Milano - Teatro alla Scala

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda teo.emme » gio 27 mag 2010, 14:28

beckmesser ha scritto:
teo.emme ha scritto:Ps: un appunto sulla drammaturgia dei libretti. Si critica tanto Solera, ma che dire del Piave? Si prenda Rigoletto...ma come si può giustificare che un tipo che arriva davanti a casa sua e si imbatte in un gruppetto che vuole rapire una fanciulla (e già ha piazzato la scala sulla parete della propria abitazione - che evidentemente non era un maniero, visto lo status sociale di Rigoletto), crede alla panzana di uno di questi che gli dice che in realtà sono davanti al palazzo di un ricco signore??? Possibile che uno non distingua la propria casetta da un palazzo signorile? O forse il conte di Ceprano era dirimpettaio di un buffone?


La situazione però non è di Piave, è di Hugo e, anzi, il confronto dimostra a mio parere l'abilità di del primo (con l'aiuto certo di Verdi) nel caratterizzare anche in situazioni improbabili le psicologie dei personaggi. Nella stessa scena di Hugo (se ricordo bene) Triboulet è verboso, con frequenti "a parte", poco definito. In Piave il dialogo è magnifico: in un paio di battute Rigoletto passa dall'angoscia più nera al cinismo più bieco, con una definizione psicologica fulminante (e fra l'altro tutta italiana: finché il rischio era per sua figlia, era un problema, se è per la moglie di Ceprano, si sghignazza).

Saluti,

Beck


Non cambia certo l'assurdità della situazione...ed è evidente come Hugo non sia Shakespeare :D
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda dottorcajus » gio 27 mag 2010, 14:43

Grazie per la bella discussione. Come sempre arricchite il mio bagaglio operistico offrendomi la possibilità di nuove riflessioni ed accentuando il rammarico di non aver concesso agli studi di esercitare un adeguato ascendente sulla mia cronica svogliatezza.
Grazie ancora
Roberto
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda MatMarazzi » gio 27 mag 2010, 16:42

Rodrigo ha scritto:Condivido l'osservazione, comune a vari critici, che il lessico dell'Otello sia - in qualche modo - "nato vecchio". Si poteva osare di più nel modernizzare la lingua del melodramma e Boito aveva i prerequisiti per farlo,. E invece tira fuori il balteo, gli oricalchi il Dio ti giocondi e altre nefandezze. Tralascio, infine, il noto giudizio limitativo di Riccardo Bacchelli (!) sulla costruzione del personaggio di Jago. Invece il quadro del palazzo degli Abati nel Boccanegra mi piace molto..


Caro stimolantissimo Rodrigo,
partiamo dal primo punto,.
Quello che tu consideri un difetto a me pare inveceil pregio del libretto di Otello e, cosa anche più importante, il segno di una perfetta intesa, almeno tra compositore e librettista.
E' tanto che sostengo che Otello è l'Opera della "memoria", l'opera che guarda al passato, all'Operismo romantico che ha già chiuso la sua stagione.
In quest'ottica rientra il vecchio discorso (qui a lungo trattato) della vera vocalità del protagonista: Tamagno era un reazionario del vocalismo, uno fra gli ultimi esemplari del modello Duprez-Tamberlick, un tenore che lucidava gli argenti di antiche armature mentre il mondo faceva a pezzi il Romanticismo o quel che ne rimaneva).
Nella sua fase "verdiana", Boito colse e amò proprio questo aspetto dell'ultimo Verdi, questo culto della "santa memoria" (e dei dardi fulgenti) che - a quel punto - era divenuto anche per lui, per Boito, più importante di tutte le utopie rivoluzionarie della gioventù, negli anni (relativamente brevi) della sua adesione alla Scapigliatura.
In quest'ottica l'utilizzo di arcaismi e citazioni ultra-classiche non è un limite, ma una scelta.
Così come l'etereità "stilnovistica" di Desdemona.
Sono tutti i segni che in quest'opera nè Boito, nè Verdi volevano arrendersi al nuovo (come poi si è voluto in tutti i modi far credere) ma che al contrario si inchinavano ...provocatoriamente al vecchio.
...Altro che rinnovare il linguaggio librettistico! L'ha fatto, certo, ma in modo assai più sottile che non nelle forme lessicali.

sul secondo punto... la costruzione di Jago.
Lo Jago di Boito non è lo Jago di Shakespeare. Sono proprio personaggi diversi.
E' una grave colpa?
Io non direi. Anche in questo caso è una scelta.
A Boito non interessava riproporre lo Jago di Shakespeare perché per il Bardo il "cattivo" è un "nullo" (sono ben altri i cattivi shakespeariani); questo è solo un cialtrone, delatore, vigliacco, che in realtà non ha in mano nulla (un fazzoletto?). E' vero che riesce ugualmente a convincere Otello delle proprie menzogne, ma solo perché Otello ne è già convinto, a prescindere: in Shakespeare il razzismo è "in Otello". E' la consapevolezza della sua insanabile diversità a farlo crollare: ...sognare e crollare... un po' come Violetta, Rigoletto, Alvaro e altri "diversi" Verdiani.
Il ruolo di Jago (in Shakespeare) è dunque modesto. Per Boito il fascino di questo cattivo sta da tutt'altra parte.

Diversi anni fa, un conoscente - appassionatissimo e studioso di Boito - mi fece notare che fra le righe di ogni verso boitiano traluce una passione totalizzante per gli ideale massonici ed esoterici. Ogni opera, ogni verso, ogni personaggio descrive a suo modo una contrapposizione "a monte", universale fra bene e male.
Le sue opere sono ricolme di demoni, di veri e propri figli dell'oscurità.
Jago non è che uno dei tanti demoni distruttivi, negatori e disperati che popolano le opere di Boito.
Come quel conoscente mi fece osservare, è solo in quest'ottica che Boito mette in bocca a Jago quell'agghiacciante "credo" al contrario (bestemmia fra le bestemmie) di cui non è traccia in Shakespeare.
Con Boito jago diventa iemissario di una forza oscura e antichissima, pre-storico, pre-umano, la forza del male che agisce nella storia: è la bestia che urla dall'eternità, anche se ben nascosta dietro un caschetto biondo e modi effeminati.
In quest'ottica il personaggio c'è: non sarà quello di Shakespeare (ma in fondo stiamo parlando dell'Otello di Boito e Verdi, non dell'altro), ma è terribilmente riuscito, incisivo, magnificamente descritto.

Resta poi - che ci piaccia o meno - proprio quella qualità di versi (non solo in senso poetico, ma anche "musicale": varietà di accenti, libertà prosodica, fonosimibolismo della parola) che Verdi disperatamente ricercava fin dai tempi dell'Aida.
E poi, vivvaddio, Boito era uno che il senso del teatro lo possedeva davvero.
Come dici tu, Piave era un genio (e anzi per me l'artefice principe della rivoluzione verdiana e io preferisco di gran lunga i suoi libretti a quelli di Boito), ma la scena del consiglio nel Boccanegra si stacca come un'eruzione vulcanica su tutto il resto del libretto.

Teo.Emme ha scritto:Qualche tempo fa vidi a Milano una bella mostra sulla pittura "scapigliata": artisti imbevuti di maledettismo nostrano, sedicenti anticonformisti, contestatori, elaboratori di programmi e manifesti letterari in cui se la prendevano con tutto e tutti (contro la tradizione, contro la società, contro la morale comune etc..), perchè volevano cambiare il mondo! E che era esposto in quelle sale? "Ritratti e ritrattini" da appendere nei salotti della buona borghesia lombarda, sartine alla finestra intente nella lettura, illustrazioni da romanzo d'appendice... Altro che rivoluzione


la grande importanza degli scapigliati non sta nelle loro opere, nella loro "pars costruens" ma nella giustissima denuncia di una situazione che in Italia (non solo in ambito operistico) si era arenata. Nella seconda metà dell'800 il mondo si scatenava in tutte le fecondissime direzioni del post-romanticismo (il realismo attraversava metà dell'Europa, il simbolismo l'atra metà, il mondo cambiava, la società cambiava, l'opera cambiava, la musica cambiava)... Noi invece, tutti tronfi della recente "unificazione nazionale" (anch'essa in ritardo di qualche secolo sulle altre monarchie europee), ce ne stavamo fermi.
Denunciare questo, se non altro alzare polveroni e creare dibattito fu il loro grande merito. Il loro contributo non va cercato nei "quadri" o nelle "poesie" che alcuni di loro scrissero, ma nel dibattito che furono in grado di produrre in tutto il paese (e che ebbe conseguenze vastissime).
E' vero che gli Scapigliati erano soprattutto "combattenti"; e come è noto il limite di chi passa la vita a "combattare per qualcosa" (il loro limite, forse anche il tuo ;) ) è che poi si perde la serenità del giudizio.
Essere guerrieri e obbiettivi contemporaneamente è quasi impossibile... :)

Quanto all'episodio del Rigoletto, a me pare tutt'altro che assurdo... vuoi mettere con Giovanna d'Arco (che tutti sapevano da secoli essere stata arsa sul rogo) che viene ferita in battaglia, salva il re (quello che l'ha consegnata agli inglesi) e poi muore senza nemmeno bruciacchiarsi un unghia fra cori celesti?
No, niente da fare. Solera batte Piave venti a zero. :)

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda teo.emme » gio 27 mag 2010, 19:10

MatMarazzi ha scritto:
la grande importanza degli scapigliati non sta nelle loro opere, nella loro "pars costruens" ma nella giustissima denuncia di una situazione che in Italia (non solo in ambito operistico) si era arenata. Nella seconda metà dell'800 il mondo si scatenava in tutte le fecondissime direzioni del post-romanticismo (il realismo attraversava metà dell'Europa, il simbolismo l'atra metà, il mondo cambiava, la società cambiava, l'opera cambiava, la musica cambiava)... Noi invece, tutti tronfi della recente "unificazione nazionale" (anch'essa in ritardo di qualche secolo sulle altre monarchie europee), ce ne stavamo fermi.
Denunciare questo, se non altro alzare polveroni e creare dibattito fu il loro grande merito. Il loro contributo non va cercato nei "quadri" o nelle "poesie" che alcuni di loro scrissero, ma nel dibattito che furono in grado di produrre in tutto il paese (e che ebbe conseguenze vastissime).
E' vero che gli Scapigliati erano soprattutto "combattenti"; e come è noto il limite di chi passa la vita a "combattare per qualcosa" (il loro limite, forse anche il tuo ;) ) è che poi si perde la serenità del giudizio.
Essere guerrieri e obbiettivi contemporaneamente è quasi impossibile... :)

Quanto all'episodio del Rigoletto, a me pare tutt'altro che assurdo... vuoi mettere con Giovanna d'Arco (che tutti sapevano da secoli essere stata arsa sul rogo) che viene ferita in battaglia, salva il re (quello che l'ha consegnata agli inglesi) e poi muore senza nemmeno bruciacchiarsi un unghia fra cori celesti?
No, niente da fare. Solera batte Piave venti a zero. :)


Non discuto l'importanza storica - anche se in realtà il "polverone" di cui parli fu in realtà molto più marginale di quel che si pensi, oltre ad essere stato fenomeno essenzialmente lombardo - ma fu proprio la portata del loro dibattito ad essere di scarsissimo rilievo: il Futurismo (a cui ho accostato la Scapigliatura e che per certi versi ha punti in comune) ebbe un ruolo molto più importante. Di vera rottura con il passato, di critica feroce e distruttiva, a volte ottusa e violenta, con il mondo contemporaneo (con l'arte e con la vita). E pur nella scarsissima qualità dei risultati (salvo nelle arti visive, dove creò veri capolavori) il suo messaggio "svecchiò" davvero la cultura italiana. La scapigliatura mi sembra invece un gioco...

Poi, te lo dico con franchezza, io non combatto per nulla e non voglio convincere nessuno (quindi riferimenti a limiti e scarsa obbiettività o serenità di giudizio, scesi da una specie di pulpito, alla lunga risultano antipatici: tutti abbiamo i nostri pregiudizi e le nostre convinzioni, li ho io, ma li hai pure tu). Quindi ognuno si tenga i suoi, evitando, possibilmente, di assumere toni e atteggiamenti da "maestrini"... Anche perchè qui si sta solo discutendo senza pretese di testimoniare verità assolute. Ma chiudo subito questo discorso.

Quanto alla Giovanna D'Arco sfondi una porta aperta...è di un'idiozia disarmante e contiene versi imbarazzanti. Ti invito però a leggere Ero e Leandro (io lo vidi pure a teatro)...
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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda MatMarazzi » gio 27 mag 2010, 20:02

teo.emme ha scritto:in realtà il "polverone" di cui parli fu in realtà molto più marginale di quel che si pensi

Mi spiace, ma il fenomeno fu molto meno marginale di quel che pensi tu! :)
Per altro (con tutti il rispetto per il futurismo) non credo che si possa giudicare l'importanza di un fenomeno culturale dal livello di "cagnara" dei suoi esponenti e delle sue manifestazioni.

Poi, te lo dico con franchezza, io non combatto per nulla

Ma davvero? :O

(quindi riferimenti a limiti e scarsa obbiettività o serenità di giudizio, scesi da una specie di pulpito, alla lunga risultano antipatici


Eh... questo è proprio vero.
Ma che ci vuoi fare... :) Sono antipatico...
Talmente antipatico e presuntuoso da pensare di poter distinugere benissimo (pensa tu!) fra un'opinione spontaneamente maturata e una strategicamente figlia di postulati e preconcetti a monte, in base ai quali "dobbiamo" dire così o colà!
:| : Hurted : Non rispondermi nemmeno, ti prego: non lo merito!
So di essere senza speranza... ma in fondo sono anche un bravo ragazzo.... :)
con un po' di sforzo, mi si può pure tollerare!

Ti invito però a leggere Ero e Leandro (io lo vidi pure a teatro)...

Ho letto Ero e Leandro, perché il succitato conoscente boitiano ne curò un'edizione critica (intendo del testo letterario)e me ne fece avere copia. Non mi pronuncio perché è passato molto tempo da allora e non ricordo bene, ma mi pare che anche lui convenisse sulla modestia del testo, a meno di non leggerlo (come era intenzione di Boito) su piani diversi che non quello della semlice narrazione.
In tutti i casi non credo che sia equo giudicare Boito da Ero e Leandro; personalmente non considero affatto brutti libretti quelli "importanti" (compreso il da te tanto bistrattato Nerone che a me pare opera di fascino esplosivo).

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Re: Stagione scaligera 2010/2011

Messaggioda Tucidide » sab 29 mag 2010, 13:14

MatMarazzi ha scritto:
teo.emme ha scritto:in realtà il "polverone" di cui parli fu in realtà molto più marginale di quel che si pensi

Mi spiace, ma il fenomeno fu molto meno marginale di quel che pensi tu! :)
Per altro (con tutti il rispetto per il futurismo) non credo che si possa giudicare l'importanza di un fenomeno culturale dal livello di "cagnara" dei suoi esponenti e delle sue manifestazioni.

Sì, è vero: la Scapigliatura esercitò un fascino notevole nella letteratura della seconda metà del XIX secolo: anche un campano come Salvatore di Giacomo si lasciò tentare e scrisse talune novelle in stile macabro, evidentemente mutuato da Boito & C. Per altro, i cari Scapigliati erano dei bei copioni di Edgar Allan Poe! :mrgreen:
Il Futurismo, per me, era un movimento nato morto come tutti quelli che vengono pensati a tavolino e non lasciati autonomamente svilupparsi (come il Gruppo 63). La sua fortuna fu che, in campo non letterario ma plastico e pittorico trovò grandissimi artisti come Boccioni e Balla che l'hanno eternato nella Storia. Se fosse stato per Zang tumb tuum, stavamo freschi! :D
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Le "bugie" di Lissner

Messaggioda Maugham » mar 27 lug 2010, 17:55

Ho letto un po' di tempo fa sulla Stampa (credo) che Lissner ha chiesto per la Scala una corsia preferenziale. Non capiva tutto questo accanimento contro l'Istituzione milanese che, orgogliosamente, dichiarava aver portato alla chiusura del bilancio in pareggio. Leggo in biblioteca sul "Giornale dello Spettacolo" (organo dell'Agis) del 16 luglio un articolo a firma Riccardo Pastorello direttore del teatro Carcano di Milano che dice:
Le vicende delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche sono state, nell'ultimo decennio, un disastro sia dal punto di vista delle gestioni che del terrorismo sindacale, che ha avuto risvolti di vera e propria Vandea. E il più delle volte si sono risolte, nelle considerazioni che abbiamo condiviso ufficialmente, in sterili chiacchiere sulle eccellenze o in ambigue comunicazioni mediatiche. Un solo esempio: la Scala ha chiuso il 2009 in pareggio ma forse pochi sanno che anche quest'anno ha avuto una perdita ripianata a piè di lista da Comune di Milano, Camera di Commercio, Eni e Fondazione Cariplo per 3,2 milioni di euro (800.000 euro a testa). Ora ci ritroviamo a fare battaglie di retroguardia sul decreto Bondi.
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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda Riccardo » mar 27 lug 2010, 18:10

Maugham ha scritto:Ho letto un po' di tempo fa sulla Stampa (credo) che Lissner ha chiesto per la Scala una corsia preferenziale. Non capiva tutto questo accanimento contro l'Istituzione milanese che, orgogliosamente, dichiarava aver portato alla chiusura del bilancio in pareggio. Leggo in biblioteca sul "Giornale dello Spettacolo" (organo dell'Agis) del 16 luglio un articolo a firma Riccardo Pastorello direttore del teatro Carcano di Milano che dice:
Le vicende delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche sono state, nell'ultimo decennio, un disastro sia dal punto di vista delle gestioni che del terrorismo sindacale, che ha avuto risvolti di vera e propria Vandea. E il più delle volte si sono risolte, nelle considerazioni che abbiamo condiviso ufficialmente, in sterili chiacchiere sulle eccellenze o in ambigue comunicazioni mediatiche. Un solo esempio: la Scala ha chiuso il 2009 in pareggio ma forse pochi sanno che anche quest'anno ha avuto una perdita ripianata a piè di lista da Comune di Milano, Camera di Commercio, Eni e Fondazione Cariplo per 3,2 milioni di euro (800.000 euro a testa). Ora ci ritroviamo a fare battaglie di retroguardia sul decreto Bondi.
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Ma infatti in questo caso specifico prendersela con Bondi come se fosse il diavolo che attenta alla vita dei teatri italiani è molto riduttivo... Il ministro sta semplicemente sollevando, in modo rozzo e maldestro, una questione ormai molto vecchia a cui nessuno dovrebbe sentirsi estraneo. Tagli o non tagli, FUS o non FUS, Bondi o Veltroni, il finanziamento pubblico delle case d'opera in Italia non funziona e sta portando al baratro il sistema.
Sarebbe bene che coloro che lamentano i tagli, proponessero una seria riforma di tutto il sistema e non continuassero soltanto a mendicare a suon di moralismi sulla cultura etc etc...
Senza contare appunto quelli come Lissner o altri suoi colleghi che sanno soltanto magnificare con retorica da due soldi i loro presunti (da chi??) meriti di programmazione...
Purtroppo parte della responsabilità va addebitata anche al pubblico che tende a bere i proclami di politici e loro corrispettivi nel mondo musicale senza avere il coraggio di cercare altre verità...
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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda MatMarazzi » mar 27 lug 2010, 18:23

Riccardo ha scritto:Ma infatti in questo caso specifico prendersela con Bondi come se fosse il Diavolo che attenta alla vita dei teatri italiani è molto riduttivo... Il ministro sta semplicemente sollevando, in modo rozzo e maldestro, una questione ormai molto vecchia a cui nessuno dovrebbe sentirsi estraneo. Tagli o non tagli, FUS o non FUS, Bondi o Veltroni, il finanziamento pubblico delle case d'opera in Italia non funziona e sta portando al baratro il sistema.
Sarebbe bene che coloro che lamentano i tagli, proponessero una seria riforma di tutto il sistema e non continuassero soltanto a mendicare a suon di moralismi sulla cultura etc etc...


Tu non sai, Ric, quanto sono d'accordo con te! :)
O forse lo sai, perché sono anni che ammorbo il forum con questo argomento.

Ma a me pare che Maugham sia andato molto, ma molto più in là.
Se le cose stanno come dichiara Pastorello, nella citazione propostaci da Maugham, siamo di fronte a una delle più indecenti prese per i fondelli che si possano immaginare.

Lissner infatti si vanta a ogni piè sospinto di aver condotto al pareggio il bilancio della Scala. E di fronte a questo dato, tutti i suoi contestatori - me compreso - inchinano il capo: programmazione miserrima? defilé di vecchie produzioni raccattate da tutti i teatri d'Europa? assenza di grandi debutti?
Ok, ma almeno ha concluso in pareggio il Bilancio! Chi mai c'era riuscito prima di Lissner?

Bene. Ora si scoprirebbe invece che la Scala - sotto la sua illuminata gestione - avrebbe comunque messo insieme per l'anno in corso un deficit ciclopico, monumentale, di oltre tre milioni di euro! Deficit appianato solo grazie all'intervento da "Deus ex Machina" (ma con i soldi del contribuente) del Comune di Milano e di altri sponsor.

Bisognerebbe spiegare a Monsieur Lissner che chiunque, anche Paolino Paperino, sarebbe in grado di raggiungere il pareggio, se avesse 4 istituzioni che tirano fuori 800.000 euro a testa per coprire i buchi della pessima gestione - oltre che artistica - anche amministrativa.

....Sempre ovviamente che questa citazione dica il vero.

In tutti i casi io sono allibito.

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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda Riccardo » mar 27 lug 2010, 19:22

Ma quindi il pareggio si dovrebbe valutare solo in base ai fondi erogati dallo stato e non dagli altri enti pubblici?

Comunque mi pare che pure il Regio di Torino millantasse una situazione economica buona fin dagli anni di Tutino.
Bisogna capire come questi conti vengono fatti...
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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda MatMarazzi » mar 27 lug 2010, 19:44

Riccardo ha scritto:Ma quindi il pareggio si dovrebbe valutare solo in base ai fondi erogati dallo stato e non dagli altri enti pubblici?


No, aspetta... :)
Va benissimo il pareggio con i fondi erogati da chiunque (in mezzo agli sponsor della Scala ci sono anche enti "seriamente" privati).
Ma non a posteriori! :)
Lì sono buoni tutti.
Finire con 3.200.000 euro di perdita sul bilancio preventivato, tanto da costringere gli sponsor (e persino i contribuenti milanesi) a sborsare all'ultimo una cifra così colossale tanto per non andare incontro al fallimento e al commissariamento non è una situazione di cui un amministratore possa andare fiero!

L'aspetto comico è che un dirigente si vanti di "essere in pareggio", mentre dovrebbe arrossire per la voragine che ha prodotto e ringraziare il Cielo e tutti i Santi di avere alle spalle qualcuno che gli ha parato... i buchi (di bilancio! ;) )
(ooopss... :oops: )

Il Comune di Milano e gli sponsor della Scala (sempre, lo ribadisco, che la notizia sia esatta) hanno fatto bene a salvare la Scala... Li approviamo tutti...
Anche se per farlo hanno dovuto sborsare una cifra pazzesca, in parte del contribuente.
Ma, se fossero stati anche intelligenti, oltre che angeli custodi della Scala, avrebbero dovuto contemporaneamente cacciare a pedate e con prontezza i responsabili di un buco che avrebbe potuto portare la Scala alla bancarotta e che è costato loro un esborso spaventoso...
...specie se poi quei responsabili se ne vanno in giro a vantarsi ...della propria gestione e "del pareggio" così valorosamente e intelligentemente conseguito.
No?

Comunque mi pare che pure il Regio di Torino millantasse una situazione economica buona fin dagli anni di Tutino.
Bisogna capire come questi conti vengono fatti...


Anche su Tutino (che ora è a Bologna) bisognerebbe fare alcune riflessioni...
;)

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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda Maugham » mar 27 lug 2010, 21:32

MatMarazzi ha scritto: (sempre, lo ribadisco, che la notizia sia esatta)


La notizia dovrebbe essere esatta. Il "Giornale dello Spettacolo" non è il corrierino, ma l'organo ufficiale dell'AGIS che è l'associazione di categoria per le imprese dello spettacolo. A questa associazione quindi, deduco, dovrebbe appartenere anche la Scala. Pastorello, poi, che non conosco personalmente, dovrebbe essere persona di tutto rispetto, in quanto direttore di uno dei principali teatri milanesi dedicati alla prosa. Non penso sia il tipo da lanciare proclami tanto per fare scalpore.
Che dire Mat?
Che hai ragione.
Non mi stupisco del ripiano fatto da sponsor e da Enti a un bilancio moribondo (Pastorello ha dimenticato la fettona di FUS, denaro non propriamente privato che la Scala percepisce): tutte le fondazioni liriche, in quanto Istituzioni di diritto privato, hanno l'obbligo del pareggio e quindi, chi più chi meno, godono di punturoni provvidenziali di soldi pubblici e privati. E senza dubbio questo succede -in maniera senza dubbio diversa- in quasi tutti i teatri d'opera del mondo.
Quello che mi irrita è invece Invece l'albagia di un professionista di quella statura che dichiara alla stampa con orgoglio finti risultati a sostegno addirittura di una richiesta di privilegi rispetto agli altri enti invece di starsene zitto aspettando che passi la bufera.
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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda Maugham » mer 28 lug 2010, 7:38

MatMarazzi ha scritto:[
Anche su Tutino (che ora è a Bologna) bisognerebbe fare alcune riflessioni...
;)

Salutoni,
Mat


Non per molto, pare.
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/07/27/news/pioggia_di_critiche_per_tutino-5871648/

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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda MatMarazzi » mer 28 lug 2010, 12:52

Maugham ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:[
Anche su Tutino (che ora è a Bologna) bisognerebbe fare alcune riflessioni...
;)

Salutoni,
Mat


Non per molto, pare.
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/07/27/news/pioggia_di_critiche_per_tutino-5871648/

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Tutino avrà tante, tante colpe... ma a querelare quei tre ha fatto solo bene.
Tre imbecilli che ritengono che far sciopero significa impedire con la violenza a chi non la pensa come loro di lavorare: spero che li caccino in galera (tanto, anche se fosse, nessuno li licenzierebbe)
A proposito di sindacati a Bologna... Ma te lo ricordi quando al Vampir di Marschner gli orchestrali si procurarono posti di loggione (avuti sicuramente gratis) solo per far scendere uno striscione in difesa dei "lavoratori" e delle loro rivendicazioni... Per far credere che la città fosse con loro?
Non hanno limiti di decenza!

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Re: Le "bugie" di Lissner

Messaggioda Maugham » mer 28 lug 2010, 13:23

MatMarazzi ha scritto:
Maugham ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:[
Anche su Tutino (che ora è a Bologna) bisognerebbe fare alcune riflessioni...
;)

Salutoni,
Mat


Non per molto, pare.
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/07/27/news/pioggia_di_critiche_per_tutino-5871648/

WSM


Tutino avrà tante, tante colpe... ma a querelare quei tre ha fatto solo bene.


Non entro nel merito della questione.
Dico solo che tutti gli strillini bipartisan che stigmatizzano il comportamento di Tutino mi fanno morir dal ridere. Soprattutto da parte di coloro che, fino a pochi minuti prima, sostenevano a suon di paginoni Brunetta e i suoi show sul "culturame" e sulla chiusura dei rubinetti. Eh già, Pirandello con il suo Gioco delle parti si mostra di un'attualità sconcertante.

Certo, la mossa di Tutino potrà essere inopportuna, impopolare, strumentale, tutto quello che volete.
Ma il diritto è una cosa... l'opportunità è un altra.
Ovvero, la domanda che alla fine conta è la seguente:
"Nel comportamento dei tre sindacalisti in questione c'erano gli estremi per un querela?"
Se la risposta è no, Tutino ha fatto una figuraccia.
Se la risposta è si, come presumo dal momento che il sovrintendente avrà consultato un avvocato prima di far partire un'azione legale, allora Tutino non solo ha fatto bene. Ha fatto benissimo.

Ma te lo ricordi quando al Vampir di Marschner gli orchestrali si procurarono posti di loggione (avuti sicuramente gratis) solo per far scendere uno striscione in difesa dei "lavoratori" e delle loro rivendicazioni... Per far credere che la città fosse con loro?


Ricordo bene, eccome se ricordo.
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