Bellissimi ascolti, complimenti Bagnolo.
Vorrei tornare sulla questione di Bruennhilde acuta, sì o no.
Quando ho scritto il mio pezzetto sulle Isolde di Cosima Wagner, ho dato una certa enfasi alla mia "piccola" scoperta, sul fatto che per Cosima la Walkiria (a differenza di Isolde e Kundry) andasse obbligatoriamente affidata a soprani acuti e di scuola vocalistica.
Ne chiamò solo due: la Lehmann (Lili ovviamente) e la Gulbranson. quest'ultima fu la Bruennhilde di un ventennio, incontrastata dominatrice del festival, nonchè allieva della Marchesi (come la Melba e la Calvé, nientemeno).
La tua teoria (che anche io sposo) era dunque la stessa di Cosima: voci acute, fredde, "classiche" e brillanti.
Sarebbe tuttavia il caso di ricordare che Wagner, probabilmente, non la pensava così.
Lui la Lehman l'aveva piazzata nell'uccello della foresta e in Woglinde
, altro che Bruennhilde, ruolo per cui invece avevo interpellato la mitica Materna, dalla voce mezzosopranile (creò Amneris a Vienna), grandiosa nei centri, dal sillabato propulsivo e madre di tutte le declamatrici della storia.
La scelta di Wagner pare avallare l'ipotesi di cantanti centralizzanti e declamatorie come la Varnay (ok, non l'improponibile Flagstad, paciosa e materna, anzi ziesca), ma questo non toglie che la scrittura in sé (si pensi al secondo atto di Walkiria, al terzo di Sigfrido, al secondo del Crepuscolo) è fra le più acute che Wagner abbia mai scritto per soprano.
E non solo... Quando ha scritto un ruolo espressamente per la Materna (a differenza di Bruennhilde, scritto prima di conoscerla), ossia Kundry, Wagner ha pesantemente abbassato il baricentro: Kundry è al limite del mezzosoprano, sparate a parte.
Ha quindi ragione Cosima, nel chiamare per la parte "vocaliste" acute? In parte sì... in parte (come ho cercato di dimostrare nell'articolo sulle Isolde storiche) no, perchè in lei agiva una sorta di antipatia per il personaggio.
Bruennhilde è l'unico dei grandi personaggi wagneriani della maturità in cui Cosima non vedesse una ...raffigurazione di sé!
In Isolde (la moglie fedifraga, che sfida il "giorno" e muore per amore), Sieglinde (la sorella-amante, a sua volta moglie immorale, che sceglie libertà e morte), in Kundry (la peccatrice redenta, colei che nell'ombra lava i piedi del salvatore, colei che tace non avendo altro da dire che "dienen") Cosima vedeva il riflesso della sua vita e delle sue scelte.
A queste eroine dedicava il canto nuovo, carnale, moderno, umano delle prime grandi declamatrici (Rosa Sucher su tutte), mentre Bruennhilde le relegava alle cantanti vecchie, alle dive "del trillo", le vocaliste ottocentesche dagli acuti superumani!
Con quale gusto, nel 1896, avrà contrapposto la sua adorata Sucher in Sieglinde, alla sua odiata Lehmann in Bruennhilde... e quanto si sarà entusiasmata nel sentire gli applausi tanto più scroscianti per la prima che per la seconda!
In realtà io credo che la verità stia nel mezzo.
Wagner aveva ragione a pretendere un canto già declamatorio per il personaggio! Non è possibile affidare a una vocalista una parte del genere!
Cosima però aveva ragione nell'invocare vocalità acute, che non si schiantino con la scrittura e anzi ne esaltino l'aspetto semi-divino, super-umano.
Per tutte queste ragioni, la mia preferenza va (oltre che alla Nilsson, interpretativamente brada e superficiale, ma vocalmente perfetta) alla Herlitzius, che ha rappresentato - una decina di anni fa - l'ideale puro e semplice del ruolo.
La Varnay e la Leider sono strepitose (soprattutto la prima) ma devono un po' combattere con il lato matronale insito nelle loro voci e nelle loro personalità.
Per fortuna l'una e l'altra erano interpreti di genio e trovavano sempre il modo di riscattarsi; nel caso della Varnay poi giocava l'impeto di un registro acuto semplicemente spettacolare.
Idem la Lawrence.
La Lubin è calda, sensuale, emotiva, intellettuale... in questo brano fa una bella figura (così come sicuramente la faceva nell'annuncio di morte), ma è nata per Isolde, Kundry, Sieglinde. Non avrei voluto sentirla nell'Hojotoho o nel primo duetto del Crepuscolo.
E' la stessa ragione per cui la sua diretta discendente (la Crespin) non finì mai di persuadersi (e persuaderci) di essere una grande Bruennhilde (anche se l'annuncio è fantastico). O per cui la Normann, anche quando si fece convincere di poter fare tutto, non andò mai oltre alla scena dell'Immolazione.
Resterebbe la giovane Beherens, che nei primi anni '80 fu la Bruennhilde più vera e perfetta (vocalmente e drammaturgicamente) che si potesse sognare: un miscuglio di ardore declamatorio e facilità sopracuta che solo la Herlitizius e (siamo onesti) la Nilsson hanno potuto eguagliare.
Magari trovassi su Youtube qualche incisione non tardiva della Bruennhilde della Beherens.
Grazie e salutoni,
mat