Nabucco (Verdi)

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Nabucco (Verdi)

Messaggioda Enrico » ven 18 mar 2011, 15:30

NAPOLI 1949 (LIVE - GUI, CALLAS)

Non mi ero mai accorto dello stravolgimento operato da Gui nel finale della registrazione napoletana con la Callas: Nabucco comincia il suo discorsetto ("Ah torna Israello torna...") ma si interrompe all'improvviso, senza che si canti il pezzo d'assieme "Immenso Jehova", perché arriva Abigaille per cantare "Su me morente esanime": ma appena la Callas finisce di dire "Non maledire a me", quando ci aspetteremmo l'intervento di Zaccaria ("...sarai de' regi il re") e gli accordi finali, Nabucco riprende invece il suo predicozzo, con totale indifferenza verso la morte della povera Abigaille (o forse il regista, se c'era, aveva deciso che Abigaille doveva semplicemente chiedere perdono senza morire), e quando ha finito parte l' "Immenso Jehova", che non si chiude normalmente ma con l'aggiunta di pezzi delle frasi iniziali della Sinfonia e fragorosi accordi di tutta l'orchestra che concludono il tutto senza la frase di Zaccaria: frammenti delle stesse frasi della Sinfonia vengono usati anche prima per cucire insieme i pezzi di questo strano pasticcio.
Qualcuno conosce i motivi di questo "arrangiamento"? risale a qualche vecchia tradizione, a edizioni preparate occasionalmente per riprese dell'opera in qualche teatro che prevedeva obbligatoriamente un coro finale, o semplicemente è il solito orribile intervento di chi credeva di dovere "migliorare" la scrittura di Verdi?
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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda pbagnoli » ven 18 mar 2011, 15:34

Buona domanda. Io non so nulla.
Questa sarebbe una domanda à la Maugham; chissà se ha tempo di buttare un occhio...
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda beckmesser » ven 18 mar 2011, 18:09

Da quel che mi risulta, era una tradizione nata già nell'800 quella di tagliare la morte di Abigaille e finire l'atto con 'Immenso Jehova', tradizione che è poi continuata nel '900, specie in teatri non di primissimo piano (ovviamente, Verdi non vi ha avuto nulla a che fare). Qualche volta, se il soprano era particolarmente interessante, si teneva la scena ma premettendola al coro (ricordo che ancora negli anni '90 un noto ex-tenore molto in voga qualche decennio prima sosteneva, con mio sbigottimento, che si trattava di una tradizione sacrosanta...), cosa che appunto ha fatto Gui. Sull'uso di pezzi della sinfonia per cucire il tutto, non ho invece notizie...

Saluti,

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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda Enrico » ven 18 mar 2011, 22:30

Allora le colpe non sono tutte di Gui (che tagliava e cuciva anche in altre occasioni).
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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda Luca » ven 18 mar 2011, 22:41

Beh, Enrico, Gui ci ha lasciato diverse edizioni in disco figlie di una tradizione particolare, non era il solo a... tagliare, basti pensare al successivo Gavazzeni....

Saluti. Luca.
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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda Enrico » ven 18 mar 2011, 22:58

Lo so che tanti tagliavano e seguivano le tradizioni, chi più e chi meno. Ho riascoltato per curiosità qualche pezzo del Nabucco napoletano perché altri "esperti", in altri siti, pur di criticare la direzione di Muti, citavano quella di Gui come direzione "di riferimento".
Nel Nabucco trasmesso ieri in televisione ho invece notato che Muti ha permesso al basso di eseguire le variazioni e l'acuto nel da capo della cabaletta di Zaccaria "Come notte a sol fuggente"; Abigaille invece nella sua cabaletta non ha variato nulla.
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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda MatMarazzi » sab 19 mar 2011, 10:45

Enrico ha scritto:Lo so che tanti tagliavano e seguivano le tradizioni, chi più e chi meno. Ho riascoltato per curiosità qualche pezzo del Nabucco napoletano perché altri "esperti", in altri siti, pur di criticare la direzione di Muti, citavano quella di Gui come direzione "di riferimento".
Nel Nabucco trasmesso ieri in televisione ho invece notato che Muti ha permesso al basso di eseguire le variazioni e l'acuto nel da capo della cabaletta di Zaccaria "Come notte a sol fuggente"; Abigaille invece nella sua cabaletta non ha variato nulla.


Grazie mille al solito Beck, lui sì vera "cozza onniscente" (e non "sapiente") di Operadisc sulle questioni filologiche e prassi esecutive.
Per quanto riguarda Gui, io lo considero peggiore dei direttori "tagliatori" sui contemporanei.
Gli altri magari seguivano le tradizioni, lui invece ci metteva del suo, alterando e riscrivendo libretti e partiture seguendo fantasmi tutti suoi.
Fa sorridere la lettura delle dettagliatissime motivazioni addotte per la soppressione del "ridicolo" personaggio di Ercole nell'Alceste! O quelle per cui Bellini stesso, a suo dire, non avrebbe per niente voluto la cabaletta finale di Beatrice (tanto che quando la Sutherland alla Scala gli oppose un bel "no", lui fece armi e bagagli e se ne andò, sconvolto che si permettesse di averla vinta "ai capricci della cantante": e dei capricci dei direttori ne vogliamo parlare?).

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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda teo.emme » dom 20 mar 2011, 4:04

MatMarazzi ha scritto:Per quanto riguarda Gui, io lo considero peggiore dei direttori "tagliatori" sui contemporanei.
Gli altri magari seguivano le tradizioni, lui invece ci metteva del suo, alterando e riscrivendo libretti e partiture seguendo fantasmi tutti suoi.
Fa sorridere la lettura delle dettagliatissime motivazioni addotte per la soppressione del "ridicolo" personaggio di Ercole nell'Alceste! O quelle per cui Bellini stesso, a suo dire, non avrebbe per niente voluto la cabaletta finale di Beatrice (tanto che quando la Sutherland alla Scala gli oppose un bel "no", lui fece armi e bagagli e se ne andò, sconvolto che si permettesse di averla vinta "ai capricci della cantante": e dei capricci dei direttori ne vogliamo parlare?).

In merito a questo aspetto non posso che darti ragione (una volta tanto). Ammiro molto il Gui interprete (credo che rimanga tra i migliori direttori d'orchestra italiani), ritengo alcune sue direzioni assolutamente splendide: penso alle Nozze di Figaro o al Barbiere di Siviglia. Tuttavia resta filologicamente inaccettabile: si va oltre il taglio (pratica deprecabile sempre, ma comprensibile in quel dato momento storico e, comunque, limitatamente invasiva sul piano musicale), Gui passa alla ricostruzione di materiale già perfettamente esistente. La descrizione del finale di Nabucco (che non ho mai ascoltato, nella versione di Gui, poiché di suono talmente compromesso da rimanere apprezzabile per un puro atto di fede) mi sembra semplicemente raccapricciante. Ho studiato, invece, il caso della Beatrice di Tenda (opera che mi piace da impazzire), e a leggere le giustificazioni di arbitrii e rielaborazioni si rimane perplessi, basiti e, alla fine, disgustati! Quando l'ego dell'interprete si permette di "correggere" l'autore, c'è qualcosa che non va...
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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda MatMarazzi » dom 20 mar 2011, 13:10

teo.emme ha scritto:Ammiro molto il Gui interprete (credo che rimanga tra i migliori direttori d'orchestra italiani), ritengo alcune sue direzioni assolutamente splendide: penso alle Nozze di Figaro o al Barbiere di Siviglia


Non conosco il Barbiere, ma le Nozze sì (con la Jurinac in contessa) e sono davvero belle e personali.
Inoltre ho una impressionante registrazione della Genoveva di Schumann, con - nientemeno - la Rubio e la Barbieri. La direzione è superba.
Oltre alla sensibilità interpretativa, Gui aveva anche molta curiosità: era sempre alla ricerca di titoli nuovi e suggestivi.
Forse la sua smania di "intervento" era l'altra faccia di questa curiosità.

Nabucco (ndr: del 1949) che non ho mai ascoltato, nella versione di Gui, poiché di suono talmente compromesso da rimanere apprezzabile per un puro atto di fede


Esagerato! :) Si sente quasi tutto quel che si deve sentire.
E si sente una Callas che...

Salutoni,
Mat

PS
non posso che darti ragione (una volta tanto)


:) Sicuro che sia... una volta tanto?
Ok.. Ok.. uff.. sto scherzando... ;)
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Re: Nabucco, Napoli 1949

Messaggioda Enrico » dom 20 mar 2011, 19:03

teo.emme ha scritto: suono talmente compromesso da rimanere apprezzabile per un puro atto di fede


Nel riversamento della Hardy Classic, rispetto ad altre edizioni, si "apprezza" un po' di più (ma solo un po').
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