Luca ha scritto:Benissimo Fadecas a ricordare la Petrella che nel filmato possiede veramente tutte le carte per impersonare Giorgetta, compresa una gestualità semplice, efficace e per nulla eccedente o enfatica. La Petrella ha inciso l'opera in una delle prime edizioni (se non addirittura la prima in studio) discografiche con un cast non molto significativo, ma questa produzione televisiva vede accanto a lei quello straordinario musicista e attore che era Picchi ed il grandissimo Tagliabue, forse un pò troppo aulico per un personaggio 'vilain' come Michele.
Saluti, Luca.
Be' Luca... a me pareva che Fadecas non fosse poi così entusiasta della Petrella, anzi che ne mettesse in rilievo l'era geologica che pare separarla dalla coeva Soedestrom, giudizio che condivido assolutamente.
Che il confronto fra la Giorgetta della Petrella 1956 e quella coeva di un’interprete di un’altra generazione e di scuola diversissima sia impietoso a sfavore dell’italiana, non posso che condividerlo con Matteo, ed era implicito nelle mie considerazioni.
Tuttavia – e qui mi associo a Luca – accordo segni di rispetto e – di più – di simpatia verso Clara Petrella, un’interprete un tempo molto acclamata, poi precipitata in un oblio rapidissimo, forse in parte anche a causa di una fine precoce e consumata fuori da ogni riflettore, in unìepca in cui le rivisitazioni storiche di un ventennio prima non erano ancora di moda.
Un’interprete che ha avuto un ruolo tutto suo, a cavallo del ventennio ’40-’60, nella ostinazione con cui ha portato avanti una linea di spregiudicato “antibelcantismo”, in un’epoca che volgeva a ben altre sollecitazioni, alla rinascita di fantasmi culturali ben diversi, soprattutto nelle schiere sopranili, e protesa a segnare una linea di continuità nel solco della tradizione italiana del ‘900, che congiungeva Puccini, i veristi, non pochi titoli della generazione degli ’80, giù fino a Menotti e ad altri musicisti contemporanei di area italiana. Sorretta sempre da un temperamento rovente, esposto con ruvidezza, che emerge sempre dalle non moltissime testimonianze audio e video (c’è una ripresa televisiva della Manon Lescaut quasi contemporanea al Tabarro, in cui la Petrella , in un’interpretazione del ruolo fin da principio esaltata e drammaticissima, fa balenare in mezzo a molti momenti di retorica del canto a squarciagola esibito quasi sfacciatamente dei bagliori di bruciante verità, soprattutto nel gesto…)
Qui concludo, perché andrei fuori tema, ma mi sono chiesto più volte perché mai, se si è tanto spesso rivalutata, in questi ultimi anni, la rivoluzione espressiva dell’emissione “aperta” di Di Stefano non si sia mai provato a riconsiderare chi, come la Petrella, con Di Stefano ha condiviso come partner negli anni ’50 tanti connubi vincenti sul piano di una sintonia espressiva spesso azzeccatissima (Iris, Manon Lescaut, Pagliacci).
Chiedo scusa dell’OT, e saluto tutti
Fabrizio