pbagnoli ha scritto:No.
Sono impegnati col lavoro, come peraltro il sottoscritto che ha anche lavorato stanotte...
Vederli un po' di più su queste pagine non mi farebbe schifo...
Uffa Pietro... come si diceva nel Medioevo, a forza di evocare le streghe, le streghe appaiono davvero.
Se continui, sia pure scherzosamente, a denunciare abbandoni e distacchi (semplicemente perché qualcuno sta attraversando un momento di super-attività e scarsissimo tempo), sarai tu a dare al lettore occasionale la falsa sensazione che davvero il nostro forum sia in una fase di bonaccia.
Che ogni tanto un forum si "rilassi" un poco o alcuni suoi esponenti siano costretti a tirarsi fuori per qualche giorno dalle discussioni è un fatto fisiologico.
Non solo! E' persino salutare.
In un ambiente di appassionati e calorosi dibattiti come il nostro (dove certo non vige la pantofolaia replica di vecchie e comode banalità) c'è bisogno anche di fasi più leggere, in cui si possa maturare nuovi punti di vista e nuove esperienze.
Per quanto mi riguarda, io non solo sto lavorando con accanimento a un progetto di lavoro importante, a cui tengo moltissimo, ma ho appena finito di occuparmi dei festeggiamenti per il DECENNALE del Wanderer Club....
E scusami sai, ma per me questo decennale è enormemente importante, giacché come sai (dato che ne hai vissuto tutta la vita) il Wanderer Club è una creatura mia: io l'ho voluto, io l'ho realizzato, io ora - scusa l'immodestia - respiro l'impensabile vastità di risultati che questa associazione ha conseguito in dieci anni.
Dieci anni! Mi dà la vertigine.
Mi sembra ieri che lo fondammo, dopo aver organizzato il nostro primo ...epico e ingenuo tour musicale in pullman in Provenza, nell'estate del 2000, stanchi dello squallore italico, stanchi di vociomani incompetenti, di teatri e dei pubblici provinciali (per non parlare della critica e dell'accademia), stanchi dei cellettismi d'accatto, delle saccenterie da vociologia loggionistica e soprattutto stanchi dell'isolamento culturale dell'Opera in Italia.
E così facemmo un pullman, ci trascinammo dietro 50 persone e le portammo a sentire l'Affare Makropulos (cosa? avrebbe detto il melomane italico dell'epoca) di Janacek (chi?) diretto da Simon Rattle (chi?).
In quella occasione la leggendaria Emilia Marty della Silja (una delle 3 o 4 più sconvolgenti interpretazioni d'opera di tutto il '900) tenne a battesimo il nostro Club. Ed era la Silja del 2000, la rivoluzione e la tradizione fuse in una sublime, inossidabile regina irradiante carisma, forza, seduzione, potere!
Una sacerdotessa dell'opera come se ne contano pochissime, di quelle che danno senso al "mito" del cantante d'opera e che ipnotizzò letteralmente i 50 partecipanti a quella prima gita, partiti nella convinzione che la Freni fosse una grande diva.
Nella stessa occasione ci spostammo, col nostro pullman, a Orange, dopo dove il giorno dopo ascoltammo i Racconti di Hoffmann con Natalie Dessay, mentre turbinava su noi la gelida potenza del Mistral. Un'altra sacerdotessa, un'altra regina dell'Opera, ma di un'altra generazione...
E i nostri 50 partecipanti - che avevano sentito parlare della Dessay come di una specie di Devia - compresero in una sola serata la differenza che passa fra l'Opera in Italia e l'Opera nel resto del mondo.
Eravamo in pochi allora, giovani e avventurosi: ora siamo in 300, un po' meno giovani, ma con alle spalle centinaia (dico centinaia!) di gite musicali fra Londra, Parigi, Vienna, Monaco, Zurigo, Berlino, Salisburgo, Amsterdam, Amburgo, New York, Edimburgo, Lucerna, Bruxelles, Francoforte, Anversa, Losanna, Barcellona, Madrid, Toulouse, Stoccolma, Nancy, Cardiff, Lille, Lisbona, Bregenz, Ginevra, Copenhagen, Valencia, Glyndebourne e tante altre citta... all'inseguimento dei grandi maestri, registi, direttori del nostro luminosissimo evo operistico.
Già pochi anni dopo quella prima avventura, sentivo i miei soci (condannati da noi a parlare di Bruson e di Ronconi) discutere dell'ultimo Sellars o confrontare il Verdi di Pountney con quello di Mc Vicar, il barocco di Christie a quello di Harnoncourt... O ancora parlare della Von Otter e di Mattei, della Herlitzius e di Keenlyside, della Genaux e di Langridge come se fossero vecchi amici; o evocare le evoluzione interpretative di una Meier o di un Villazon che abbiamo potuto sentire dal vivo, lungo un asse di dieci anni, nei maggiori personaggi del loro repertorio... o commentare le opere del Rossini Napoletano, di Britten e Monteverdi come se fossero quelle di Puccini; o riconoscere a menadito le centinaia di temi conduttori del Tristano e della Tetralogia.
Grazie al Wanderer i soci hanno potuto confrontare dal vivo! la IX di Mahler di Abbado e di Rattle, festeggiare con tutta Monaco l'addio di Levine ai Philharmoniker della Baviera, assistere alla prima della Casa di Morti di Chéreau e Boulez (Amsterdam) o del Giulio Cesare di Christie e Mc Vicar (Glyndebourne) o della Rusalka e del Capriccio di Carsen (Parigi) o dei Troyens di Gardiner (Parigi).
O ancora hanno potuto vivere l'emozione di presenziare al debutto della Dessay in Manon (Ginevra), della Bartoli in Elvira (Zurigo), della Westbroek in Minnie (Londra), di Hampson in Scarpia (Zurigo), della Mattila in Salome (Parigi), della Damrau in Zerbinetta (Monaco), di Terfel in Wotan (Londra) e in Sachs (Cardiff), della Antonacci in Medea (Toulouse), di Kaufmann in Werther (Parigi), della Denoke nel Makropulos (Parigi), di Villazon in Don Carlos (Amsterdam)
Quanti Italiani hanno potuto sentire dal vivo - come i Wanderer - gli ultimi splendori della Normann (in Judith con Boulez e in Dido con Minkowski)?
E non parliamo delle decine di corsi di "tecniche d'ascolto" che abbiamo portato in cinque diverse città: Le voci del 2000 (di cui sto finendo a Modena l'ennesima replica); il colorismo della Callas; la regia d'opera contemporanea (seguita da una monografia su Chéreau e Jones); la Matthaus-Passion di Bach; il personaggio di Elisabetta Stewart tra storia e riletture di Rossini, Donizetti e Britten; il confronto dei libretti e delle similitudini di Salome e Turandot alla luce dell'antropologia tardo-ottocentesca...
Insomma... non dovrei essere io a dire queste cose... ma almeno l'emozione dovete concedermela!
E ripeto non sto parlando di oggi, dato che oggi con Internet e il DVD anche in Italia finalmente si respira un clima un poco più internazionale: Carsen è diventato un mito anche da noi; Kaufmann, la Silja e la Di Donato fanno crollare di applausi la Scala; il Cellettismo è tramontato...
Io sto parlando di dieci anni fa!!!
Dieci anni fa in Italia c'era il deserto! Il pubblico non c'era più (se non il gerontocomio ambulante dei vecchi vociologi), ma la stessa inconsapevolezza provinciale e patetica riscontravo (negli anni '90) negli altri ambienti che allora frequentavo: operatori teatrali, critici, l'università...
Oggi è diverso: lo ammetto. Oggi anche sul nostro forum si respira un clima e si affrontano argomenti che dieci anni fa, vi assicuro, non sarebbero stati - in Italia! - immaginabili nemmeno nelle aule di drammaturgia musicale all'Università di Bologna (e forse nemmeno oggi).
Oggi ci sono decine di agenzie musicali e associazioni che ci imitano sfacciatamente (in certi casi copiano addirittura le formule dei nostri progetti).
Ma tutto questo mi inorgoglisce ancora di più.
Tornando a noi, mi spiace per Pietro se ultimamente ho un po' trascurato Operadisc, ma la festa per i dieci anni del Wanderer (e mi scuso dell'OT che poi, in fin dei conti, tanto OT non è) mi ha portato via tanto tempo.
Era giusto che al calore e alla gratitudine di centinaia di soci di tutta Italia (da Napoli a Udine, da Milano a Terni, da Trieste a Roma), tutte persone che grazie al Wanderer ora sanno cos'è veramente l'opera, io dedicassi - alla faccia di Pietro - tutto il mio tempo nelle ultime settimane.
E sono contento di averlo fatto!
Salutoni,
Mat