Mattioli ha scritto: quando la premiata ditta Horne & Co. iniziò a riesumare le grandi parti scritte per i castrati da Haendel o per le donne en travesti da Rossini, fu naturale che l'interpretazione spingesse sul pedale dell'eroismo sempre e comunque, che si sottolineasse soprattutto il coté "guerriero" di queste parti: una donna in corazza, era questa la novità!
Hai ragione. Se la mettiamo in termini di pionierismo avventuroso e storicamente rilevante, siamo d'accordo.
Pensa che io mi inchino persino di fronte alla Bumbry in Poppea e a Di Stefano in Nerone!
Però, constatare - sia pure col senno di poi e col dovuto rispetto - che quella non era la giusta via per la specificità di Monteverdi è comunque importante: se non altro per non commettere anche oggi gli stessi errori.
Detto questo... non insisto oltre: lode e gloria alla Horne, alle sue pose guerriere a gambe divaricate e ai suoi pennacchi!
Mattioli ha scritto:Però tieni presente che la Scala (come del resto tutti i teatri italiani) è sempre in ritardo anche (bada bene: anche, non solo) per cause indipendenti dalla sua volontà. Una per tutte: a oggi, le fondazioni liriche non sanno ancora a quanto ammonta il loro finanziamento statale dal Fus PER IL 2010! Aggiungi che oggi nessun grande cantante è disposto a debuttare una parte (almeno di quelle che il loggione conosce e quindi siano fischiabili) alla Scala. E' paradossale ma è così: oggi la Scala non consacra un bel niente, nel senso che tu puoi fare la più prestigiosa carriera del mondo senza averci mai messo piede; MA se prendi un paio di fischi alla Scala da parte dei soliti noti il giorno dopo ne parla tutto il mondo. Quindi fare i cast è difficile dappertutto, ma farli a Milano è più difficile che altrove. Poi io mica sono l'avvocato di Lissner...
Tutto giusto, tutto vero e tutto triste.
Non cambierei una virgola...
Ma appunto per queste particolare difficoltà si dovrebbero fare le cose con maggiore sensibilità e attenzione.
Ad esempio non facendo debuttare in Attila il Furlanetto di oggi (ma vale anche per quello di ieri) e nello stesso teatro che ha visto i trionfi di Ramey (come ricorderai, visto che eravamo a teatro insieme quella sera di quasi vent'anni fa).
O chiamare per la prima volta alla Scala un gigante del panorama attuale come Villazon e proporlo in ruolo nel quale non ha più molto da dire.
Comunque ...di Villazon riparleremo.
A me farebbe molto piacere perché fin dal 2003, quando lo sentii dal vivo per la prima volta, l'ho considerato uno dei maggiori artisti del nostro tempo e lo considero tale anche adesso, anzi... adesso più che mai.
Salutoni,
Mat