E' bello vivere le proprie passioni come amori irrazionali, però insomma, il più grande soprano di tutti i tempi....
E' proprio il "di tutti i tempi" che secondo me non si può considerare, perchè come altri prima di me molto più competenti in materia hanno sottolineato altrove, ci sono tali e tante variabili nel corso della storia del canto lirico, delle sue tradizioni, della sua tecnica e delle consuetudini esecutive, che il "di tutti i tempi" perde un po' di senso. Certo che una Giuditta Pasta non avrebbe potuto cantare Puccini, non c'era ancora
sarebbe stata capace?
E poi anche "più grande" cosa vuol dire? parliamo di fenomeno vocale? parliamo di spessore interpretativo? parliamo di portata rivoluzionaria?
Ecco, secondo me la Callas è sicuramente una delle figure più rivoluzionarie (se non la più rivoluzionaria) del secolo scorso. Nessuna è riuscita a imporre un nuovo modo di interpretare l'opera come fece lei, essendo persuasiva in ruoli apparentemente assai diversi vocalmente e psicologicamente. Ha poi secondo me inventato quella maniera di adattare la sua voce ai personaggi, anzi anche alle singole frasi, una cosa che non so se prima si fosse mai sentita. Ha nobilitato e sdoganato un certo repertorio e... insomma i meriti della Callas li conosciamo un po' tutti. In questo senso non vedo figure di questo spessore nel '900, o meglio ci sono state cantanti alle quali lei guardava che erano abbastanza dei fenomeni (Ponselle, Lehmann, Mazzoleni) ma che non sono tuttavia riuscite a cambiare il corso della storia come ha fatto lei. In questo senso è stata, forse, la più grande.
Più la conosci però (almeno a me è capitato così) e più ti rendi conto che era tutt'altro che onnipotente (ma chi lo è in realtà??).
La Callas aveva i suoi limiti, che piegò e talvolta nascose, ebbe i suoi ripensamenti (e pure qualche fallimento), si tenne lontana o comunque a debita distanza da tutta una serie di ruoli che sapeva non poter risolvere adeguatamente come avrebbe voluto, altri li risolse spostando il ruolo verso le sue caratteristiche, talvolta generando veri capolavori, talaltre non riuscendo a quadrare il cerchio completamente.
Il fenomeno vocale, tanto per cominciare secondo me è solo il mezzo della "rivoluzione Callas", tutto sommato un aspetto marginale rispetto al resto. Nessuna certo era capace di alternare in un concerto Ombra leggera e In questa reggia, eppure anche la Callas aveva una sua natura, e faceva altrove uno sforzo talvolta enorme, sempre vocalmente, per continuare ad essere "la Callas" (quella della maturità dico) su scritture a lei non congeniali. E, anche se sembra un paradosso, se era capace nel 55 di bersi Norma in un bicchiere d'acqua, faticò come una bestia per cantare Butterfly (che amava, ma che guarda caso non rifece più), o Aida, o ancora Rigoletto. Non è un caso che il suo approccio a Verdi dopo il 1954 fu tutto sommato marginale, relegato quasi esclusivamente alla sola Violetta, e prima del '54 non fu certo memorabile, se non sotto il profilo puramente vocale (le sue Aide sono sontuose e aggressive, ma fuori personaggio, la sua Lady scaligera è tutto sommato una delusione rispetto a quanto farà nel 1958). Senti la Gencer (aldilà dell'interpretazione) come è più naturalmente portata verso quel tipo di canto, e come si esprime senza alcuna fatica.
A lungo quì MatMarazzi ha sottolineato come la Callas fosse una mediocre declamatrice, o meglio risolvesse il declamato alla sua maniera. Indubbiamente la sua Medea (per me splendida) è il frutto di una serie di compromessi e accorgimenti. Il suo Gluck non se lo ricorda nessuno, nè viene ricordata come cantante wagneriana che abbia fatto scuola. Indubbiamente cantava tutto questo, aveva le note, e la potenza vocale, ma riusciva ad esprimersi?! è questo il problema dell'onnipotenza, una cantante onnipotente, in teoria, sarebbe capace di esprimersi al massimo ovunque, la Callas non lo era, dato che in certi ruoli, per limiti vocali di tecnica e di costituzione della voce, girava inevitabilmente a tre cilindri (qualcuno potrà dire che i tre cilindri della Callas valgono quattro di altre cantanti, alle volte è vero, altre no).
Poi c'erano i limiti "psicologici", diciamo così, o di sensibilità. E' evidente che Vestale sia risolta guardando un po' a Norma, un po' a Medea, un po' alla tragedia classica. E' una lettura definitiva? ricordo come sempre Marazzi mi disse che non la trovava persuasiva... evidentemente risolveva il personaggio filtrandolo attraverso i suoi punti di forza. Qualcuno dirà che la sua Boheme o la sua Carmen sono splendide ma carenti di alcuni aspetti che hanno decretato la maggiore "verità" in altri interpreti (per me rispettivamente Stratas e Ewing). E' vero e la Callas lo sapeva. E accentuava volutamente gli aspetti che riusciva a rendere meglio, oscurando gli altri. E in questo c'è stata grande intelligenza, questo bisogna riconoscerlo.
Riccardo ha postato la sua Dalila. Meravigliosa. Perchè? perchè secondo me la intendeva in una chiave "sacerdotale" poco incline alla sensualità, ovvero la avvicinava ai suoi personaggi monster nei quali esprimeva se stessa al massimo. Talvolta però non bastava, o meglio, non funzionava. Vedi Manon Lescaut (tutto sommato poco credibile, anche nel IV atto secondo me), o addirittura Tosca, che lei stessa non sentiva come suo ruolo (nonostante le fosse tornata spesso utile durante tutta la carriera). Il bello della Callas è che quando le cose non quadravano era sempre colpa del compositore
Ma se da un lato fu di intelligenza superiore, un aspetto "nero" della Callas è stata la cattiva gestione della carriera. Non solo lo stress vocale terribile al quale si sottopose negli anni scaligeri, ma pure la totale chiusura da un certo anno in poi a qualsiasi teatro che non fosse Scala o Met, tant'è che quando finì col litigare con l'uno e l'altro sovrintendente cominciò a "ripiegare" su Londra, Parigi (che aveva snobbato fino ad allora) e su Dallas (dall'amico Rescigno), fino a cominciare con i tour di concerti, che almeno tra il '58 e il '59 erano palesemente un ripiego. Non parliamo poi dei suoi anni '60, un declino gestito che peggio non s'è potuto, ormai incaponitasi sul fatto che la Callas doveva cantare Tosca (e va bene), Medea (e ancora, tutto sommato, ci siamo) e Norma (quelle del 65 fanno davvero male ad un fan) e ancora Verdi o Mozart (in quegli orribili recital della metà dei 60) fino ad arrivare a Traviata (e Dio ci ha salvato da una Traviata del 67 che non ho idea di come poteva venir fuori).
Perchè non un certo repertorio francese? Perchè non Rossini (napoletano o francese che fosse)? Perchè non i ruoli Falcon? Non erano fantascienza, erano opzioni a portata di mano (che probabilmente accarezzò anche, visto che nel 1961 incise una serie di brani in questa direzione). Eppure quella stessa Callas che osò così tanto dieci anni prima, oggi viveva tutto questo come un compromesso, e la cosa, per carattere probabilmente, non le andava giù.
Ultima questione, la Callas, nelle sue singole incarnazioni, è stata superata? Secondo me sì, non sempre, ma a volte sì (dire superata è una semplificazione, diciamo che ci sono stati interpreti dopo di lei che hanno raggiunto le stesse vette, e talvolta sono andate oltre).
Qualche fanatico sostiene che non ci sono più motivi di entusiasmo oggi. E allora cos'è la Medea della Antonacci di due anni fa? cosa c'è dietro, o dovrei dire dentro il suo personaggio? O le incarnazioni della Dessay (non solo Lucia, ruolo callasiano, ma pure cose che la Callas toccò di sfuggita, come Manon od Ofelia), quanto approfondimento e quanta cura dell'espressione c'è? E la rivoluzionaria Armida della Fleming e le sue implicazioni in termini di carattere? (ruolo che la Callas nel '52 risolveva semplicemente con una spettacolare e mostruosa insolenza vocale). O la Tosca della Gheorghiu (che pure non ritengo una campionessa) come riesce naturalmente a funzionare meglio in molti passaggi della vicenda? ci sentiamo davvero di dire che la Lady della Scotto fosse così meno suggestiva e profonda di quella callasiana? (parlo sempre dell'ultima Callas), che la Butterfly della Stratas (che non conosce quasi nessuno, ma è bellissima) fosse meno persuasiva nella sua struggente verità o che la Carmen della Ewing non rappresenti quasi la metabolizzazione e il superamento della lezione callasiana? E in effetti mi sono limitato solo ai ruoli dove quasi unanimamente si ritiene che la Callas abbia dato il meglio di sè (non parliamo di quelli dove andava a tre cilindri per i motivi suddetti). Personalmente, pur amando visceralmente Maria in quasi tutte le sue incarnazioni (è l'unica cantante di cui posseggo l'intera discografia, live compresi, giusto per dire), la ritengo realmente insuperata a tutt'oggi solo in Bellini (per il quale pareva essere nata) e in Traviata, ma sono sicuro che qualcuno potrebbe anche smentirmi (magari, chessò, con la Traviata della Netrebko). Per non parlare dei ruoli che la Callas non cantò mai e che altre hanno portato a livelli impensabili (solo per rimanere in tema di belcanto, i ruoli Ronzi della Gencer ieri e della Gruby oggi). La Callas è stata fondamentale e imprescindibile nella storia, a tutt'oggi molte delle sue intepretazioni sono modernissime ed emozionantissime, ma personalmente ritengo che di materiale per entusiasmarsi nel "dopo Callas" ce n'è a josa... almeno io, per la mia (ancora lontanissima) vecchiaia, mi sento tranquillo