Luca ha scritto:La simbologia del nemero 3 va oltre in quest'opera ed è generalmente di portata universale (pensiamo alla Commedia di Dante).
Non necessariamente!
Se il numero 3 è così insistito in Turandot ci sarà una ragione che non sia semplicemente quella che il numero "ha portata universale".
Proviamo a riflettere a quali sono i contesti in cui - nella Turandot - ricorre il numero tre e quindi a sintetizzarne un significato.
Ma devo dire che mi sono dirvertito molto (non fraintendetemi, non è una critica) a leggere i vostri tentativi di dare una spiegazione "storica" e narrativa alle parole del monologo di Turandot.
I risultati sono davvero buffi.
Luca ha scritto:Quanto al ricordo dell'ava uccisa ci sarà stata anche una tradizione orale che, magari, sotto forma di racconto privato degli aspetti più cruenti sarà arrivato alle orecchie di Turandot.
Luca ha scritto:se l'ava è trascinata via nella notte atroce come si fa poi a dire che da secoli il corpo riposa nella sua tomba enorme ? Come ha fatto un popolo vinto a recuperare la salma, a custodirla e a costruirgli un mausoleo dopo aver recuperato la patria ?
pbagnoli ha scritto:Anch'io mi sono chiesto spesso come faccia ciascuno a ricordarsi un tempo risalente a mille e mille anni fa.
Ma soprattutto mi chiedo come faccia una ragazzotta quindicenne o giù di lì a farsi invasare dallo spirito di un'ava dolce e serena così lontana nel tempo, e come mai decida di vendicarne lo stupro.
IL mausoleo... la tradizione orale... la ragazzotta quindicenne invasata...
Tutto questo non sta in piedi, ne conveniamo.
I vostri sforzi sono stati generosi e i ragionamente sottili, ma è evidente che in questo modo non si arriva da nessuna parte.
Luca suggerisce che il povero Puccini sia morto prima che l'opera avesse un senso (ipotesi che io escluderei totalmente, perché il travaglio è stato comunque lunghissimo e perché - a parte il finale - Turandot era già bella che finita molti mesi prima della morte del Compositore)
Oppure, sempre come dice Luca, poiché Turandot è una fiaba non dovremmo fissarci molto sulle incongruenze.
Ma io non credo nemmeno a questo: se tu facessi una fiaba, Luca, non scriveresti delle assurdità, perché tanto è una fiaba.
Ci sarebbe comunque un pensiero, un percorso, una logica, una simbologia. Non sarebbe tutto a caso.
E questo vale anche per Adami e Simoni, i quali non saranno stati dei geni, ma nemmeno dei cretini.
Se scrivono "mille anni e mille" oppure "il tempo che ciascun ricorda" ci sarà una ragione.
Se usano il numero tre in determinati contesti e il numero uno in altri ci sarà una ragione.
Il punto è proprio questo: non dobbiamo deporre le armi dicendo "sono tutte sciocchezze"; ma non dobbiamo nemmeno prendere i concetti alla lettera (inventandoci mausolei, ragazzotte quindicenni, traumi infantili e tradizioni orali); dobbiamo capire, invece, che di simboli si tratta.
Simboli da decifrare.
Per ora non riesco ad aggiungere altro, ma mi riservo di dirvi - se vi interessa - quali simboli leggo nel monologo di Turandot e come ho tentato di interpretarli.
Nel frattempo, sarei felicissimo se qualcuno avesse qualcosa da aggiungere in merito.
Salutoni,
Matteo