La sua registrazione di "Idomeneo" con Jacobs è stata favolosa. Qui vi propongo il suo Fuor del mar accompagnato dall'orchestra di Minkovski; per me è il miglior interprete odierno di questo ruolo così difficile. Forse un po' troppo fiorito? Corre il rischio di perdere il filo della verità drammatica? Non so: a me piace moltissimo
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Dico solo che e' giunto il caso di allagarare il repetorio ... ed esplorare questo mondo. Non aggiungo altro, se non che sto' Richard Croft mi e' garbato e molto in questo brano, supportato da una direzione vividissima!
Sarebbe interessante sentirlo nei recitativi mozartiani, come se la cava.
Grazie per il video.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
Ce l'hai il suo Idomeneo con la direzione di Jacobs? Perché non lo prendi? Lì un'idea dei suoi recitativi te la puoi fare... PS Non immaginavo fossi così interessato ai recitativi
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
teo.emme ha scritto:Consiglio di ascoltare il recentissimo Idomeneo diretto da Adam Fischer....
Interessante! L'hai già fra le mani? Cosa ne dici? Ci puoi anticipare qualcosa? In cosa differisce questa interpretazione da quella di Jacobs?
E' un'edizione molto interessante: in realtà non è nuovissima...ma è stata distribuita solo lo scorso ottobre. L'ho già ascoltata un paio di volte. Mi piace molto. L'approccio di Fischer innanzitutto. L'orchestra (The Danish Radio Sinfonietta) utilizza strumenti moderni, ma a ranghi ridotti (e composta in larga parte da musicisti con solide carriere soliste), ma suona "pensando antico", ossia evitando di caricare l'impatto sonoro, con un uso controllato del vibrato (inteso come artifizio espressivo), dinamiche molto mobili e nessun predominio degli archi. Il continuo è ben presente e movimentato. Gli ottoni (moderni) non hanno certi problemi d'intonazione che spesso occorrono in compagini su strumenti antichi o repliche... L'interpretazione di Fischer è estremamente teatrale, drammatica, senza nessun compiacimento "classicista"...è musica pulsante, senza avere certe esagitazioni che si ascoltano in Jacobs (e certe fisse "barocchiste"...francamente sgradevoli oggi - e che appaiono superate e testimonianza di un'ideologia preconcetta - come i suoni fissi). La compagnia di canto è equilibratissima e nel complesso assai più soddisfacente di quella di Jacobs. Non sono cantanti molto conosciuti da noi, ma sono assai interessanti. In particolare Idomeneo, che vanta una voce robusta, calda e profonda...da baritenore direi. Questi gli interpreti: Christian Elsner (Idomeneo), Kristina Hammarstrom (già splendido Giulio Cesare in una recente incisione del capolavoro di Handel, Idamante), Henriette Bonde-Hansen (Ilia), Raffaella Milanesi (Elettra), Christoph Strehl (il Tamino di Abbado, Arbace), Goran Eliasson (Sacerdote), Stephen Milling (La Voce).
Fischer ha inciso - con i medesimi complessi danesi - Mitridate e Lucio Silla.
VGobbi ha scritto: Guarda, fosse per me ... taglierei le arie e manterrei i recitativi. Ci siamo capiti, vero?
Vittorio Alfieri diceva qualcosa di simile.
Ah si? Addirittura?
"Di nessun altro poi de' poeti nostri aveva io cognizione; se non se di alcune opere del Metastasio, come il Catone, l'Artaserse, l'Olimpiade, ed altre che ci capitavano alle mani come libretti dell'opera di questo, o di quel carnovale. E queste mi dilettavano sommamente; fuorché al venir dell'arietta interrompitrice dello sviluppo degli affetti, appunto quando mi ci cominciava a internare io provava un dispiacere vivissimo; e più noia ancora ne riceveva, che dagli interrompimenti dell'Ariosto" (V.ALFIERI, La vita scritta da esso, Epoca Seconda, Capitolo Quarto).
Alfieri ha scritto:se non se di alcune opere del Metastasio, come il Catone, l'Artaserse, l'Olimpiade, ed altre che ci capitavano alle mani come libretti dell'opera di questo, o di quel carnovale.
Beh che scoperta! Se i libretti se li leggeva a casa invece di andarli a sentir cantati in teatro, è evidente che i recitativi gli sembrassero più interessanti delle arie. Con tutto il rispetto per Alfieri eh....
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen. Astrid Varnay
Mi fa molto piacere vedere che a questo grandissimo artista è già stato dedicato un thread. Richard Croft è un validissimo interprete del repertorio barocco, soprattutto Haendel e Gluck. L'ho scoperto anni fa nella celeberrima Theodora con la regia di Sellars
e l'ho poi apprezzato in molte incisioni discografiche, tra cui l'domeneo già ricordato da Pietro. Ora, sono rimasto davvero stupito nel vedere che a Croft è affidato il ruolo di Loge nel Rheingold videoregistrato dal Met un paio d'anni fa e che ho finito di vedere oggi.
Io l'ho trovato strepitoso: un Loge con una vocalità davvero inaudita, una linea sobria, limpidissima. Mi è sembrato, accanto al Wotan gigantesco (al solito) di Terfel, il migliore del cast. Non solo, ma l'ho trovata una scelta davvero intrigante e riuscita!
Di solito Loge è affidato a un tenore caratterista (in passato ne abbiamo avuto esempi eccelsi: Stolze e Zednik tra i miei preferiti di sempre), che più di tanto non cura la bellezza e l'omogeneità del suono o la linea melodica, ma tende a far risaltare alcuni aspetti "estremi" del personaggio: astuzia, intelligenza, abilità, aggressività vengono resi con suoni aspri, incisivi, simili a stilettate.
Sentite Stolze con Karajan
o Zednik con Boulez (e Chéreau)
Con Croft niente di tutto questo. Croft si esprime come un vocalista, la voce è omogenea, la linea melodica seguita senza fratture. Di fronte al Wotan di Terfel (che si esprime sempre con un declamato aspro e ricchissimo di colori), si avverte immediatamente come il Loge di Croft sia davvero "altro". E tale "alterità", tale estraneità al mondo degli dei (e dei giganti e dei nibelunghi) è resa con uno stile vocale "arcaico", diversissimo dal potente, aggressivo declamato con cui si esprimono tutti gli altri. Rispetto ad un tenore caratterista, con un tenore "baroccheggiante" come Croft si perde un po' in fatto di ricchezza di colori e di sfaccettature del personaggio. Ma quando, alla fine, questo Loge dice la sua tiritera ("Ihrem Ende eilen sie zu...") dal solo suo stile di canto si capisce perfettamente che, sebbene si incammini anch'egli per raggiungere gli dei, Loge resta definitivamente "altro" da loro.
Che ne dite?
Ciao!
DM
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