Nel corso di una simpatica scorribanda a Milano per procurarmi le capsule del Nespresso e i famosi cannoncini di Panarello (per chi non lo sapesse: una roba di una bontà superlativa), ho fatto andare nel lettore di CD il "Tabarro" della Sony, recentemente rieditato a basso prezzo.
Lasciamo perdere le considerazioni sul numero di tracks - ben uno. Leggasi: 1 - e sullo sfiatamento di Domingo, colto forse nel momento peggiore della sua millenaria carriera; apprezzo discretamente il Michele di Wixell; non riesco ad entusiasmarmi - come mi sarei aspettato - per la Giorgetta della Scotto, una delle cantanti che maggiormente amo.
Mi sono chiesto il perché. Temo che la ragione sia nel ricorso frequente al birignao: lei è bravissima come Ornella Vanoni , ma è falsa e farlocca come lei quando canta le canzoni della mala, e finisco per non crederle.
Chiaramente sarà un mio problema, però mi sono chiesto come possa essere risolto questo ruolo in modo diverso, magari più credibile, e ho fatto qualche ricerca che vorrei sottoporsi.
Questa è madame Fischer-Dieskau. Nella mia scala di preferenze, siamo vicini alla perfezione formale. Certo, canta in tedesco, ma si può sopportare:
Parlando di espressioniste, non si può fare a meno di citare le americane che - spesso - meriterebbero una categorizzazione a parte. Se pensiamo, per dire, a Barbara Daniels, il termine espressionista è molto limitativo, giacché c'è in lei molto del vocalismo radioso che animava, per esempio, il canto di Dorothy Kirsten e soprattutto di Eleanor Steber. Questa, per me, è una splendida Giorgetta, anche se il do balla assai più che nel caso della Varady (e non è affatto bello):
Quando parliamo di espressioniste americane, spesso dobbiamo andare a fare una visitina a Leontyne Price. Il 1970 non è più la sua stagione migliore, e lo si sente soprattutto nel registro centrale molto velato e affannoso, ma il registro acuto è ancora di tutto rispetto, anche se il do è un po' stridulino. Ci si può chiedere se questa possa essere la vera voce di Giorgetta, ma io ho per questa Regina un debole che spesso Matteo mi ha rimproverato:
Quella che segue è un mostro.
L'unico termine di paragone possibile è Edith Piaf invecchiata, quella che all'Olympia canta La foule quasi più con il corpo e le mani che non con la voce. Notate che, contrariamente a quello che vi hanno sempre detto, il registro acuto è ancora notevolissimo: il do è nettamente più pieno di quello delle due precedenti ed è pari a quello della Varady. Certo, la Price e la stessa Varady le sono nettamente superiori per bellezza del mezzo vocale, per presenza fisica, per compattezza e lucentezza del suono. Eppure, questa donnina svuotata e scheletrica è Giorgetta come nessun'altra:
Questa la vidi dal vivo alla Scala. La produzione di quel Trittico non fu entusiasmante, ma serbo il ricordo di due artiste: una era Rosalynd Plowright che faceva Suor Angelica (la zia Principessa era - se non ricordo male - l'innominabile Vejzovic); l'altra era Sylvia Sass. Cantante strana, singolare, particolarissima. Alla Scala aveva fatto prima, nel 1978, una Manon Lescaut molto discussa (ma io me la ricordo ancora!), a dimostrazione che le espressioniste a Milano non hanno mai attecchito granché. Ed è un peccato
Ora, va bene espressionismo, ma qui si esagera. Non sono un vociologo né un vociomane, ma la Olivero a sessant'anni in un ruolo come questo mi suona ancora più falsa e meno credibile di Renata Scotto. Rispetto chi la ama e la ammira, ma io non sono mai stato fra quelli. Certo, il temperamento è vulcanico, ma l'espressività è perennemente sopra le righe e dal do, forse, si poteva astenere:
A proposito di mancanza di credibilità, ecco la gloriosa Renata nel ruolo teoricamente più lontano dalla propria vocazione e sensibilità fra quelli in cui l'ho sentita. Forse solo come Lulu sarebbe stata meno credibile! La voce è come sempre bellissima, ma se c'è una cosa che nessuno dovrebbe aspettarsi di trovare in Giorgetta è proprio la bellezza della voce. Certo, se c'è ben venga: qui c'è, ma manca tutto il resto. Siccome è intelligente, si astiene dal do:
Ecco un'altra Signora che, con questo personaggio, non c'azzecca proprio nulla. Detesto sentire Mirella che ingaglioffisce il proprio splendido mezzo vocale con queste declamazioni torbide e peccaminose, squisitamente veriste. Con quel tono fintamente infantile e sorridente, sembra di sentire Mimì invecchiata che non trova più la strada della sua soffitta. Il do, in compenso, è sfolgorante. Giacomini probabilmente deve aver pensato di essere stato scritturato per il ruolo di Michele:
Amarilli Nizza, a mio modesto avviso, non è niente male: ha tutte le carte per essere la prima vera espressionista italiana da esportazione. Il piglio è autorevole, i colori sono quelli giusti, la voce è fonda e ambrata, il fiato è di tutto rispetto, il do è veramente bello, soprattutto ci crede:
Ed ecco, infine, Renata Scotto.
Il mio pensiero su di lei l'ho già detto, in parte. Per me è falsa come Giuda, ma...aspetto i vostri pareri. Il do è bruttissimo: