Perbacco, Pietro, ci imbarchiamo in un argomento con i controco...rbelli.
Io personalmente parlerei di "pre-precursori"... uhm... suona male, ma non saprei come dire, cioè di quei direttori che ancora non usavano strumenti "alla maniera antica", ma ricercavano almeno una parvenza di suono più terso e trasparente, che poi mi pare, almeno al principio, l'obiettivo dei barocchisti.
Ci sono certe incisioni di Mackerras che sono formidabili, da questo punto di vista, in particolare amo molto il suo
Judas Maccabaeus inciso per l'Archiv con un buon Davies come protagonista.
Anche Leppard, mi pare, era su questo versante. Il suo
Samson con un eccellente Robert Tear nel ruolo del titolo, è bellissimo.
pbagnoli ha scritto:
i precursori: sono quelli degli strumenti striduli, vetrosi, e delle sonorità aspre. Scarsa fantasia esecutiva, noia da tagliare a fette o, in alternativa, imprecisioni musicali a catafascio. E' il periodo di Malgoire, Parrott, Pinnock, il primo Harnoncourt, Leonhardt, Leppard
Malgoire non piace nemmeno a me. Gli metterei al fianco quella barba tremenda di McGegan, mentre personalmente trovo Pinnock molto mosso ed efficace. Il suo
Messiah a me piace molto, anche se purtroppo deve sopportare Tomlinson
![Twisted Evil :twisted:](./images/smilies/icon_twisted.gif)
come basso.
la trimurti, come li chiama scherzosamente Elvio Giudici: sono lo stesso Harnoncourt, Hogwood e Gardiner. Il discorso comincia a prendere forma e le incisioni hanno una loro dignità non solo musicale, ma anche interpretativa. Gardiner realizza una serie di incisioni mozartiane fondamentali, tutte collaudate prima in teatro
Harnoncourt, come dici, parte con un'idea del suono e dell'agogica molto più aspra degli altri due: il suo Monteverdi, lo confesso, per me è insuperato. In particolare nell'
Ulisse dipinge un mondo barbarico di suggestione incredibile (e la Barberian...
![Love : Love :](./images/smilies/love1.gif)
vogliamo parlarne?). Gardiner è, se vogliamo, il più raffinato e intellettuale, nonché quello che ha saputo esulare dal suo terreno di elezione con i risultati migliori. Hogwood non mi ha mai convinto del tutto. La sua Academy suona benissimo, ma mi pare una specie di Curtis ante litteram... Mi pare che sia migliorato invecchiando: il suo
Rinaldo con Daniels è stupendo.
i vivaldiani: la grande riscoperta del repertorio vivaldiano è guidata dall'ortodosso e rifinito (e raffinato) Federico Maria Sardelli e dall'aggressivo e violento Jean-Christophe Spinosi, dai riff esasperati. Ma ci sono anche Fasolis e Marcon
Marcon mi piace molto, mentre conosco poco Fasolis. Non mi ritrovo molto nella definizione di Sardelli come "rifinito e raffinato": la sua
Juditha è di gran lunga la più scatenata che sia mai stata incisa.
![Chessygrin : Chessygrin :](./images/smilies/icon_cheesygrin.gif)
In questo non ha nulla da invidiare a Spinosi.
i rivoluzionari: sono quelli che, oltre a scegliere un
modo antiquo, si sforzano di dire qualcosa di veramente nuovo. Direi che il capofila di essi è René Jacobs: il suo Mozart è qualcosa che scuote la prassi esecutiva dalle fondamenta
Non ho ascoltato tutto il suo Mozart, ma mi pare (attendo però una smentita) che la strada di Jacobs sia stata in realtà aperta da Gardiner, il cui
Don Giovanni, per la scelta dei tempi e il colore orchestrale, è un vero
uppercut alla tradizione. Ricordo che quando lo ascoltai per la prima volta rimasi così:
![Shocked :shock:](./images/smilies/icon_eek.gif)
. Non avevo mai sentito nulla di simile, e il primo istinto fu quello di sassare via tutto incazzato nero. «Non si dirige così Mozart!!!
![Evil or Very Mad :evil:](./images/smilies/icon_evil.gif)
» Adesso è uno dei miei preferiti, e la penultima scena (quella della morte del Don) secondo me è formidabile!
![Chessygrin : Chessygrin :](./images/smilies/icon_cheesygrin.gif)
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...