rigoletto si sono visti parecchio ultimamente.
La Manon la ricordo in una pessima edizione qualche tempo fa.
Peter Grimes con Langrige e credo Tate sarà stata ai primi del 2000.
I Racconti furono una sontuosa produzione con Dessay e Ramey (anni '90?).
Un Don Pasquale diretto da Muti c'è stato e lo ricordo.
Il Siegfried pure.

E' un dato di fatto, più che un distinguo: sono tutti titoli di repertorio. Per quanto mi riguarda, e l'ho scritto, è una scelta consapevole per evitare rischi. Io non ho problemi a riconoscere che sia un'ottima stagione: e l'ho detto! Però mi pare che i titoli scelti siano abbastanza banali.
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