Orlando (Handel)

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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda mattioli » sab 09 ott 2010, 20:08

Se potesse essere applicata a tutto il repertorio operistico


Ma è applicabile a tutto il repertorio! Perché, scusi o scusa, noi "leggiamo" Verdi o Wagner come nel 1870?
Ossequi,
AM
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda pbagnoli » sab 09 ott 2010, 21:04

"Scusa" va benissimo: sono amico di Matteo da tanti anni e, come lui, non sono amante dei formalismi.
La mia domanda era retorica, e volutamente: è da quando abbiamo aperto questo sito che Matteo e io ci battiamo perché quest'idea sia accettata.
Le polemiche in cui - nostro malgrado - siamo sempre stati coinvolti stanno a dimostrare che almeno in Italia questo è un concetto non digeribile.
Non sono fandonie: se giri un po' il web italiano, sai benissimo che siamo in pochini a pensarla così.
Pietro
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda mattioli » sab 09 ott 2010, 21:07

Non sarà anche (anche: non solo) per questo che l'Italia non conta assolutamente nulla nel mondo dell'opera internazionale?
Chissà (retorico anche questo)...
AM

PS: e comunque ammetto di non essere un grande frequentatore di siti e fora operistici... Colpa mia, ovviamente
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda pbagnoli » sab 09 ott 2010, 21:24

mattioli ha scritto:Non sarà anche (anche: non solo) per questo che l'Italia non conta assolutamente nulla nel mondo dell'opera internazionale?
Chissà (retorico anche questo)...

Ma no, perché ti viene questo sospetto? : Nar :
Forse perché non riusciamo a far venire i cantanti che contano veramente?
Forse perché - quelle poche volte che riusciamo a farne arrivare qualcuno - ci sono i sapientoni appostati in loggione che li fischiano e li triturano perché non cantano secondo impostazione italiana?
Forse perché le poche produzioni importanti che vediamo sono acquistate all'estero?

Sono anni che su queste pagine diciamo che la nostra povera Italia non conta più nulla nel mondo dell'opera internazionale, e sembra che il problema sia ancora tutto da ricondurre a questioni di impostazione vocale.
E ci dicono che noi siamo quelli cui piacciono i declamatori. Mah...
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda Enrico » sab 09 ott 2010, 23:29

Ho visto oggi tutto intero il Messiah di Guth/Spinosi, e ne parlo qui perchè qui discutete di "baroccari", di filologia, di controtenori, di regie intelligenti, etc.
Ricomincio: ho visto e sentito oggi, per la prima volta, il Messiah tutto intero, nella versione video diretta da Spinosi: le altre volte, avendo a disposizione solo le registrazioni di Solti o di Bonynge, non ero mai arrivato fino alla fine: al massimo fino alla fine della seconda parte, anche quando tentavo di fare il bravo e di seguire il testo con libretto e traduzione.
Il primo pregio dell'edizione viennese è quello di non annoiare mai, e appunto, come si diceva prima, di rendere lo spettacolo interessante e comunicativo per un pubblico moderno. Non annoia la direzione, i cantanti recitano e cantano bene, cioè sempre in maniera espressiva (splendidissimo Bejun Mehta, anche se non molto diverso da una voce femminile), il coro è di livello altissimo, la scena è un meccanismo teatrale quasi perfetto, la regia è geniale, la drammaturgia interessante, ma...
Ma non sono sicuro di aver capito bene questa "drammaturgia": la trama che è stata sovrapposta al testo dell'oratorio, i rapporti tra i personaggi e i loro comportamenti. Ho l'impressione che sfugga qualcosa, e alla fine dell'opera mi veniva da pensare: "tutto qui?", come se la storia fosse rimasta sviluppata a metà, anche perché i personaggi possono parlare solo indirettamente attraverso il vecchio testo inglese tratto dalla Bibbia.
Da qui il dubbio più grande: il Messiah in cd nelle vecchie interpretazioni mi fa addormentare (mi sveglio per ascoltare le meraviglie della Sutherland e poi mi riaddormento...), e allora ben vengano le riletture, anche perché non credo che la soluzione sia una tradizionale "sacra rappresentazione" da affidare a Pizzi o a Zeffirelli: ma se trovo interessante lo spettacolo di Guth mi chiedo perché per uno spettacolo così vivo e moderno si debba utilizzare proprio il testo del Messiah con le sue musiche vecchie di quasi trecento anni: perché non si costruisce, con questa regia e questa drammaturgia così intelligente, e con questi cantanti e attori così bravi, uno spettacolo nuovo (sia pure ispirato ai testi biblici o a tematiche religiose, se vuole essere una reinvenzione moderna del genere oratorio), con testo nuovo e moderno, con nuove musiche?
Enrico B.
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda mattioli » dom 10 ott 2010, 1:05

Gentile Enrico,

non ho la pretesa di risponderTi. Intanto perché pare che io sia l'unico pirla, in questo forum, a non aver visto questo benedetto Messiah né in dvd (ma rimedierò) né live (e dire che ero a Vienna una sera in cui lo davano all'An der Wien; non lo sapevo e avevo già preso i biglietti per non-mi-ricordo-cosa, quindi niente di memorabile, alla Staatsoper; roba da mangiarsi le mani, in compenso il Tafelspitz mangiato non metaforicamente dopo era ottimo e quello sì, me lo ricordo benissimo...).
La Natività è un tema così affascinante che continua a ispirare i creatori. Per esempio, risale al 2000 El nino, l'opera-oratorio di John Adams esattamente sugli stressi temi che Haendel aveva trattato due secoli e mezzo prima. Però non esistono solo il presente e il futuro: esiste anche il passato, un passato enorme (sia in senso qualitativo che quantitativo) che ci portiamo dietro, e magari con la voglia di trasmetterlo a chi verrà dopo di noi, proprio come ce l'ha trasmesso chi è venuto prima. Allora si tratta di fare quello che hanno fatto tutti prima di noi poveri contemporanei: vedere cosa c'è nel nostro passato di utilizzabile per il nostro presente ed elaborare degli strumenti che ci permettano non solo di capirlo, ma di farlo parlare a noi con la stessa forza e la stessa persuasività che questo passato aveva quando era presente. La musica e il teatro che per convenzione chiamiamo barocchi e Haendel in particolare, per una serie di ragioni semplici e complesse allo stesso tempo, si trovano in questo momento ad avere una serie di consonanze particolarmente forti con l'epoca nella quale viviamo, che quindi se n'è impossessata e li "usa", o magari li abusa, per capire un po' meglio il barocco ma soprattutto per capire molto meglio noi stessi. Credo che quel Messiah che, ribadisco, non ho visto, non sia altro che questo. Molto semplice. O a me almeno semplice sembra, però le parole sono infide e spiegarsi bene è sempre difficile.
Beh, buona notte
AM

PS: fra tutti questi interventi (altrui) e sproloqui (miei) noto con perverso piacere la perdurante latitanza del Grasso Messere : WohoW : . Tipico. Già quando ci frequentavamo, un paio di decenni fa, Egli era solito imporre l'argomento di conversazione (di solito la Gencer, la Silja, le malefatte dei sindacati e il teatro di Janacek, peraltro a me, imbevuto di giovanile cellettismo, all'epoca del tutto sconosciuto) e astrarsi completamente appena l'interlocutore cercava di deviarlo. Insomma, se nel mezzo di un monologo sulla Gencer qualcuno cercava di intromettersi, "Sì, però la Sutherland..." il Marazzi scompariva finché non avevi finito di parlare e poi ripartiva: "Sì, però la Gencer...". Allo stesso modo, forse non gradisce la piega che ha preso questa conversazione, perché in teoria il thread è sull'Orlando. Mille scuse.
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda pbagnoli » dom 10 ott 2010, 8:09

Secondo me, nulla di tutto ciò: credo che il Grassone sia alle prese con una trasferta del suo gruppo. Anche perché e' peculiarità del Grassone tediare il malaugurato interlocutore che abbia la disavventura di pensarla diversamente da lui con una sfilza di angoscianti argomentazioni fino ad ottenere la vittoria per sfinimento. Non ti preoccupare, Alberto: se c'è, si fa vivo di sicuro!
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda Maugham » dom 10 ott 2010, 12:53

pbagnoli ha scritto:Secondo me, nulla di tutto ciò: credo che il Grassone sia alle prese con una trasferta del suo gruppo. Anche perché e' peculiarità del Grassone tediare il malaugurato interlocutore che abbia la disavventura di pensarla diversamente da lui con una sfilza di angoscianti argomentazioni fino ad ottenere la vittoria per sfinimento. Non ti preoccupare, Alberto: se c'è, si fa vivo di sicuro!


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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda MatMarazzi » dom 10 ott 2010, 12:54

Mattioli ha scritto:fra tutti questi interventi (altrui) e sproloqui (miei) noto con perverso piacere la perdurante latitanza del Grasso Messere


Un giorno... dico... un giorno.
Sono stato a Bolzano, in compagnia di Maugham e di Donata, per assistere all'unica proiezione in Italia del Rheingold del Metropolitan. Volevamo vedere che effetto facevano al cinema queste "dirette" in hd, supersofisticate, con ottimo audio, precedute da Backstage.
Sullo spettacolo sarà Maugham a riferirvi impressioni molto, ma molto mitigate. In pratica ci aspettavamo una rivelazione fantasy all'Americana che non c'è stata. Un brutto Rheingold. Uno a zero per l'Euro-trash.

Mattioli ha scritto:forse non gradisce la piega che ha preso questa conversazione, perché in teoria il thread è sull'Orlando. Mille scuse.

Ma assolutamente non è così, Albertino... i nostri thread partono sempre per la tangente. Si parte da uno stimolo e poi si arriva alle considerazioni più varie. Come questo che ha portato a considerazioni bellissime, a cui fatico a stare dietro.

Partendo da Aristecmo, ti do ragione sulla Podles, che descrivi perfettamente; mi limito però a far presente che il personaggio in cui l'hai lodata di più
Ma il suo Polinesso diretto da Minkowski è secondo me magistrale e difficile raggiungibile.

fu scritto per una donna (fra l'altro con origini quasi sopranili) ossia la Negri sister.
La tessitura è francamente più comoda per un alto acuto come lei (e come era la Horne).
Quelli sarebbero stati i ruoli giusti in cui orientare voci e personalità come la loro. Ricordo che Celletti, recensendo i pezzi scelti del Giulio Cesare decca, lamentò che alla Horne fosse stata data la parte di Cornelia invece che quella del Senesino.
Oddio, intendiamoci... aveva ragione, considerato che la parte del Senesino fu data alla Elkins, che ne era ancora più distante.
E tuttavia, in quel caso, Bonynge aveva avuto ragione: in una parte da vero contralto donna (scritta per la Robinson) la Horne era straordinariamente a suo agio.

Tornando a noi - e ferme restando le tue più che legittime perplessità - i ruoli del Senesino (scritti per un contralto uomo talmente grave che alle volta ricorda un tenore) soffrono particolarmente di interpreti femminili, almeno secondo me.
Quanto a Daniels (che, accidenti a lui, non ha mai lavorato le agilità come meritava) io vi sento un colore, una paciosità, un tranquilla serietà (anche un po' inquietante, da Serious Man dei fratelli Coen) e naturalmente una naturalezza di estensione che me lo rendono graditissimo.
Tempo fa aprimmo un thread su di lui. lo trovi qui:
http://www.operadisc.com/forum/viewtopic.php?f=9&t=1318

Di consiglio di andarci perchè vi trovi (da Youtube) un "va tacito e nascosto" che - almeno per me - potrebbe rappresentare la quadratura del cerchio.
Certo, in Orlando è talmente in affanno con le divisioni che viene da darti ragione...

A Teo.Emme, al di là del fatto che nella fattispecie condivido ciò che dice, mi lascia un po' basito sentirlo affermare:
non mi piace quando un modus esecutivo viene imposto come l'unico ed autentico:
.
Detto da uno che professa l'illogica e anti-storica teoria della "tecnica unica" per tutti i repertori classici e che partecipa alle fatiche (?) di un gruppo di esoterici che ha come fine sacro di "tutelar l'antica arte del canto" demolendo chiunque non canti secondo quelli che essi ritengono essere la suddetta "tecnica unica"... un'affermazione del genere risulta sorprendente! :)
Come dire: "anatema a chi non canta rossini (e bellini, donizetti, puccini e persino Wagner) secondo il Garcia" però se altri portano avanti ricerche storiche alternative su altri repertori e dimostrano che il belcantismo handeliano non poteva essere applicato né ai tempi Monteverdi, nè a quelli di Berg... allora W il relativismo! :) ...Un po' troppo comodo, no? :)

Venedo a Mattioli, oltre a ringraziarti dell'informazione sul libro "controtenori" che mi procurerò immediatamente, mi fa molto piacere leggere tutto quello che scrivi.
Nel nostro piccolo sono anni che portiamo avanti le tue stesse battaglie ed affermiamo le stesse cose.
L'arte procede con le proprie gambe e così pure l'arte dei suoni "classici", che evolve secondo una raffinatissima dialettica fra la sperimentazione degli artisti e il gusto del pubblico che, modificandosi con la storia, ne seleziona i risultati: il pubblico di oggi boccia suoni che cento anni fa erano leciti; in compenso accoglie suoni che cento anni fa erano giudicati sbagliati; fra cento anni sarà tutto diverso ancora.
Negare questa evoluzione vuol dire negare la "TRADIZIONE" (altro che tutelarla!) :)
Quelli che veramente amano la "TRADIZIONE", ne capiscono anzitutto la principale caratteristica: la necessità di rinnovarsi continuamente. Altrimenti non sarebbe "tradizione".

Mi limiterei, rispetto al tuo discorso, ad accentuare una sfumatura che per quanto mi riguarda è importante.
Non vorrei infatti che il giusto "relativismo" canoro portasse qualcuno a credere che siamo fautori dell'anarchia.
I miei confratelli forensi brontoleranno, per avermi sentito citare questo elemento troppo spesso: mi scuseranno, ma è base del mio pensiero.
L'evoluzione del canto classico non procede totalmente libera... è a sua volta imbrigliata (come la lingua, come le leggi, come la stessa scienza) da quelle piccole-grandi sintesi in evoluzione che l'uomo produce: in una parola le CONVENZIONI.
Le convenzioni sono ciò che di volta in volta pubblico e artisti condividono, le parole e le grammatiche comuni del loro linguaggio.
Le convenzioni cambiano, ma il cambiamento delle evoluzioni comporta una serie di fenomeni complessi: ci vogliono gli artisti che propongano suoni nuovi, poi ci vuole il pubblico (o una parte del pubblico) che dibatte sull'opportunità di accettare o rifiutare questi suoni nelle convenzioni del vocabolario sonoro del canto classico, infine c'è l'accettazione.
Per arrivare al sodo....

E' vero che NON esiste un solo modo di tradurre in suoni il barocco ed è vero che nessuno ha la pretesa (o dovrebbe averla) di incarnare l'assoluto.
E tuttavia esistono convenzioni (in evoluzione) approvate di volta in volta dal pubblico, in base alle quali un certo modo di eseguire il barocco è (hic et nunc) convincente nel rispetto degli spartiti (che sono il dato... se non oggettivo, per lo meno "statico"), delle nostre conoscenze degli stili d'epoca e SOPRATTUTTO in rapporto all'indice di gradimento del pubblico verso quei suoni (il grado di "vita" che vi trova dentro).
Se Mina, per intenderci, si mettesse in testa di cantare oggi l'Alcina (magari con accompagnamento pop) saremmo compatti nel censurarla, tu, io e persino i passatisti. Fra cent'anni magari sarà quello il modo "giusto", ma oggi esso è fuori da quelle convenzioni che - faticamente (parlo degli specialisti del repertorio) abbiamo edificato e senza le quali saremmo nell'anarchia.
L'importante è sapere che queste convenzioni sono sempre in via di mutazione e che non incarnano MAI la verità esecutiva.

In pratica capisco che è esattamente quello che hai scritto tu.
Ho voluto ribadirlo, un po' per la mia innata logorrea (che ben conosci), un po' perchè credo che questi concetti siano talmente importanti che giova ribadirli! ;)


Venendo a Enrico.
Il Messiah di Guth e Spinosi è una delle più sconvolgenti, incredibili operazioni di drammaturgia musicale di questi ultimi anni.
Sono davvero felice che ti sia piaciuto.
Potremmo approfondirne l'analisi, se sei d'accordo, nel thread opportuno.
Sono il primo ad ammettere che lo stesso Handel (mutate le convenzioni dai suoi tempi) non ci capirebbe niente, ma almeno una cosa la capirebbe: che c'è qualcuno che, a secoli di distanza da lui, continua a interrogarsi sulle sue fatiche, a investirvi energie e passione, e a trarne qualcosa che non solo tiene viva la sua arte, ma lo fa facendo emozionare un pubblico irrimediabilmente lontano.
Sarebbe sicuramente commosso e fiero all'idea che le sue vecchie fatiche invece di giacere nella polvere del tempo sono ancora oggetto di tanto amore da parte di grandissimi uomini di cultura, come musicisti "baroccari" e registi...

Alle volte fra me e me immagino a come si comporterebbero Handel o Verdi (se potessero tornare per qualche minuto fra i vivi) nei confronti di quelli che oggi credono di ergersi a ....loro "difensori" (come se ne avessero bisogno!!!!) fustigando gli artisti che si sforzano ti tenerlo vivo e farlo dialogare col 2000.
Io penso che li sputacchierebbero pesantemente! :)

Ci sarebbe tanto da aggiungere (avete scritto come maledetti) ma per pudore mi fermo qui!
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda mattioli » dom 10 ott 2010, 13:56

Ah, M. de Marazzi vient de se réveiller. Bene, bene. Già fatta la levée tipo Marescialla?
E allora:

Un brutto Rheingold. Uno a zero per l'Euro-trash.

Ci ho gusto. Non ho mai pensato che rifare il vecchio Wagner con le corna in testa in chiave hi-tech o come aggiornamento del fantasy runico ci avrebbe portato da qualche parte. Resta però il problema di come fare Wagner oggi. Ma io per fortuna non faccio il regista...

un gruppo di esoterici che ha come fine sacro di "tutelar l'antica arte del canto"

Uffa! Ma come sei polemico. E lascia che tutelino, no? Altrimenti dove andremo a finire, signora mia...

E tuttavia esistono convenzioni (in evoluzione) approvate di volta in volta dal pubblico

Ah, ma questo io lo davo per detto. E' chiaro che non metterei Mina a fare Alcina (però...) e nemmeno Christian Thielemann a dirigerla. Altra cosa, per me, è spiegare il successo attuale dei controtenori richiamando, per esempio, il fatto che anche nel pop tirino e vendano attualmente le voci falsettate di signori dall'identità sessuale incerta, anzi, come dire?, onnicomprensiva. Non sarà tutelare l'antica arte del canto, ma guardarsi un po' intorno, visto che viviamo nel 2010, magari sì.

Facendo le persone serie e venendo a Orlando:

Horne: ebbene sì, c'ero, nell'85 alla Fenice, ed emozionatissimo (ero cellettiano :oops: e la Horne era - e rimane - la Horne). Ovviamente ricordo pochissimo: soltanto Lei che, in corazza, piume e quintalata cantava un'aria eroica con un piede sulla buca del suggeritore e una mano che brandiva una lancia. Col senno di poi, mi sentoi di condividere quello che scrisse il mio amico Elvio Giudici (ciel! Dal mio labbro uscì l'empia parola! Vabbé, perdonatemi...) nel suo librone a proposito del Tancredi della Nostra: che lei è sempre troppo altisonante, troppo vincente, troppo "americana" per eroi, e quelli di Haendel massimamente lo sono, che non sono affatto così trionfali e unidirezionali. Il fascino di Orlando, di Cesare, di Ruggero dell'Alcina e perfino di Rinaldo è che non sono solo dei supermen, ma anche - forse soprattutto - dei ragazzi innamorati, fragili e/o disturbati. Detto questo, la Horne faceva il sold out alla Fenice nell'85 con Haendel (a questo servono le dive) e io l'ho amata - e continuo ad amarla - alla follia...

Mijanovic (o come cavolo si scrive): per me sei troppo severo. Vero che non ha mai davvero risolto il canto d'agilità; altrettanto vero che, in quello splendido Orlando di Zurigo (ebbene ri-sì, c'ero anche lì), sostenuta benissimo da Christie, con una regia geniale, il personaggio veniva fuori e veniva fuori benissimo. Anche la Galstian non è né una grande cantante né una grande personalità: però con Christie-Guth, sempre lì in Cioccolataland, cavolo se fu una grande Ifigenia...

Mehta: bravissimo. Oltretutto, cosa che non si dice mai, ha una voce di volume raro. Per dire: all'aperto, a Salisburgo, nel cortile della Residenz, il suo Farnace era il personaggio che si "sentiva" (sia in senso fisico che interpretativo) di più nel Mitridate. Però, scusa, il meglio Mehta lo dà nei "cattivi": sarà questione di fisicità, sarà questione di temperamento, ma per me è fantastico in Tolomeo, in Farnace, insomma in personaggi negativi.

Daniels: grandissimo. L'ho amato moltissimo non in Orlando, che non so se abbia mai cantato, ma in Rinaldo (due volte: Amsterdam e Parigi). Proprio quella compostezza, quella nobile grandezza che doveva essere una delle caratteristiche di Senesino, trovava in Daniels un'espressione moderna e antica insieme. Il problema è quello solito dei controtenori: invecchiano troppo in fretta. Così Daniels, quando finalmente la Scala l'ha chiamato con il solito ritardo di un lustro (vedi l'ultimo Villazon), ha fatto un ottimo Oberon ma già non più ai suoi precedenti, stratosferici livelli.

Vabbé, come al solito ho scritto troppo. Scusate. Adesso, Marazzi, vado a lavorare, conosci questa parola? La-vo-ra-re, quattro sillabe.
Scusate l'intrusione.
Con stima
AM
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda pbagnoli » dom 10 ott 2010, 14:00

Maugham ha scritto:
pbagnoli ha scritto:Secondo me, nulla di tutto ciò: credo che il Grassone sia alle prese con una trasferta del suo gruppo. Anche perché e' peculiarità del Grassone tediare il malaugurato interlocutore che abbia la disavventura di pensarla diversamente da lui con una sfilza di angoscianti argomentazioni fino ad ottenere la vittoria per sfinimento. Non ti preoccupare, Alberto: se c'è, si fa vivo di sicuro!


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A dire il vero, a proposito di cipollare, dispongo di una deliziosa composta di miele e cipolle, che la mia amica Chiara mi ha portato dalla Normandia, da utilizzare con formaggi stagionati, e che non ho ancora assaggiato perché ieri sera mi sono trogolato con i famosi cannoncini di Panarello...
Peraltro, da quanto evinco dal discorso di Matteo, mi sembra che non vi siate divertiti poi tanto, no?
Cos'è, ancora meglio il vecchio Otto (Schenck)?
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda MatMarazzi » dom 10 ott 2010, 14:32

mattioli ha scritto:Ci ho gusto. Non ho mai pensato che rifare il vecchio Wagner con le corna in testa in chiave hi-tech o come aggiornamento del fantasy runico ci avrebbe portato da qualche parte. Resta però il problema di come fare Wagner oggi. Ma io per fortuna non faccio il regista...


Sì, lo ammetto, ci avevi preso.
Ma non è una questione di "fantasy". Io insisto che una bella atmosfera cinematografica da Signore degli Anelli (in parte rappresentata solo nei costumi) avrebbe potuto essere una soluzione divertente.
Se poi il regista si rivela assolutamente incapace di agire sugli attori, e non riesce a inventare altro che pannelli rettangolari rotanti con proiezioni e luminarie da concerto rock, il problema sarà suo!
Non (almeno non credo) dell'idea in sè....

E lascia che tutelino, no? Altrimenti dove andremo a finire, signora mia...

E agginungo... "i baroccari", i "registi", i cantanti "belli"... Dura minga! Dura no...

gli eroi di Haendel non sono affatto così trionfali e unidirezionali. Il fascino di Orlando, di Cesare, di Ruggero dell'Alcina e perfino di Rinaldo è che non sono solo dei supermen, ma anche - forse soprattutto - dei ragazzi innamorati, fragili e/o disturbati.


Io poi distinguerei tra eroi ed eroi.
Quelli creati dal Caffarelli e dal Cusanino, ad esempio, erano eroi a tutto tondo: aggressivi, bellicosi, spettacolari.
Quelli del Senesino erano proprio "anti-eroi" (ossia saggi, polentoni, austeri).
La tua definizione (ragazzi innamorati, fragili e disturbati) si attaglia perfettamente ai personaggi scritti per Nicolini.
Molti oggi li considerano semplicemente "castrati" ma in realtà erano personalità e vocalità diversissime. Un po' la differenza che poteva esserci fra un ruolo che Verdi scrisse per la Tadolini o la Frezzolini e uno scritto invece per la Cruvelli e la Stolz.
Tornando ai personaggi "senesino" (che per chi non li ricordasse sono: Admeto, Alessandro, Ezio, Guido, Floridante, Giulio Cesare, Muzio Scevola, Orlando, Ottone, Poro, Radamisto, Riccardo Primo, Bertarido, Siroe, Sosarme, Andronico, Tolomeo, spero di non averne dimenticati) oltre alla questione psicologica - per cui la Horne era a mio parare totalmente negata, c'è sempre il problema della tessitura.
Non vorrei ripetermi: ma per un contralto donna... far bella figura in un ruolo Farinelli... è più semplice che farla in un ruolo Senesino.
Specie se la contralto donna di cui parliamo ha un baricentro quasi sopranile e un registro grave piuttosto artefatto.
Comunque... de gustibus! :)


Mijanovic (o come cavolo si scrive): per me sei troppo severo.

Però stravedo per lei in Monteverdi... è una grande artista e una splendida voce...

Mehta: bravissimo. Oltretutto, cosa che non si dice mai, ha una voce di volume raro. Per dire: all'aperto, a Salisburgo, nel cortile della Residenz, il suo Farnace era il personaggio che si "sentiva" (sia in senso fisico che interpretativo) di più nel Mitridate. Però, scusa, il meglio Mehta lo dà nei "cattivi": sarà questione di fisicità, sarà questione di temperamento, ma per me è fantastico in Tolomeo, in Farnace, insomma in personaggi negativi.


Ti invidio... io dal vivo non l'ho ancora sentito.
E sono d'accordo con te: è troppo nervoso per quel Churchill che era il Senesino! :)

Daniels: grandissimo. L'ho amato moltissimo non in Orlando, che non so se abbia mai cantato, ma in Rinaldo (due volte: Amsterdam e Parigi). Proprio quella compostezza, quella nobile grandezza che doveva essere una delle caratteristiche di Senesino, trovava in Daniels un'espressione moderna e antica insieme. Il problema è quello solito dei controtenori: invecchiano troppo in fretta. Così Daniels, quando finalmente la Scala l'ha chiamato con il solito irtardo di un lustro (vedi l'ultimo Villazon), ha fatto un ottimo Oberon ma già non più ai suoi precedenti, stratosferici livelli.


ASSOLUTAMENTE D'ACCORDO! W IL MATTIOLI.
Però... sbaglio o leggo una velata critica alla gestione scaligera? :)
Non è forse dovere di un ufficio casting che si rispetti chiamare un artista in considerazione del suo attuale stato di maturità vocale?
L'approdo di Villazon alla Scala non poteva avvenire con un personaggio più consono alle sue attuali condizioni, piuttosto che non chiamarlo in quell'Elisir che ha già fatto ovunque (io lo vidi e fu FAVOLOSO!!!!!! a Barcellona nel 2005) e che oggi lo può mettere un po' alla frusta?
Idem per Daniels! Ci voleva un genio per capire che la parte di Oberon, già un po' troppo acuta in generale, oggi non sarebbe stata la più indicata?
Non pensi che la bravura di un addetto al casting non stia solo nel chiamare "i grandi nomi", bensì nel chiamarli in quei ruoli dove non possono che fare bella figura?

Adesso, Marazzi, vado a lavorare, conosci questa parola? La-vo-ra-re, quattro sillabe.

Non conosco bene questa parola! :) Spiegamela...
Intendi dire: dare la pappa ai gatti?

;)
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda Tucidide » dom 10 ott 2010, 14:58

Uh, ma qui il discorso si sta facendo troppo complesso.
Mi limito a leggere, e faccio solo due considerazioni estemporanee:
MatMarazzi ha scritto:
Mijanovic (o come cavolo si scrive): per me sei troppo severo.

Però stravedo per lei in Monteverdi... è una grande artista e una splendida voce...

Non so come sia in Monteverdi, ma in Handel non mi piace proprio. Il suo Cesare con Minkowski per me è pessimo, e non mi piace nemmeno il Bertarido con Curtis.

L'approdo di Villazon alla Scala non poteva avvenire con un personaggio più consono alle sue attuali condizioni, piuttosto che non chiamarlo in quell'Elisir che ha già fatto ovunque (io lo vidi e fu FAVOLOSO!!!!!! a Barcellona nel 2005) e che oggi lo può mettere un po' alla frusta?

Giusto! Ma mi chiedo: in queste condizioni, che cosa gli fai cantare? Caspita, Nemorino non è mica Arturo, Otello, Arnoldo o Jean de Leyda! : Blink :
Se il nostro ha avuto difficoltà (e non stento a crederlo, avendolo sentito dire da tutti) come Nemorino, :shock: ehm... è segno che sta attraversando un momento proprio buio...
Sulle responsabilità della Scala, bisognerebbe sapere a quando risale il contratto. Tu dici che nel 2005 nell'Elisir fu favoloso e non stento a crederlo! Ecco, in fondo, sono passati SOLO 5 anni! Che cosa sono cinque anni in un tenore nel quarto decennio di vita, che canta da poco più di dieci anni? E' comprensibile, direi quasi logico che si pensi che le sue condizioni vocali possano mantrenersi stabili dai 33 ai 38 anni. Non stiamo parlando di un ultracinquantenne, la cui voce può cedere da un momento all'altro. Quindi, non mi sentirei di criticare la Scala per aver scelto Villazon come Nemorino.
Su Daniels-Oberon invece sono d'accordo, perché in effetti è fisiologica, come ben dice Mattioli, una senescenza vocale precoce.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda mattioli » dom 10 ott 2010, 15:55

Vabbé, Matteo, sei il solito sofista:

Io poi distinguerei tra eroi ed eroi.

Ma certo: Senesino non è Caffarelli, e poi la Cuzzoni non è la Bordoni e Boschi non è Montagnana... non farmi il Celletti.
Hai perfettamente ragione e io ho perfettamente torto perché mi sono spiegato male. Intendevo dire che, quando la premiata ditta Horne & Co. iniziò a riesumare le grandi parti scritte per i castrati da Haendel o per le donne en travesti da Rossini, fu naturale che l'interpretazione spingesse sul pedale dell'eroismo sempre e comunque, che si sottolineasse soprattutto il coté "guerriero" di queste parti: una donna in corazza, era questa la novità! Oggi che queste opere le conosciamo meglio perché, se non altro, le abbiamo in maggior dimestichezza, e soprattutto oggi che la parte scenica non è più da concerto in costume ma ha finalmente ridato a questi capolavori tutta la loro scatenata, sconvolgente teatralità, lo spettro interpretativo si è "aperto", è diventato più dialettico, variegato, perfino contraddittorio.

sbaglio o leggo una velata critica alla gestione scaligera?

Non sbagli. Però tieni presente che la Scala (come del resto tutti i teatri italiani) è sempre in ritardo anche (bada bene: anche, non solo) per cause indipendenti dalla sua volontà. Una per tutte: a oggi, le fondazioni liriche non sanno ancora a quanto ammonta il loro finanziamento statale dal Fus PER IL 2010! Aggiungi che oggi nessun grande cantante è disposto a debuttare una parte (almeno di quelle che il loggione conosce e quindi siano fischiabili) alla Scala. E' paradossale ma è così: oggi la Scala non consacra un bel niente, nel senso che tu puoi fare la più prestigiosa carriera del mondo senza averci mai messo piede; MA se prendi un paio di fischi alla Scala da parte dei soliti noti il giorno dopo ne parla tutto il mondo. Quindi fare i cast è difficile dappertutto, ma farli a Milano è più difficile che altrove. Poi io mica sono l'avvocato di Lissner...

Intendi dire: dare la pappa ai gatti?

Come fai a saperlo :mrgreen: ?

Su Villazon taccio in attesa di un thread ad hoc.
Comunque questo forum è una droga...
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Re: Orlando (Handel)

Messaggioda pbagnoli » dom 10 ott 2010, 16:24

mattioli ha scritto: Aggiungi che oggi nessun grande cantante è disposto a debuttare una parte (almeno di quelle che il loggione conosce e quindi siano fischiabili) alla Scala. E' paradossale ma è così: oggi la Scala non consacra un bel niente, nel senso che tu puoi fare la più prestigiosa carriera del mondo senza averci mai messo piede; MA se prendi un paio di fischi alla Scala da parte dei soliti noti il giorno dopo ne parla tutto il mondo. Quindi fare i cast è difficile dappertutto, ma farli a Milano è più difficile che altrove.

Ma non è che siamo noi a sbagliare a dare troppo credito a quattro coglionazzi che si credono giganti solo perché fischiano? Attività, poi, che hanno sempre praticato da che esiste la Scala.

mattioli ha scritto: Comunque questo forum è una droga...
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Lieto che tu lo dica.
Mi devo ricredere pubblicamente: io non lo volevo, memore di (pessime) esperienze precedenti; fu il Grasso Messere a volerlo a tutti i costi.
Aveva ragione lui.
Ovviamente
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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