Rodrigo ha scritto:C'è da dire che risaliamo a una decina d'anni fa (quindi vocalità più fresca) e che dietro il soprano c'era un Muti ispiratissimo. Credo che anche la preparazione della Eaglen al ruolo fosse stata curata personalmente dal maestro.
Personalmente non trovo Muti molto significativo in quella
Norma. Ottiene un suono orchestrale nitido, lucido e molto bello, gli attacchi sono perfetti e non ci sono sbavature, ma i tempi sono spesso troppo veloci: la cabaletta di Pollione, ad esempio, costringe La Scola ad un fraseggio approssimativo perché è tutto teso a star dietro al ritmo incalzante. Poi spesso sembra quasi che Muti tratti i solisti come strumenti, non come personaggi: si preoccupa che vadano a tempo, che si amalgamino, che si intreccino le loro linee vocali, ma non che "escano" veri personaggi. Una specie di poema sinfonico, più che un'opera. La Norma della Eaglen è forse il personaggio più a fuoco e presente, ma La Scola e la Mei (che per altro canta molto bene) sono timidi, impacciati...
E' un atteggiamento, questo di Muti, che ho trovato altre volte in lui, in massimo grado nel per me atroce
Trovatore scaligero del 2000 con Licitra e la Frittoli.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...