Tucidide ha scritto:in particolare è interessantissima la questione relativa alla ridefinizione della voce di tenore in certi melodrammi novecenteschi. Dopo essere stato il grande protagonista nelle opere ottocentesche, nel Novecento passa a ruoli deuteragonistici, spesso in chiave vocalistica, acuta, belcantista, a sottolineare la perfidia, il carattere mellifluo. Mi viene in mente anche il
Naso di Shostakhovic, dove c'è un tenore acutissimo nella parte del brigadiere, guastafeste del protagonista (baritono).
Un parallelo potrebbe ravvisarsi, ma la natura del rapporto fra i due personaggi non è la stessa, nell'
Elisabetta di Rossini, dove Nozzari, tenore scuro, era il buon Leicester e Garcia, più acuto e fiorettato, anche se non ancora acutissimo e spericolato come David, era lo spietatissimo Norfolk. Quando quest'ultimo personaggio è ben cantato e interpretato (leggi: Blake
), si capisce quanto la voce di tenore e la coloratura possano dipingere un carattere malvagio e doppio.
Infatti...
Poi nel '900 l'aspetto della doppiezza tenorile (da te giustamente riscontrata già in Norfolk, ma ravvisabile anche in Mime) si può associare a quello della innaturalità e vetustà che i compositori moderni associavano al tenore dell'opera romantica.
Nel tenore tradizionale (specie quello acuto e virtuoso) i novecenteschi vedevano soprattutto un qualcosa di antico, persino di superato e manierato, a cui non è possibile credere. Il baritono era per loro, da questo punto di vista, molto più "eroe" novecentesco: ossia perdente, umano, vulnerabile, Wozzeck è un esempio.
La doppiezza mista alla innaturalità più o meno affascinante della voce acuta di tenore - come era vista nel XX secolo - porta proprio alla definizione del "corruttore sovrannaturale" di cui parlavo nel precedente post: il Mefistofele di Busoni, il Pastore di Szymanowsky, il Carceriere di Dalla Piccola e il Dioniso di Henze.
Naturalmente (pur mancando in questo caso il baritono da corrompere) anche il britteniano Peter Quint citato da Melomane rientra a pieno titolo nella casistica: chi più di lui incarna la sordida e sovrannaturale corruzione?
E' un fatto significativo che un compositore genialmente passatista e conservatore come Strawinsky abbia riportato il rapporto corrotto-corruttore alle formule romantiche e ottocentesche!
Rakewell è infatti un tenore, mentre Shadow è un basso.
E così eccoci tornati al Robert le Diable, al Franco Cacciatore, alla Damnation de Faust e al Mefistofele (e non dimentichiamo Otello).
Triboulet ha scritto:...motivo per il quale la mia chiave pseudo-romantica è stata smascherata subito.... come sono prevedibile
Ma che discorsi, Trib!
La conoscenza delle tradizioni e l'adesione a una rispetto alle altre (cosa che abbiamo fatto tutti) è prova di cultura e di capacità di relazionarsi alle convenzioni del genere opera, non è prevedibilità.
Se sei prevedibile tu, lo è anche Wellesz, lo è Ghedini e lo è pure Strawinsky!
Il fatto è che l'obbiettivo non doveva essere di ...sconfiggere gli altri in originalità, ma di mettere in evidenza (attraverso le nostre scelte) diversi di complessi di valori e convenzioni che ognuno di noi ha ricavato dal passato dell'opera.
Ad esempio la fortunatissima formula di Penteo-tenore (scelta dalla maggioranza di noi e anche da due dei tre compositori novecenteschi) si rifà a una tradizione ben precisa (romantica e ottocentesca); l'altra, quella di Penteo-baritono, è di stampo più novecentesco ed è portatrice di valori diversi.
Il bello del gioco è che ognuno di noi non si "inventava" le tipologie vocali, ma le ricavava da tradizioni diverse.
Devo dire che il gioco, almeno per me, è venuto benissimo.
Sono emerse sintesi appassionanti.
Salutoni,
Mat