Les Vepres Siciliennes (Verdi)

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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda Alberich » lun 07 mar 2011, 18:17

Qui c'e' un'intervista di Mattioli a Livermore.
http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezi ... tp/391790/
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda Enrico » mer 09 mar 2011, 13:06

In anticipo sui Vespri torinesi ci sarà da Roma, il 17 marzo, la trasmissione del Nabucco con Muti e Leo Nucci, Presidente e Inno Nazionale.
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda pbagnoli » mer 09 mar 2011, 19:14

Alberich ha scritto:Qui c'e' un'intervista di Mattioli a Livermore.
http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezi ... tp/391790/

Interessante.
Sottolineerei le seguenti risposte di Livermore:
Tanto più che i Vespri non sono affatto un’opera "patriottica" tout court. Non è un’opera manichea, i buoni italiani di qui, i cattivi francesi di là

E poi:
la grandezza dei Vespri e di Verdi è anche quella di mettere in scena un personaggio che rivendica i più alti ideali civili e, contemporaneamente, si comporta da bandito. Lo ripeto: non è un’opera celebrativa


Matteo, qualche post fa (credo prima dell'intervista di Livermore) diceva:
Nei Vespri invece (titolo a parte) buoni e cattivi sono confusi, moralmente mescolati, secondo il tipico relativismo alla Scribe.
Se ci pensi di Monforte (che sarebbe il cattivo) si indaga l'umanità, il sentimento, persino la fragilità, il bisogno di affetto. Ne esce uno dei ritratti più umani e sofferti di tutto il corpus verdiano


Che ne dite?
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda VGobbi » mer 09 mar 2011, 21:38

Livermoore ha scopiazzato il Marazzo? :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda pbagnoli » mer 09 mar 2011, 22:00

VGobbi ha scritto:Livermoore ha scopiazzato il Marazzo? :mrgreen:

Be', magari sarebbe un po' troppo pensarlo (anche se sappiamo che qualcuno...ci legge). Forse, più semplicemente, si sta cominciando a uscire dal manicheismo dogmatico in ambito operistico. Almeno, qui sulle nostre pagine. Se un po' di persone in più ci credessero, magari potremmo uscire dalle secche di provincialismo culturale orrendo in cui siamo calati. Mag ari anche il povero Livermore potrebbe servire allo scopo, chissà...

Quanto a Matteo, sai, ormai scrive talmente poco che le poche perle di saggezza meritano di essere consegnate ai posteri, non credi?
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda mattioli » gio 10 mar 2011, 12:28

Scusate l'intrusione. Quella che avete cortesemente citato non è che il bignamino, pubblicato su La Stampa, di una lunga intervista a Livermore (perché poi "povero"? Secondo me è un regista interessante anche quando sbaglia e poi ha fatto il Mefistofele più bello che abbia visto in vita mia) per il programma di sala dei Vespri di Torino. Intervista che si è svolta nel dicembre scorso. Nessuno più di me è deferente verso la Sapienza Somma del grande e grosso Mat, ma farne la strega Ulrica che predice il futuro mi sembra un po' eccessivo. Oltretutto, lui è bianco e pure pallido...
Saluti al popolo di Operadisc
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda pbagnoli » gio 10 mar 2011, 12:49

mattioli ha scritto: Nessuno più di me è deferente verso la Sapienza Somma del grande e grosso Mat, ma farne la strega Ulrica che predice il futuro mi sembra un po' eccessivo. Oltretutto, lui è bianco e pure pallido...

...e pure s*****o, e mi autocensuro: visto che hai un po' di ascendente su di lui, perché non lo richiami all'ordine?
Non scrive più una cippa.
Sta lavorando da mesi su un articolo che non vuole produrre.
Se non ci riesci tu, niun lo pote.
Come dici tu: miao
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda mattioli » gio 10 mar 2011, 12:59

Beh, ma sai, lui legge, rilegge, corregge, aggiusta, lima. Come Balzac, sempre nell'inesausta ricerca del "mot juste". Non è che la Bibbia sia stata scritta in un quarto d'ora...
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda Maugham » gio 10 mar 2011, 13:01

mattioli ha scritto: Mat, ma farne la strega Ulrica che predice il futuro mi sembra un po' eccessivo. Oltretutto, lui è bianco e pure pallido...
Saluti al popolo di Operadisc
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda pbagnoli » dom 13 mar 2011, 17:35

mattioli ha scritto:Beh, ma sai, lui legge, rilegge, corregge, aggiusta, lima. Come Balzac, sempre nell'inesausta ricerca del "mot juste". Non è che la Bibbia sia stata scritta in un quarto d'ora...

Non aspiro a tanto.
Mi accontenterei anche delle avventure del secondo tragico Fantozzi :(
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda Enrico » ven 18 mar 2011, 22:32

Trasmissione in diretta su Rai Storia.
Non c'è la Radvanovsky. La Duchessa Elena è Maria Agresta (chi è costei?).
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda MatMarazzi » sab 19 mar 2011, 10:54

Enrico ha scritto:Trasmissione in diretta su Rai Storia.
Non c'è la Radvanovsky. La Duchessa Elena è Maria Agresta (chi è costei?).


Mi ero dimenticato completamente della diretta (che per altro non mi interessava affatto). Sono stato richiamato all'ordine da una cara amica, via sms.
Ho provato a collegarmi ma Rai Storia si vedeva a scatti.
Ho visto decentemente solo i pochi minuti finali del quarto atto. E le difficoltà tecniche (oltre a un certo senso d'orrore che mi ha subito pervaso) mi hanno convinto a non proseguire.
Pochi minuti ovviamente non autorizzano alcun commento: solo rapide sensazioni di stima per Kunde e irritazione per Noseda.
Ma solo di sensazioni si tratta.
Mi piacerebbe invece conoscere le opinioni di chi ha visto tutta la trasmissione.

Per quanto riguarda Livermore,invece, pochi secondi sono bastati ampiamente non per una sensazione, ma per la certezza: la certezza di quanto sia necessario un pronto cambio di mestiere.

Salutoni,
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda Luca » sab 19 mar 2011, 13:27

Ho visto i 3 atti finali e mi ha alquanto irritato l'ideologia latente della regia: spostare tempi e luoghi e affermare frasi tipo: "serviamo Verdi", oppure "sono attento alla partitura". Replicherei: un corno! Cosa c'entra la lotta di etnie (oltre che di dominazione) tipica del medioevo con le stragi di mafia... e col consumismo pubblicitario ?
Esecuzione volenterosa in cui al primo posto metterei Kunde (Arrigo è una parte davvero ostica!), la Agresta (sostituta della Radvanovsky) troppo ha fatto, ma l' "Arrigo ah parli a un core" non era da far saltare sulla sedia e inoltre, in alcuni momenti, la cantante presentava uscite veriste. Vassallo non ha fatto brutture: solido e di buona dizione, mentre il basso non mi ha entusiasmato (quando finirà la mania dei bassi slavi ?). Direzione che non mi pareva vulcanica....

Saluti, Luca.
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda Rodrigo » sab 19 mar 2011, 15:40

Vista tutta la serata, a parte i pistolotti sermoneggianti tra un atto e l'altro. Nonostante la gradevole "padrona di casa", le illuminanti uscite del regista del procuratore Caselli e del direttore generale della RAI (celeberrimi esegeti verdiani come ogniun sa) mi sono parse veramente di troppo. Così come mi indigna l'uso un po' cinico e molto furbetto di tragici fatti di cronaca per creare richiamo su uno spettacolo "pepandolo" un po'. Se si è convinti di una certa messa in scena non c'è bisogno d'altro che di... metterla in scena. Motivo per cui, tra l'altro, ho in profonda antipatia le c.d. "note di regia" che ammorbano i libretti.
Lo spettacolo - goduto dalla tv di casa - secondo me ha avuto comunque alcuni momenti suggestivi: la scena iniziale concepita come il funerale "in diretta" di Federico d'Austria (forse la cosa migliore da un punto di vista visivo), l'arrivo di Procida che saluta Palermo circondato da uno scenario di tragedia civile (Capaci), la festa al palazzo di Monforte presentata come una parata di stelline. Lo spettacolo andava in crisi a mio parere nei momenti di confronto tra i personaggi dove, tutto sommato, i movimenti erano estremamente convenzionali (es. duetto Monforte/Arrigo; scena dal carcere). Il fondo lo si è toccato nel grottesco finale con il massacro trasformato... in una seduta parlamentare!!!
Sul fronte musicale: Noseda non ha diretto male, la tenuta è stata buona e si sono sentite le invenzioni timbriche che rendono così peculiare la strumentazione dei Vespri. Mancava per fortuna quel piglio quaranttottesco che altri direttori - anche famosi come Levine - associano impropriamente a questa partitura. Restano le colpe della versione italiana e del taglio delle danze. Icantanti mi sono tutti su buon livello. La Agresta - tenendo conto che era una sostituta - ha fatto un'ottima figura. Forse è stata più a suo agio nei momenti lirici che in quelli d'impeto, ma anche una pagina come il bolero è stata ben realizzata. Veramente sorprendente la sua interpretazione complessiva. Kunde è stato il migliore: non si è risparmiato e ha cantanto uno splendido Giorno di pianto (laddove Merrit a suo tempo era stato incredibilmente sciatto), un po' in apnea nel finale con la canzone (peraltro di tessitura improba) e qua e là c'è stato qualche suono "senescente". Nel complesso una prova maiuscola per tenuta e per varietà di fraseggio. Vassallo ha un bel timbro ed è stato sicuro negli acuti, ma nel fraseggio mi è parso poco fantasioso. Quasi altrettanto monolitico è Ildar Abdrazakov come Procida, però con il personaggio ci sta e comunque il basso ha uno strumento veramente affascinante.
Ultima modifica di Rodrigo il ven 15 apr 2011, 21:07, modificato 2 volte in totale.
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Re: I Vespri Siciliani - Torino, Teatro Regio, marzo 2011

Messaggioda Enrico » sab 19 mar 2011, 15:52

Anche io ho visto tutto, anche le interviste a Noseda e a Livermore tra un atto e l'altro. RaiStoria si vedeva bene: era disturbato l'audio la sera prima, durante il Nabucco, ma per fortuna c'era RaiTre che si sentiva bene: ma perché le trasmissioni d'opera della Rai sono spesso così disturbate? perché i sottotitoli sono spesso fuori tempo o, a volte, spariscono del tutto?

Premetto una nuova piccola polemica: ieri un quotidiano pubblicava la lettera di una persona che pur essendosi messa in coda molto per tempo davanti a l Regio non era riuscita ad ottenere uno dei 150 posti gratuiti messi a disposizione del pubblico normale per la serata "a inviti" riservata alle autorità e agli ospiti e a agli amici della autorità e degli organizzatori.
Io non sono andato a mettermi in coda, perché la mattina lavoravo e perché la pioggia non mi incoraggiava: speravo che qualche mio amico provasse a ottenere dei biglietti ma non è stato possibile.
Mi dà fastidio però il fatto che per una recita allestita da un teatro pubblico e con soldi pubblici i posti disponibili per la gente "normale" fossero solo 150 (c'erano ancora per la prima del 16 alcuni posti, ma in gran parte laterali, e a prezzi compresi tra gli 80 e i 100 euro: continuo a dire che, per ora, non me li posso permettere, o forse non me li voglio permettere per ciò che il teatro propone: ma ne abbiamo già parlato).
Il pubblico degli ospiti illustri, a giudicare da ciò che si vedeva in televisione, si è via via ridotto da un atto all'altro, lasciando libere varie file di poltrone (e alcune poltrone erano vuote già all'inizio).

Ora parliamo dell'opera.
Considerando gli aspetti musicali ho avuto l'impressione che tutti abbiano svolto il loro compitino da bravi impiegati professionisti cercando di non commettere troppi errori: sia per il Parsifal sia per questi Vespri molti hanno parlato di un'orchestra di livello eccezionale, ma a me, non so perché, l'orchestra del REgio continua a sembrare una delle più fredde che si possano ascoltare: si eseguono le note correttamente, si va a tempo, si segue il direttore, ma quella "partecipazione" che si sente in altre grandi orchestre al Regio secondo me non c'é, e ho avuto questa impressione sempre sia dal vivo sia ascoltando le trasmissioni radiofoniche.

Naturalmente il risultato dipende almeno in parte anche dal direttore: e in questo caso Noseda, al di là del taglio del balletto (nel resto dell'opera ha tagliato poco), ha detto in un'intervista (spero di aver capito bene) che la musica di Verdi nei Vespri rimane sempre al di sotto di una certa soglia, non supera mai un livello medio di espressività, accenna e suggerisce ma senza troppa passione, evitando così il pericolo della retorica. Probabilmente ha diretto con questa convinzione, e di passione o espressione nella sua concertazione non ne ho sentite per niente: invece ho sentito come altre volte qualche stranezza nei tempi, in qualche occasione secondo me troppo veloci (e uniti a sonorità troppo brillanti, ma che stranamente mi hanno dato lo stesso una sensazione di pesantezza e mi hanno fatto venire un po' di sonno): i tempi veloci, e anche il fraseggio suggerito all'orchestra, non sempre si adattavano al sentimento sotteso alle frasi e alle parole dei cantanti, e questo produceva a volte l'impressione che i cantanti stessi non si preoccupassero molto in certi momenti di ciò che avrebbero dovuto esprimere, o produceva qualche effetto di involontaria comicità anche dove, secondo me, la musica non voleva essere per nulla ironica.

Potremmo attribuire certi effetti ridicoli alla scelta della vecchia traduzione di Fusinato, decisamente pessima almeno per tre quarti e piena di parole orrende, antiquate, banalmente prese dal peggiore gergo operistico per fare da zeppa o da riempitivo nel tentativo di far corrispondere i versi alla musica pensata per versi francesi... (ah, la presentatrice ha detto all'inizio che il libretto è di un grande autore francese, VICTORIEN SARDOU :shock: ).
Ma se si sceglie una traduzione, per quanto brutta, è poi dovere dei cantanti e del direttore che deve guidarli far sì che quella traduzione, nel canto, possa diventare espressiva e comunicativa: Verdi non si può cantare pensando soltanto alle note. E non basta dare le colpe alla traduzione: l'hanno scelta, nessuno li obbligava, si sono creati una difficoltà in più, con il conseguente dovere di risolverla.

I cantanti:

Maria Agresta, prevista nel secondo cast, ha sostituito la Radvanovsky che, da quel che ho sentito, era influenzata già la sera del 16 (eh, qualcuno l'aveva detto che non è possibile fare Tosca per un mese alla Scala e poi buttarsi dopo pochi giorni nei Vespri). Chi è costei, chiedevo ieri: ho provato a fare qualche ricerca ma non ho trovato molte notizie: ha cominciato come mezzosoprano, è diventata soprano (ma è una mania!) e non mi pare che abbia preso parte finora a nessuna grande produzione: questi Vespri rappresentano quindi il suo lancio nei grandi teatri, visto che il Regio è, secondo alcuni, "il miglior teatro d'opera d'Italia", e visto che dello spettacolo verrà prodotto il DVD.
Tuttavia una certa mancanza di esperienza nell'interpretazione e nella recitazione era abbastanza evidente: ha cantato abbastanza correttamente le note scritte, è stata abbastanza piatta quando ha cantato "Arrigo ah parli a un core" assecondando in questo perfettamente l'impostazione di Noseda, e nel Bolero ha seguito fedelmente, purtroppo, l'impostazione suggeritale dal regista: non importa rircordare che la Callas e perfino la Sutherland riuscivano a mettere in evidenza anche in quel pezzo apparentemente leggero una buona dose di drammaticità e di malinconia, no: qui il Bolero diventa il discorsetto di una cretina che si fa intervistare al microfono di un reality per le sue nozze in diretta televisiva. Anche la figura e i costumi non la aiutano molto, e nel quarto atto inevitabilmente la Duchessa si trasformava in Santuzza. Ricordo anche che secondo Livermore Arrigo ama Elena ma è un amore che non viene per nulla ricambiato (quindi non si capisce perché almeno tre volte lei debba dirgli "Io t'amo" nel quarto e bel quinto atto. Ma della regia parlerò dopo.

Franco Vassallo, baritono, nel ruolo di Monforte: non è mai stato un genio dell'interpretazione, nel canto o nella recitazione: e qui la mascherina di gomma imposta a lui e ad altri dal regista non lo aiutava certo ad essere più espressivo. La voce (anche sentita dal vivo) è abbastanza corposa, onestamente timbrata, generalmente morbida a parte qua e là qualche segno di sforzo: e anche lui cerca di cantare correttamente le sue note e di andare a tempo seguendo Noseda: nell'aria "In braccio alle dovizie" avrei voluto qualcosa di più, ma secondo me il problema era nei tempi e nel fraseggio di Noseda. Comunque credo che tutti d'accordo, cantante direttore e regista, dovessero aver deciso che Monforte non deve avere nulla di nobile e di veramente umano: in tutta l'opera è sembrato un personaggio impulsivo ma freddo, calcolatore, prepotente. Forse ero io che sbagliavo quando, ingenuo quattordicenne, tanti anni fa, trovavo commovente perfino il Monforte di Zancanaro!

Ildàr Abradzakof, basso, Giovanni da Procida: sempre vestito da cospiratore/mafioso/terrorista, tanta voce (almeno a giudicare dalla registrazione), espressione unica sempre abbastanza truce, corretto anche lui nel fare le note, senza infamia e senza lode: vero che ha vinto da ragazzo un concorso per voci verdiane, e ancora se ne vanta: ma per cantare Verdi, secondo me, gli manca qualcosa. Anche lui cadeva di tanto in tanto in qualche effetto comico, il personaggio sembrava non tanto un patriota ma un estremista fissato nel ripetere sempre la stessa cosa, spesso a sproposito, apparendo in generale poco intelligente (il personaggio, senza offesa per il cantante, che invece in un'intervista mi è sembrato anche simpatico: parla anche italiano, quindi probabilmente capiva ciò che cantava!).

Gregory Kunde, Arrigo, è colui che ci sembrava il vero elemento di interesse della produzione: grande cantante rossiniano che si sta costruendo una seconda carriera sperimentando anche questa difficilissima parte verdiana. Certo non credo che Arrigo debba avere 57 anni, ma forse in teatro visto da lontano poteva anche sembrare giovane d'aspetto. La voce è spesso un po' affaticata, ma la tecnica è sempre sicurissima e gli permette di risolvere le difficoltà vocali in tutti i registri, dal grave (forse con qualche trucco...) all'acuto non più bellissimo ma sempre solido, e di alternare qualche limitato tentativo di espressione drammatica (ma no, che dico, nei Vespri non abbiamo né dramma né passione) ai momenti più leggeri nei quali ha utilizzato la sua esperienza rossiniana.
Preoccupato di eseguire le note e di agire secondo le volontà di Livermore, ha in diversi momenti sbagliato qualche parola del testo: anche lui è stato il più possibile corretto, ma mi sarei aspettato qualcosa di più in tutta l'opera: c'era qualche pezzetto di Merritt e perfino di Domingo, qualche cosa che mi faceva pensare perfino a un Carreras con una tecnica vicina a quella di Kraus, ma tutto mi è sembrato frammentario, non risolto in una chiara scelta di lettura del personaggio: ma questo dipende ancora una volta, almeno in buona parte, non solo dal cantante, impegnato al massimo delle sue possibilità fisiche, ma anche dal direttore e dal regista. Dell'aria difficile di Arrigo non ricordo nessuna esecuzione veramente convincente: sarò esterofilo, ma vorrei che qualcuno si ispirasse almeno in parte al buon vecchio Rosvaenge...
In generale però, lo ripeto, tra i cantanti era l'unico veramente interessante. Forse col testo francese avrebbe potuto sfruttare meglio le sue risorse.

Niente di particolare da segnalare sugli altri se non il fatto che c'erano alcune voci di comprimari, che però non ho bene individuato nelle scene più affollate, che sembravano ben timbrate e sonore.

Raccontare tutta la regia è complicato, preferireri che qualcuno mi aiutasse a farlo e quindi auspico altri interventi (MATTEO!!! PROCURATI LA REGISTRAZIONE VOGLIAMO UN TUO COMMENTO DETTAGLIATO!!!): c'era il funerale in diretta televisiva davanti a un palazzo che non si sa bene cosa fosse perché tornava più volte con funzioni diverse anche in altri atti (palazzo di Monforte? tribunale? cattedrale? carcere? studio televisivo? boh... difficile anche capire perché in ogni atto alcuni elementi scenici salissero o scendessero o si muovessero durante il canto dei personaggi, in punti nei quali il libretto non prevede un cambio di scena o di ambientazione né un cambio si situazione drammatica).
Elena era la "sorella della vittima": Falcone? Borsellino? l'agente della scorta? anche i riferimenti storici erano confusi, e non era chiara nemmeno la funzione del cardinale di Palermo - il vecchio cardinale Pappalardo, credo - e di un altro ecclesiastico che mi ricordava il vescovo di Catania degli anni novanta, non mi ricordo il nome: non si capiva se fossero buoni o cattivi, se cercassero di incoraggiare la povera donna che faceva il suo discorso al microfono o di ostacolarla, né quali fossero i loro rapporti col potere politico/televisivo/mafioso rappresentato da Monforte e dalla gente con maschere di gomma. Comunque i monsignori nel resto dell'opera sparivano, non erano presenti nemmeno alle nozze di Elena.
C'erano i poliziotti con caschi e tenute antisommossa, folla in tumulto, tecnici tv, cronisti col microfono, un popolo informe che incarnava tutti gli stereotipi sui siciliani, due schermi laterali che trasmettevano le immagini dei notiziari, e la cronaca televisiva che poi si interrompeva dopo il pistolotto di Elena. Monforte arrivava in auto con la scorta, discuteva con Arrigo, etc.
Molti movimenti delle masse sembravano un po' comici e mi ricordavano le scene iniziali della Theodora di Haendel con la regia di Sellars (di nuovo pensavo a quella Theodora quando alla fine del quarto atto Monfrot e Arrigo annunciavano le nozze imminenti schierandosi al dietro ai microfoni come in una conferenza stampa, con tripudio di bandierine tricolori): lì le intenzioni ironiche erano volute, qui non credo. Molti sventolavano giornali con il titolo "Ammazzato". Perché mai poliziotti e soldati in tutto questo caos generale dovessero parlare di brindisi e di nappi vuotati non mi è per niente chiaro.

Arriva Procida sulla scena grigia e vuota: poi quando attacca l'aria appaiono le automobili distrutte dalle bombe, in una specie di discarica nella quale arriveranno le sposine festose e saltellanti a gettare sacchetti di immondizia. Perché si sa, nel sud dell'Italia c'è la mafia e c'è il problema della spazzatura. E però nella discarica ci sono anche i televisori accesi. Rappresenta tutto questo il degrado della nostra civiltà? o della Sicilia? o della politica? o della cultura? boh...
La televisione, si capisce, è sempre brutta e cattiva.

Nell'interno del palazzo si incontrano Monforte e Arrigo: Monforte è un burocrate/politico/boss/dirigente di azienda o di non so cosa, con la sua scrivania, un vecchio telefono grigio della SIP (nel 2011? Livermore ha detto che tutto è ambientato nel nostro 2011 !!!) e Arrigo nella foga della discussione gli getta all'aria tutte le carte. Ci sono le guardie del corpo, gli impiegati, le segretarie servizievoli...

La festa si svolge in parlamento: si sa che l'attività principale dei nostri politici è far festini, e se la società va in rovina la colpa è tutta loro: abbigliamenti carvevaleschi, mascherine, brindisi e saltellamenti vari, mentre i congiurati vanno in giro vestiti da congiurati con la coccarda al petto (simile a quella indossata da Noseda sulla sua giubba nera che vorrebbe imitare quella viennese di Karajan) mentre Monforte si siede a presiedere il tutto (Berlusconi? Mussolini? Riina?).
Scorrono sugli schermi immagini d'ogni tipo che dovrebbero ricordare forse la storia d'Italia: Cavour, Vittorio Emanuele, la Cinquecento, Moro, etc., la regia televisiva non permette di distinguere bene tutto.
Non essendoci il balletto questo terzo atto è molto rapido, e risolto, per quel che riguarda la recitazione, in maniera abbastanza elementare.
Ci sono tante pistole puntate contro i personaggi della congiura, come in un bel film d'azione. Purtroppo non si può fare un bell'inseguimento con le macchine per le vie di Palermo, che sarebbe stato più figo, magari con una bella sparatoria.

Il carcere è sempre lo stesso palazzo con elementi che salgono e che scendono, con una specie di altare al centro che non si sa che cosa sia, e il lettino di Elena nel sotterraneo (ma Procida passeggia liberamente al piano di sopra). Per un gran pezzo, all'arrivo di Monforte, Elena e Procida si trovano di nuovo le pistole puntate alla testa, e ricevono spinte e percosse.

L'ultimo atto è trasformato all'inzio in un reality (tecnici, cameramen, truccatori, ragazze saltellanti seminude o con le piume in testa...) che trasmette in diretta l'arrivo di Elena, che scende dalla macchina e, vestita di rosso (perché???) col mazzolino di fiori in mano si fa intervistare (ma si sentono solo le sue risposte, il cronista col microfono è muto). Anche il duettino con Arrigo è trasmesso in televisione in modo che i due promessi sposi appaiano falsi e ridicoli (l'ideale per preparare il falsettino di Kunde sull'acuto : Chessygrin : ). Poi però spariscono tutti, Elena e Procida si ritrovano a discutere in mezzo alla strada davanti a qualche muro grigio, e lì si svolge anche il terzetto con Arrigo, e lì arriva Monforte per dichiararli marito e moglie... al suono dei sacri bronzi riappare il parlamento pieno di gente che togliendosi la maschera grida "Vendetta vendetta" mentre una bella scritta ricorda che la sovranità appartiene il popolo che la esercità nelle forme previste dalla costituzione... FINE. APPLAUSI.

Non mi è piaciuto molto. Sicuramente mi ha incuriosito, anche perché non avevo nulla di meglio da fare. Credo che rispetto al classico noioso e statico video scaligero qui il progresso sia rappresentato dal tentativo di fare una regia nuova e attuale. Ma il risultato mi sembra un gran minestrone: un esempio di intrattenimento "televisivo" che mescola insieme tanti luoghi comuni e lascia il tempo che trova sia dal punto di vista teatrale sia dal punto di vista musicale. Capisco però che possa apparire come un capolavoro di regia a chi ha visto la sera prima il Nabucco romano con scena buia e regia inesistente.
Siccome però leggo commenti che inneggiano a Noseda come grandissimo direttore, a Livermore come grandissimo regista, e al Regio come miglior teatro d'opera d'Italia, ammetto che posso essere io quello che non ha capito bene la grandezza di questo allestimento.
Ultima modifica di Enrico il dom 20 mar 2011, 3:34, modificato 5 volte in totale.
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