da MatMarazzi » gio 30 set 2010, 12:06
Vedi Teo.Emme,
temo che tu non abbia finalmente compreso il concetto che io e Beckmesser stiamo difendendo.
Noi, a distanza di più di due secoli, tendiamo a non distinguere più tanto bene tra Singspiel e Opera Seria.
L'unica differenza che vi scorgiamo è (ovviamente) di natura "testuale": le partiture divergono infatti in modo radicale, come chiunque sa.
Cambia la lingua (italiano vs tedesco), cambia l'organizzazione del materiale drammaturgico (recitativi vs sezioni parlate), ma soprattutto cambiano i soggetti, cambiano i registri espressivi, cambiano le formule musicali; storicamente sappiamo anche che cambiavano anche i "target" di pubblico, i valori e persino l'idelogia (assai più modernista e borghese di quanto non fosse l'opera seria italiana).
Quello che non sappiamo ...perché la distanza di tempo ha confuso tutto, ma che è assurdo non immaginare, è la differenza di stile esecutivo (il ché significa tecnico, musicale, espressivo) fra gli interpreti specializzati in un genere o nell'altro.
Mutatis mutandis, è un po' come l'enorme differenza (negli anni 10 del Novecento) fra cantanti-attori che agissero al Metropolitan di New York e cantanti-attori che agissero nei teatri di Broadway.
L'esempio calza perché grosso modo le rispettive tecniche vocali non erano allora tanto dissimile (i primi interpreti di musical provenivano dall'operetta viennese e francese, né era ancora invalso, nel musical, l'uso di una tecnica contaminata col Jazz).
Poteva persino succedere che star del Met si cimentassero saltuariamente col Musical (così come poteva succedere nell' Austria del secondo 700 che grandi interpreti d'opera seria si concedessero ogni tanto al Singspiel); semmai era impossibile il contrario: che un artista proveniente dalla musica popolare accedesse all'opera era considerato - allora come oggi - scandaloso.
Eppure se confrontiamo un disco dei primi del 900 di un cantante di musical e lo confrontiamo a un disco di un cantante d'opera sentiamo una differenza di stile, formazione, espressività impressionante: sarebbe impossibile confonderli.
Purtroppo non abbiamo dischi che possano ugualmente farci apprezzare la differenza fra cantanti da Singspiel del 1780 e coevi interpreti d'opera seria; così come non ne abbiamo che possano testimoniarci l'abisso a Parigi fra una diva dell'Opérette (come la Schneider) e una diva del Grand-Opéra (e tuttavia sappiamo bene che quando Saint-Saens - innamorato come tutta Parigi della Schneider - la propose come Dalila, ci fu l'insurrezione e lo scandalo generale).
Il fatto è che ogni forma di teatro "popolare" quando diventa vecchia viene assorbita dall'Opera.
Comincia a essere cantata dagli stessi artisti, stili, tecniche ed emissioni si confondono: la Schwarzkopf, per fare un esempio, cantava l'opera buffa italiana (Contessa), il Singspiel (Pamina) e la Vedova Allegra (operetta) con la stessa tecnica, lo stesso stile, la stessa scuola.
Ma era così anche ai tempi di Josepha Weber?
Sicuramente no... Alla sua epoca il Singspiel non era parte integrante del "genere opera" (come è adesso), ma era una forma di teatro alternativo, diversissimo a livello testuale, diversissimo a livello musicale, diversissimo a livello ideale, certamente diversissimo a livello esecutivo.
Mentre la sorella si specializzava nell'opera seria, l'opera di corte, Josepha prese un'altra strada. Divenne specialista nel teatro popolare.
Poi è vero! Anche Aloysia cantò un Singspiel: il Ratto del Serraglio, ma era un Singspiel sui generis... Era IMPERIALE, creato nel teatro dell'Imperatore; un po' come quando alla Staatsoper di vienne chiamarono Lehar a fare la Giuditta!!!!
Ma, appunto perché creata alla Staatsoper, la Giuditta è molto più "operistica" delle solite operette di Lehar e, ovviamente, la creatrice fu una grande interprete d'opera: Jarmila Novotna.
Per tornare a noi, e all'importanza (senza polemica) dell'errore di attribuire ad Aloysa la creazione della Regina della Notte, sarebbe come se io avessi scritto - per una svista - che il Musical "The Sound of the Music" fu creato a Broadway da Antonietta Stella!
Chi leggesse una cosa del genere resterebbe allibito... Oddio, non sarebbe la prima volta che un'interprete d'opera crea un personaggio di musical (nello stesso Sound of the Music, la creatrice della Madre Superiora era una celebratissima operista, Patricia Newey, che vinse anche il Tony Award per quell'interpretazione).
Ma la notizia sarebbe stata rilevantissima, proprio perché sottintenderebbe - da parte del compositore - la volontà di occhieggiare un genere (l'opera) avvertito da pubblico e critica completamente diverso, molto più "elevato", con importanti conseguenze musicali e drammaturgiche.
Idem nel caso di Aloysia e di Josepha.
Se Aloysia avesse creato il Flauto Magico e ...non al Burgtheater imperiale, bensì in un teatro indipendente e periferico, la notizia sarebbe assolutamente sconcertante e soprattutto ...in quel caso sarebbe giusto osservare - come hai fatto tu - che le ascendenze della Regina della Notte sono "barocche" e addirittura aristocratiche, da grande opera seria.
Ciò non è proprio perché fu invece Josepha a creare la parte, ossia la solita specialista del teatro popolare, l'artista che scelse di dedicarsi a una forma di teatro musicale diverso, e che si orientò in quello specifico tipo di spettacolo non per "inferiorità tecnica", ma per scelta; non dimentichiamo infatti che proprio la parte della Regina è una delle più paurose e spettacolari mai scritte).
Il fatto che tu citi proprio un altro Singspiel creato da lei (il celeberrimo Oberon di Wranitzky, uno degli esempi più famosi di "magico" connesso al Singspiel, di cui sicuramente anche Beckmesser - come tutti noi - aveva letto) è una conferma della nostra tesi.
Quello era il suo mondo e il suo universo, quello era il suo ambito espressivo e musicale.
Hai forse notizia di una vera opera seria cantata da Josepha?
Grazie dei bei contributi!
Salutoni,
Mat