Riccardo ha scritto:Luca ha scritto:Vocalmente è chiaro che si sente l'usura rispetto all'edizione di Vienna di 5 anni prima, ma il finale - ad esempio - possiede una grandissima intensità ed esercita notevole coinvolgimento.Saluti, Luca.
Vista il mese scorso Monaco, lo conserverò come uno dei miei ricordi operistici più emozionanti in assoluto...
Dal momento in cui attacca "Quel sangue versato", con quel suono sussurrato, diafano e allucinato eppure perfettamente galleggiante sul fiato, il tutto sorretto da quel terribile accompagnamento claudicante in orchestra, bisogna sul serio fare attenzione a non dimenticarsi di respirare.
Ti capisco benissimo!
L'ho sentita a Vienna in Devereux nel 2002. Fu una cosa SCONVOLGENTE! Fra l'altro in condizioni vocali assolutamente fuori dal comune.
Si permise perfino un fa naturale sopracuto nel concertato finale secondo: una nota che spaccò in due il palcoscenico, traversò coro e orchestra come una lama incandescente.
Devo tornare con la memoria ai do sopracuti della Jones in Turandot ("mi vuoi nelle tua braccia a forza, riluttante fremente) per ritrovare sonorità simili.
Poi ho ritrovato l'Elisabetta della Gruby a Monaco, nel 2006 se non sbaglio, quando nacque la produzione di Loy.
Era già diversissima: vocalmente non era quasi più ascoltabile (acuti calantissimi, stonati, riprese di fiato continue, gravi ruggiti e ruttanti).
Eppure dominava la parte con un'intensità emozionale ancora strepitosa.
Decisamente dobbiamo parlare della sua Elisabetta come uno degli approdi Ronzi più grandi della storia (e, al mio modesto parere, seconda solo alla Gencer).
E' un delitto che in Italia non sia stata ascoltata in questi personaggi...
E non importava chiamarla proprio in Deverux (dove la memoria della Gencer o della Caballé avrebbe potuto nuocerle), ma perché non una Fausta? Perché non una Sancha di Castilla?
Ma scherziamo... No! La solita Zerbinetta fuori tempo massimo...
Salutoni,
Mat