Alberich ha scritto:Posso dirlo?
L'ultimo editoriale non m'e' piaciuto punto.
Ceronetti ha scritto un articolo pessimo, a mio parere, ma la vostra risposta sfiora l'insulto personale.
Un saluto
Caro Alberich,
ho riletto attentamente l'editoriale, ma sinceramente non vi ho trovato estremi dell'offesa personale.
E' un pezzo estremamente critico sì, decisamente irrisorio, un po' sprezzante - è vero.
Ma tutto questo a me non pare un'offesa personale, quanto piuttosto la normale dialettica critica a cui i personaggi pubblici si espongono nel momento in cui pubblicano le loro "esternazioni" (ben pagate e remunerate fra l'altro).
Il rischio di critiche, di irrisioni, persino di sarcasmi sprezzanti Ceronetti lo ha sottoscritto nel momento stesso in cui ha accettato dei soldi per pubblicare un pezzo a "effetto" senza avere minimamente gli strumenti intellettuali, storici e critici per dire qualcosa di interessante.
E' vero che io e Pietro siamo stati severi verso l'imbarazzante, anzi "idiota" articolo di Ceronetti (l'offesa è all'articolo, non a lui)...
Ma soprattutto siamo stati severi verso il pregiudizio di "rispettabilità" di cui Ceronetti godrebbe "a prescindere" per il fatto di essere considerato "intellettuale".
C'è un diffuso modo di vedere per il quale, fra i componenti delle società, si possono distinguere gli "intellettuali": a questo arbitrario sottogruppo Ceronetti è generalmente ascritto.
Il fatto di essere considerato un "intellettuale" fa sì che anche quando butta giù due sciocchezze su un giornale a proposito di un argomento che dimostra di non conoscere affatto, quando se ne esce con argomenti goffi, moralistici e maldestri, che possiamo definire "da bar sport", subito si levano gli scudi di coloro che - a priori - hanno "votato" la sua appartenenza alla categoria degli intellettuali...
Bisogna leggere fra le righe, bisogna vedere oltre... il linguaggio degli intellettuali è complesso: non tutti lo possono capire a una prima lettura...
Bisogna riflettere a quanta profondità si nasconde dietro alle apparenti "provocazioni" (si sa... gli intellettuali provocano)!
Il mio problema in tutto questo è che non sono proprio d’accordo proprio con l’assunto.
Per me non esistono gli intellettuali (e meno ancora coloro che da essi si distinguerebbero: ossia i "non intellettuali").
Io credo che tutti noi - nessuno escluso - siamo “intellettuali” negli argomenti ai quali abbiamo dedicato il nostro tempo, le nostre riflessioni, i nostri ascolti o il nostro lavoro… e contemporaneamente tutti noi siamo massa, che produce “chiacchiere da Bar Sport” nell'infinita serie di campi dello scibile umano a cui non ci interessiamo.
Ceronetti non fa eccezione.
Il suo articolo sull'Opera? Un bell'esempio di ciacole da bar Sport.
Se si parla di calcio (argomento di cui non so una mazza) cosa potrei dire io, con i miei quarant’anni, la mia laurea, le mie letture, i miei congiuntivi al posto giusto? Mah... potrei fare le solite battutine sull’idiozia del genere umano, che palpita dietro a un gruppetto di sciroccati che corre dietro a un pallone; che è uno scandalo che i calciatori prendano tanto (ma tanto ) di più di un chirurgo che salva vite umane; che il calcio fomenta la violenza e dunque che ci sarebbe di male a chiudere gli stadi?
Finite queste banalità moralistiche (che interesserebbero giusto giusto le signore in attesa dalla parrucchiera) non avrei altro da aggiungere.
E a quel punto dovrei restarmene zitto e lasciar parlare il tredicenne che magari sbaglia i congiuntivi ma conosce a memoria le formazioni di tutte le squadre, le strategie di tutti gli allenatori, i punti deboli di tutti i giocatori…
Lui direbbe cose interessanti, io no.
perchè in questo caso l'intellettuale è lui!
Io sono solo il blaterone da bar...
Persino se dovessi elencare i più grandi giocatori della storia…. potrei citare solo quelli di cui ho sentito parlare al “bar” (Maradona, Pelé… sì, li ho sentiti nominare, ma non saprei nemmeno dire perché furono così bravi) proprio come Ceronetti fa con Verdi e Rossini (perchè tutelare proprio loro? Perchè Ceronetti non conosce gli altri?), arrivando addirittura a invocare un maggior sostegno pubblico proprio a quel Festival di Parma che è uno dei maggiori scandali di Italia e che – per amore di Verdi – andrebbe chiuso domani.
Ecco le conseguenze del voler dare dignità "intellettuale" a chiacchiere da bar Sport!
Anche io, costretto a parlare di calcio, alzerei il ditino moralistico sui costi spropositati, sul fatto che il calcio è l’oppio dei popoli (peccato che al bar sport nessuno mi ha detto a quanta gente il calcio dà da mangiare, quante persone - a parte i calciatori milionari - vi lavorano, per quanta gente rappresenta un’occasione preziosa di socialità e incontro, che indotto economico – positivo per tutta la comunità – si porta dietro; peccato che al bar sport nessuno si interroghi sul perché un fenomeno come il Calcio condizioni così profondamente la nostra società).
Lo stesso fa Ceronetti, che alza il ditino accusatore persino sul titolo la “Traviata” (se avessero mantenuto l’edulcorato “dama delle camelie?” Verdi e Piave sarebbero stati meno moralistici?), titolo colpevole secondo Ceronetti di piegarsi al moralismo borghese.
Peccato che a Verdi e Piave il problema “morale” interessasse assai meno che a Ceronetti, che così dicendo dimostra solo di essere lui schiavo del moralismo sessantottardo (vecchio quanto lui) per cui l’arte non è tale se non denuncia chissà quali ingiustizie sociali!
Sarebbero stati meno moralisti Verdi e Piave se avessero chiamato la loro Opera "La vittima della società borghese", invece che "La Traviata"?
Suvvia... quali scemenze!
Che il dramma di Violetta non c’entri nulla con la morale, ma – esattamente come per Rigoletto e Otello – esprima piuttosto il fallimento del reietto che con tutte le sue forze vorrebbe rientrare in seno a una collettività che la rifiuta, vorrebbe condividerne la morale stessa… non sfiora nemmeno l’anticamera del bar sport in cui Ceronetti blatera…
Se Ceronetti sapesse qualcosa di Verdi, di Piave o di Violetta, saprebbe che quel “titolo” (la Traviata) non è espressione della società borghese ma della stessa protagonista: la prima “schiava” della morale borghese è lei; lei che si dannerebbe pur di esservi nuovamente ammessa!
E’ violetta l’unica, in tutta l’opera, a usare la parola “traviata” e la usa per sé stessa.
Ma queste sono considerazioni che non possono certo essere fatte al bar sport, dove al massimo si replicano le vecchie banalità (demolite in sede critica da svariati decenni) sullo scarso valore poetico e drammaturgico di un vero genio come Francesco Maria Piave, banalità che probabilmente Ceronetti avrà appreso in quel grande Bar Sport che sono le scuole elementari (per giunta di cinquant'anni fa).
Sempre per la faciloneria moralistica e il ditino alzato tipico di chi non riesce a dominare argomenti che non conosce, Ceronetti se la prende con Wagner (con un gioco di parole indegno di "Striscia la Notizia" Tetralogia = Tetraggine) che richiamerebbe le Ideologie…
E così facendo Ceronetti dimentica che, nel bene e nel male, questa è proprio la caratteristica di ogni forma d’arte viva e vitale… attrarre come calamita le ideologie del tempo, farsene persino manipolare....
proprio come quelle iscrizioni a Pompei (alcune delle quali espliciti proclami politici) per cui Ceronetti vorrebbe fossero spesi i soldi risparmiati con la chiusura della Scala.
Il fatto che Goebbels sia morto e l’Opera di Wagner viva di ottima salute appare – all’avventore da Bar Sport – un mistero inspiegabile.
E dire che non c'è niente di inspiegabile: basta avere gli argomenti per spiegarlo.
Solo quando gli argomenti mancano, in tutti i bar sport del mondo si alza il ditino scandalizzato, come faccio io quando mi scandalizzo dei milioni di euro che si beccano i calciatori per inseguire un pallone.
Salutoni,
Mat