pbagnoli ha scritto:Siamo sempre lì, Matteo: montare un'incisione discografica chiamando nomi famosi (che, possibilmente, siano anche adatti al ruolo: prova a pensare di trovare tutti - ma proprio tutti - i cantanti per una nuova incisione degli "Ugonotti"! A partire dal tenore, e già li sono cazzi acidi...) che giustifichino un'operazione del genere, sperare di vendere il prodotto ad un pubblico che è disinteressato, oppure a una fetta di appassionati che, però, si darà da fare per scaricare in vari modi (non sempre legali) il prodotto, può essere un gioco che non vale la candela.
Vedi, Pietro.
Che quelle che tu elenchi siano le difficoltà è ovvio.
Lo sappiamo tutti che fare dei dischi oggi presenta dei problemi.
Il fatto è che i problemi sono la parte più sana di ogni lavoro: quelli che noi chiamiamo problemi sono solo evoluzioni fisiologiche del mercato, evoluzioni che costringono chi produce qualsiasi cosa a ripensarsi continuamente, a venire incontro alle mutazioni e a riflettere per aggiornare il prodotto, il modo di presentarlo, il modo di venderlo.
So che in una società che urla e strepita di fronte a ogni cambiamento (con i sindacati che inculcano nei giovani la sciagurata e infernale idea del "posto fisso", promettendo loro la prospettiva radiosa di morire inchiodati alla stessa scrivania, a fare sempre lo stesso lavoro, anche quando il mondo intorno a loro è mutato radicalmente mille volte), le mie tesi sono impopolari. Eppure è così: o si cambia radicalmente e si cavalcano le mutazioni, o si diventa inutili: e se sei un privato cambi mestiere, ...se sei un dipendente pubblico fai sciopero, come se lo sciopero potesse frenare l'evoluzione della storia!
Sto divagando e torno al tema.
Le case discografiche sono andate avanti per decenni lavorando in un certo modo, con prodotti scarsi ben pubblicizzati, una fitta rete di distributori che portava i loro prodotti in centinai di migliaia di negozi di dischi in tutto il mondo, la certezza di un'utenza piccola (la classica non ha mai venduto tanto) e l'impossibilità tecnica di copiare i dischi se non con un calo mostruoso di qualità (le audiocassette... te le ricordi?).
Poi tutto è cambiato: ciò è avvenuto negli anni '80.
La liberalizzazione delle incisioni "pirata" (radiofoniche e trasferite su disco) ha fatto esplodere il mercato. Poi è apparso il VHS che ha cominciato a far capire al pubblico che la visione di un'opera (e non il semplice ascolto) era un modo più completo di valutare un'interpretazione.
Ma la vera esplosione è stata internet (che permetteva non solo di acquistare i dischi su negozi anche dall'altro lato del mondo, confrontando prezzi, rintracciando copie di proprio interesse anche se fuori catalogo, senza attendere che il negozietto di fiducia facesse ordini facendoti perdere settimane e mesi; ma ha persmesso anche di scaricarne copie abusive, gratuitamente e senza perdere tempo).
La tecnologia ha rapidamente consentito di copiare i propri cd e dvd mantenendo intatta la qualità.
Infine sempre internet permette di placare le "curiosità" che noi vecchi sappiamo essere state alla base dei nostri acquisti più appassionati.
Noi eravamo capaci di comprare un album doppio della Deutekom solo per la curiosità di sentirla nell'aria di Turandot: ora per avere un'idea di un cantante o di un'aria ti basta Youtube...
Insomma oggi le cose sono cambiate.
La formula della distribuzione tradizionale (la vendita nei negozi di dischi) non funziona più. La gente vuole comprare da casa, dal pc, non vuole "cercare", non vuole "girare", non vuole "perdere tempo".
E' un fatto negativo? Sì, da un certo punto di vista, perché tutti i negozi di dischi (a parte i magazzinoni nelle città più popolose, come la Fnac a Parigi sotto la Bastille) sono destinati a chiudere e a cambiare mestiere, togliendo a produttori e distributori un'antica certezza.
Bene... diamoci da fare per vendere su Internet.
Basta mettere online TUTTO IL PROPRIO CATALOGO, e in una qualità audio elevata, scaricabile con libretti annessi, note di copertina, immagini.
Ovviamente il risparmio sul materiale, sui distributori, sui dettaglianti dovrà rendere questo tipo di acquisto molto più a buon mercato. Infatti uno dei problemi delle vendite è che il costo di cd e dvd è elevatissimo, in considerazione della facilità con cui si trovano oggi le stesse cose illegalmente ma gratuitamente.
Se ogni casa discografica avesse un database con tutto il proprio archivio scaricabile (ai prezzi di itunes, e magari anche più bassi), non ci sarebbero più titoli in catalogo e fuori catalogo, in stampa o in ristampa: tutto sarebbe facilmente reperibile e anche le case discografiche non spenderebbero più nulla (tranne per le nuove incisioni), potrebbero licenziare i tre quarti dei loro dipendenti, e vivere anche solo del ricavato di quanto viene scaricato.
Questo è solo un esempio...
Veniamo ai titoli.
Tu dici che gli Ugonotti è difficile metterli insieme. E chi ti dice che devi fare gli Ugonotti (che in fondo hanno già molti esemplari discografici).
Invece se uno vuole approfondire il caso Zandonai (che sta tornando di moda: la Francesca da Rimini sarà proposta a Parigi con Alagna e al Met con la Westbroek in Francesca!!!!!!), dove trova i Cavalieri di Ekebu? Giusto un paio di live vecchissimi e irreperibili.
Opera Rara e Naxos hanno capito che occorre coprire i buchi della discografia (e non proporre il decimillesimo don Giovanni o il ventimillesimo Meistersinger, solo perché oggi Mozart e Wagner vanno di moda).
Già... le mode...
E' ovvio che occorre inseguire le mode, adeguarvisi... se si vuole vendere. Ma c'è modo e modo.
Se ci si nutre delle mode in modo paranoico, se ne provocherà il collasso.
Io trovo incredibile che continuino a uscire Idomenei e Don Giovanni (l'ossessionante moda mozartiana) quando la discografia è completamente satura.
Ma i discografici veri (quando producono nuovi titoli) non devono semplicemente buttarsi sulle mode; devono condizionarle, nutrirle, lanciarne di nuove.
Un tempo (pensa a Culslhaw) lo facevano!
Oggi pare che i dirigenti discografici non sappiano più nulla di cosa avviene nel mondo dell'opera, dell'evoluzione dei gusti, dei tanti settori che si vorrebbe approfondire.
Maugham ieri mi ha fatto al telefono un esempio impressionante...
Nel catalogo CBS, come sai, c'è l'unico Prophète di Meyerbeer mai inciso in studio. Quello con la Horne e la Scotto.
Naturalmente è fuori catalogo da tempo immemorabile e nessuno si sogna di ripubblicarlo! E per carità...
Chi se lo comprerebbe un disco di Meyerbeer!!! Oggi tutti vogliono Mozart e Wagner! Oppure la Netrebko e Kaufmann!
Guai...
Però, mi ha fatto notare Maugham, se facessero un giro non dico sui siti e sui blog, ma semplicemente su Amazon, si accorgerebbero che proprio di quel Prophete una copia "nuova" trovata in qualche fondo di magazzino è stata messa in vendita ieri a 300 dollari (300!!!! come andare in platea a Salisburgo) ed è stata venduta nel giro di un'ora.
Ora se ne trova una usata (chissà in che stato) a 124 dollari.
Ma nessuno di loro lo sa! E continuano a pensare che venderanno molto di più con l'ennesimo Don Giovanni.
Perchè, si sa, oggi la gente vuole solo Mozart... Oppure con la milionesima Butterfly, perché ci sono la Gheorghiou e Kaufmann.
Il problema dei discografici è che loro pensano di conoscere le mode; in realtà non le conoscono per niente... se non quando sono talmente vecchie da essere già logore. E solo a quel punto le inseguono...
Poi, se nessuno compra i loro dischi, si sorprendono, si guardano intorno smarriti e pensano che oggi la classica è finita.
Quello che vorrei dire, anche se in modo un po' arruffato, è che è facile lamentarsi sui cambiamenti, solo perché non si sanno cogliere le opportunità che quegli stessi cambiamenti si portano dietro.
La mia opinione è che oggi le grandi multinazionali del disco sono in mano a gente impreparata, che non conosce per niente il mercato (giovane, nuovo, trasformato) dei fruitori di musica classica.
Invece noi siamo qui, e siamo in tantissimi (visto che la globalizzazione, con tutti i suoi difetti, ha ampliato a dismisura il numero dei potenziali fruitori di classica: un tempo non ci si avventurava su Korngold o su Marschner o su Bruneau, perché acquistare i dischi era costoso; oggi vai su Youtube, ti senti Korngold e Marschner e Bruenau in tutte le salse e puoi persino innamorartene).
Siamo qui, dicevo; sono loro che non ci danno quel che vogliamo... ossia prodotti che costano meno, facili da scaricare in alta qualità, in linea con l'evoluzione dei nostri gusti e dei nostri interessi.
La crisi discografica, secondo me, è tutta qua.
Salutoni,
Mat