Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Due anime, un'anima

Messaggioda melomane » lun 20 set 2010, 8:15

Ciao,
ancora vedo la soluzione del dilemma di Turandot nell'intuizione della Pietà Rondanini: i due spiriti in ascesi provengono da un unico blocco di marmo, solo il braccio del Cristo sorge da un altro ceppo
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... danini.jpg
Se l'opera pucciniana avesse un altro titolo, vi sentireste di definire primadonna Turandot piutosto che Liù?
Come in 'Trovatore' Leonora non è più protagonista di Azucena, ma sono il fuoco e la vendetta a condurre la vicenda, così in Turandot due soprani - i cui ruoli offrono enormi possibilità di espressione a interpreti anche eccelse dalla vocalità che va dal lirico-leggero (penso a Anna Moffo, alla Scotto, alla Gencer) al drammatico e drammatico di agilità (Joan Sutherland) - definiscono un'entità allegoria di qualcos'altro.
E forse il finale non c'è proprio, come in 'Trovatore', dove il trionfo sembra proprio essere quello della vendetta con in filigrana il fuoco che attende Azucena e lo struggimento ("L'amore ond'ardo") che attende il Conte di Luna ("E vivo ancor?").
In particolare in 'Turandot' l'ultima nota della parola "Amor" tende all'infinito perdendosi tra gli inni dell'immenso popolo.
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Re: Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

Messaggioda Luca » lun 20 set 2010, 8:19

1) La morale è, forse, che l'amore vince sempre...classico lieto fine... più favolistico di così
almeno così la vedo io (prima che qualcuno mi dica che ho la verità in tasca... )

2) Quanto alle tecniche vocali... essendo quella di Turandot una "voce grossa" di una ragazza fragile (almeno nella mia lettura) io la vedrei esattamente uguale a quella di Liù, cioè un lirico che prova a declamare! (...) Fossi un impresario non darei mai Turandot ad una declamatrice, ma forse neanche ad un soprano drammatico.
==============================
Per il primo punto concordo: l'amore è il vero motore magico di Turandot.

Per il secondo punto: senz'altro sono due giovani che amano o che hanno a che fare violentemente con l'amore, ma se non una declamatrice o un drammatico per Turandot, un lirico come fa a eseguire tutta la parte finale di "In questa reggia" a partire da "Quel grido e quella morte" in avanti? E non solo lì! C'è stato l'esperimento Ricciarelli.... Mah.... Per me in disco il vero rinnovamento è stato J. Sutherland sostanzialmente lirico ma con voice colossale (io l'ho udita dal vivo e posso testimoniare): quella sì che poteva liricizzare ed avere consisteza in alto, altre cantanti ho i miei "mah..." Quest'estate poi ho visto una cantante cimentarsi con le caratteristiche vocali e timbriche del lirico, ma è stato un risultato deludente: ad un certo punto, Liù sembrava aver più polpa di Turandot.
Poi un'altra cosa da ricordare: anche in Boheme abbiamo il doppio 'matriarcato' pucciniano, però anche lì pur nell'ambito di due personaggi non certo eroici come in Turandot, abbiamo una diversificazione vocale ben netta. Perché non accettarla anche in Turandot?

Saluti, Luca.
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Unico ceppo

Messaggioda melomane » lun 20 set 2010, 8:34

Luca,
chiedo scusa, in effetto sono stato troppo sintetico e ho lanciato il cuore troppo oltre l'ostacolo nel vedere il personaggio Liù-Turandot come un unicum e nel citare le interpreti senza fare i distinguo di ruolo.
Mi riferivo a Leyla Gencer, a Renata Scotto e ad Anna Moffo come Liù (esperienze compiute e apprezzate) e a Joan Sutherland come Turandot (lirico come timbro ma drammatico di agilità come modulo esecutivo).
Le uniche interpreti di Liù e Turandot di cui ho notizia sono la Ricciarelli e la Caballé, di cui è interessante il contributo in quest'ottica, tutte le altre si sono specializzate.
Ed è proprio questo che mi affascina, la sinergia di primedonne che concertano nell'impegno di creare un unico carattere protagonista (che poi magari protagonista non è).
E così continua l'esperimento di Tosca, cui ognuna conferisce valore aggiunto con qualsiasi peculiarità vocale, e - nell'economia di una buona esecuzione - tutto è innovativo e niente diviene realmente di riferimento: lo straniero che giungeva a Roma all'apice dell'Età imperiale portava un sacchetto di terra della propria patria di origine, a simboleggiare l'intento di rispettare le regole dell'Urbe apportando la propria presenza con spirito collaborativo.
Ultima modifica di melomane il lun 20 set 2010, 11:50, modificato 1 volta in totale.
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Re: Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

Messaggioda Triboulet » lun 20 set 2010, 9:18

Luca ha scritto:Per il secondo punto: senz'altro sono due giovani che amano o che hanno a che fare violentemente con l'amore, ma se non una declamatrice o un drammatico per Turandot, un lirico come fa a eseguire tutta la parte finale di "In questa reggia" a partire da "Quel grido e quella morte" in avanti? E non solo lì! C'è stato l'esperimento Ricciarelli.... Mah.... Per me in disco il vero rinnovamento è stato J. Sutherland sostanzialmente lirico ma con voice colossale (io l'ho udita dal vivo e posso testimoniare): quella sì che poteva liricizzare ed avere consisteza in alto, altre cantanti ho i miei "mah..."


Mmm Luca... io parto proprio dal presupposto che la mia Turandot deve FATICARE per cantare la parte : Chessygrin : io VOGLIO che sia a disagio, tirata, che di debba sentire l'innaturalezza, fa parte del messaggio che voglio comunicare... deve essere un lirico oltre i suoi limiti. Come se Turandot facesse una recita nella recita. La Ricciarelli non andava solo per una certa mollezza interpretativa... ma... ecco ricordi la già da me citata Boheme al Met degli anni 80 con Stratas e Scotto? mi sarebbe tanto piaciuta una Scotto-Turandot e una Liù-Stratas.
Se non si abbandona per un attimo l'ordine di idee per il quale una cantante è adatta ad un ruolo prima di tutto se possiede facilmente tutte le note per cantarlo non si può seguire il mio ragionamento. La Sutherland è grandiosa, ma lei il piedistallo ce l'ha innato, io vorrei qualcuno che il piedistallo se lo costruisse, un piedistallo "fatto male", fragile quel tanto che basta da rendere credibile poi la sua distruzione. Insomma fin dall'inizio ci deve essere l'idea di "piedistallo inutile".

Alle volte la voce più adatta può essere un limite espressivo. Un po' come quando Verdi bocciò sia la Tadolini che la Grisi per la sua Lady Macbeth... all'epoca parve quasi un affronto (cavolo dovevano essere due dive indiscusse), ma evidentemente le idee che inseguiva il maestro erano diverse.
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Re: Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

Messaggioda Luca » lun 20 set 2010, 12:49

ecco ricordi la già da me citata Boheme al Met degli anni 80 con Stratas e Scotto? mi sarebbe tanto piaciuta una Scotto-Turandot e una Liù-Stratas.
==============================================
Quella Boheme è molto interessante in cui la Stratas mostrava tutta la debolezza del male di Mimì e la Scotto l'essere "primadonna da strapazzo" che è proprio di Musetta. La Scotto è sensazionale proprio perché faceva la caricatura della primadonna (che la Scotto era nella realtà con tutti i carismi!) ed è ciò che Musetta vuole fare soprattutto al II e III atto per poi recuperare una grandissima umanità nel IV.
Circa la Scotto-Turandot: senz'altro ti dò ragione se pensi alla Scotto come Gioconda, Norma, Medea, Abigaille e Lady tutte eroine con le quali si è cimentata. Però, guarda caso, la Scotto possiede un'analogia duplice - di repertorio e di rifiuto di determinati personaggi - con una cantante che non volle mai fare Turandot, pur avendo incarnato le altre che ti ho elencato (anche se di Abigaille esiste solo l'aria incisa). Parlo di Leyla Gencer che ha con la Scotto un altro personaggio in comune la Francesca di Zandonai, oltre a quelli di lirico dei primi anni (Lucia, Gilda, Elvira de I Puritani). Anche con la Gencer, come per la Scotto, avremmo avuto una Turandot dalla regalità insicura!
Credo che Turandot abbia fatto paura a non pochi soprani e non meraviglia il rifiuto (anti-innovativo, per quanto vogliamo) della Freni alla proposta fattale da Karajan. Che poi l'impresa fosse riuscita, questo sarebbe stato da vedere. Comunque la Scotto poteva essere un'alternativa intelligente, ma lei stessa disse che Puccini l'aveva eseguito tutto escluso il personaggio di Minnie. Figurati se la sua mente poteva pensare a Turandot ! Eh sì che di Butterfly ne ha fatte tante, personaggio di gran lunga più faticoso di Turandot !

Credo che molti soprani si siano fermati alle difficoltà vocali della parte, ecco perché non hanno osato ! A ciò si aggiunge l'incidenza della vecchia visione del personaggio (dalla Cigna alla Nilsson fino a Dimitrova e Marton; l'unica che si distacca da ciò è, forse, la Callas, ma è un'incisione tarda).

Saluti, Luca.

PS.: Molto stimolante questa conversazione, ma si resta nel campo delle ipotesi e dei 'se'!
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Re: Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

Messaggioda Aristecmo » mer 22 set 2010, 16:02

Sono estremamente affascinato dalla figura di Pauline Viardot, la "belle laide" come la chiamava Berlioz. Una donna dal volto obiettivamente sgraziato, dalla voce probabilmente altrettanto aspra (tanto da ricordare a Saint-Saëns, per sinestesia, il sapore delle arance amare, ma sprigionante una carica erotica, oltre che artistica, tale, da essere stata una delle donne più ambite della sua epoca.

Non so bene se davvero le pagine scritte per lei tenessero conto più delle sue caratteristiche intellettuali o della sua voce. Una voce costruita con pazienza, e che probabilmente non c'era nemmeno, in partenza. Morta la Malibran, il monstrum di famiglia, ai Garcia rimaneva questa piccola ragazzotta intelligente, che suonava il pianoforte divinamente ed aveva preso lezioni anche da Liszt. A sedici anni la buttano su un palcoscenico, se non sbaglio a Londra (città dove il ricordo della sorella era ancora vivissimo) a cantare Desdemona, cavallo di battaglia della defunta Maria. La Viardot poi cantò di tutto, e fu tra l'altro una delle pioniere del melodramma esportato in America: nel 1855 cantò Zerlina a Boston (con il taglio del ruolo di Donna Elvira, e il ridimensionamento di quello di Donna Anna, la parte della contadinella era considerata di primissimo piano).

Poi si sposò con il direttore dei Musei di Parigi, Monsieur Viardot, che era anche sovrintendente del Théâtre des Italiens a Parigi. Attorno alla Viardot vennero creati spettacoli di grandissimo successo: Fidelio (in francese, con cambio di nome della protagonista da Leonora a Isabelle), Alceste e il celebre Orfeo revisionato dal grande amico di Pauline, quel giovinotto un po' provinciale salito dal suo piccolo borgo nell'Isère armato delle più belle speranze: Hector Berlioz. L'Orphée, nella versione Viardot-Berlioz, con il riadattamento e la riorchestrazione di tutto il materiale gluckiano disponibile (si tratta in effetti di un collage delle edizioni di Vienna 1762, Parigi 1776 ed anche Parma 1769). Più la famosa e quasi strampalata cadenza, scritta, secondo la leggenda, a quattro mani: v'intervennero infatti Berlioz per la prima sezione, Adolphe Adam per la seconda, la Viardot per la terza (doppia scala cromatica su tutta l'estensione: Sol grave-Do acuto) e il cocchiere della Viardot per la conclusione!

Ritiratasi in uno strano ménage-à-trois (ma dalla migliore amica di George Sand cosa ci si poteva aspettare?) con il marito e il grande autore russo Ivan Turghenev in quel di Bougival e poi a Baden-Baden, la Viardot smise di cantare in pubblico, e si lanciò nella promozione di giovani compositori (Saint-Saëns, Massenet, poi Fauré), nella composizione e nella ricerca di spartiti antichi. Sacrificò tutti i suoi gioielli per acquistare l'autografo del Don Giovanni, spartito che figurava in bella vista nel vano vetrato di una tavola da caffé nel salotto della sua casa a Saint-Germain-des-Prés in Parigi, dove tornò alla morte del marito. Qui si radunava ogni giovedì una combricola di musicisti affermati e sbarbatelli alle prime armi, e si discuteva delle nuove tendenze musicali nazionali ed estere. Poi la signora Viardot si metteva all'organo (bellissimo esemplare oggi depositato presso la chiesa parrocchiale di Meulun, vicino a Parigi) e cantava una cantata per contralto di Bach recentemente scoperta, o un'aria dal Rinaldo di Handel.

La Viardot ottenne anche l'incarico di maestra di canto nelle classi femminili del Conservatoire National. Tra le sue allieve: Marie Delna, Jeanne-Gerville Réache, Marie Artôt-de-Padilla... E, privatamente, l'immensa Félia Litvinne. Tutte artiste delle quali possiamo farci un'idea sulla base delle incisioni conservate.

Nel 1904 Pauline Viardot, ottanquattrenne ancora piena di energia, mise in scena la sua unica composizione teatrale: l'operetta "Cendrillon". Più o meno in quegli anni andò a trovarla il mitico Reynaldo Hahn ; fu accolto con grande cortesia dall'augusta vegliarda. Hahn raccontò in un'intervista, della quale purtroppo non riesco più a ritrovare gli estremi, che grande fu il suo stupore quando vide la Viardot, al fine di fargli un esempio della sua arte, mettersi al pianoforte e cantare la scena dei campi elisi dell'Orfeo una volta nella versione di Berlioz, e l'altra nello stile settecentesco, con ornamenti di grande pertinenza e bellezza.

Purtroppo nell'anno del centenario della ricorrenza della morte di questa protagonista della scena artistica ottocentesca non mi sono venute a conoscenza iniziative degne di nota. Ricorderò sempre la sua povera tomba annegata nell'edera al cimitero di Montmartre.

Leggendo il suo epistolario, pubblicato qua e là, ho maturato della Viardot l'impressione di una anima spiritosissima, di grande complessità culturale, aperta al mondo e, soprattutto, profondamente buona e amante del prossimo. Ultima piccola nota: Pauline Viardot fu tra le primissime artiste che credettero nell'importanza della tutela dei diritti d'autore. Quando nel 1887 venne rifondata la SACEM (equivalente, in campo esclusivamente musicale, della SIAE italiana) la Viardot fu tra le prime ad accogliere l'invito a contribuire. Mi è stato regalato tempo fa un biglietto autografo della diva, nel quale, rispondendo verosimilmente ai ringraziamenti del direttore della associazione, trovò queste semplici parole: "La mia adesione non avrebbe saputo mancarle". Grande artista e grande donna!
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Kasarova - Sapho - Gounod

Messaggioda Maugham » mer 06 ott 2010, 18:20

Da non confondere con l'omonima opera di Massenet.
Ecco un altro, immenso ruolo Viardot. Pare suggerito da lei stessa al compositore.
La Kasarova qui è superba.
"Ô ma lyre immortelle".

Il monologo della poetessa prima di gettarsi nelle onde.
Un melodia di straziante malinconia e un cantante che la scolpisce con un equilibrio, una compostezza e uno struggimento da autentica tragédienne.
Cosa ne dite?
WSM

P.S. Non si vede direttamente ma vi rimanda su youtube. Dovrebbe funzionare.
Mae West: We're intellectual opposites.
Ivan: What do you mean?
Mae West: I'm intellectual and you are the opposite.
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Re: Kasarova - Sapho - Gounod

Messaggioda MatMarazzi » mer 06 ott 2010, 18:40

Maugham ha scritto:Un melodia di straziante malinconia e un cantante che la scolpisce con un equilibrio, una compostezza e uno struggimento da autentica tragédienne.
.


Con tutto il rispetto per la Kasarova, credo che la Crespin (la cui Lyre Himmortele ho postato in questo stesso thread, prima pagina) sia molto meglio.
Forse perchè la Crespin è una vera declamatrice? :)

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Re: Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

Messaggioda Lory » gio 02 feb 2012, 19:09

Salve a tutti : RedFace : : RedFace : ,
vorrei chiedervi da quali fonti avete preso tutte queste nozioni sulla Viardot? Sono interessantissime! Inoltre sto scrivendo proprio una tesi su di lei e vorrei citarne qualche passaggio.... grazie mille! :oops:
Lory
 
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Re: Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

Messaggioda MatMarazzi » sab 04 feb 2012, 10:45

Lory ha scritto:Salve a tutti : RedFace : : RedFace : ,
vorrei chiedervi da quali fonti avete preso tutte queste nozioni sulla Viardot? Sono interessantissime! Inoltre sto scrivendo proprio una tesi su di lei e vorrei citarne qualche passaggio.... grazie mille! :oops:


Ciao Lory e benvenuta.
Per quanto mi riguarda è difficile rispondere alla tua domanda.
Potrei dirti trent'anni di letture, articoli, approfondimenti, riflessioni.
Per farti un esempio, il fatto che la Viardot fosse amica di Turgen'ev è fatto talmente noto che non saprei dove trovarti le fonti; il fatto che Turgen'ev la citasse nei suoi romanzi o racconti è cosa che ho scoperto... semplicemente leggendo Turgen'ev.
Quanto alla sua rivoluzione tecnica e alle cose che ho scritto circa il suo avvicinamento (anzi, il suo fungere da modello) alle successive scoperte del declamato è ipotesi che ho lanciato sulle basi delle mie ricerche in questo ambito e che, naturalmente, nessuno storico della vocalità ha mai scritto (affermare che la figlia/sorella dei Garcia sia stata una delle ispiratrici dell'orrido declamato bayreuthiano è uno scacco mica da ridere a tutte le semplicionerie dei difensori del "vocalismo e poi il deserto").
Se intendi utilizzare per la tua tesi i contenuti generali del mio post, mi spiace sembrare immodesto ma l'unica fonte sono io, con le mie decennali ricerche e riflessioni. Se invece hai qualche domanda specifica in merito a qualche dettaglio storico/biografico che ho scritto, allora potrei aiutarti a rintracciare qualche riferimento documentario.

Grazie dei complimenti che mi hai fatto anche in privato.
Salutoni,
Matteo Marazzi
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Re: Marie-Magdeleine e Pauline Viardot.

Messaggioda Lory » mar 07 feb 2012, 0:25

Grazie mille per la disponibilità! non appena avrò bisogno (e di sicuro ne avrò!) non esiterò a chiedere. Io purtroppo non ho molto tempo per leggere qualcosa di Turgenev, ma proverò, almeno a cercare qualche cosa tra gli stralci di corrispondenza che posso trovare su google libri.

Buonaserata!!!!!!! : Chessygrin :
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