Maurizio Dania ha scritto:Blake è un cantante storico. Ma Florez non sfigura, anzi. Ha una voce più bellla
...Poi sai che io sono convinto che anche questi ruoli siano nelle possibilita' di Florez. Solo che se proprio volessimo trovare il pelo nell'uovo, potremmo dire che abbiamo assistito ad un'opera di Rossini che non era Otello, ma Rodrigo. .
So bene, Maurizio, che su questi punti la pensiamo diversamente.
Ne abbiamo spesso discusso e continueremo a farlo, per la gioia di chi - come noi - ama il confronto operistico!
Siamo concordi, evidentemente, che Florez è un cavallo di razza: quando si stilerà la lista dei maggiori cantanti di tutti i tempi, lui ci sarà.
Il fatto è che a mio parere nei ruoli David non può esplicare il meglio delle sue prerogative.
Non concordo con te sul fatto che (in Rodrigo e in qualsiasi altro ruolo David) non sfiguri rispetto a Blake.
Secondo me, invece, rispetto a Blake (e solo rispetto a lui) in questi ruoli sfigura un po'.
Guarda che non sto dicendo che "intrinsecamente" Blake sia migliore di Florez. Questa tesi è del vecchio amico Riccardo, grande sostenitore di Blake (a proposito, Ric... è un po' che non scrivi...)
Secondo me, il buon Rockwell aveva come tutti aveva pregi e difetti, possibilità spettacolari e difetti altrettanto spettacolari.
In senso generale, si può dire che Florez è meno alterno: presenta meno picchi (in positivo e in negativo).
Questo solo se parliamo in generale.
Perché se parliamo DEI RUOLI DAVID (perché è di questo che stiamo discutendo) allora no!
Allora secondo me resta un abisso fra i due.
...un abisso che non è solo vocalistico (c'è anche quello), ma anche e soprattutto poetico, culturale, drammaturgico.
Ho vissuto la parabola di Blake in questi personaggi fin dai primi anni: ricordo la folgorazione allucinante di quell'Oreste a Pesaro (Ermione 1986) che mi fece sobbalzare sulla sedia.
In un colpo sparirono la Horne e la Caballé (e non dico quelle un po' declinanti di quell'Ermione, ma proprio la loro somma parabola di rossiniane, loro sì semplicemente "storiche").
Sparì anche Merritt, nonostante avesse allora mezzi vocali stratosferici.
Intorno all'Oreste scomposto, dilaniato di Blake, dalle fragilità infantili e propulsioni sataniche, sempre in perfetto equilibrio fra surrealismo barocco e febbrile umanità... si fece il vuoto.
Non trovai solo il vocalista che tecnicamente era in grado di esaltare (come nessun altro, prima e dopo di lui) la scrittura disumana della parte.
Trovai anche l'artista in grado di rivelarmi l'universo antropologico che si nasconde dietro tutte quelle note.
Proprio come aveva fatto la Callas nei ruoli Pasta.
Lo stesso miracolo dell'Ermione si compì ogni volta che sentii Blake (dal vivo o in disco) in un ruolo David.
Mentre, lo ammetto, non si ripetè quasi mai quando Blake uscì da questo repertorio.
A differenza di Riccardo, io ritengo che tutti i pregi che Blake aveva nel Rossini serio, divenissero difetti negli altri personaggi, sia che cantasse Bellini, sia che cantasse Mozart, sia che cantasse (come recentemente ha fatto) Meyerbeer.
Ma nei ruoli David del Rossini Napoletano ha scritto uno di quei capitoli della storia del canto operistico da cui non sarà più possibile prescindere.
Secondo me il confronto con Florez non esiste, almeno su questo terreno.
Florez è più bravo di lui in tanti altri ruoli; inoltre ha quel bel timbro carino carino che sicuramente a molta gente pare più digeribile delle asprezze di Blake.
Ma nei ruoli David, Florez mi pare bravino, efficiente, ma tanto insignificante quanto grandioso era stato Blake.
Lasciamo stare il discorso delle agilità e del funambolismo, nel quale Blake era non mille, ma diecimila volte superiore a Florez.
E puntiamo solo sull'aspetto poetico e psicologico: Blake nel re di Scozia, nel Rodrigo, nel Norfolk e in tutti gli altri ruoli David ha rivelato quel lato estremo, grandioso, eppure terribilmente fragile, addirittura instabile della sua personalità. Nel suo canto, caleidoscopico e sconcertante, nell'estremo gioco di colori (che comprendeva anche aperture e suoni gracchianti) si inserisce di tutto: anche una certa ambiguità erotica, una sorta di insoddisfazione esistenziale, una grandezza di slanci che possono alludere anche a paranoia.
Non solo agilità e prodezze, ma un selvaggio turbamento (che Bagnoli definì sacrosantamente "dionisiaco"), un'inconfessabile disagio esistenziale, un'incontenibile eccitabilità.
Questo era Blake nei ruoli David.
E anche la sgradevolezza del timbro (con buona pace di chi osserva che Florez ha un timbro carino carino) era parte fondamentale dello stesso disegno.
Quindi Blake non è stato solo un cantante storico perchè "ha aperto una strada", come tu affermi.
E' stato molto di più.
Questa qualifica la si potrebbe dare a Merritt, che nei ruoli Nozzari ha trovato semplicemente una scrittura adatta alla sua voce.
Blake no. Lui nei ruoli David ha trovato un intero cosmo di emozioni dicibili e indicibili, di rivelazioni che andavano oltre la stessa musica.
Così come la Callas.
E, con tutto il mio amore per la Sutherland, la Gencer e persino la Caballé, ci andrei piano a dire che l'hanno superata, se non per una manciata di note quà e là più belle.
L'incontro fra la Callas e i ruoli Pasta è qualcosa che, sì, riguarda la storia, ma per il semplice fatto che la fusione incantatoria, medianica fra l'universo umano e culturale della Callas e quello sotteso ai ruoli Pasta è stato talmente sconvolgente da segnare un'epoca.
Queste sono solo opinioni personali.
So che non tutti la pensano come me.
Proprio ieri, nelle sedi della mia associazione, abbiamo deciso di proseguire il discorso del Rossini napoletano con una serie di ascolti discografici.
Fra le altre cose abbiamo confrontato l'aria di Uberto nell'interpretazione di Blake e di Florez.
Se non avessimo sentito prima Blake, avremmo certo commentato che Florez canta bene, è abbastanza (abbastanza) disinvolto con le agilità, ha bel timbro e acuti bellissimi.
Ma dopo aver sentito Blake in quello pagina, in tutta sincerità di Florez non resta nulla.
Ora... intendiamoci! Blake non canta più e bisogna accontentarsi: Florez si dedica a questo repertorio se non altro con proprietà e adeguatezza di mezzi. Nessun altro potrebbe oggi disimpegnarvisi altrettanto bene.
Io però, fossi in lui, mi cercherei ruoli più adatti a valorizzarlo.
Hai citato il suo Tonio: quello è un bell'esempio.
Di fronte al Tonio di Florez non c'è Pavarotti, non c'è Kraus e non c'è nemmeno Blake che - almeno a mio gusto - regga il confronto.
Potrebbe approfondire i ruoli Rubini (per esempio Percy), cominciare a studiare i ruoli Nourrit (almeno alcuni), mettere il naso nell'opéra comique (da la Dame Blanche di Boildieu al Belle Helene). Anche nell'Orfeo francese, che proprio tu mi dicevi debutterà presto, dovrebbe risultare benissimo.
L'11 comunque Florez ha ricevuto 2 minuti esatti di applausi e di ovazioni, a scena aperta.
Ero presente anche nel 1988 quando fecero l'Otello con Blake. E inoltre ho la video-registrazione della RAI.
Nella stessa aria Blake ricevette otto minuti di applausi.
Sì: ho detto bene. Otto!
E dire che lui era uscito di scena subito (non come Florez rimasto lì per goderseli): ci furono otto minuti con il palcoscenico vuoto, tranne la Anderson riversa a terra.
Salutoni,
Matteo